“Starless" dei King Crimson è un brano che merita un'analisi approfondita, un pezzo monumentale, un vero e proprio viaggio musicale che ha segnato un'epoca nel rock progressivo, ma al di là dei “giudizi universali”, è una di quelle tessere che compongo il mio mosaico ideale, tendente alla perfezione, e qui la passione per il genere c’entra poco.
Uscito nel 1974, inserito nell’album “Red” -
ultimo a nome King Crimson negli anni Settanta -, è la composizione più lunga
con i suoi dodici minuti di durata.
Inizialmente destinato a trovare spazio in “Starless and Bible Black”, Fripp e Bruford ne decisero la rilocazione nell'album ad esso successivo.
"Starless" è più di una semplice canzone, è un'esperienza. La sua durata, la complessità delle strutture armoniche e ritmiche, l'intensità emotiva, la rendono un vero e proprio masterpiece.
Il brano si apre con un'atmosfera densa e malinconica,
dominata da un basso profondo e melodie sospese, con un tessuto di archi al
mellotron, una struggente linea di chitarra che si alterna al sassofono e al
violino, e poi parte la strofa.
Senza nulla togliere a chi ancor oggi propone la parte vocale, il cantato del compianto John Wetton rimane per me insuperabile.
Questo inizio crea un senso di attesa e di mistero che
avvolge l'ascoltatore.
La tensione cresce costantemente, con l'aggiunta di nuovi strumenti e l'intensificazione del ritmo, e la chitarra di Fripp, con le sue note lunghe e sospese, contribuisce a creare uno stato ipnotico.
Dopo un crescendo graduale, il brano raggiunge un apice di
intensità con una evoluzione sonora che coinvolge tutti gli strumenti. È un
momento di catarsi, un rilascio di tutta l'energia accumulata nei minuti
precedenti.
Dopo l'esplosione, il brano si chiude con un ritorno alla calma iniziale, lasciando l'ascoltatore con un senso di profonda soddisfazione.
La struttura di "Starless" è difficile e
articolata, con sezioni che si alternano e si sovrappongono. Questa complessità
contribuisce a creare un senso di disorientamento e di profondità.
Secondo l'autore del testo, Richard Palmer-James, esso ha a che fare con la rottura tra due amici intimi e di come il futuro senza l'un l'altro sembri "spoglio" e "privo di stelle", ma la grandezza della trama sonora oscura qualsiasi tipo di lirica, anche se, ripeto, la voce di Wetton è tra le più belle mai ascoltate.
"Starless" è a mio giudizio un brano che va oltre
la semplice musica. È un'esperienza che coinvolge tutti i sensi e lascia un
segno indelebile nell'animo dell'ascoltatore, un pezzo che va ascoltato e
riascoltato, ogni volta scoprendo nuove sfumature e nuovi significati.
Robert Fripp: chitarra e mellotron
John Wetton: basso e voce
Bill Bruford: batteria e percussioni
Ospiti
Mel Collins sax, Robin Miller, oboe
Traduzione Starless – King Crimson
Testo tradotto di Starless
Sundown dazzling day
Gold through my eyes
But my eyes turned within
Only see
Starless and bible black
Tramonto di un giorno abbagliante,
Oro che mi attraversava gli occhi,
ma i miei occhi si rivolsero in
dentro
Vedendo solo
una notte senza stelle e nera come la Bibbia
Old friend charity
Cruel twisted smile
And the smile signals emptiness
For me
Starless and bible black
La carità di un vecchio amico
dal sorriso perverso e crudele,
Ma è un sorriso che indica (solo)
vacuità,
per me,
senza stelle e nera come la Bibbia
Ice blue silver sky
Fades into grey
To a grey hope that oh yearns to be
Starless and bible black
Un cielo argentato e azzurro come il
ghiaccio
sfuma nel grigio,
in una grigia speranza che – oh –
anela ad essere
senza stelle e nera come la Bibbia