giovedì 1 dicembre 2011

SPETTRI


Fa un certo effetto avere tra le mani un CD la cui copertina reca la seguente nota: “ Registrato in un’unica sessione Venerdì 13 ottobre 1972” (rimasterizzato nel luglio 2011). Le motivazioni e le storie correlate a questo “Spettri”, album dell’omonima band, sono evidenziate nelle righe a seguire, tra scambi di battute e biografia.
Di fatto il materiale è rimasto per quasi 40 anni in un cassetto e, se è vero che sarebbe stata importante un’uscita in tempo reale, gli utenti degli anni  a seguire- 80, 90 e forse l’inizio del nuovo secolo - non sarebbero stati probabilmente preparati a ricevere un documento storico-musicale come questo, di assoluto valore, certo,  ma dai suoni decisamente vintage. Insomma, con un po’ di fortuna- e tanta pazienza- occorre afferrare l’occasione nel momento giusto, nè prima nè dopo. E ora i tempi pare siano favorevoli per un ritorno alla qualità.
Buon fiuto quello di Daniele Nuti, che ha riportato a galla i “reperti”, e solita “intelligenza musicale” quella della Black Widow Records, che non ha indugiato nell’investire nella produzione/distribuzione

Certo, ascoltando le parole di “Introduzione”, e riflettendo su ciò che attualmente rappresenta la nostra società viene da pensare ad una buona lungimiranza di pensiero (fatto anomalo attorno ai 20 anni) e alla teoria dei “corsi e ricorsi storici” di G.B.Vigo.  Cito testualmente: “ Il vero significato di questo testo è un’aperta critica alla società odierna, che trasuda di egoismo e di ipocrisia. In essa stanno scomparendo tutti i valori umani che porteranno inevitabilmente l’Uomo nell’abisso”. Come non rifletterci su!


Questi ed altri  pensieri, come evidenziato nell’intervista, procureranno qualche problema alla band, e sono forse la causa della mancata distribuzione di “Spettri” nel momento della sua creazione.
Un’altra piccola cosa che mi ha colpito guardando la cover è la line up, o meglio un dettaglio di questa, e cioè la presenza di tre fratelli nello stesso gruppo, cosa che mi ha riportato ai Gentle Giant, propositori di musica differente, ma attivi proprio in quel periodo, soprattutto in Italia.
Tutto quindi ha contribuito a riportarmi indietro negli anni.
Le influenze dichiarate riportano a certo prog e a rock più duro, ed è indubbio che alcuni passaggi siano molto zeppeliniani e comunque di area hard, anche italiana (Rovescio della Medaglia). Esiste poi un brano, “Medium”, che richiama fortemente gli Iron Butterfly, sia nella struttura che nelle caratteristiche timbriche.
Le liriche hanno enorme importanza perché “Spettri” è un esempio di unità di intenti e compattezza, tra musica e messaggio, cosa che spesso, negli anni ’70 appariva una grande forzatura.

Esistono band culto del panorama italiano che sono diventate tali con un solo album, come gli Alphataurus o il Museo Rosembach… ora anche gli Spettri rientrano, a pieno titolo, in questo esclusivissimo club di musicisti seminali, che a distanza di anni raccolgono il giusto riconoscimento. 



L’INTERVISTA

Il  “recupero” di nastri antichi come “Spettri”, si presta a molte considerazioni, ma la prima cosa a cui ho pensato riguarda  l’interesse che attualmente esiste (BWR docet) per materiale che oltre ad essere di nicchia (come genere) presenta suoni “originali” e che quindi necessitano di metabolizzazione. Come sta cambiando il mondo degli utenti musicali?

Ponticiello: secondo me è in atto una profonda trasformazione nella fruizione della musica. La sbornia della pop song sta passando lasciando  ricordi esigui, poche  idee  e scarsa considerazione.  Oggi convivono felicemente insieme, nonni che hanno vissuto l’epopea dei grandi cantanti di rock & roll i cui figli sono cresciuti all’epoca dei grandi raduni rock e  nipoti svezzati con le voci dell’hip-hop . Finalmente il cerchio si è chiuso e la grande tradizione del jazz, blues e rock ha assunto il grado che gli spetta, diventando musica colta e raffinata, ricercata e ascoltata da un pubblico veramente avvezzo alle sonorità della musica moderna. In questa ottica si pongono  gli istruiti ascoltatori del prog, un tempo detta “musica d’avanguardia” .
Melani: esiste un pubblico di fruitori di musica che preferisce ascoltare invece che usare, il pubblico del prog e' un pubblico musicalmente colto. Dopo anni di vuoto un pubblico sempre più ampio si rende disponibile ad un approccio più intellettuale e stimolante.

Guardando la vostra foto sul CD ritornano alla mente momenti indelebili legati ad un periodo d’oro per la musica. Che ricordi avete di quei tempi? Esiste un aneddoto particolarmente significativo che vi ha accompagnato per tutti questi anni?

P: esistono tanti aneddoti, ma quello che ricordiamo più con nostalgia è stata la semifinale del concorso  per band emergenti“estate insieme”del 1971. Era un contest a carattere nazionale, noi come Spettri e tante altre band, fra cui i Jumbo di Alvaro Fella, e  ci esibimmo all’ “Altro Mondo “ di Rimini. Eravamo convinti che i Jumbo entrassero in finale e che vincessero il concorso, e invece la giuria composta dai New Trolls, Arbore, Pergolani ( altri nomi non li ricordo) decretarono il nostro successo. Così vincemmo la possibilità di registrare su nastro il nostro lavoro. Spero di incontrare Alvaro Fella per chiedergli scusa.   
M: il ricordo dei 70 e'il ricordo della libertà di poter fare  musica a 360 gradi, senza limiti a sperimentazioni.

Sono nato col prog degli anni ‘70 e ho sempre… “frequentato”, eppure non conoscevo “Spettri”. A parte le mie lacune, cosa vi ha impedito di venire adeguatamente allo scoperto?

P: i testi furono considerati troppo spinti per il periodo. Fummo anche accusati di diffondere messaggi di tipo satanista. In realtà era una critica alla società del periodo, la ricerca di un uomo che vuole risposte dall’esterno, mentre invece le ha dentro di se. Quando il nostro personaggio arriva a capire ciò, si rende conto che è impossibile cambiare il mondo se non cambia se stesso. Era il periodo dell’ “avere o essere”, frasi come … bruciamo i biglietti di banca ... erano considerate destabilizzanti. Ci esibivamo nel circuito dei festival di musica d’avanguardia dell’epoca, ma senza il supporto fonografico la vita fu dura.

Che cosa vi è accaduto, musicalmente parlando, negli ultimi 40 anni?

P: chiuso il decennio dei ’70, agli inizi del 1980  io e i miei due fratelli suonavamo nei piccoli club con l’aiuto di una delle prime drum-machine. Il ritmo che ci piaceva di più era “rock & roll old style”, così cominciammo a arrangiare i brani della musica anni ’50; nel 1983 si riunì a noi il nostro batterista che aveva chiuso la parentesi Campo di Marte prima e Bella Band poi. In quattro cominciammo a specializzarci in rockabilly e rock & roll, nel 1984 entrò nel gruppo anche il saxofonista che aveva militato in Bella Band e diventammo così Dennis and the Jets, per riprendere il vecchio brano di Frank Zappa “Ruben and the Jets”. Nel 1985 fummo invitati alla trasmissione “Quelli della notte” e da allora abbiamo suonato sempre insieme. Ti allego una breve discografia (a fine post).

Come è nato l’incontro con BWR e che cosa apprezzate di più del rapporto che si è venuto a creare, escludendo l’aspetto “lavoro”?

P: dobbiamo ringraziare Daniele Nuti, che è stato il nostro contatto con BWR, lui ha avuto l’ardire di riproporre il disco degli Spettri. I ragazzi della BWR sono stati eccezionali, non hanno badato a spese ed hanno confezionato un prodotto che non avremmo mai immaginato di  avere a disposizione. Sono simpaticissimi e , soprattutto, veramente esperti del settore.

Che riflessioni vi sentite di fare sull’attuale stato della musica?

P: troppo difficile rispondere. Esiste musica per tutte le esigenze, per tutti i momenti e per tutte le “tasche”. Finalmente anche in Italia si comincia a considerare la musica popolare moderna una espressione artistica, non solo comunicazione giovanile.
M: la musica popolare commerciale e'diretta espressione dei modelli culturali imposti dai media. Oggi, in tempo di crisi, questi modelli sono… in crisi. Fa piacere in questo senso vedere tanti giovani che riscoprono un modo di fare musica più creativo e libero da schemi. Penso che fra pochi anni ne coglieremo i frutti.

Che tipo di rapporto avete con le nuove tecnologie? Siete a vostro perfetto agio con le possibilità fornite dalla rete?

P: certo, anche se noi continuiamo a suonare alla “vecchia maniera”, organo hammond, chitarre con solo il pedale wha-wha vox , un basso music man del 79 ed una batteria gretch completamente in legno, con la cassa di 80, come quella che avevano gli Area, per intenderci.      
M: per essere all'avanguardia oggi dovremmo essere no tech. Cosa quasi impossibile, ma come sempre il meglio viene da un giusto mix. Registrare su pro tools con gli strumenti originali, ma mixare su banco analogico neve del 76 !

Non si vendono più album e anche i grandi gruppi storici vivono di concerti. Cosa rappresenta per voi la performance live?

P: è il momento topico, l’apice della piramide la cui base è la voglia-necessità di condividere, socializzare, trasmettere e ricevere emozioni.

Esiste una band che vi ha influenzato a tal punto da portarvi sulla via della musica?

P: Elvis, Beatles, Led Zeppelin, Deep Purple, ELP, King Crimson, adesso è semplice e comune citare  questi artisti, ma negli anni del loro successo non era facile per noi confrontarci con i nostri coetanei.  
M: King Crimson, Bian Auger, ELP, Deep Purple, Black Sabbath

Provate ad immaginare il vostro futuro musicale da qui al 2015.

P: è difficile pensare di non suonare ancora. Il nostro sogno è diventare i “Buena Vista Social Club” del rock.     

M: su un bel palco pieno di strumenti veri a suonare il 3° LP degli “Spettri!”.


Biografia

Il gruppo nasce a Firenze nel 1964, in pieno fermento beat, e comprende: fratelli Ponticiello, Giuliano Giunti al basso e Ubaldo Paolanti alla batteria, che presto viene sostituito da Mauro Sarti.
I primi anni sono segnati da alcuni significativi cambi di formazione, nel 1968 Sarti già viene sostituito da Giorgio Di Ruvo, proveniente dai Players, gruppo rythm and blues, mentre entra nel gruppo l'organista Alessio Rogai, che abbandonerà nel 1970 in favore di Stefano Melani.
Un altro bassista, Giuseppe Nenci, transita brevemente nella band nel '70, (ma al suo posto arriverà l'anno successivo il più giovane dei fratelli Ponticiello, Vincenzo).
La svolta verso altre atmosfere musicali arriva proprio dal 1970, il beat è oramai un genere esaurito e nel repertorio dal vivo del gruppo compaiono cover di pezzi dell'ambito rock, si va dagli Spirit ai Deep Purple, passando per i Black Sabbath. In sala prove la band inizia a creare sessioni con composizioni originali sulla base di una nuova sensibilità sviluppatasi dall'ascolto dei dischi e gruppi che influenzavano i singoli musicisti, oltre ai già citati c'erano anche Colosseum, King Crimson, tutto quell'immaginario che solo dopo è stato classificato come “prog”, ma che all'epoca era identificato come “avanguardia”.
Il concept che il gruppo crea è davvero particolare, si sviluppa su testi scritti dal cantante Ugo Ponticello, e narra di un uomo che attraverso una seduta spiritica ricerca se stesso, abbandonandosi alla metafisica e all'Aldilà per ricercare una ragione di vita, ma trovandosi solo a vivere un terribile e reale incubo, dove trova se stesso, ma abbrutito da tutti i mali della società moderna. La parte musicale sviluppa una suite con un impianto di base rock, con chitarra elettrica, basso, batteria e organo Hammond, che coesistono in un sound che sa anche sperimentare.
La suite diviene unico repertorio proposto dal vivo nei tantissimi concerti tenuti dalla band, nei maggiori festival pop, soprattutto tra Toscana e Lazio, al fianco di gruppi come New Trolls, Le orme, Trip, Nuova Idea.
Questa suite venne composta nel 1970/71, ma registrata soltanto nel 1972 in un unica sessione, e rimasta inedita fino ad oggi, per un disco che di fatto doveva uscire ma non vide mai la luce. Con la seconda metà degli anni '70, le nuove tendenze musicali, ed un sempre maggiore disinteresse del pubblico nei confronti di una musica colta e da ascolto, porterà il gruppo a trasformare le proprie scelte ed il progetto Spettri rimarrà in sospeso... fino al 2011.


Discografia ufficiale Dennis and the Jets

1987 “In rock Signo Vinces”  G.A.S.\RCA - /1989 “Alea Jacta Est” DISCHI IMPERO-CONTEMPO/ 1992 “Va come va”   ABRAXAS/HARMONY / 1993 Partecipazione alla compilation Dialetti Italiani UNION\CGD/ 1993 Partecipazione alla compilation “E cantava le canzoni” EMI  dedicata a Rino Gaetano /1994 “Brucia strega brucia   ABRAXAS/FLYNG \1995 Partecipazione alla compilation”Tributo ad Augusto”CGD\1997 Partecipazione alla compilation “ Amici miei, la fine del secolo”/1999 “Passami la scossa”       PDB/2000  Partecipazione alla compilation “2120 Michigan avenue Chicago Italia” ed. “IL MANIFESTO”/2003  “1983 /2003 Dennis and The Jets”  AIDIA MUSIC/2004 “ Tutta colpa del rock and roll”  RAI TRADE/2007 “ Noi duri” CTE/2009 “Noi duri parte seconda” “L’abito blues” CTE/2011 “Florence on the Moon” Dennis and the Jets con David Cecconi metropoli.