International Center, Honolulu, Hawaii, 14 gennaio 1973
Dopo una lunga assenza, Elvis
Presley aveva fatto la sua riapparizione televisiva nel 1968.
Nel frattempo aveva adattato il suo stile alle clientele
sofisticate di alberghi e casinò e ciò gli aveva consentito di trionfare anche
sui palchi di Las Vegas.
Era l’artista più celebre al mondo ma ne lui ne il suo manager, il
“Colonnello” Tom Parker, avevano intenzione di metter il naso fuori
dagli USA.
Ecco allora l’idea totalmente nuova di un concerto trasmesso via
satellite: con 2 ore di esibizione Elvis si sarebbe fatto ascoltare in ogni
angolo del pianeta.
I risultati gli dettero ragione: gli spettatori furono
più di quelli che avevano assistito allo sbarco sulla luna nel
1969 e in Giappone un incredibile 98% dell’audience televisiva si lasciò
incantare da quell’americano trentottenne in abito attillato e candido che, dal
palco di Honolulu, alternava veloci rock’ n’roll a strazianti ballate
sentimentali.
Se un simile evento entrò subito nella storia, pochi si resero
conto dell’inferno privato che Elvis pubblico in canzoni come “You Gave Me A
Mountain”, “It’s Over” e “ I’m So Lonesome I Could
Cry” di Hank Williams.
Qualche mese prima la moglie lo aveva lasciato per un altro uomo
portando con sé la figlia.
Anche in compagnia di due
miliardi di persone, Elvis Presley restava imprigionato nella “strada
solitaria” da lui cantata in “ Heartbreak Hotel.
Il concerto in
numeri:
-4 giorni di prove
-23 canzoni
-13 chili persi nella
preparazione del concerto
-8000 gli spettatori
presenti all’ Honolulu International Center
-85000 dollari
raccolti per la ricerca sul cancro
-1 milione di dollari
il compenso di Elvis Presley
-2,5 milioni i costi
di produzione
-1,1 miliardi gli
spettatori in tutto il mondo
(Note estratte da
una raccolta di Mark Paytress)
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