Una trasposizione in musica delle
poesie di Eduardo De Filippo ad opera di una compositrice e cantautrice non
nuova a questi cimenti fra musica e poesia fino a meritarsi il titolo di
“musicapoeti”. Già tre volte finalista alle Targhe Tenco e tre volte vincitrice
del Premio Lunezia.
Patrizia Cirulli ritorna all’atto discografico al
tramonto del 2022, e propone “Fantasia. Le poesie
di Eduardo in musica”, un titolo icastico, almeno per quanto riguarda
i contenuti lirici.
Ho incontrato la musica della
cantautrice milanese tre anni fa, in occasione di un’altra pregevole uscita - Patrizia
Cirulli canta Alda Merini… - e la ritrovo oggi con un altro lavoro
impegnativo, affascinante, tutto da scoprire.
Che la canzone napoletana possa
essere motivo di attrazione trasversale è un dato di fatto, ma riuscire ad entrare
in un mondo così esclusivo, cercando la corretta dimensione personale, è roba
complicata. Occorre passare attraverso l’oggettività cercando la credibilità
attraverso l’interpretazione, perché entrare nella parte significa studiare e
comprendere una cultura, un periodo storico, un modo di vivere molto specifico,
e questo comporta dei rischi, pericoli che, messi sul piatto della bilancia,
possono aver fatto propendere Patrizia verso un percorso complicato e
coraggioso, e forse il senso della sfida può aver avuto un certo peso.
Sono queste mere elucubrazioni personali, non
conoscendo il legame esistente tra l’autrice e Napoli, certo è che da una portavoce del cantautorato milanese non ci si aspetterebbe questo tipo di
rappresentazione.
L'etichetta Canzone napoletana reca in sé il significato di proposizione della tradizione attraverso il dialetto in uso, classicismo
divenuto uno dei punti di eccellenza del modello italiano, un simbolo in
tutto il mondo, con brani reinterpretati in ogni luogo e da innumerevoli
artisti.
Ma gli intenti di Patrizia Cirulli
sono rivolti in questa occasione a qualcosa di ancor più complesso, ovvero la traduzione in musica delle poesie
di Eduardo De Filippo, il cui nome è sinonimo di teatro, of course, ma la
trasposizione dei suoi versi in trame sonore è un esercizio già eseguito in passato,
con buon successo. E non poteva essere diverso.
Dieci liriche, dieci poesie musicate e interpretate con rara maestria, e la cosa che più mi ha colpito è la capacità
di Patrizia di coprire un ruolo che non è frutto di DNA, ma che per essere
recitato necessita di una grande e specifica capacità, quella di saper entrare nella parte e di interiorizzare il contesto alla ricerca della veracità, che in questo caso significa diventare
intimamente napoletano.
Non era facile. Un po' come quando un
europeo va a proporre il blues in America… tanta diffidenza sino a quando si
arriva alla svolta, che può portare al rifiuto o a all’accettazione dell’artista,
giudizio che arriva direttamente dal pubblico.
La promozione pre-audience arriva dal musicologo e compositore napoletano Pasquale Scialò, che sostiene appieno il progetto e sviscera il suo punto di vista nell’introduzione dell’esaustivo booklet di accompagnamento, dove sono presenti alcuni dipinti di Beppe Stasi.
Recita il comunicato:
Ad accompagnare la compositrice e
cantautrice lombarda in questa immersione nelle atmosfere e nei suoni della “città
cantante” per antonomasia due voci di grande prestigio che chiudono, come in un
ideale abbraccio, diverse generazioni di artisti napoletani: Fausta Vetere,
della Nuova Compagnia di Canto Popolare, e Dario Sansone, dei Foja.
A sostenere brillantemente le loro voci un organico da camera che mescola antico e contemporaneo con chitarra, liuto, mandoloncello, violino, viola, contrabbasso e percussioni: un ensemble che, composto da ottimi solisti accomunati da grandi affinità elettive, imprimono al lavoro un tale equilibrio da consentire alle musiche della Cirulli di variare tra generi diversi, dal folk alla canzone d’autore.
Un lavoro estremamente complicato,
dove la disposizione delle parole rispetto al disegno sonoro deve fornire la corretta sintesi, attraverso un’espressione che metta in scena sentimenti, emozioni e creatività,
regalando un’accessibilità totale, quella che potrebbe essere negata da una non semplice captazione di un testo in forma dialettale.
Ma Patrizia Cirulli sembra davvero a
proprio agio, capace di realizzare un rapporto osmotico con l’ascoltatore, non
solo quello preparato alla proposta specifica.
Non resta che mettere il disco sul piatto e godere delle atmosfere che l’artista ci propone, scevri da pregiudizi, mente e cuore liberi, pronti per un viaggio nel tempo e nello spazio che non disegna confini.
I brani…
1. Si t’ ‘o ssapesse dicere (3:35)
2 L’ammore ched’è? (3:08)
3 Relogio cumpiacente (Fantasia)
(2:39)
4 Io vulesse truvà pace (3:33)
5 Penziere mieje (2:43)
6 Quanno parlo cu te (3:45)
7 ‘E mmargarite (3:04)
8 È notte (5:01)
9 A…B…C…D… (2:38)
10 E allora bevo… (3:37)
Poesie di Eduardo De Filippo, musiche
di Patrizia Cirulli
Patrizia Cirulli voce
Marcello Peghin direzione musicale,
chitarra classica 10 corde, chitarra baritono, chitarra basso e viola caipira
Mauro Palmas liuto cantabile,
mandoloncello, mandola
Maria Vicentini violino, viola,
bandolim
Paolo Zuddas percussioni
Salvatore Maltana contrabbasso
Salvatore Corazza percussioni in
A…B…C…D…
Fausta Vetere voce in Io vulesse
truvà pace
Dario Sansone voce in L’ammore ched’è
Produzione Patrizia Cirulli
Consulenza artistica e supervisione
Mimmo Paganelli
Gli arrangiamenti sono stati
realizzati da tutti i musicisti.
Registrato e masterizzato da Attilio
Lombardo presso The chicken coop studio, Alghero (SS).
Squilibri s.r.l.