mercoledì 19 maggio 2010

Vurtula



Vurtula nasce vicino a Ivrea (Torino) nell'estate del 2001; sin dall’inizio il progetto è orientato verso una musica energica, carica di influenze, tesa a provocare forti emozioni e sensazioni da condividere con gli ascoltatori, non rinunciando alla ricerca di nuove soluzioni.
Nel 2003 Vurtula registra nei propri studi il primo album, "STRU Mentale", un concept album strumentale, progressive metal, composto immaginando di intraprendere un viaggio fantastico a bordo di un tappeto volante, osservando quindi il mondo dall'alto. In quel periodo Vurtula inizia a comporre musiche per il cinema alternativo, ma ben presto abbandona l'idea, optando per un inizio di carriera “dal vivo”, come trio strumentale. Con il promo album "Above Allregistrato “in proprio” nel 2004, Vurtula inserisce la voce nell’architettura delle composizioni, aggiungendo nuova energia e innovative soluzioni melodiche.
Dal 2004, mentre erano in corso aggiornamenti della line up, Vurtula ha partecipato a prestigiosi metal/rock festival, suonando con le più famose band italiane, e nell'inverno 2006/07 il gruppo si è autoprodotto un terzo album,"Infernal Fate". Successivamente alcuni brani di questo album sono diventati popolari, anche per merito di alcuni giovani registi che hanno utilizzato la musica di Vurtula come colonna sonora o sigla finale nei loro film.
Oggi, la formazione ormai consolidata, formata da cinque musicisti molto competenti, propone sonorità “progressive power metal” che combinano ritmi compatti e belle melodie, con gradevole equilibrio. Quasi tutti i testi sono in inglese e trattano soprattutto tematiche introspettive. Le performance dal vivo di Vurtula sono cariche di “potenza” e inducono il pubblico a un coinvolgimento senza compromessi: veramente una manifestazione sincera di forza positiva!

LINE UP

Voce: MAX CLARA (dal 2004)

Chitarra e cori: IVAN CALVO (dal 2001)

Tastiere: DAVIDE CRISTOFOLI (dal 2009)

Basso: EMANUELE FERRARI (dal 2006)

Batteria e cori: SIMONE COSTA (dal 2005)



INTERVISTA(a Ivan Calvo)

E’ prassi comune inserire un gruppo, un artista, in una categoria musical ben definita, dando un messaggio preciso a chi si avvicina all’ascolto. Definirsi una “Prog metal band”, ad esempio, può anche significare disegnarsi dei confini musicali da cui non si vuole uscire, impedendo al contempo l’accesso all’easylistening? 

In realtà oggi ci definiamo “progressive-power metal band” e questo perché non abbracciamo più soltanto il filone della musica “progressive metal” ma ci estendiamo anche su terreni più tipicamente appartenenti al “power metal”. Questo ci da modo di non fossilizzarci troppo su quelli che sono forse i limiti del progressive (ovvero i clichè ipertecnici e forzatamente ricercati che spesso indirizzano l’espressione musicale verso una fruizione di nicchia) consentendoci invece di arricchire la nostra musica di melodie e ritmi più diretti e compatti in grado di trasmettere più facilmente la nostra energia a chi ascolta.

Nonostante la mia lunga frequentazione musicale, scopro ogni giorno band nuove, dedite a composizioni ricercate, che si rivolgono a un pubblico obbligatoriamente di nicchia. E’ possibile di questi tempi “vivere” proponendo musica “non per tutti”, laddove il “vivere” è rivolto ai bisogni più materiali del quotidiano? 

Il discorso è molto complesso. Per esser breve, ritengo che in Italia oggi sia quasi impossibile “campare” di sola musica di nicchia (in particolar modo se non sei una cover o una tribute band). In altri Paesi, vedi soprattutto quelli Scandinavi, invece tutto sembra essere più facile e fattibile. Per cui, parlando per esperienza personale, o hai le spalle ben coperte, (per esempio vivendo grazie a un altro mestiere) oppure questa musica purtroppo oggi non ti da di certo da mangiare.

Quando arriva il momento della jam tra amici, dopo una cena ben riuscita, cosa prevale: Beatles, blues o cantautori? 

He he he… dipende dal tasso alcolico raggiunto nella serata… A tassi alcolici “ragionevoli” prevale l’improvvisazione psichedelica pura e la sperimentazione. A tassi alcolici “estremi” si arriva ai canti popolari e ai cori alpini.

Quanto possono influenzare la carriera di un musicista gli ascolti dell’adolescenza? 

A mio arbitrio, tantissimo! Nel nostro caso l’heavy metal, che ascoltiamo appunto da quando eravamo dei ragazzini, fa da tempo parte integrante del nostro genoma.

Esiste vera amicizia, collaborazione, scambio di idee, tra differenti band che viaggiano sui binari paralleli della stessa musica? 

Mah, sai, come in tutti gli ambienti e i microcosmi sociali, tutto dipende dalla natura dei singoli individui che compongono le band. Possono quindi esistere sia conflitti che scambi di idee e collaborazioni. Diciamo che se tra i membri di alcuni gruppi intercorrono buoni e sani rapporti di amicizia personale tutto è più facile e semplice. Nel caso in cui competizione, invidie e interessi personali prevalgono sul buon senso e sull’onestà, ovviamente lo scambio, il confronto e la cooperazione non esistono e vengono sostituiti da cose più squallide.

A vostro modo di vedere, sono tollerabili compromessi “veniali” , su scelte tecniche o di distribuzione, se possono portare a una piena visibilità?

Bella domanda! Ritengo che se credi ciecamente nella musica in cui suoni non sei molto favorevole ai compromessi, se quello che invece ti interessa maggiormente sono fama e successo allora sei maggiormente libero di venderti come e quanto ti pare. Direi che il compromesso per i Vurtula è possibile ma prima si passa attraverso ad una bella gara di braccio di ferro e a un confronto quanto più costruttivo possibile. Chiaramente la venialità non può andare oltre certi limiti e non può sconvolgere l’identità di un gruppo… Immagina un gruppo metal che per vendere o per apparire ovunque è disposto ad attuare all’interno dei propri brani scelte stilistiche alla Gigi D’Alessio.

Provate a riportare in vita tre “mostri” musicali del passato, dalla classica al rock più duro. 

Questa è difficile!! Credo che ogni giorno potrei darti una risposta diversa. Oggi per esempio ti direi Wolfgang Amadeus Mozart, Niccolò Paganini e Dimebag Darrell.

Attraverso le nuove tecnologie e le loro applicazioni, sto cercando di condividere la musica che scopro. L’effetto domino che si genera quando inserisco i miei articoli su face book, ad esempio, è gratificante, perché il tutto si trasforma in una collaborazione tra amanti della musica, senza alcun interesse legato al businnes. Qual è il vostro bilancio, tra benefici e negatività, legato all’evolversi della comunicazione? 

In termini puramente economici, credo che oggi i maggiori benefici per un gruppo tipo il nostro si possano avere non tanto dalla vendita dei dischi ma dagli eventi live e dalle iniziative a cui partecipi. Per cui le nuove tecnologie e la globalizzazione dell’informazione vanno utilizzati come strumenti utili per far conoscere al mondo chi sei e per cercare contatti e occasioni che possano darti la possibilità di portare la tua musica dal vivo anche in altri luoghi. Diciamo che la nostra presenza attiva su vari social network ci da la possibilità di partecipare ad eventi di rilievo sempre maggiore e la possibilità di qualche contatto collaborativo qualche volta economicamente interessante. Al contrario le vendite on-line dei nostri CD continuano a rimanere scarse, ma per ora non ci preoccupiamo di ciò: mettiamo a disposizione del pubblico alcuni nostri brani (in versione integrale), ascoltabili gratuitamente sui nostri siti e sui nostri profili, per divulgare il nostro verbo e per condividere la nostra energia con chi ha voglia e piacere di riceverla.

Esiste un nome legato al prog anni 70 che ancora oggi vi fa sognare? 

Anche qui potrei citartene a decine e ogni giorno potrei cambiare idea… Così come me ognuno del gruppo potrebbe darti risposte diverse. Volendo sceglierne uno ti darò oggi oltre che al nome di una band anche il titolo di un loro capolavoro: Le Orme, “Felona e Sorona”, 1973.

Cito spesso “Rock Map”, il libro di Riccardo Storti che divide la musica prog italiana in aree geografiche omogenee. Se vi foste formati nell’estremo sud dell’Italia, il risultato musicale sarebbe stato lo stesso o secondo voi la differente cultura ed etnia incide notevolmente sul prodotto finale? 

Non avendo per ora mai inserito all’interno delle nostre composizioni contaminazioni tipo folk (cosa per altro da non escludersi per il futuro) e per quello che suoniamo oggi penso che se fossimo un gruppo formatosi in qualsiasi parte d’Italia il prodotto finale sarebbe sicuramente lo stesso.