La scorsa settimana
ho presentato qualcosa su “Funtwo”
, un prodigioso chitarrista in erba, orientale e sconosciuto, capace di
catalizzare l’attenzione e di provocare forte emulazione nel popolo della rete.
Il
mio amico Eddy , commentando le prestazioni di Funtwo
e Jerry C ,
anch’esso orientale, ricordava un grande strumentista, secondo lui poco conosciuto.
Sto
parlando di Yngwie Malmsteen , incredibile chitarrista che per me non e’ una novita’.
Posseggo
infatti un DVD del cosiddetto G3.
Il
G3 e’ un concerto ,od una serie di concerti (non mi e’ chiaro, ma non e’
importante), che prevede la presenza di 3 “enormi chitarristi” sul
palco , singolarmente e poi tutti assieme.
Credo
che le presenze fisse siano quelle di Steve Vai e del suo maestro Joe Satriani,
con l’aggiunta , di volta in volta di Eric Johnson, Jon Petrucci , e appunto Yngwie
Malmsteen.
Nel
DVD a cui accennavo si puo’ godere di un trio stellare.
Non
credo possa soddisfare ogni palato, ma chi segue la musica, e chi in
particolare ama la chitarra, non puo’ che rimanere sbalordito davanti a tanta
abilita’ tecnica , velocita’ e padronanza dello strumento.
Di
Steve Vai ho gia’ presentato su questo blog la sfida con Macchio nel film Missisipi
Adventure ed ora
propongo due piccoli filmati relativi a Malmsteen , uno classico,
on stage , ed uno blues, in studio.
Credo
che siano esemplificativi del personaggio.
Ma
chi e’ Yngwie Malmsteen?
Vediamo
le notizie trovate in rete.
“…… non c'è dubbio che il chitarrista svedese
sia diventato ormai l'emblema del virtuosismo applicato alle sei corde.
Lars Johann Yngwie Lannerback nasce il 30 giugno 1963, a Stoccolma, in una numerosa famiglia borghese,
dimostrando precoce talento musicale già in giovane età.
E nota la storiella relativa alla
folgorazione che l'avrebbe portato ad imbracciare la chitarra:
un giorno, incantato davanti alla
televisione, a sette anni, vide un programma televisivo dedicato Jimi Hendrix e rimase
folgorato.Yngwie, con l'irraggiungibile obiettivo di Jimi davanti, suda le
fatidiche sette camicie e dopo orgie di scale, arpeggi e quant'altro, riesce a
raggiungere i livelli tecnici da tutti conosciuti.
Naturale dunque il suo inserimento nelle
prime rockband ,ma è solo quando il virtuoso invia una demo a Mike Varney della
rivista "Guitar
Player" che
la sua carriera comincia a prender corpo. Varney, uomo
con uno spiccato senso degli affari, invita Malmsteen in America per incidere
per la sua etichetta .
il 23 febbraio 1983, Yngwie Malmsteen vola in
California con la chitarra in mano e si unisce ad una nuova band di Los
Angeles, gli "Steeler", giovane
gruppo che suonava nei club.
Le prime performance e incisioni realizzate
con gli Steeler, portano in brevissimo tempo Yngwie allo status di rocker di
culto.
Il "solo album" di debutto (l'ormai
celeberrimo "Rising Force", Polydor 1984), realizzato
precocemente e con grande sicurezza, se forse non presenta musiche di
particolare spessore, certo mette in luce lo spericolato controllo digitale del
funambolico svedese.
Il consenso arriva in fretta, e così anche i
fan, che cominciano a guardarlo con ammirazione (specialmente in Giappone, dove
già si parlava di lui da tempo). Da allora tutti i suoi album hanno venduto
sostanzialmente bene, anche se durante le interviste, il solista ha sempre
professato la ricerca della perfezione e l'avversione per i prodotti
commerciali. Malmsteen ha riservato poi particolare
predilezione per i grandi compositori classici, da lui ostentatamente venerati
e citati, spesso con un misto di ingenuità e con l'ombra incombente del puro
vezzo intellettualistico. Questa spolverata di cultura non gli ha impedito di
realizzare alcune trascrizioni pericolosamente in odore di kitsch, com'è il
caso della sua versione dell'"Aria sulla quarta corda", di Bach. Turbolenta invece la cronistoria delle sue
collaborazioni: Yngwie Malmsteen ha spesso parlato con espressioni poco
amichevoli da parte dei due ultimi manager, Andy Trueman e Larry Mazer; le
pressioni del successo e quelle dei tour hanno poi spinto il chitarrista
svedese ad assumere e a licenziare un ampio numero di cantanti, mentre i
bassisti sono andati e venuti senza colpo ferire. Ad ogni buon conto, negli
anni Yngwie ha mostrato una buona dose di maturazione, accreditandosi più come
songwriter che come ardente virtuoso della chitarra. “
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