La moglie di David Gilmour, Polly
Samson, ha postato delle foto di lui che lavora in studio con una serie di
musicisti.
David Gilmourha lavorato in studio a un nuovo
disco solista, la cui uscita è prevista per il 2024.
Il nuovo album sarebbe il seguito di Rattle
That Lock del 2015, il quarto album solista di Gilmour, anche se da allora
ha pubblicato il singolo solista Yes I Have Ghosts nel 2020 e il singolo
a sorpresa dei Pink Floyd Hey Hey, Rise Up nel 2022.
La notizia è stata riportata dal sito
web dei Pink Floyd Neptune Pink Floyd, che ha ripreso una serie di post
sui social media della moglie di Gilmour, la scrittrice e paroliera Polly
Samson, che ha pubblicato sul suo account Instagram una serie di fotografie di
David che lavora in studio con vari artisti.
Tra questi, il bassista di lunga data
Guy Pratt (che compare anche in Saucerful of Secrets di Nick Mason),
Roger Eno al pianoforte, il batterista Adam Betts – che ha già lavorato con
Jarvis Cockern – e il bassista Tom Herbert (The Invisible e Polar Bear).
Samson ha anche confermato il nuovo
album in un'intervista con il sito web rumeno Ziles Inopti, affermando: "Spero
di tornare con un nuovo romanzo il prima possibile. Al momento sto lavorando
con David Gilmour su nuove canzoni. Promettente, vero?"
Non ci sono ancora notizie ufficiali su una potenziale
data di uscita.
Air Cutè il quarto album in studio della
band rock inglese Curved Air, pubblicato
nel 1973. L'album è stato prodotto da Chris Thomas e registrato presso
gli studi Morgan di Londra.
Air Cut segna l'inizio di un nuovo capitolo
nella carriera dei Curved Air. La band ha abbandonato l'approccio più
sperimentale e barocco dei primi album per abbracciare un suono più diretto e
rock. Il risultato è un album più accessibile e radiofonico, ma che non
rinuncia alla complessità e alla raffinatezza della musica dei Curved Air.
Il disco si apre con "The Purple Speed Queen", un'energica canzone pop, e termina con "Easy", un'intima ballata folk. "Two Three Two"
è un altro brano rock potente, mentre "Metamorphosis" è
un'elaborata suite che spazia da elementi rock ad altri classici. Da segnalare "Elfin Boy", una dolce e sognante ballata folk.
Air Cut è un album ben riuscito che
dimostra la maturità artistica dei Curved Air. La band ha trovato un equilibrio
tra la sperimentazione e la semplicità, creando un album che è sia accessibile
che stimolante, un must have per tutti gli amanti del rock
progressivo e della musica degli anni '70.
David Jackson, ex membro dei VdGG, pubblicherà il
nuovo album Keep Your Lane con il percussionista e produttore
olandese René van Commenéea febbraio
L'ex sassofonista dei Van der Graaf
Generator David Jackson e il percussionista e produttore olandese René
van Commenée hanno condiviso il loro nuovo singolo natalizio Gateway, che potete ascoltare a seguire.
La coppia ha recentemente annunciato
che pubblicherà un nuovo album in studio, Keep Your Lane,
attraverso la Talking Elephant Records il 2 febbraio.
Il nuovo album contiene una nuova
versione di Pioneers Over c dei Van der Graaf, originariamente
dall'album del 1970 H To He Who Am The Only One, mentre l'ultima
traccia, Felona, attinge dalle idee che Jackson e l'ex compagno
di band Peter Hammill pensarono per Le Orme per la loro versione inglese del
1973 di Felona e Sorona, brani rielaborati appositamente per il nuovo
album.
<<Il brano è stato ispirato
dall'atmosfera evocata dal singolo natalizio di Kaprekar Constant, “All You
Wish Yourself>>, spiega Jackson. "Ho scritto una marcia di
coda per questo, che non è mai stata usata, ma quando l'ho inviata a René ha
creato un pezzo completamente nuovo".
Keep Your Lane vede anche la partecipazione dell'ex
bassista dei Porcupine Tree Colin Edwin, Dorie Jackson - la figlia di Jackson
con la quale si esibisce nei Kaprekar's Constant -, Andrew Keeling e John
Ellis.
È morto il 15 dicembre 2023, all'età
di 79 anni, Robert Johnson, chitarrista, cantante e compositore britannico. È
stato membro del gruppo folk rock britannico Steeleye Span dal 1972 al 1977 e
di nuovo dal 1980 al 2001.
Era nato a Londra. Sua madre era
un'insegnante di musica. Ha studiato alla Westminster City School di Londra e
all'Università dell'Hertfordshire.
Johnson suonò chitarre acustiche ed
elettriche e cantò nell'album del 1972 del suonatore di dulcimer degli
Appalachi Roger Nicholson Nonesuch for Dulcimer, accreditato come Robert
Johnson. Nel 1972 divenne membro della band folk elettrica inglese Steeleye
Span, dopo essere stato introdotto dal violinista Peter Knight.
È apparso per la prima volta
nel quarto album del gruppo, Below the Salt, dove ha cantato nella traccia
"King Henry". Insieme a "King Henry", introdusse molte
delle canzoni più conosciute della band nel repertorio, come "Thomas the
Rhymer", "Alison Gross", "Long Lankin" e
"Gaudete".
Nonostante abbia cantato in molte
canzoni, era una sorta di membro di sottofondo. Johnson lasciò temporaneamente
gli Steeleye Span nel 1977 per lavorare su un concept album, The King of
Elfland's Daughter, insieme a Peter Knight. Tuttavia, tornò nel 1980 per
registrare Sails of Silver. Dopo l'abbandono di Tim Hart dalla band nel 1980,
Johnson divenne l'unico chitarrista e un membro più importante, assumendo un
ruolo centrale per gli album Back in Line (1986) e Tempted and Tried (1989).
A causa di motivi di salute, lasciò
gli Steeleye Span nel 2000, ma tornò l'anno successivo per registrare Present
– The Very Best of Steeleye Span. Tuttavia, i suoi problemi di salute gli
impedirono di andare in tour, così fu sostituito da Ken Nicol. Ciononostante,
ha continuato ad essere coinvolto con la band, contribuendo alla scrittura di
canzoni e alla voce per i loro album in studio, l'ultimo dei quali è Wintersmith
nel 2013.
Nel 2023, Steeleye Span ha pubblicato
una nuova registrazione del brano "The Green Man", scritto da Bob
negli anni '80 ma mai pubblicato ufficialmente. Il riff di chitarra è stato riproposto da Bob
per la canzone "Well done, Liar" nell'album del 2000 Bedlam Born.
Johnson era uno psicologo
qualificato, avendo conseguito una laurea presso l'Università
dell'Hertfordshire. Ha avuto due figli, Barnaby e Holly, con la sua prima
moglie, Jane. Al momento della sua morte, era sposato con la sua seconda
moglie, Mandy.
Il 16 dicembre, l'account Twitter Steeleye
Span ha rilasciato una dichiarazione in cui annunciava la sua morte, dicendo
che "stava male da alcuni mesi, ma alla fine ci ha lasciato alla
ricerca della fine dell'arcobaleno".
Ultimo incontro dell’anno utile a
presentare il libro “Woodstock - Ricordi,
aneddoti, sentimenti diffusi”, di Pintelli/Enrile/De
Negri.
La location destinata all’evento era
in questo caso il magnifico Centro Mezzalunga di Celle Ligure, che ospita con continuità eventi
sociali e culturali.
Buona la partecipazione di pubblico e,
soprattutto, l’interesse reale, quello che chi guida l’incontro percepisce al volo
e rispetto al quale è possibile cambiare indirizzo alla narrazione.
Ormai è cosa collaudata, il
contenitore realizzato soddisfa tutti… i meno giovani che hanno il piacere del
ricordo che, niente come la musica riesce a stimolare, ma risulta piacevole anche
per le nuove generazioni - incontrate da ottobre ad oggi - che afferrano il
significato racchiuso tra le pagine del libro, che utilizza il festival per
raccontare cosa accadde in quel magico 1969.
Ogni incontro avuto è stato caratterizzato
da differenti contorni e nessuno dei sei episodi si può considerare
sovrapponibile. Ieri, ad esempio, il driver era per la prima volta Mauro Selis, melomane e
psicologo, partecipante attivo nel “progetto Woodstock”, che ha sintetizzato il concetto di “LSD”, caratterizzante dei tre giorni di pace, amore e musica.
Eppoi un ospite, Sandro Signorile,
che assieme a Roberto Storace ha proposto una versione particolare di “4
+ 20”, ovviamente di CSN&Y, band la cui musica è stata utilizzata
nel corso della presentazione.
Parte musicale ad appannaggio dei B.E.S.T.
(BRIANO Marco, ENRILE Athos, STORACE Roberto, TERRIBILE
Giuseppe) e lettura finale di Maura Genta.
Divertente, utile, aggregante,
coinvolgente… tutti aggettivi ascoltati alla fine delle tante presentazioni,
che di tutto sanno tranne che di spinta alla nostalgia.
Siamo solo all’inizio, le intenzioni
per proseguire in diverse direzioni esistono per cui… stiamo arrivando!
Un caloroso ringraziamento a Carla
Camoirano che ci ha ospitato con estrema gentilezza nel Centro Mezzalunga!
Recensire - seppur in modo semplice e
avvicinabile da chi non conosce la band - l'album "Angel's Egg" dei Gong significa immergersi in un viaggio musicale
straordinario, pieno di avventure psichedeliche e sperimentazioni sonore.
L’album è il quarto della band, ed è
stato pubblicato il 7 dicembre 1973. È anche il secondo della trilogia Radio
Gnome Invisible, che si conclude con il successivo “You”.
Qualche nota estremamente sintetica
sul gruppo Franco britannico…
I Gong sono un gruppo di rock
progressivo fondato dal musicista australiano Daevid Allen, precedentemente
membro dei Soft Machine. Il loro stile è talvolta catalogato anche come space
rock ed ha uno strettissimo legame con la scena di Canterbury. Una delle
caratteristiche più particolari del gruppo è l'anticonformismo dei suoi membri
(a partire da Allen), e la variopinta "mitologia" messa in scena nei
loro testi. Intorno al gruppo principale Gong hanno ruotato un grande numero di
formazioni e gruppi paralleli (Pierre Moerlen's Gong, Planet Gong, Mother Gong,
New York Gong ecc.) che complessivamente sono noti come la Gong Global Family.
Ma veniamo al disco, uno di quelli a
cui mi sono avvicinato per caso da adolescente e da cui non mi sono mai più “staccato”!
"Angel's Egg" si
apre con la traccia "Other Side of the Sky", un brano
che incarna perfettamente lo spirito cosmico e avventuroso dei Gong. Con una
combinazione di strumenti tradizionali, sintetizzatori spaziali e testi
surreali, la band crea un'atmosfera unica che cattura l'ascoltatore e lo
trasporta in un universo alternativo.
La suite di "Sold to the
Highest Buddha" è un altro punto culminante dell'album. Con i suoi
cambiamenti di ritmo, le improvvisazioni e i vocalizzi eccentrici di Daevid
Allen, il brano offre un viaggio musicale straordinario e indimenticabile. Le
influenze jazz, rock e progressive si fondono insieme in una miscela
affascinante che caratterizza la musica dei Gong.
"Angel's Egg" è un
album ricco di sfumature e varietà. Dalla ballata psichedelica "Prostitute
Poem" alla travolgente e frenetica "Sold to the Highest Buddha", l'album presenta una serie di tracce che si
distinguono per la loro originalità e creatività. Le sonorità eccentriche, i
cambiamenti di tempo e le strutture musicali complesse fanno di questo album
un'esperienza unica nel suo genere.
La produzione di "Angel's
Egg" è impeccabile e la qualità del suono permette di apprezzare appieno
gli intricati dettagli musicali e le sfumature sonore, che rendono l'ascolto
un'esperienza coinvolgente e coinvolgente.
Un album che merita di essere
scoperto e apprezzato dagli amanti della musica sperimentale e del rock
progressivo, lavoro che trasporta l'ascoltatore in un viaggio psichedelico e
avventuroso, attraverso suoni stravaganti e testi surreali. Nonostante siano
passati molti anni dalla sua pubblicazione, l'album conserva ancora tutto il
suo fascino e la sua rilevanza. È un classico intramontabile che dimostra la
genialità e l'originalità dei Gong come band.
Non capita spesso di poter abbinare l’uscita di un album alla
sua rappresentazione live, ma quando accade si riesce a dare seguito ad un progetto,
magari di lunghissima gestazione, che gratifica musicisti e presenti.
È da poco uscito “Puer Aeternus”
degli Ancient Veil, e il 7 dicembre è
andato in scena a Genova il concerto/presentazione a La Claque in Agorà -
Teatro della Tosse.
Questo il mio commento al disco e l’intervista ad Alessandro
Serri e Edmondo Romano:
Un teatro gremito ha quindi partecipato ad una proposizione davvero complessa suddivisa in diversi episodi.
Occorre dire che i protagonisti ospiti nel disco sono
moltissimi, solo in parte presenti sul palco, ma in ogni caso la formazione più
completa di serata ha visto 14 persone on stage.
Una prima parte ad appannaggio di Sophya Baccini che,
tra voce e piano, ha proposto suoi brani dall’album “ANIMATESI”,
coinvolgendo anche Martin Grice e Edmondo Romano.
Molto coinvolgente, apprezzata dall’audience, ha saputo creare
attimi di intimismo puro, come si potrà catturare dal video a seguire.
Alla fine della sua performance entrano in scena gli Ancient
Veil e, senza commento alcuno, snocciolano tutto il nuovo album,
presentando su palco un sestetto di archi e fiati composto da:Roberto Piga e Fabio Biale al violino,
Ilaria Bruzzone alla viola, Kim Schiffo al violoncello, Francesco
Travi al fagotto, Valeria Trofa all’oboe.
A loro si sono aggiunti a tratti Sophya Baccini alla
voce, Martin Grice ai fiati e Simona Fasano alla voce.
Davvero complicato poter assemblare così tanti strumenti di
natura diversa e rendere l’idea di suono immaginata da Romano e Serri, ma ciò
che arriva al pubblico, competente e attivo, è un sound avvolgente, con trame
molto complicate che uniscono teatralità a classicità, rock a momenti acustici,
e l’apprezzamento è generalizzato.
Per inciso la band è composta da Alessandro Serri -
chitarre e voce -, Edmondo Romano - tutti i fiati possibili e voce - Luca
Scherani alle tastiere, Massimo Palermo al basso e Marco Fuliano
alla batteria.
Immagino la sorpresa per chi ha ascoltato per la prima volta “Puer
Aeternus”.
La terza parte di spettacolo è stata dedicata a musica
pregressa del binomio Serri/Romano, un excursus sul versante prog che ha
entusiasmato i presenti.
Meravigliosi i duetti tra Baccini e Fasano, delicati gli
interventi di Grice, interessante la performance del “sestetto”, probabilmente
abituato a situazioni più auliche, eccezion fatta per il mio concittadino Fabio
Biale, di cui conosco personalmente la versatilità, e a un certo punto mi è
sovvenuto un concerto olandese degli YES nel 2001, quando un gruppo di
orchestrali seriosi, molto rigidi e composti durante la performance, nel corso
del bis (“Rondabout”) si scatena e dimostra che la musica, certa musica,
induce alla modifica di comportamenti ortodossi.
Mi è piaciuta molto l’amalgama della band che, oltre ai due “creatori”
ha messo in evidenza un grande Scherani e una potente sezione ritmica, con un
Fuliano che ha dimostrato di poter “vivere” a pane e tempi composti.
Tre ore di concerto, un grande divertimento e un
apprezzamento incondizionato.
Lo so, i musicisti non sono mai contenti, la perfezione pare
l’unico obiettivo possibile, ma i live servono ad altro, ad esempio a creare un
rapporto osmotico col pubblico, un continuo dare e avere che è il sale della performance.
Nel video a seguire, oltre a Baccini/Grice, propongo un altro
brano che fa parte della terza parte dello spettacolo e quindi non compare mai il
“sestetto delle meraviglie”, ma per quello ci sarà tempo, perché tutto è stato
registrato e al momento opportuno, suppongo, verrà messo in circolo.
Una bella serata di musica, di più non si poteva chiedere!
Maurilio Rossi e i suoi GOAD preparano un grande regalo agli appassionati
di musica, e a Natale i doni fanno sempre piacere!
Il loro sedicesimo atto discografico si intitola
“Titania”, un lavoro monumentale composto
da 14 tracce originali per un totale di oltre 75 minuti, più un live che
ripropone brani del 2006 performati a Genova (12 tracce nel CD, mentre nel
vinile sono presenti 2 bonus tracks).
Vorrei limitarmi ad un commento basato sugli
stati emozionali, perché nell’articolo è presente tanta oggettività, che si
snocciola attraverso l’intervista che ho realizzato con Maurilio Rossi e che
propongo a seguire, oltre a tutti i dati ufficiali (compreso l’ascolto di “Titania”)
fruibili al seguente link:
Tutto questo mi porta a dilungarmi nella
scrittura, ma ho sempre la speranza che esistano giovani curiosi che abbiano
voglia di perlustrare strade per loro sconosciute, e in quel caso i dettagli
diventano fondamentali per comprendere.
Ancora una volta Rossi trae spunto dalla
letteratura inglese (da Shakespeare a John Keats), ed emergono storie che corrispondono
a canoni letterari ben codificati, con particolarissimi problemi esistenziali cesellati
dal fine pensiero degli autori, a cui l’aggiunta di magnifiche trame sonore e
fornisce ulteriore lustro.
I GOAD nascono nel bel mezzo dei seventies per
mano di Maurilio Rossi, influenzato dai nuovi modelli musicali che arrivavano
da oltremanica, e di quella musica, così lontana dal punto di vista temporale,
tutto resiste, tutto è parte di questo nuovo progetto che perlustra ogni
possibile strada, ogni possibile esperienza; per arrivare alla costruzione di
“Titania” non basta aver assimilato la scuola dei vecchi miti con cui l’autore
si è formato, ma è necessario metterci del proprio, dimenticare le etichette e
pensare alla bellezza globale della musica, che non è solo perfezione tecnica o
abilità nel crearla e proporla, ma occorre arrivare a toccare punti che
sappiano sfiorare l’anima di chi ascolta, e a questo punto le etichette e
l’incasellamento non hanno più nessun valore.
Un piccolo esempio: le tracce che compongono
l’album sono molto corpose, anche dal punto di vista della quantità, e richiedono un
certo impegno se si vuole entrare bene all’interno del progetto. E poi, tra
tanti brani elaborati, ne esce fuori uno da 74 secondi, “Sea Bird”,
e io mi commuovo sentendo la voce di Maurilio (che in questo caso sfiora il
colore di Jon Anderson), mi emoziono captando le atmosfere rarefatte che
forniscono aulicità al momento, che diventa magico e, fortunatamente,
ripetibile!
Ho trovato tutta la “mia musica” condensata in un
unico spazio, ho goduto dei cambi di ritmo e di situazione, della miscela di
generi, con tappeti di tastiere che propongono una classicità che, seppur
impiegata nel rock, è diventata immortale.
E quando il lunghissimo viaggio finisce, occorre
una pausa riflessiva, perché un muro sonoro e lirico di tale portata potrebbe
spiazzare, e allora occorre metabolizzare l’esperienza appena vissuta.
Una volta ripreso il fiato ci aspetta un secondo
capitolo, il live genovese del 2006 che ci regala una versione speciale della
band, ricordando sempre che è in quella fase che i musicisti trovano maggiore
soddisfazione, quando cioè esiste un’audience a cui dare e da cui prendere.
Consigliatissimo! Ma forse sarà interessante
leggere le parole di Maurilio Rossi con cui ho dialogato!
La chiacchierata con Maurilio Rossi
Sono passati due anni da quando commentai “La
Belle Dame”: appare obbligatorio chiederti qualcosa a proposito delle tue
vicende musicali che uniscono quel disco a quello attuale: di cosa parla
“Titania”?
È il proseguimento della “Belle Dame” nell’uso
dei testi di Keats. GOAD ha musicato una mole ponderosa di versi da
"Endimione", del poeta inglese. “TITANIA” è nominata più volte nelle
sue liriche. Poesia come memoria, sogno senza sonno (vedi Poe invece, la vita
come un sogno dentro un sogno, musicato da GOAD NEL 1994). Le muse di Keats
sono i grandi poeti del passato, fra i quali giganteggia Shaespeare.
Ascoltando la vostra musica così complessa e
curata nei particolari, e vederla unita a testi così nobili viene spontaneo
pensare che, oltre ad essere un contenitore senza tempo, potrebbe apparire…
fuori tempo, collocato - come tante altri - lontano dalle conoscenze delle
nuove leve a cui non si riesce mai ad arrivare! A chi vi rivolgete con questo
lavoro?
A tutti coloro che sanno e vogliono ascoltare, leggere,
capire la complessità del mondo anche attraverso la musica e la poesia. Finché
anche soltanto uno solo farà questo, il mondo avrà un futuro.
Esiste qualche novità, se parliamo di aspetti meramente
musicali?
Di sicuro c’è stata in “Titania” la volontà di
esplorare forme musicali che, partendo dalla “canzone" intesa nella
migliore accezione (BEATLES...) si dirigessero verso il classico, il jazz, il
blues, senza porsi limiti espressivi.
Parlami della formazione e degli eventuali
“collaboratori occasionali”!
Oramai il laboratorio interattivo GOAD ha dei
membri fissi, inamovibili o quasi: Alessandro Bruno (jazzista sopraffino oltre
che insegnante di chitarra, polistrumentista), Francesco Diddi (
polistrumentista creativo, con noi dal 2006), mio fratello Gianni (lo zoccolo
duro della band, quello a cui tutti fanno riferimento sul palco e fuori perché
non perde mai un colpo), Paolo Carniani (batteria, con noi dal 1974, seppur a
fasi alterne per problemi vari, ma affidabile e preparato, capace di
interpretare sena protagonismi i brani che componiamo. Occasionalmente, ma con
grande piacere - dopo la rinuncia di Roberto Masini per limiti di età (era con
noi dal 1995), e che appare nel bonus CD in piena forma -, vi è stato Antonio
Vannucci alle tastiere, Pippo Trentastasi alla batteria, Marcello Becattini a
vari strumenti (chitarra in primis, con GOAD nel mitico album dedicato a Poe
del ’94 e dal vivo nel presentarlo nell’anno precedente). Aggiungo Martino
Rossi, mio figlio, che è stato sul palco suonando basso, samples keys e facendo
i controcanti.
La vostra discografia è sterminata ma,
guardandoti indietro, trovi il fil rouge che parte da quel lontano 1983 e
arriva ai giorni nostri?
Sì, credo che la voglia di andare oltre ogni
logica di mercato, pur non remunerativa, abbia fatto crescere la band oltre i
limiti di tempo; unico errore o pecca, aver rinunciato alla proposta di Freddy
Mercury nel 1981, ma era un gruppo differente, e vigeva la regola della
maggioranza dei favorevoli o contrari.
Chi si è occupato dell’art work e cosa
rappresenta?
È opera della magnifica produzione di Francesco
Palumbo, della My Kingdom Music, che ce lo sottopose prima di ogni scelta
alternativa. Ci piace davvero tanto! Per me, che vivo di sensazioni,
rappresenta una magnifica miscela di classico e moderno, una Nike greca con
elementi botticelliani nei fiori e altri particolari più moderni... i colori
sono magnifici!
Il progetto contiene un secondo CD dal vivo:
raccontami qualcosa sulla scelta…
Quando sottoponemmo l’idea di un live su CD,
avevamo già rimasterizzato a Roma dal nostro tecnico e collaboratore artistico
Max Cirone una serie di live dal 2000 al 2015, ma poi abbiamo avuto delle
sedute di registrazione a Firenze con pochi intimi, amici o famigliari, e
abbiamo aggiunto altri brani del 20022-23. Abbiamo scelto in base a al “Tiro”,
come diciamo noi, e all’”impatto” sonoro di ogni pezzo nella disamina dei
brani, ed è venuta fuori quella scaletta molto rappresentativa di GOAD.
Avete in previsione qualche live?
Per adesso purtroppo no, per molti motivi. I vari
membri della band suonano per mestiere, a parte da mio fratello, ed hanno band
varie o artisti con cui collaborano stabilmente. Per la musica alternativa, come
sai, i budget sono risibili e, dopo oltre 6.000 concerti di ogni tipo,
effettuati dal 1974, vogliamo salvare la nostra professionalità.
Normalmente quando esce un album esistono già i
presupposti per nuovi progetti: cosa bolle nella pentola dei GOAD?
Hai pienamente ragione. C’è un album doppio in
fase di stesura nell’arrangiamento e facciamo la spola fra Firenze e Roma...
con altre collaborazioni; oltre ai testi sacri di Keats, che sono ancora
presenti in molti brani, stavolta anche testi di GOAD originali in maggior
numero, e credo ci saranno molte sorprese dal punto di vista sia compositivo
che di scelte stilistiche, sempre in piena libertà espressiva!
Gli echi di 50 anni di storia sono
impressionanti, ma i GOAD affrontano questa nuova avventura musicale nel modo
più entusiasta ancora una volta affamati di nuove emozioni. Con
"Titania", la band capitanata dal carismatico Maurilio Rossi, continua
il suo viaggio attraverso le bellezze della letteratura inglese, questa volta
cantando l'intricata storia d'amore e vendetta della regina delle fate Titania,
protagonista dell'opera di William Shakespeare "Sogno di una notte di
mezza estate" e ancora dei meravigliosi versi di John Keats. Il sound dei
GOAD emerge come mai prima d'ora grazie alla collaborazione del producer Max
Cirone, che ha dato al sound dei GOAD un tocco magico e professionale,
arricchendo di nuove sfumature il loro Prog-Rock oscuro e atmosferico tanto
caro ai fan di Van Der Graaf Generator, King Crimson, Genesis, PFM, Procol
Harum. La musica di "Titania" diventa magica, con grandi melodie di
pianoforte, batteria anni '70 vecchio stile suonata come una partitura
orchestrale, con chitarre pulite che rasentano la crudezza da
"amplificatore-jack-strumento", e la voce che sembra l'esibizione di
un cantante in un fumoso e famigerato piccolo club. La copertina dell'album è
stata realizzata da Hans Trasid di Dis-Art Design. 50 anni e non lo dimostriamo,
questa è la storia dei GOAD, questa è la storia del Prog italiano!
La prima edizione dell'album ha come bonus un CD
live contenente 12 tracce con alcuni dei classici della band registrati a
Genova nel 2006. L'edizione in vinile includerà 2 tracce bonus.