giovedì 31 dicembre 2015

Roberta Gulisano-“Piena di(s)grazia”


Ho ascoltato in anteprima l’album di prossima uscita di Roberta Gulisano, il secondo in carriera, il cui rilascio è previsto per il 22 gennaio prossimo.
Proverò a raccontare senza… svelare troppo, perché le recensioni che precedono la piena luce dovrebbero lasciare, a mio giudizio, angoli di panorama da scoprire, e ciò a cui tengo maggiormente è la sottolineatura del personaggio, dell’artista un po’ fuori dagli schemi.
E poi mi pare che, utilizzare il 31 dicembre per parlare di musica e messaggi - quelli proposti dalla Gulisano -, dia il senso del riassunto e del guardare avanti cercando di raddrizzare la rotta.
Roberta è una cantautrice siciliana che ha fatto molta gavetta e che trova ora il disco della piena consapevolezza - spesso accade con il secondo lavoro - grazie anche alla collaborazione di Cesare Basile, che l’ha guidata nel suo  “Piena di(s)grazia”, nove tracce di… cantautorato “siciliano”. Non voglio ridurre il lavoro di Roberta Gulisano ad espressione locale, sarebbe sciocco ed offensivo, e potrebbe essere applicato a qualsiasi musicista che nasce e cresce in una particolare regione italiana, ma il profumo di tradizione/cultura specifica avvolge ogni brano del disco, con il pregio di espandersi al quotidiano, unendosi al sociale e al momento storico in cui siamo immersi, trasformando ogni singola canzone in messaggio universale.
E poi, come lei dice… i siciliani sono semplicemente bravi!
Il genere "buccellato" proposto da Roberta - l’intervista a seguire svelerà il significato del termine e il tipo di applicazione culinaria alla musica - raduna il credo dell’artista, un’affermazione non poi così ovvia, perché spesso ci si lascia condizionare da ciò che il mercato richiede, cercando compromessi che portano alla modifica di idee basiche; nella musica di Roberta il mondo folk e l’utilizzo della tradizione siciliana - nella strumentazione e nelle atmosfere - evolve e si allarga verso il rock e il blues, e il DNA jazzistico si alterna al ruolo del puro cantore, e non ricordo di aver mai avvertito in modo così profondo la presenza dell’alter ego femminile del miglior De Andrè.
Roberta Gulisano utilizza la storia, le radici, gli stereotipi del luogo in cui è nata, per raccontare il presente, la cui drammaticità pare non abbia momenti di sosta, nonostante lo scorrere incessante del tempo, ma le sue fotografie e la sinossi musicale dell’album, contenuta nel titolo, sono elementi che forniscono proponimenti per una possibile via di uscita, un percorso dove laicità e religione possono tranquillamente coesistere, perché il rispetto delle differenze passa attraverso l’intelligenza umana, potenzialmente uguale ad ogni latitudine del nostro mondo.
Ho ascoltato con molto piacere “Piena di(s)grazia”, apprezzando anche ciò che non ho potuto comprendere appieno - “Giru di ventu” e Mennula amara” sono in lingua dialettale - e ho scoperto una “nuova” artista globale che merita piena attenzione, e che propone in modo assolutamente originale il suo racconto di vita e del mondo che la circonda.
Un film famoso di qualche anno fa terminava con questa frase: “… la musica è intorno a noi, non bisogna fare altro che ascoltarla…”: forse è tutto quello in cui dovremmo impegnarci!

Un grande album quello che Roberta Gulisano ci regalerà tra pochi giorni!


L’INTERVISTA

Possibile sintetizzare la storia musicale di Roberta Gulisano?

Da piccola volevo fare la pianista, ma non avevo i soldi per studiare, allora ho pensato di cantare nel coro della parrocchia e poi in un gruppo folk; da lì la passione per la musica popolare, i canti e la musica tradizionale, accompagnati dalla passione per il pop-rock anni '90. A vent'anni avevo necessità di conoscere altro e ho fatto un salto nel mondo altro del jazz, da cui ho imparato che la musica non è proprio un lieto giochetto. In quegli anni ho fatto le esperienze più disparate: ho suonato musica etnica, popolare, ho danzato, cantato standards, ho ascoltato fiumi di musica, da Ravi Shankar a Nina Simone, dagli Oregon a Le Orme, Battiato, i Pink Floyd, Mozart, ho iniziato a scrivere qualcosa più per esercizio che per necessità. Poi mi sono fermata, ho preso un grande setaccio, mi sono seduta al piano e sono iniziate a nascere le prime canzoni "mie". Il caso poi ha fatto il resto, portandomi a vincere qualche premio. Ho capito che questa cosa mi riusciva bene e ho continuato.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali più importanti?

I cantautori italiani, i quali dischi hanno inondato le mie orecchie nell'infanzia, tra tutti De Andrè; Rosa Balistreri e Nina Simone, cantanti sui generis per timbro vocale e approccio alla canzone. Capossela, il cappellaio matto della musica italiana.

Cantautorato, musica etnica, folk, jazz… come si può descrivere, a chi ancora non la conosce, la miscela musicale che proponi?

Non ho ancora trovato un modo per definirla, è una domanda che mi trova sempre impreparata. A Natale in Sicilia si fa un dolce chiamato "buccellato", una pasta frolla con dentro fichi secchi, acqua d'arancia, noci, uva passa... ecco, la mia musica è una cosa simile: gusti e consistenze diverse dentro un unico contenitore.

Nel mese di gennaio uscirà il tuo secondo album, “Piena di(s)grazia”: quali sono i contenuti, tra liriche e trame musicali?

“Piena di(s)grazia” è un album di storia attuale, che tratta temi sempiterni: il sopruso, la vigliaccheria, la separazione, lo sdegno e anche l'amore, declinato alla mia maniera. Le musiche prendono linfa dal mondo folk (dalla tammurriata al blues), virando per la psichedelia e un certo odore di rock.

Da dove nasce il titolo del disco?

Cercavo un titolo denso, che riassumesse i messaggi contenuti nelle liriche e contenesse un sentire religioso. Mi era subito stato chiaro che la figura che avrebbe riassunto, anche provocatoriamente, il messaggio, fosse la Madonna. Di lì, il suggerimento di Orazio Sturniolo, manager e compagno di vita, di “Piena di(s) grazia”. Il senso lo capirete ascoltando il disco.

Che cosa ha significato per te l’incontro con Cesare Basile?

Una importante esperienza di vita. Basile è un uomo di grande intuito e sensibilità, ha capito perfettamente ciò che io volevo uscisse fuori da questo disco, vestendo le mie canzoni con grande maestria. Mi sono spogliata di molte inutili complicazioni e mi sono messa in gioco. Ho riscoperto cose messe a giacere, ha riportato alla luce delle verità dimenticate.

Come definiresti lo stato della musica nella tua regione, la Sicilia?

La musica in Sicilia gode di ottima salute! Sarà perchè, essendo geograficamente lontani dai centri classici della produzione musicale (Roma, Milano), rimaniamo più "indipendenti" di altri indipendenti e non strizziamo l'occhio a nessuno. Sarà perché, per carattere, siamo orgogliosi e… abbiamo carattere. Sarà perchè amiamo la nostra identità. E sarà anche perchè siamo bravi e basta.

Che cosa accade nei tuoi spettacoli live? Che tipo di interazione esiste con l’audience?

Ho un approccio teatrale al palco e mi piace incredibilmente stare lì su a cantare storie. Questo tour sarà molto diverso dal precedente, più intimo e più viscerale. Mi siederò per la prima volta in pubblico dietro a uno strumento (ho sempre solo cantato in live) e questo cambierà un pò il mio modo di portare lo spettacolo. Sarà una Gulisano diversa e non so come reagirà il pubblico che mi ha seguito finora. Generalmente suscito curiosità e divertimento, ma penso che stavolta a molti ascoltandomi verrà il magone.

Come pubblicizzerai “Piena di(s)grazia”? Sono previsti concerti di presentazione?

Sì, stiamo chiudendo delle date in Sicilia da Febbraio e poi si risale lo stivale. Non appena il calendario sarà ufficiale si potrà trovare sulla mia pagina Fb.

Siamo a Natale e qualche sogno è lecito: che cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, nel prossimo futuro?

Diventare ricca e famosa?! Ahahah! Scherzi a parte, vorrei collaborare con grandi musicisti e magari scriverci insieme qualche canzone. Ah… no: questo mi è già successo con quest'album!


Tracklist
1.PIENA DI(S)GRAZIA
2.GIRU DI VENTU
3.LA BRIGANTE
4.AVE MARIA
5.BRAVA BAMBINA
6.MENNULA AMARA
7.MATTANZA
8.CONTROCORRENTE
9.PADRE, IL MUOSTRO

BIOGRAFIA

Siciliana, muove i suoi primi passi nel mondo della musica folk, intraprendendo successivamente gli studi accademici in musica jazz. Il suo variegato percorso musicale, iniziato nel 2006, la porta a miscelare mondi diversi, muovendosi tra gli stili con una penna sagace ed espressiva, cinica e vagamente strafottente.
Dal repertorio della Balistreri ai festival di musica popolare, passando per diverse collaborazioni con piccole compagnie teatrali, accumula esperienze come l'apertura del concerto di Carmen Consoli e I Lautari a Cinisi, nel 2008, e – nel 2011 – una partecipazione all'interno dell' album Beddu Garibbaldi del cantante Mario Incudine.
Nel 2010 debutta come cantautrice al VI Premio Bianca D'aponte, dove, con il brano Troppo profondo per le ventitré si aggiudica la Targa Siae per il miglior testo. Nel Dicembre dello stesso anno porta la sua firma il brano vincitore della Terza Edizione del Premio World Music Andrea Parodi. Nel 2011 accede alle semifinali della XXII ed. di Musicultura. Nel 2012 è finalista della terza edizione di Musica da Bere e della settima edizione del festival Botteghe d'autore, riconfermandosi miglior autrice all' VIII Premio d'Aponte. Nel luglio dello stesso anno, firma la colonna sonora del cortometraggio “Liberi tutti”, del regista Benedetto Pace, fra gli otto film selezionati per la finale del Giffoni Film Festival. Nel 2013 e' finalista all' 1MFestival e vince il premio per il miglior testo al Sonicafest. Il 2 Novembre 2012 esce il suo primo disco “Destini Coatti”, autoprodotto. Nel 2015, l'incontro con Cesare Basile, a cui affida la produzione artistica del suo secondo disco, “Piena di(s)grazia”, in prossima uscita per l'etichetta Private Stanze.

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