giovedì 3 novembre 2011

Pete Townshend e i Vampiri del web...


Non passa settimana senza che io realizzi almeno un’intervista.
Tra le tante domande specifiche ce n’è una che ricorre con una certa frequenza, e che riguarda il rapporto tra musicisti ( e loro prodotto) e il web. Essendo il mio un servizio spontaneo, teso a favorire chi vive di impegno e qualità, sono sempre alla ricerca del giudizio di “esperti”, che possono essere considerati tali per il fatto che vivono il businnes musicale sulla propria pelle. Spesso trovo affermazioni che riportano all’equilibrio, al bilanciamento tra benefici e deficit di internet.
Matteo Malvezzi, giovane chitarrista virtuoso, con cui condivido l’amore per la musica dei The Who, e in particolare per Pete Townshend, mi ha segnalato questo articolo pubblicato da “la Repubblica.it”, che riporta il pensiero più autorevole possibile, proprio quello dell’irascibile (un tempo) Pete, divenuto ormai un uomo ragionevole, ma, come dicono a Roma…” quando ce vò ce vò…”
Ed eccolo senza freni… come ai vecchi tempi… grande Pete!

ARTICOLO ORIGINALE AL SEGUENTE LINK:

Townshend: "iTunes vampiro"


Il compositore britannico si scaglia in diretta radio contro il colosso di Cupertino: "Succhia sangue ai giovani musicisti". E suggerisce nuovi investimenti a favore degli emergenti. La sua è una vecchia battaglia. L'accusa è aver distrutto il copyright. "Perché le persone non possono pagare la musica e non rubarla?"
ROMA - Il suo attacco l'ha sferrato via radio. Pete Townshend, ospite al Radio Festival in Salford in onore di John Peel, trasmesso da 6 Music della Bbc, ha ripreso una sua vecchia battaglia: iTunes è solo un "vampiro digitale" che succhia sangue ai giovani musicisti. Per il chitarrista degli Who, la Apple, il colosso informatico da poco orfano' di Steve Jobs e ora diretto da Tim Cook, dopo aver distrutto l'industria discografica, dovrebbe almeno far qualcosa per aiutare gli artisti emergenti. Per tutti quelli che lottano senza un'etichetta alle spalle.


"Dovete spiegarmi perché, solo perché esiste nel selvaggio west di Facebook e Twitter, iTunes non deve offrire qualche servizio ai musicisti di cui succhia il sangue come un vampiro Northern Rock?", ha chiesto il sessantaseienne Townshend paragonando l'industria della musica a quella delle banche e della finanza.

Per il chitarrista - che una volta ha affermato una volta che avrebbe voluto "tagliare le palle" a Jobs (nonostante pensasse anche che fosse "uno degli uomini più incredibili del pianeta") - iTunes è "un fantastico esempio di software" che genera profitti senza dare agli artisti i benefici che ottenevano un tempo sotto i publisher musicali e le etichette discografiche tradizionali.

Della musica in Rete non gli va bene quasi niente. E Townshend se l'è presa anche con il file-sharing, vero e proprio furto della sua creatività. "Se qualcuno pretende che qualcosa che ho creato debba essere a disposizione gratis... Mi chiedo davvero cosa sia rimasto in vita della moralità umana, della giustizia sociale", ha detto il compositore britannico. Per poi aggiungere: "Una volta ho suggerito a tutti quelli che scaricano la mia musica senza pagarla, di venire anche a casa mia a rubare la bicicletta di mio figlio già che ci sono".

L'accusa a Internet è semplicemente quella di aver "distrutto il copyright così come lo conoscevano gli artisti". Al colosso di Cupertino è quella di non sostenere chi fa musica offrendogli i vantaggi di cui godeva prima che il settore crollasse. La creatura di Jobs dovrebbe invece assumere nuovi dirigenti in grado di scoprire talenti, mettere a disposizione computer e consigli ai 500 più meritevoli e ad aiutarli con il marketing e la distribuzione. Dovrebbe, insomma, comportarsi come una label, solo una di quella in grado anche di guadagnare "ancora".

Un tempo andava così, ha detto il compositore di Tommy, Lifehouse e Quadrophenia: l'industria del disco offriva una guida e sostegno finanziario e creativo ai nuovi complessi. Oggi invece gli artisti sono stretti tra due fuochi: da un lato i 'vampiri' alla iTunes, dall'altra i singoli consumatori: "Sarebbe meglio se gli amanti della musica la trattassero come il cibo, e pagassero, invece di farlo solo quando viene comodo", ha detto il musicista: "Perché non possono semplicemente pagare per la musica invece di rubarla?".

Quello di Townshend non è un attacco in nome del passato. Non è una battaglia contro il progresso. Il contrario. Townshend, che cura un sito e un blog, ha sempre sfruttato il web come mezzo d'espressione della sua vena artistica, pubblicando articoli e saggi disponibili ai fan. Per certi versi Pete può addirittura esser considerato un pioniere, se non un profeta, di Internet, un cui primitivo modello ("the Grid") era già presente in Lifehouse, il progetto che stava dietro ai brani poi confluiti in Who's Next.


Trent'anni dopo, con la tecnologia necessaria, Townshend raggiunse via webcast la possibilità di un'audience globale per la rappresentazione dell'opera. Come se non fosse abbastanza, con l'apertura del sito www.eelpie.com il chitarrista degli Who ha reso possibile l'acquisto di nuovo esclusivo materiale e ha promosso aste di beneficenza vendendo effetti personali e altro.