L'anima del Banco: "Creatività
in musica nel segno di Sergio"
di
Giovanni Dozzini
Gli amici di Sergio Piazzoli erano tanti. Gli amici veri, al netto di
quelli che dopo la sua morte si sono sentiti in dovere di spendere parole e
contrizione per puro spirito di convenienza. E tra gli amici c’erano gli
artisti che con Piazzoli hanno condiviso tratti di strada più o meno lunghi,
dai ragazzini visti crescere tra Perugia e l’Umbria ai grandi della musica
italiana. Vittorio Nocenzi,
fondatore e anima del Banco del Mutuo
Soccorso, band che ha fatto la storia del progressive da noi e non solo da
noi, era - è - uno di loro. Con Piazzoli ha
lavorato, con Piazzoli ha soprattutto condiviso la passione e lo slancio verso
la musica. Nel nostro dibattito sull’idea di costituire una Fondazione che
raccolga in qualche modo l’eredità di Sergio, Nocenzi non poteva mancare. Sono grato di essere stato
interpellato, e realmente felice di poter esprimere la mia opinione - dice lui
- Io penso che sia una cosa dovuta a Sergio, e che potrà fare molto bene al
territorio perugino e umbro. Dovuta per quello che Sergio è stato. Lui non era
un semplice operatore culturale, lui aveva una sensibilità da artista, né più
né meno. Il lavoro fatto con Music for Sunset, a tal riguardo, è emblematico.
Con quella manifestazione Sergio è riuscito a coniugare l’eredità ideale e utopistica della nostra
generazione con la contemporaneità, interpretando gli spazi con una sensibilità
artistica - appunto - e spettacolare insieme. Ecco, a mio parere Music for
Sunset andrebbe preso come paradigma da replicare. Scultura, musica, natura,
poesia, creatività, la pluralità dei linguaggi: è quello il punto da cui
ripartire. La fondazione dovrebbe puntare soprattutto su questo aspetto, dare
continuità a questo particolare talento di Sergio nell’approcciare le cose. D’altronde
dopo Umbria Jazz da queste parti non si è inventato molto altro. E il momento è
ideale, perché la tecnologia consente di far convivere e interagire voci
variegate, di rivolgersi a una percezione molteplice. I nativi digitali
dovrebbero imparare a mettere a frutto la loro attitudine anche in fatto di
creatività. Si sta discutendo sulla natura di
questa ipotetica fondazione, se a darle vita debbano essere enti pubblici o
persone che per varie ragioni siano state vicine a Sergio Piazzoli. Credo che
la fondazione dovrebbe avere una composizione mista. Mettere pubblico e privato
insieme, facendo coesistere l’entusiasmo dei movimenti dal basso con la solidità delle istituzioni. Almeno
inizialmente, finché poi non possa
cominciare a camminare sulle proprie gambe. E poi c'è un ultimo punto che mi preme molto. Prego. Per me sarebbe molto importante che
nell’attività della fondazione fosse centrale la
figura di Patrizia Marcagnani, la compagna di Sergio. Una compagna di vita,
perché trent'anni non sono trenta giorni, e
che solo per la barbarie della nostra civiltà giuridica (Piazzoli e la
Marcagnani non erano sposati, ndr) si ritrova a vivere una situazione di
straordinaria fragilità. Posso testimoniare che Patrizia è sempre stata accanto
a Sergio, in ogni sua iniziativa, sia professionalmente, tramite la sua
attività di grafica, che come consigliera. Quasi tutti gli artisti che hanno
avuto a che fare con Sergio hanno avuto a che fare anche con lei. Quando ho
lavorato al progetto dell’Ostello di Perugia e del suo studio di registrazione
ho potuto saggiare anche le capacità professionali di Patrizia: la sua
esperienza ormai lunghissima nella comunicazione di progetti musicali è
preziosa. Patrizia sarebbe un fil rouge perfetto, sarebbe la garanzia migliore
del rispetto dell’eredità di Sergio
Piazzoli. È l’opinione di pressoché tutti coloro
che abbiamo interpellato. Questo mi fa molto piacere. Così come mi fa piacere la vostra
iniziativa. State facendo qualcosa di molto bello, e di molto importante. E per
ogni cosa, in futuro, contate su di me. Per Sergio io ci sarò sempre.