mercoledì 16 settembre 2009

Festival dell' isola di Wight- edizione 1969


Ultimamente ho dedicato molto spazio ai grandi concerti/raduni del passato.
Lo spunto mi è arrivato dal ricordo di Woodstock, arrivato alla quarantesima celebrazione.
Nell'immaginario collettivo i grandi raduni del passato sono tre: Monterey, Woodstock e Wight.
L'edizione per cui Wight è famoso è quella del 1970, ma in realtà si svolse anche nel '68 e '69.
E' propio dell'edizione del 1969 di cui lo scrittore Innocenzo Alfano ci parla nelle righe a seguire.

I grandi raduni rock degli anni ’60: l’isola di Wight
di Innocenzo Alfano

1969-2009: è tempo di celebrazioni per la musica rock. Già, perché proprio 40 anni fa si svolgeva il festival più importante di tutti i tempi, quello che ha dimostrato agli scettici più incalliti una cosa molto semplice, e cioè che più di mezzo milione di giovani, se vogliono, possono restare insieme nello stesso luogo per tre giorni consecutivi senza provocare danni, ma anzi divertendosi al ritmo di musica e scambiandosi tra loro atti di solidarietà. Stiamo parlando, naturalmente, del festival di Woodstock (“Woodstock Music & Art Fair”).
Il grande raduno di Woodstock si svolse alla metà di agosto, nei giorni 15, 16 e 17, con una celebre appendice riservata a Jimi Hendrix il 18 mattina. Molti appassionati di musica rock tuttavia non sanno che quasi in contemporanea si teneva in Inghilterra un altro memorabile festival, denominato Isle of Wight Festival of Music. Ebbene sì, proprio lui: il famoso festival dell’isola di Wight! Non proprio famosissimo, in effetti, perlomeno non l’edizione del 1969, che si svolse nell’arco di due sole giornate, sabato 30 e domenica 31 agosto. L’edizione successiva, quella del 1970 (26-30 agosto), è infatti spesso l’unica che viene citata quando si parla di questo evento. Eppure, così come a Woodstock, anche sull’isola di Wight, nel 1969, c’erano molti big, o futuri big, del rock internazionale (soprattutto britannico), alcuni dei quali – The Who, Richie Havens, Joe Cocker – freschi reduci dalla “tre giorni di pace amore e musica” a stelle e strisce.
Il festival dell’isola di Wight, a differenza di tantissimi altri raduni musicali di quegli anni, ha avuto ben tre edizioni: 1968, 1969 e 1970. A passare alla storia, quella che conta e che si racconta attraverso film, rievocazioni e dischi, è stata però soltanto l’edizione del 1970, cioè l’ultima. Chissà, forse a causa della presenza di Jimi Hendrix e di Miles Davis, oppure del numerosissimo, ed in parte contestatario, pubblico, stimato in circa 600.000 persone. Non si sa. Quello che si sa è che le due edizioni precedenti sono pressoché cadute nel dimenticatoio. Ed è un peccato, perché se è vero che al primo tentativo gli organizzatori non riuscirono a radunare più di 10.000 spettatori (nonostante avessero fatto scrivere sui manifesti che si sarebbe trattato del più grande pop festival mai tenutosi in Inghilterra fino a quel momento: “The greatest pop festival ever held in this country”), coinvolgendo però gruppi di tutto rispetto come Jefferson Airplane, The Crazy World of Arthur Brown, The Move, Pretty Things, Tyrannosaurus Rex, Aynsley Dunbar Retaliation e Fairport Convention, nel 1969 le cose furono fatte in grande stile. E senza lesinare denaro.
Come luogo venne scelto Woodside Bay, e l’area complessiva destinata ad ospitare il festival raggiunse l’estensione di circa 100 acri (poco meno di 50 ettari). E di spazio ce n’era effettivamente bisogno, perché il numero di giovani che si precipitarono sull’isola per assistere ai concerti fu superiore alle 150.000 unità. Giovani che non rimasero affatto delusi dalla musica, visto che in cartellone, oltre ai tre nomi citati, c’erano, tra gli altri, quelli di Moody Blues, Family, Pretty Things, Pentangle, Free, Blodwyn Pig, Edgar Broughton Band e Aynsley Dunbar Retaliation. Ma c’era soprattutto il nome di Bob Dylan, che risultò l’attrazione principale del festival nonché una vera e propria calamita nell’attirare sull’isola la maggior parte di quel pubblico. I promoters questo lo sapevano bene, e infatti Dylan, a digiuno di grandi manifestazioni musicali da tre anni, ricevette un compenso personale di 20.000 sterline più una percentuale sugli incassi del festival, oltre a 5.000 sterline di rimborso spese per biglietti aerei di prima classe per sé e per il proprio entourage. The Band, il gruppo guidato da Robbie Robertson che accompagnò Dylan sul palco, percepì a sua volta la più che ragguardevole somma di 8.000 sterline. Tanto per avere un’idea dell’ordine di grandezza di simili compensi basti dire che gli Who suonarono per 900 sterline, i Pentangle per 500, i Jefferson Airplane, l’anno prima, per 1.000, e i Fairport Convention, sempre nell’edizione del 1968, per 80 sterline! Bob Dylan si esibì la notte del 31 agosto davanti a 100.000 spettatori. Quel giorno il biglietto per i concerti costava 2 sterline, il giorno prima solo 25 centesimi…
L’afflusso di gente nell’area del festival fu così massiccio che per la sera di venerdì 29 gli organizzatori decisero di allestire altri tre concerti, tutti gratuiti. Ebbero così modo di esibirsi il gruppo The Nice del tastierista Keith Emerson, la Bonzo Dog Band e i meno noti Eclection.
Nonostante venga trattato come un avvenimento minore della storia del rock, “Isle of Wight Festival of Music 1969” fu senza dubbio un grande raduno, ben organizzato, ricco di ottimi gruppi e, a parte qualche isolato incidente, sostanzialmente pacifico. Le numerose intemperanze del pubblico, che vengono spesso rievocate quando si parla di Wight, appartengono tutte all’edizione del festival del 1970. Così come a Woodstock pochi giorni prima, anche a Wight trionfarono la musica e la voglia di divertirsi e di stare insieme. E, perché no, anche il sogno di una nuova era per tutti gli esseri umani, contraddistinta non più da guerre e odio ma da pace e amore. Una bella canzone del cantautore francese Michel Delpech, intitolata Wight Is Wight, quasi subito ripresa in Italia dai Dik Dik (L’isola di Wight), si incaricò di celebrare quel lungo fine settimana di agosto durante il quale la piccola isola di Wight divenne, per moltissimi giovani, sinonimo di libertà.


N. B. Articolo pubblicato su “Apollinea”, Rivista bimestrale di arte, cultura, ambiente, turismo, attualità, del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XIII – n. 4, luglio-agosto 2009, p. 31.

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