Fotografie di Marcello De Gregorio
Il 13 agosto, Piazza Marconi, la location più ampia di Frabosa Soprana per la realizzazione di eventi di varia natura, ha ospitato i Cavern, gruppo di Savona che dagli anni '80 ci ricorda il "mondo Beatles".
I musicisti della band, nonostante altri progetti musicali, hanno mantenuto in vita questa finestra sul mondo dei Fab Four, e la gente gradisce incondizionatamente.
Tempo ancora incerto e alle 21.30, ora di inizio concerto, il cielo è tutto nero. Ma non accadrà nulla di "sgradevole" e tutto si svolgerà con regolarità.
Per vedere la piazza così gremita devo risalire con la memoria all'anno 2000 ( o giù di li...) quando sul palco si esibirono i DIK DIK, ed è innegabile che il connubio musica/paese di montagna presenta un certo fascino se c'è... partecipazione. Così è stato, oltre le più rosee previsioni, ma si sa che il genere proposto dai Cavern è qualcosa di universale, che interessa giovani e meno giovani, cioè il possibile pubblico vacanziero di Frabosa, in questo periodo dell'anno.
I Cavern sono: Roberto Giordana alla chitarra, Paolo Marcelli alla chitarra e voce, Gino Terribile alla batteria e voce, Giuseppe Terribile al basso e voce e Carlo Venturino alle tastiere.
Scenografia scelta con cura (montata prima ancora della messa a punto tecnica) che ricorda quel mondo musicale lontano, ma sempre vivo nella mente e nel cuore degli appassionati di musica. Si passa così dallo "Yellow Submarine" da tutti conosiuto ad una serie di disegni che riportano ai quattro baronetti. E anche la "copertura" della tastiera ricorda quale fosse il costume del tempo, ricoprendo con elementi pittoreschi e colorati (su legno) un pezzo di tecnologia avanzata.
La musica proposta non è stata poi così scontata, perchè accanto a ciò che ovviamente ci si poteva aspettare, i Cavern hanno giustificato quanto evidenziato sulla locandina di presentazione che segnalava "Serata Beatles... e dintorni".
Tracce di Monkees ( I'm a Believer), Mamas & Papas (California Dreaming), Simon & Garfunkel (Sound of Silence), un mix di Rolling Stones, ma, sprattutto, un medley mai proposto dal vivo, quello teso a ricordare il mondo dei Procol Harum, documentato a fine post.
E poi tanto "Beatles", dagli inizi sino alla conclusione della loro storia, con un accenno al Lennon "solo", quello di "Imagine".
Attraverso la musica si è quindi rivissuto un piccolo ma significativo fazzoletto temporale che molti spettatori hanno, per forza di cose, vissuto.
Pubblico entusiasta, incantato dalla capacità di riprodurre fedelmente i cori tipici di McCartney e soci (grande caratteristica dei Cavern).
Quasi naturale il coinvolgimento on stage di qualche... "elemento coraggioso", che nell'ultimo brano, "Hey Jude", ha provato a cimentarsi in un coro classico, tipico dei finali musicali aggreganti e festaioli.
Grande soddisfazione per i gemelli Terribile che, dopo avere passato periodi della giovinezza in questi luoghi, hanno avuto la possibilità di ritrovare dei "vecchi" amici, e suonare anche per loro.
Ma non è stato solo un momento dedicato ai ricordi, bensì un concerto vero, dove il talento e l'amore per la musica di questi "ragazzi" è emerso, contagiando i presenti.
Bene i Cavern, il pubblico, il service e... un grazie alla proloco... serate come queste sono sempre il frutto di un gioco di squadra!
Per vedere la piazza così gremita devo risalire con la memoria all'anno 2000 ( o giù di li...) quando sul palco si esibirono i DIK DIK, ed è innegabile che il connubio musica/paese di montagna presenta un certo fascino se c'è... partecipazione. Così è stato, oltre le più rosee previsioni, ma si sa che il genere proposto dai Cavern è qualcosa di universale, che interessa giovani e meno giovani, cioè il possibile pubblico vacanziero di Frabosa, in questo periodo dell'anno.
I Cavern sono: Roberto Giordana alla chitarra, Paolo Marcelli alla chitarra e voce, Gino Terribile alla batteria e voce, Giuseppe Terribile al basso e voce e Carlo Venturino alle tastiere.
Scenografia scelta con cura (montata prima ancora della messa a punto tecnica) che ricorda quel mondo musicale lontano, ma sempre vivo nella mente e nel cuore degli appassionati di musica. Si passa così dallo "Yellow Submarine" da tutti conosiuto ad una serie di disegni che riportano ai quattro baronetti. E anche la "copertura" della tastiera ricorda quale fosse il costume del tempo, ricoprendo con elementi pittoreschi e colorati (su legno) un pezzo di tecnologia avanzata.
La musica proposta non è stata poi così scontata, perchè accanto a ciò che ovviamente ci si poteva aspettare, i Cavern hanno giustificato quanto evidenziato sulla locandina di presentazione che segnalava "Serata Beatles... e dintorni".
Tracce di Monkees ( I'm a Believer), Mamas & Papas (California Dreaming), Simon & Garfunkel (Sound of Silence), un mix di Rolling Stones, ma, sprattutto, un medley mai proposto dal vivo, quello teso a ricordare il mondo dei Procol Harum, documentato a fine post.
E poi tanto "Beatles", dagli inizi sino alla conclusione della loro storia, con un accenno al Lennon "solo", quello di "Imagine".
Attraverso la musica si è quindi rivissuto un piccolo ma significativo fazzoletto temporale che molti spettatori hanno, per forza di cose, vissuto.
Pubblico entusiasta, incantato dalla capacità di riprodurre fedelmente i cori tipici di McCartney e soci (grande caratteristica dei Cavern).
Quasi naturale il coinvolgimento on stage di qualche... "elemento coraggioso", che nell'ultimo brano, "Hey Jude", ha provato a cimentarsi in un coro classico, tipico dei finali musicali aggreganti e festaioli.
Grande soddisfazione per i gemelli Terribile che, dopo avere passato periodi della giovinezza in questi luoghi, hanno avuto la possibilità di ritrovare dei "vecchi" amici, e suonare anche per loro.
Ma non è stato solo un momento dedicato ai ricordi, bensì un concerto vero, dove il talento e l'amore per la musica di questi "ragazzi" è emerso, contagiando i presenti.
Bene i Cavern, il pubblico, il service e... un grazie alla proloco... serate come queste sono sempre il frutto di un gioco di squadra!