mercoledì 11 novembre 2015

Intervista a Marva Jan Marrow – 2015


Articolo già pubblicato nel numero di Aprile 2015 di MAT2020

Chocolate Kings – PFM 1975
Intervista a Marva Jan Marrow – 2015
di Athos Enrile, con il contributo di Bernardo Lanzetti (contatto e traduzione)

Sono passati quarant’anni dall’uscita dell’album Chocolate Kings, e la nostalgia si affianca alla curiosità, alla voglia di ritornare a quei giorni musicalmente felici, non solo attraverso i ricordi personali, ma usufruendo della memoria dei protagonisti. La musicista Marva Jan Marrow è tra questi, e con l’aiuto di Bernardo Lanzetti sono arrivato a lei. Perché proprio Marva? Beh, scrivere le liriche di un album passato alla storia mi pare già una buon motivo di interesse, e se si aggiunge il piacere di rispolverare una figura importante, ma ormai lontana dalla scena italiana, il cerchio si chiude.
L’americana Marva Jan Marrow arriva nel nostro paese ad inizio anni ’70, e per un decennio vivrà la “nostra” musica in modo attivo, dando un contributo fondamentale.
Cantante ma, soprattutto, autrice, fornirà il suo tocco personale collaborando con artisti come Guccini, Graziani, Battisti, BANCO, Fossati, Mina, Battiato, Venditti, Pravo, Cocciante… e chissà quanti altri! Ma la musica non è tutto, perché l’amore per la fotografia spinge verso l’artwork, che diventa per lei una nuova forma espressiva e vincente, negli ani ’80.
Ma il binomio Marva/PFM resta il più vivo nei ricordi degli appassionati di musica, grazie anche al lungo legame sentimentale che l’ha legata a Patrick Djvas, bassista della band.
E torno alla celebrazione dell’album, quel Chocolate Kings i cui brani sono stati da lei firmati/cofirmati con Mauro Pagani.
Ecco la testimonianza di Marva Jan Marrow.


Marzo 2015

Nel mondo del Prog, già girava il tuo nome per gli album dell’Acqua Fragile.
Hai qualche ricordo di quelle tue partecipazioni?

Ricordo che all’epoca scrivevo molti testi in Inglese per diversi artisti italiani, specialmente per quelli della casa discografica Numero Uno. E’ stato un periodo creativo in cui ero molto ispirata. Ricordo che nel mio primo incontro con Bernardo Lanzetti rimasi piacevolmente sorpresa per la sua conoscenza della lingua inglese – non comune per quell’epoca, in Italia. Mi piaceva l’energia del suo gruppo (Acqua Fragile) e la singolare qualità della sua voce. Diventammo amici. Ricordo che diedi una mano con l’Inglese fornendo alcuni consigli per l’album, ma niente di specifico.

Sappiamo delle tue collaborazioni con Lucio Battisti alla Numero Uno.
Fu in quell’ambiente che fosti contattata dalla PFM?

Il manager della PFM, Franco Mamone, era anche il mio. All’epoca facevo serate da sola o con vari gruppi. Ho conosciuto Patrick Djivas il bassista, nell’ufficio di Mamone, il pomeriggio di un Febbraio freddissimo. Noi due cominciammo a parlare e finì che lui mi invitò a cena. Mentre io gli facevo strada sul mio motorino, lui mi seguì con la sua auto piena di bagagli perché giusto di ritorno dopo una visita a sua madre a Nizza (Patrick è francese). Prima del ristorante, mi chiese se poteva appoggiare la sue valigie e il suo basso a casa mia per evitare di lasciarli nell’auto incustodita. Andammo a cena e poi lui… non se ne andò più. Da quel giorno abbiamo vissuto insieme per tredici anni. Mamone continuò ad essere il mio manager e io andai anche in tour aprendo diversi concerti prima della PFM. Fu in quel periodo che cominciai a collaborare ai loro testi prima per Chocolate Kings e più tardi per Jet Lag.

Come si sviluppò la tua collaborazione con il gruppo e specificatamente con Mauro Pagani alle prese con i testi in Inglese?

Ciò che io ricordo è che io ho scritto i testi “DA SOLA”, con alcune direttive della PFM circa gli argomenti. All’epoca sia Pagani che Mussida sapevano solo qualche parola di Inglese. Certo frequentavo Mauro e la sua prima moglie, Adalaura, così come anche gli altri della PFM perchè vivevo con Patrick Djivas.

Si sa che Bernardo Lanzetti entrò nella PFM solo tre giorni prima che entrasse in sala a registrare l’album. In precedenza Ivan Graziani era il cantante destinato.

Per la verità non ricordo molto di questo. Fu tutto deciso abbastanza in fretta perché l’album in inglese era già da realizzare e si doveva partire per gli USA. So che si dice che a Ivan Graziani fu chiesto di entrare come cantante nel gruppo ma, per quanto io ricordi, questo è stato solo un pensiero che è passato veloce.

A distanza di quarant’anni riesci a inquadrare, in positivo o in negativo, l’album Chocolate Kings? Come lo consideri e che valore puoi dargli nella discografia della PFM almeno fino a quando sei stata in Italia?

Credo ci siano diverse composizioni e temi di rilievo nell’album Chocolate Kings, molto scomodi però per gli americani. D’altra parte non sono sicura che anche gli italiani ne fossero conquistati perché portati a pensare che la PFM fosse diventata un po’ snob e intenzionata a lasciare l’Italia, mentre in realtà le tematiche delle composizioni erano dirette e studiate più per un pubblico italiano che americano. Fu così che in qualche modo l’album si posizionò come in una terra di nessuno anche se molte delle canzoni erano allegorie molto potenti.

Rileggendo la tua “storia italiana” si nota come il tuo ruolo di autrice sia stato molto trasversale, avendo tu collaborato sia con importanti cantautori che con gruppi prog rock: esistono difficoltà creative specifiche che differenziano un testo dedicato a Fossati piuttosto che uno disegnato per la PFM?

Quando scrivevo testi per un qualche artista cercavo sempre di considerarne la personalità ed entrare in sintonia con lui. Per me era poi molto, molto importante, che i versi avessero un SOUND, ovvero non solo significati, ma anche musicalità nelle parole così che esse potessero rimbalzare dalla lingua per valorizzare la musica e il ritmo. Il risultato è così quello che ogni canzone appare confezionata su misura per ogni artista, con la musica e il significato a guidare la loro strada, fossero Battisti, Fossati o la PFM. I testi devono essere molto “musicali”. Ho scritto per molti cantautori e per diversi gruppi di loro con lo stesso approccio di base, ma con risultati moto diversi perché diversa la musica.

La tua passione per la fotografia ti ha portato a realizzare alcune copertine di album: che cosa pensi del contributo aggiunto che poteva arrivare da un certo “art work” indovinato, e che giudizio dai di quelli utilizzati per  Chocolate Kings?

Chocolate Kings aveva due diverse copertine – una per il mercato Americano e una per l’Italia. Non credo di amare nessuna delle due, ma credo di preferire la versione con la piccola foto della donna grassa, più elegante.

SONG LIST (*)
1.      From Under - (testo di Marva Jan Marrow e Mauro Pagani; musica di Ivan Graziani, Franco Mussida e Flavio Premoli) - 7:29
2.      Harlequin - (testo di Mauro Pagani; musica di Franco Mussida e Flavio Premoli) - 7:48
3.      Chocolate Kings - (testo di Marva Jan Marrow e Mauro Pagani; musica di Franco Mussida e Flavio Premoli) - 4:39
4.      Out of the Roundabout - (testo di Mauro Pagani e Bernardo Lanzetti; musica di Franco Mussida e Flavio Premoli) - 7:53
5.      Paper Charms - (testo di Mauro Pagani; musica di Franco Mussida e Flavio Premoli) - 8:30 

*Alla luce di ricerche storiche e in rete, anno 2015