giovedì 10 aprile 2025

Il 10 aprile del 1970 Paul McCartney abbandonava i Beatles


Il 10 aprile del 1970 Paul McCartney abbandonava i Beatles


Alla domanda specifica di un giornalista, focalizzata sulle motivazioni di tale decisione Paul McCartney rispondeva: “Il mio allontanamento è dovuto a divergenze personali ed economiche, ma soprattutto al fatto che sto meglio con la mia famiglia. Se tutto questo sarà temporaneo o permanente, beh, questo ancora non lo so, ma non ci sarà più motivo per collaborare con Lennon per la scrittura di nuove canzoni né di suonare dal vivo con i Beatles”.

Al contempo Paul McCartney presentava il suo primo lavoro solista (l’album "McCartney", 1970) e di fatto segnava la fine di un’epoca.


Il Daily Mirror pubblicò a caratteri cubitali 

PAUL IS QUITTING THE BEATLES


Era il 10 aprile del 1970, e terminava ufficialmente l’avventura della band più popolare ed influente di sempre.

La notizia fece in un lampo il giro del pianeta, con l’immediata consapevolezza che stava per scomparire il principale punto di riferimento musicale e culturale della Beat Generation, ed era in atto lo scemare dei favolosi anni ‘60.

I quattro baronetti proseguirono le loro importanti carriere musicali, ma per ciascuno di loro non fu mai più come prima… prima di quel 10 aprile 1970.

Un esempio sintetico dell’immediato proseguimento dei loro perocorsi: a metà aprile usciva “McCartney”, primo album solista del bassista ex Beatle. L’8 maggio “Let It Be”, un 33 giri a tutti gli effetti postumo, a settembre “A Sentimental Journey” di Ringo Starr, a novembre il triplo “All Things Must Pass” di George Harrison ed a dicembre “Plastic Ono Band” di John Lennon.

Tanti gli interrogativi legati ai motivi della separazione, e molte pagine sono state scritte a tal proposito. Non è questo l’occasione utile per un ulteriore approfondimento ma è bene sottolineare come esista una grande sperequazione tra la modesta durata dell’avventura dei Beatles - circa otto anni - e l’enorme e fondamentale contributo musicale e culturale regalato alla storia.

Preciso che i Beatles si sciolsero ufficialmente e legalmente il 31 dicembre 1970, quando McCartney intentò una causa tendente a porre tutti gli affari del gruppo nelle mani di un curatore fallimentare.

Di seguito la comunicazione data al telegiornale del 10 aprile 1070 sul Secondo Canale RAI:

 





Ologram-"La mia scia": commento all'album e intervista

"LA MIA SCIA", il secondo lavoro della band siciliana Ologram, si presenta come un'evoluzione naturale e audace rispetto al loro debutto, "LA NEBBIA". Pur mantenendo un solido ancoraggio nel rock progressivo, questo nuovo album esplora con intelligenza e sensibilità la forma-canzone, confezionando brani più concisi e diretti, senza per questo rinunciare alla profondità lirica e alla ricercatezza sonora, marchio distintivo degli Ologram.

L'intervista a seguire offre una chiave di lettura fondamentale per comprendere l'anima dell’album.

L'idea embrionale di un progetto solista, evolutosi in una collaborazione sinergica tra musicisti talentuosi, traspare chiaramente nell'amalgama sonora che caratterizza l'album. La band dimostra una maturità compositiva notevole, riuscendo a fondere un ventaglio di influenze disparate – che spaziano dai maestri del progressive come Genesis, PFM e Marillion, all'energia rock di Muse e The Police, fino alla sensibilità del cantautorato italiano (con un sentito omaggio a Pino Daniele in "Kasbah") – in un sound che, pur riconoscibile nelle sue radici, suona fresco e personale.

La scelta di concentrarsi su brani dalla durata più contenuta, ad eccezione della suggestiva "1997" (quasi 7 minuti) che riprende il tema iniziale del disco, si rivela una mossa vincente. Gli Ologram dimostrano di saper condensare la complessità del progressive in strutture pop efficaci, mantenendo alta l'attenzione dell'ascoltatore senza diluire la ricchezza degli arrangiamenti e la profondità dei contenuti. Certo è che la voce di Fabio Speranza riporta a colori e tipicità vocali proprie del prog italiano anni ’70.

Le liriche si addentrano in territori esistenziali, fotografando la frattura tra l'autenticità interiore e le pressioni omologanti del mondo contemporaneo. Questa riflessione profonda si sposa perfettamente con la tessitura sonora, creando un'esperienza d'ascolto coinvolgente e stimolante. Il processo creativo, che vede il testo nascere dalla suggestione evocata dalla musica, conferisce un'organicità notevole all'insieme.

L'apporto di ogni membro della band nella fase di arrangiamento e registrazione è palpabile. Si percepisce un lavoro di squadra coeso, arricchito dalla partecipazione di ospiti come Gabriele Agosta, Matteo Blundo e Raffaele Schiavo, che aggiungono ulteriori sfumature al paesaggio sonoro.

"LA MIA SCIA" è un album di notevole pregio che conquista sia gli amanti del progressive che un pubblico più ampio con sonorità ricercate e testi profondi, segnando una decisa maturazione artistica per gli Ologram. Pur fedele alla loro identità, la band si apre a nuove sonorità, invitando a un ascolto che svela sempre nuove sfumature.

Ma qual è la storia del gruppo?

Gli Ologram nascono nel 2022 da un'idea del musicista Dario Giannì (basso), che ha risposto alle mie domande nel corso dell’intervista.

Il 15 settembre 2022 viene pubblicato il loro album di debutto, "LA NEBBIA", un concept album composto da otto brani (due strumentali e sei cantati in italiano) che viene accolto positivamente dalla critica, sia in Italia che all'estero.

Il 1° febbraio 2024 la band pubblica il singolo "Come Cera", anticipando il loro secondo lavoro.

Il 24 gennaio 2025 segna l'uscita sulle principali piattaforme digitali di "LA MIA SCIA", un'evoluzione nel sound della band, pur mantenendo le radici progressive e le liriche in italiano incentrate su temi esistenziali.

La formazione attuale degli Ologram è composta da: 

Dario Giannì - Basso

Fabio Speranza - Voce

Roberto Giannì - Tastiere

Lorenzo Giannì - Chitarre

Giovanni Spadaro – Batteria


Chiacchierando con Dario Giannì…

Come è nata l'idea di "Ologram"? Qual è stata l'ispirazione iniziale

per il progetto?

L’idea di Ologram nasce al termine dell’esperienza con la band Anèma. L’intenzione era, in origine, quella di sviluppare un progetto solista per incidere i brani mai realizzati proprio con quest’ultimo gruppo; in un secondo momento, soprattutto in occasione della registrazione di La mia scia, ho deciso di coinvolgere stabilmente i musicisti ai quali mi ero precedentemente affidato. Si tratta di un progetto generalmente afferente al rock progressivo.

Il primo album, "LA NEBBIA", ha ricevuto recensioni positive: l’esperienza ha modificato il vostro approccio al nuovo album?

Le recensioni positive mi hanno spronato a proseguire nella composizione sulla scorta del lavoro precedente; a differenza di La nebbia, però, in questo caso ho deciso di esplorare ulteriormente una possibilità di sintesi tra le tinte propriamente progressive e la forma-canzone: ad eccezione di 1997 - che richiama il tema iniziale del disco - infatti, i brani hanno la durata propria del pop.

"LA MIA SCIA" mostra un mix di influenze molto vario. Come descrivereste l'evoluzione del vostro sound dal primo album a questo nuovo lavoro, anche se il lasso di tempo è breve?

Le influenze sono varie: sicuramente il progressive (Genesis, Marillion, PFM, Goblin, Rush...), ma anche il rock più in generale (Muse, The Police...) e il cantautorato italiano. Una piccola curiosità: l’assolo di chitarra acustica doppiato dalla voce in “Kasbah” è un omaggio a Pino Daniele.

Le liriche dei vostri album affrontano temi esistenziali profondi. Come avviene il processo di scrittura? C'è un messaggio particolare che volete trasmettere con "LA MIA SCIA"?

L’idea intorno alla quale orbita lo spirito lirico de La mia scia è immediatamente esistenzialista. Si tratta di scattare un’istantanea della slabbratura tra l’io autentico - sempre più relegato nelle zoni liminali delle nostre esistenze quotidiane - e i processi di soggettivazione messi in atto da qualsiasi forma di potere nella contemporaneità. Il testo viene scritto dopo aver composto la musica e recependo i suggerimenti immaginativi della stessa.

Hai menzionato modelli come Genesis, PFM, Police, Rush, Marillion e Muse. Come si fondono queste diverse influenze nel vostro sound?

Per noi è di primaria importanza rielaborare le influenze in un risultato originale: cerchiamo di mettere in atto uno scenario sonico che raccolga i suggerimenti del passato in una forma nuova, evitando di ricorrere agli stilemi didascalici del progressive.

Esistono differenze significative nel processo di composizione fra il primo album e il secondo?

Al contrario di La nebbia, La mia scia è stato lavorato da vera band: ognuno è intervenuto in maniera diretta e personale alla fase di arrangiamento e registrazione. Abbiamo impiegato due anni per completare l’opera, avvalendoci anche del sostegno di alcuni amici esterni alla band: Gabriele Agosta al piano Fender, moog e organo Hammond; Matteo Blundo al violino e alla viola; Raffaele Schiavo al canto armonico nella prima traccia del disco.

Avete in programma presentazioni o concerti per promuovere il nuovo album?

Il 24 gennaio abbiamo presentato il disco live da Sonica, un live club e circolo Arci molto importante a Siracusa. Siamo in cerca di altri spazi in cui esibirci, anche al di fuori della nostra provincia.

Quali sono i vostri progetti futuri come gruppo?

Per adesso pensiamo alla promozione del lavoro appena finito su riviste web, fanzines, radio; nel futuro c’è sicuramente l’intenzione di scrivere ancora, esplorando sempre nuovi territori e approcci.



 

 

Concert for Linda - Royal Albert Hall, 10 aprile 1999

 


Concert for Linda 

Il Concerto per Linda è stato un tributo benefico nel nome di Linda McCartney, moglie di Paul McCartney, e andò in scena alla Royal Albert Hall di Londra il 10 aprile 1999.

Linda McCartney morì dopo una lunga battaglia contro il cancro quasi un anno prima, quando aveva 56 anni. Linda e Paul sono stati sposati per 29 anni.

L'evento fu organizzato da due delle loro amiche, Chrissie Hynde e Carla Lane, ed i proventi furono destinati a varie associazioni di beneficenza per i diritti degli animali. Hynde e Linda avevano lavorato insieme sostenendo vari gruppi per i diritti degli animali, tra cui PETA.

Per condurre fu scelto il comico Eddie Izzard.

I biglietti per lo spettacolo, con 5.000 persone presenti, andarono esauriti entro un'ora dalla messa in vendita.


Presenze

Oltre alla performance non annunciata di Paul McCartney, lo spettacolo vide una dozzina di artisti cantare le proprie versioni del materiale dei Beatles. Tra gli ospiti c'erano George Michael, The Pretenders (Chrissie Hynde fu una delle organizzatrici), Elvis Costello, Tom Jones, Sinead O'Connor, Des'ree, Heather Small, il chitarrista Johnny Marr, Neil Finn, Marianne Faithfull e Ladysmith Black Mambazo

La Faithfull, che voleva apparire, disse nell'occasione: "Non conoscevo bene Linda, ma ha reso il mio amico molto felice, e questa è la cosa principale".

McCartney non avrebbe dovuto esibirsi, poiché non aveva più fatto spettacoli da quando sua moglie era mancata. Tuttavia, partecipò all'evento con i suoi quattro figli. 

Dopo essere salito sul palco per ringraziare il pubblico, su sollecitazione di Chrissie Hynde, cantò una delle sue canzoni preferite del 1950, "Lonesome Town" di Ricky Nelson. Nell’occasione fu supportato dai membri dei Pretenders, insieme a Costello. La canzone è stata la prima registrata da Paul dopo la morte di Linda.

Proseguì con il suo successo del 1963, "All My Loving", originariamente eseguito dai Beatles. La maggior parte degli artisti della serata si unì a lui sul palco per creare il coro. Costello disse che per questo particolare evento, "c'era qualcosa di incredibilmente toccante" nel testo di apertura della canzone.

Dopo quelle canzoni, Hynde si "precipitò" su McCartney per un abbraccio emozionato. Tutti poi si unirono per la canzone di chiusura, "Let It Be".






mercoledì 9 aprile 2025

Ricordando Carl Perkins, nato il 9 aprile

 


Il 9 aprile del 1932 nasceva Carl Lee Perkins, influente chitarrista, cantante e cantautore statunitense, riconosciuto come una figura chiave del rockabilly e un pioniere del rock and roll. La sua carriera discografica decollò nel 1954 presso il Sun Studio di Memphis.

Perkins è celebre per brani iconici come "Blue Suede Shoes", "Honey Don't", "Matchbox" ed "Everybody's Trying to Be My Baby".

Considerato da colleghi come Charlie Daniels l'incarnazione dell'era rockabilly, il suo stile musicale inconfondibile ha influenzato profondamente il genere. La sua importanza nella storia della musica popolare è ulteriormente sottolineata dal fatto che le sue canzoni sono state reinterpretate da artisti di fama mondiale come Elvis Presley, i Beatles, Jimi Hendrix, Johnny Cash, Ricky Nelson ed Eric Clapton.

Soprannominato il "Re del Rockabilly", Perkins ha ricevuto numerosi riconoscimenti postumi e in vita, tra cui l'inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Rockabilly Hall of Fame, nella Memphis Music Hall of Fame e nella Nashville Songwriters Hall of Fame. La sua registrazione di "Blue Suede Shoes" è stata onorata con l'ingresso nella Grammy Hall of Fame.

La biografia ripercorre la sua infanzia modesta nel Tennessee, segnata dal lavoro nei campi di cotone e dalle prime influenze musicali che spaziavano dal gospel al country e al blues, quest'ultimo appreso direttamente da musicisti afroamericani. La sua passione precoce per la chitarra, inizialmente autocostruita e poi acquisita con difficoltà, lo portò a sviluppare uno stile unico caratterizzato dal bending delle note.

Negli anni '40, insieme ai fratelli Jay e Clayton, formò i Perkins Brothers, esibendosi in locali e ottenendo una certa notorietà regionale, culminando in apparizioni radiofoniche. Il matrimonio con Valda Crider nel 1953 lo spinse a dedicarsi alla musica a tempo pieno, con l'aggiunta del batterista WS "Fluke" Holland alla band.

La svolta arrivò nel 1954 con l'ascolto di "Blue Moon of Kentucky" di Elvis Presley, che lo convinse a cercare un'opportunità a Memphis presso la Sun Records di Sam Phillips. Dopo un'audizione positiva, pubblicò i suoi primi singoli nel 1955, ottenendo un successo regionale con "Turn Around". Seguirono esibizioni con Presley e Johnny Cash, consolidando la sua presenza nella nascente scena rockabilly.

Nell'autunno del 1955 scrisse "Blue Suede Shoes", ispirato a un aneddoto casuale. La canzone, registrata nel dicembre dello stesso anno, divenne un successo clamoroso nel 1956, raggiungendo la vetta delle classifiche country e ottimi piazzamenti in quelle pop e R&B, diventando il primo disco di un artista Sun a vendere un milione di copie.

Un grave incidente stradale nel marzo 1956 durante un tour compromise la sua ascesa iniziale, causandogli gravi ferite e la morte del conducente del pick-up coinvolto. Anche suo fratello Jay riportò ferite significative che contribuirono alla sua prematura scomparsa nel 1958. Nonostante le difficoltà, Perkins tornò a esibirsi e a registrare, ma non riuscì a replicare il successo di "Blue Suede Shoes".

Negli anni successivi, Perkins continuò a pubblicare musica per la Sun e poi per la Columbia Records, sperimentando anche nel cinema. Tuttavia, la sua carriera subì un declino fino agli anni '60, quando la reinterpretazione delle sue canzoni da parte dei Beatles ("Matchbox", "Honey Don't", "Everybody's Trying to Be My Baby") gli diede una nuova ondata di popolarità e riconoscimento internazionale.

Negli anni '70 e '80, Perkins collaborò con Johnny Cash, partecipando al suo tour e suonando nel suo singolo di successo "A Boy Named Sue". Lottò anche con problemi di dipendenza, superati grazie al sostegno reciproco con Cash.

Il revival rockabilly degli anni '80 lo riportò in auge, culminando nella registrazione di "Get It" con Paul McCartney nel 1981 e nello speciale televisivo del 1985 "Blue Suede Shoes: A Rockabilly Session" con la partecipazione di George Harrison, Eric Clapton e Ringo Starr.

Negli anni '80 e '90, ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui l'inserimento nelle varie Hall of Fame. Collaborò con artisti country contemporanei e registrò il suo ultimo album, "Go Cat Go!" (1996), con duetti di leggende della musica.

Carl Perkins morì il 19 gennaio del 1998 a causa di complicazioni dovute a ictus. Il suo funerale fu un tributo alla sua influenza, con la partecipazione di numerosi artisti di spicco. La sua eredità musicale continua a vivere attraverso le sue canzoni e l'impatto che ha avuto sul rock and roll e sul rockabilly. La sua tecnica chitarristica innovativa e il suo stile vocale distintivo lo hanno consacrato come una figura fondamentale nella storia della musica popolare.





martedì 8 aprile 2025

"Suite: Judy Blue Eyes": armonie e rivoluzione musicale degli anni '60

 


"Un'ode all'amore perduto e alla speranza,

"Suite: Judy Blue Eyes" è un brano che ha catturato lo spirito di una generazione

 

"Suite: Judy Blue Eyes" si erge come un monumento nella storia della musica popolare, un brano che trascende i confini del tempo e continua a risuonare con forza emotiva.

Pubblicato nel 1969 come traccia d'apertura dell'album di debutto omonimo di Crosby, Stills & Nash, questo capolavoro si è guadagnato un posto d'onore tra le pietre miliari degli anni '60, incarnando l'essenza stessa del talento compositivo e vocale del gruppo.

La canzone si articola in una "suite" nel senso classico del termine, un'opera complessa suddivisa in sezioni distinte, ognuna con un'identità musicale e lirica propria. Questa struttura riflette la varietà di stili e influenze che confluivano nel DNA dei musicisti: dal folk rock al rock psichedelico, dal pop al latin rock. La transizione fluida e organica tra le sezioni crea un'esperienza d'ascolto avvolgente e dinamica, un viaggio emotivo che cattura l'ascoltatore.

Il testo, opera di Stephen Stills, è un'autentica confessione emotiva, un riflesso dei suoi sentimenti riguardo alla fine della relazione con la cantautrice Judy Collins. Le diverse sezioni della canzone dipingono un quadro vivido di emozioni contrastanti: tristezza, rimpianto, speranza e rabbia. Il ritornello in spagnolo della sezione finale, "te recuerdo otra vez", aggiunge un tocco di mistero e intensità, amplificando l'impatto emotivo del brano.

Le armonie vocali dei CSNY sono l'elemento distintivo della canzone e del loro sound in generale. La combinazione delle voci di Crosby, Stills e Nash - e successivamente Young - crea un'atmosfera ricca e avvolgente, che esalta la bellezza della melodia e l'intensità del testo. La sezione "doo-doo-doo" è diventata un marchio di fabbrica del gruppo, un simbolo della loro capacità di creare intrecci corali complessi e affascinanti.

"Suite: Judy Blue Eyes" si è trasformata in un inno per la generazione degli anni '60, un simbolo della loro ricerca di libertà, amore e autenticità. La sua presenza al festival di Woodstock ha contribuito a cementarne lo status di icona di quell'epoca e la canzone ha avuto un impatto duraturo sulla musica popolare, influenzando innumerevoli musicisti e band successivi.

"Suite: Judy Blue Eyes" è un'opera d'arte, un'esperienza d'ascolto senza tempo. Non resta che ascoltarla!





lunedì 7 aprile 2025

I Gentle Giant condividono un nuovissimo video live per "Free Hand"

 


Gentle Giant: "Playing The Fool" rivive in un remix inedito con un nuovo video per "Free Hand"

 

Le leggende del prog britannico Gentle Giant hanno pubblicato un nuovo video per il remix di "Free Hand" realizzato da Dan Bornemark. Il brano è tratto da "Playing The Fool: The Complete Live Experience", una versione rivisitata, rimasterizzata e remixata del loro iconico album live del 1977, in uscita il 2 maggio per Chrysalis Records.


Un remix che esalta la performance live

L'album è stato completamente remixato e rimasterizzato dai nastri originali dal produttore Dan Bornemark, collaboratore di lunga data della band nei loro recenti progetti d'archivio. Questo nuovo mix mira a catturare l'energia e l'atmosfera dei concerti dei Gentle Giant a metà degli anni '70, offrendo un'esperienza immersiva per i fan.


Un'esperienza visiva innovativa

Derek Shulman, parlando in esclusiva con Prog, ha spiegato la visione dietro il nuovo video: "Per dare vita visivamente a 'Playing The Fool', abbiamo deciso di catturare la sensazione di essere realmente a uno spettacolo dei Gentle Giant a metà degli anni '70. Invece di creare immagini in stile video musicale tradizionale come abbiamo fatto in passato, ci siamo concentrati sull'evocazione dell'atmosfera, dell'illuminazione e del design del palco che hanno reso i loro concerti così unici".

Il Blu-ray incluso nella nuova edizione presenta scenografie ricreate, ispirate alle diverse epoche dei tour della band. Nel video di "Free Hand", si può ammirare l'iconica insegna al neon con il volto di un gigante, elemento distintivo dei loro concerti. Altri video mostrano la prima insegna "GIANT" a specchio, la cui storia aggiunge un tocco di leggenda alla band.


Un'edizione ricca di contenuti inediti

Playing The Fool: The Complete Live Experience sarà disponibile in diversi formati, tra cui doppio CD, triplo vinile, Blu-ray e download digitale in stereo 96/24, audio surround 5.1 e mix Dolby Atmos. L'edizione include nuove note di copertina, fotografie e una tracklist che rispecchia l'ordine originale della scaletta del tour, con tre brani inediti: "Interview", "Timing" e le introduzioni di Derek Shulman tra i brani.

Questa riedizione offre ai fan dei Gentle Giant un'occasione unica per riscoprire "Playing The Fool" in una veste completamente nuova, celebrando l'eredità di una delle band più innovative e influenti del prog rock.





domenica 6 aprile 2025

"I See You" dei Gong: l'ultimo capolavoro di Daevid Allen rivive in un remix inedito


A dieci anni dalla sua pubblicazione originale, I See You, l'ultimo album in studio di Daevid Allen con i Gong, torna in una veste rinnovata. Kscope Records pubblicherà una versione remixata dell'album il 9 maggio, disponibile in doppio vinile e CD.

Un'opera di transizione e commiato

Pubblicato nel 2014, un anno prima della scomparsa di Allen, I See You rappresenta un'opera di transizione per i Gong. L'album vede la partecipazione di membri storici come Gilli Smyth, moglie di Allen, e del figlio Orlando Allen alla batteria, oltre agli attuali membri Kavus Torabi, Dave Sturt e Fabio Golfetti.

Un remix che esalta la psichedelia

La nuova edizione è stata remixata da Frank Byng, produttore e tecnico del suono degli ultimi quattro album dei Gong. Byng ha lavorato sulle registrazioni multitraccia originali, donando all'album una maggiore chiarezza sonora e accentuando la sua peculiare maestosità psichedelica.

Le parole di Kavus Torabi

Kavus Torabi, attuale membro dei Gong e successore designato da Allen, ha espresso la sua emozione per il remix: "Ascoltare il nuovo straordinario mix di Frank Byng, fortunatamente completato senza limiti di tempo, ha portato una maggiore chiarezza sonora che accentua l'eccentrica maestosità psichedelica della versione originale. Mi sono commosso fino alle lacrime ascoltandolo. Per me, questa è la versione definitiva di “I See You”, il disco che ho sempre sperato che fosse".

Un tour nel segno della continuità

L'attuale formazione dei Gong sarà in tour nel Regno Unito a maggio, per poi spostarsi negli Stati Uniti e tornare per alcune date nei festival estivi. Un modo per celebrare l'eredità di Daevid Allen e portare avanti la sua visione musicale.

"I See You": un testamento artistico

I See You si conferma un testamento artistico di Daevid Allen, un album che fonde l'essenza dei Gong con sonorità inedite. Il remix di Frank Byng permette di apprezzare appieno la complessità e la bellezza di quest'opera, rendendola un ascolto imperdibile per i fan della band e gli amanti della musica psichedelica.


Gong Tour Dates

May 21: UK York The Crescent

May 22: UK Huddersfield The Parish

May 23: UK Allendale Allendale Village Hall

May 25: UK Liverpool Outer Waves Festival (Invisible Wind Factory)

Jun 6: USA NM Albuquerque Sister

Jun 7: USA CO Colorado Springs Lulu's Downtown

Jun 8: USA CO Denver The Black Buzzard at Oskar Blues

Jun 10: USA UT Salt Lake CityThe State Room

Jun 11: USA ID Boise Shrine Social Club

Jun 13: USA WA Yakima Bearded Monkey Music

Jun 14: USA WA Seattle Rainier Arts Centre (Cascadence Festival)

Jun 15: USA OR Portland McMenamins White Eagle Saloon

Jun 16: USA OR Eugene WOW Hall

Jun 18: USA CA Redding The Dip

Jun 19: USA CA Mill Valley Sweetwater Music Hall

Jun 21: USA CA Studio City, The Baked Potato

Jun 22: USA CA Studio City The Baked Potato

Jun 23: USA CA Costa Mesa The Wayfarer

Jun 25: USA CA San Marcos The Bornemann Theatre

Jun 26: USA AZ Phoenix TBC

Jun 27: USA AZ Tucson TBC

Jun 28: USA AZ Flagstaff The Orpheum Theatre

Aug 29: UK Brighton Psych Festival

Aug 30: UK Manchester Psych Festival




 

sabato 5 aprile 2025

Bob "The Bear" Hite: l'anima blues-rock dei Canned Heat, a 43 anni dalla scomparsa

 


Bob Hite, affettuosamente soprannominato "The Bear" per la sua imponente stazza e la sua voce potente, è stato una figura centrale nella scena blues-rock degli anni '60 e '70. La sua voce inconfondibile e la sua passione per il blues hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica.

Nato negli Stati Uniti, Hite è diventato famoso come co-cantante e membro fondatore dei Canned Heat nel 1965, insieme ad Alan Wilson e Henry Vestine. La band ha rapidamente guadagnato popolarità per le loro interpretazioni di classici blues e per i loro brani originali, diventando una delle band di punta del movimento blues-rock.

I Canned Heat hanno calcato i palchi dei festival più iconici dell'epoca, tra cui il Monterey Pop Festival nel 1967 e il leggendario Woodstock nel 1969, consolidando la loro reputazione come una delle band più influenti del periodo. La voce rauca e appassionata di Hite era un elemento distintivo del loro sound, un mix esplosivo di blues, rock e boogie-woogie.

Oltre al suo talento musicale, Hite era un appassionato collezionista di dischi, con una conoscenza enciclopedica del blues. La sua dedizione alla musica era totale, ma purtroppo la sua vita è stata tragicamente interrotta il 5 aprile 1981, all'età di 38 anni.

Ricorre oggi il 43° anniversario della sua scomparsa. Durante un tour, infatti, Hite morì a causa di un'overdose accidentale di eroina. Il silenzio calato con la sua scomparsa, un'assenza che ha scosso le fondamenta del blues-rock, è stato riempito dalla risonanza della sua voce, viva e pulsante nella musica dei Canned Heat, una band che ha definito un'epoca e trasmesso l'eredità del blues alle generazioni future.

Bob "The Bear" Hite non era solo un cantante, ma un vero e proprio ambasciatore del blues, un appassionato collezionista e un'anima vibrante che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica. La sua eredità musicale è un tesoro da custodire, un ricordo di un'epoca in cui il blues e il rock si fondevano in un'esplosione di energia e passione.





Un ricordo di Layne Staley, morto il 5 aprile del 2002


Layne Staley, nato il 22 agosto 1967, è stato un cantante statunitense, famoso come leader del gruppo Alice in Chains.

É ricordato soprattutto per la sua voce carica di emotività, nonché per la sua personalità chiusa e tormentata.

I suoi problemi esistenziali, uniti alla sua dipendenza da eroina, lo logorarono lentamente fino ad ucciderlo.

Layne nasce a Kirkland, Washington, da Nancy Elizabeth e Philip Blair Staley. L'equilibrio e la serenità della famiglia sono messi a dura prova dal comportamento del padre.

Layne manifestò precocemente una spiccata intelligenza e una vasta gamma di interessi, tra cui la musica. Già all'età di cinque anni, partecipava a cori infantili. Il divorzio dei genitori, Nancy e Philip, avvenuto quando Layne aveva sette anni, segnò profondamente il bambino. La separazione, causata dalle attività illecite del padre legate al traffico di stupefacenti e alla criminalità organizzata, ebbe un impatto traumatico su Layne, lasciando un'impronta indelebile sulla sua vita.

Durante le scuole superiori, Layne iniziò a manifestare segni di disagio: amava dipingere, amava la musica, ma erano evidenti i suoi problemi relazionali.

La scuola decise quindi di mandarlo in un istituto per giovani affetti da problemi sociali e questo causò a Layne una grave perdita di fiducia nei confronti della società.

Questi stimoli negativi portarono il giovane a scrivere i primi frammenti di poesie e pensieri.

Amava ascoltare gruppi come Anthrax, Van Halen, Black Sabbath, Judas Priest,  e aveva iniziato a suonare la batteria con un complesso di coetanei, gli Sleeze.

In questo periodo iniziò anche ad avvicinarsi all'alcol e alle sostanze stupefacenti.

Layne conobbe Jerry Cantrell durante una serata presso la Music Bank di Seattle; lasciati gli Sleze, si unì a lui per formare gli Alice in Chains (nome scelto dal cantante stesso): era il 1987. Alla neonata band si unirono il bassista Mike Starr e il batterista Sean Kinney, e da allora gli Alice in Chains - assieme a Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden - diventarono una delle band di maggior successo del cosiddetto Seattle Sound.

Dopo aver negoziato con varie case discografiche, nel 1989 gli Alice in Chains firmarono un contratto con la Columbia Records; realizzeranno tre album (Facelift, Dirt e Alice in Chains), due EP (Sap e Jar of Flies) e un Unplugged, ultima apparizione in pubblico di Layne Staley.

Gli anni del successo degli Alice in Chains coincisero con il periodo più difficile per Layne; l'uso di eroina era sempre più elevato e frequente e faticava a reggere le tournée del gruppo (gli ultimi due album non furono supportati da un tour a causa dei problemi di salute del leader).

Entrò più volte in clinica per disintossicarsi, ma non uscì mai completamente pulito.

Il 29 ottobre 1996 morì quello che per lui fu l'unico vero grande amore della sua vita: Demri Lara Parrot, che fu uccisa da un'endocardite batterica e Layne non resse più. Smise definitivamente di farsi vedere in pubblico; distrutto dal dolore dei tragici eventi che lo avevano accompagnato per tutta la vita, dalla delusione e dalla rabbia verso un mondo ipocrita come quello della musica, Layne si rinchiuse nel suo appartamento a Seattle, ormai logorato psicologicamente e fisicamente dall'eroina.

Dopo aver rilasciato un'ultima intervista nel febbraio 2002, fu trovato cadavere nel suo appartamento il 19 aprile 2002, ucciso da una micidiale mistura di droga, la speedball, a due settimane di distanza dalla morte, avvenuta il 5 aprile.

Successivamente la madre fondò la "Layne Staley Fund", una comunità no-profit che si occupa nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti.









venerdì 4 aprile 2025

Rara registrazione in studio degli Yes con "Eleanor Rigby" dei Beatles emerge online


Una registrazione in studio inedita degli Yes, risalente al febbraio 1969, è emersa online, catturando la band in una versione energica di "Eleanor Rigby" dei Beatles. La scoperta offre uno sguardo affascinante alle prime fasi della carriera del gruppo, avvenuta appena due mesi prima della firma del contratto con la Atlantic Records.

Dettagli della registrazione e provenienza

La registrazione, effettuata ai Polydor Studios di Londra con il produttore John Anthony, è stata resa pubblica su YouTube dall'utente Ian Hartley. Quest'ultimo, descrivendosi come un collezionista di bootleg, sottolinea che la traccia rappresenta una prova inedita, priva di rimasterizzazione significativa oltre a una correzione di velocità.

La performance rivela una versione accelerata dell'originale, con un'introduzione psichedelica estesa ad opera del chitarrista Peter Banks e del tastierista Tony Kaye, seguita dal basso di Chris Squire e da una breve parte vocale di Jon Anderson. La registrazione si interrompe prima del secondo minuto.

La provenienza esatta della registrazione rimane oggetto di speculazione. Nel 2009, la casa d'aste Bonhams di Londra aveva messo all'asta un nastro delle sessioni di John Anthony del 14 febbraio 1969, contenente anche cover di "Everydays" di Stephen Stills, "Something's Coming" di Leonard Bernstein e Stephen Sondheim, e "Dear Father".

Contesto storico e significato

Gli Yes firmarono con la Atlantic Records nel marzo 1969 e pubblicarono il loro album di debutto omonimo pochi mesi dopo. Nessuna delle tracce registrate con John Anthony fu inclusa nell'album, sebbene alcune apparvero come b-side dei primi singoli.

Secondo il forum YesFans, esistono tre registrazioni conosciute degli Yes che eseguono "Eleanor Rigby" in studio, ma nessuna è mai stata pubblicata ufficialmente. Questa scoperta offre quindi un raro documento storico, testimoniando l'evoluzione musicale della band in un momento cruciale della loro carriera.

La pubblicazione di questa registrazione inedita ha suscitato grande interesse tra i fan e gli appassionati di musica, offrendo una nuova prospettiva sulle radici e le influenze degli Yes.



Il Festival di Woodstock in 10 vignette


Un furgoncino Volkswagen colorato sfreccia su una strada di campagna, diretto verso il festival di Woodstock

Un gruppo di giovani hippy con abiti sgargianti e fiori tra i capelli si avvicina al festival


Una panoramica della sconfinata folla di persone che si estende a perdita d'occhio

Jimi Hendrix suona la sua chitarra elettrica, con le fiamme che sembrano uscire dallo strumento


La folla balla e canta sotto la pioggia battente, con fulmini che illuminano il cielo notturno


Giovani che scivolano e ballano nel fango, con espressioni di gioia e divertimento


Due giovani si abbracciano e si baciano, con il simbolo della pace sullo sfondo


Persone che mangiano panini e bevono birra, seduti sull'erba o appoggiati ai furgoncini


Una band suona sul palco, con la folla che balla e canta a squarciagola

Il sole tramonta sull'ultima giornata del festival, con la folla che si allontana lentamente, lasciandosi alle spalle un'atmosfera di pace e amore


 

giovedì 3 aprile 2025

Bob Burns: l'impronta indelebile di un pioniere del southern rock

 


Bob Burns: l'impronta indelebile di un pioniere del southern rock

 

Il 3 aprile 2015, il mondo della musica perdeva Bob Burns, il batterista originale dei Lynyrd Skynyrd, una delle band più influenti del southern rock. La sua scomparsa, avvenuta in un tragico incidente automobilistico all'età di 64 anni, suscitò un'ondata di cordoglio tra i fan e i musicisti di tutto il mondo.

Bob Burns è stato uno dei membri fondatori dei L.S., contribuendo in modo determinante alla creazione del loro suono distintivo fin dalla nascita della band. Il suo drumming, caratterizzato da potenza, precisione e un'impronta blues-rock, ha svolto un ruolo cruciale nella definizione del sound del southern rock.

La sua impronta musicale è evidente in alcuni degli album più iconici della band, tra cui Pronounced 'Lĕh-'nérd 'Skin-'nérd', che contiene classici intramontabili come "Free Bird" e "Simple Man". La sua abilità nel creare ritmi energici e coinvolgenti ha contribuito a rendere i Lynyrd Skynyrd una delle band più amate e rispettate del genere.

La musica senza tempo dei Lynyrd Skynyrd mantiene viva l'eredità di Bob Burns, il cui stile di batteria, pilastro del southern rock, è tuttora oggetto di studio e ammirazione per molti batteristi.