venerdì 1 febbraio 2008

The Rokes


Ancora un ritorno al passato.
Attorno ai dieci anni uno dei nostri passatempi preferiti era quello di ritrovarci a casa di Fulvio, leader carismatico del nostro “giro”, per dedicarci a rappresentazioni varie , che spaziavano dalla commedia al festival musicale.
Erano gli anni in cui imperversavano le gare canore come il Cantagiro  e le sfide per i primi posti, negli spettacoli televisivi, erano quasi sempre tra Claudio Villa, Massimo Ranieri e Gianni Morandi.

Noi ragazzetti eravamo già un pò più evoluti e guardavamo verso gruppi alternativi, i Dik Dik, l’Equipe 84, i Camaleonti and so on...
Il nostro festival casalingo, presentato da Fulvio, prevedeva la presenza di maschi e femmine, ed ognuno aveva il compito di presentare un brano diverso.
Alla fine erano gli stessi cantanti che si trasformavano in giuria e decretavano il number one.
Il tutto veniva registrato sul mio registratore a bobine “Geloso”, che ancora posseggo, funzionante.
Su quelle bobine sono impresse per sempre le nostre voci di bambini, e considerati i tempi… poco tecnologici, non mi sembra male.
Tra i vari gruppi che ci interessavano ai tempi, ricordo bene The Rocks.
In più degli altri avevano l’attrattiva di essere inglesi e di avere un accento invidiabilmente riconoscibilissimo.
Erano vestiti come piaceva a noi, con i pantaloni scampanati, le giacche aderenti ed avevano i capelli lunghi.
Ricordo che una cosa che ci aveva colpito moltissimo era il fatto uno di loro, mi pare fosse il bassista Bobby, aveva avuto problemi con la giustizia.
Questo era qualcosa in più che aveva a che fare con la trasgressione, elemento che in alcuni momenti della vita ha il suo peso.
I Rokes, come costume del tempo, parteciparono ai vari film legati alle loro canzoni, così come facevano Rita Pavone, Bobby Solo, Little Tony, Don Backy e Morandi.
Shell Shapiro, leader del gruppo, e’ ancora adesso in Italia e, seppur con ruoli diversi, e’ restato nell’ambito musicale, con successo.
Ma il suo accento non è cambiato di una virgola e chi dovesse ascoltarlo ora, dopo molti anni, non troverebbe differenze, e forse sarebbe obbligatoriamente catapultato, come me, nel passato.


Vediamo qualche nota biografica.
Il gruppo si forma in Inghilterra nel 1960 con il nome Shel Carson Combo, con Shapiro alla voce e alla chitarra, Posner al basso, Shepstone alla batteria e Vic Briggs alla chitarra solista;
Shapiro è l'unico dei quattro che ha avuto esperienze di un certo rilievo, in quanto per quasi due anni ha suonato nei The Blue Caps, gruppo accompagnatore di Gene Vincent, e diventa presto il leader del gruppo.
Shepstone e Shapiro erano stati compagni di scuola, ed avevano suonato insieme in gruppi studenteschi.
Dopo una serie di esperienze in patria, nell'autunno del 1962 anche gli Shel Carson Combo (come i Beatles) si recano a suonare ad Amburgo.
E'è in quest'occasione che Briggs lascia il gruppo, sostituito da Charlton .
Cambiano il nome in The Cabin Boys e, tornati in Inghilterra, vengono contattati da Colin Hiks che deve effettuare un tour in Italia: aveva infatti riscosso un certo successo con la canzone "Giddyup a ding dong", inserita nella colonna sonora del film"Europa di notte".
Durante il tour, a Torino avviene l'episodio che cambia la loro carriera: Colin Hicks prima del concerto perde la voce, ma lo spettacolo non viene annullato, ed al gruppo viene chiesto di suonare al suo posto; eseguono quindi il loro repertorio, costituito da cover di brani blues e rock'n'roll, e riscuotono un notevole successo, al punto che vengono scritturati per effettuare dei concerti in autonomia.
A questo punto la band decide di cambiare il nome, anche per segnare la differenza rispetto al periodo con Colin Hicks.

The Rokes in Italia.

Durante una serata del tour all' Ambra Jovinelli di Roma, vengono notati da Teddy Reno, manager di Rita Pavone, che propone loro di effettuare la tournée come gruppo di accompagnamento della cantante torinese, e che inoltre diventa loro produttore, procurando un contratto con l'ARC, per cui incidono il primo 45 giri, contenente sul lato A un classico rock'n'roll.
Grazie a Teddy Reno, partecipano nello stesso anno al Festival degli sconosciuti di Ariccia con "Un'anima pura", ottenendo un buon piazzamento , e vengono poi scritturati per lo spot dei gelati Algida su Carosello, aumentando la loro popolarità e la fama, grazie anche alla riconoscibilità del loro caratteristico accento inglese nel lanciare lo slogan :"Posso dire una parola? C'è un Algida laggiù che mi fa gola".

Il successo
L'esplosione, però, avviene con la canzone "C'è una strana espressione nei tuoi occhi," cover di "Walk in the room" scritta dalla cantautrice americana Jackie De Shannon, ma portata al successo dai Searchers, che entra nelle prime posizioni della Hit Parade, consentendo loro di incidere il primo 33 giri.
In questo periodo le serate aumentano, diventano uno dei gruppi principali del Piper, e girano anche alcuni film, come "Rita, la figlia Americana", dove hanno modo di recitare insieme a Totò e di presentare alcune canzoni come "wind will carry thme byTake a look"," No, no, no", "Grazie a te ".
Il biennio 1966-67 è quello in cui raggiungono l'apice del successo, grazie soprattutto a due 45 giri: "Che Colpa Abbiamo Noi ", che si piazza al secondo posto in classifica allo storico Cantagiro del 66 e conquista il primato nella classifica delle vendite di dischi a 45 giri, e "È la Pioggia Che Va".
Caratteristiche nelle loro esibizioni dal vivo le insolite chitarre "Eko", a forma di freccia, successivamente definite "Eko Rokes".
Nel 67 partecipano al Festival di Sanremo con "Bisogna saper perdere", che ottenne un buon successo di vendite, come " Eccola di nuovo", e " Cercate di abbracciare tutto Il Mondo Come Noi".

Il declino

Nel '68 si presentano nuovamente al Festival, con la canzone "Le opere di Bartolomeo".
Il brano ,non pienamente riuscito, diventa un flop dal punto di vista delle vendite, ed anche i successivi (con la sola eccezione di "Lascia l'ultimo ballo per me") risulteranno scarsi successi.
Tornano per la terza volta a Sanremo, presentando "Ma che freddo" fa in coppia con Nada, ma è la versione di quest'ultima quella che viene ricordata, pur essendo ben eseguita anche quella dei Rokes.
Subito dopo il festival i Rokes tengono alcuni concerti dal vivo, di cui due tenuti al teatro Parioli di Roma: queste serate verrano registrate, e saranno pubblicate in un cd solo nel 93 dalla la rivista di collezionismo musicale "Raro".
Ascoltando nell'album l'introduzione parlata di Shel si viene a sapere che pochi mesi dopo era prevista l'uscita di un disco dal vivo, intitolato "Due ore con i Rokes", progetto che evidentemente la casa discografica abbandonò.
In ogni caso, l'ascolto dell'album consente di apprezzare le notevoli capacità dal vivo come musicisti dei Rokes, al di là delle incisioni in studio.
La mancata pubblicazione del disco, unita ai pochi riscontri commerciali degli ultimi 45 giri ed alle aspirazioni da solista di Shel Shapiro portarono quindi il gruppo allo scioglimento nel 1970.
Shapiro resta nel mondo musicale, dedicandosi sia ad una carriera come cantautore che all'attività di produttore ed autore per altri interpreti, mentre Charlton apre una galleria d'arte a Roma per poi dedicarsi alla pittura; per poco tempo, a causa delle disavventure giudiziarie di Alfio Cantarella, Shepstone suona la batteria con gli etermi amici/rivali dell'Equipe 84, per poi ritornare a vivere in Inghilterra, imitato da Posner.






2 commenti:

  1. ho conosciuto più tardi The Rokes .. Michel Polnareff ..i Quelli ed in genere la musica italiana fine anni 60..Fu per me un piacevole ritorno alla beatlesmania il ricordo delle feste di compleanno dei festini a ritmo di shake durante i fine settimana a casa di qualcuno.Da subito invece ho apprezzato Donovan...noto un'pò dappertutto, scandinavia compresa.. fino a quando non fu tentato dalla spiritualità indiana.....in seguito smisi di ascoltarlo

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  2. Il simpaticissimo bassista Bobby Posner (amico su Facebook) è tuttora attivo in Inghilterra.
    Erano veramente molto simpatici e di sicuro mi hanno fatto venir voglia fin da bambino di formare una band, cosa che poi per motivi prima di studio e poi di lavoro ho fatto solo alla soglia dei 50 anni.

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