lunedì 18 luglio 2022

Porto Antico Prog Fest, 16 luglio 2022, un pò di commento, immagini e video

Nuovo appuntamento musicale dedicato alla musica progressiva quello andato in scena il 16 luglio a Genova, l’ormai tradizionale Porto Antico Prog Fest, organizzato da Black Widow Records in collaborazione con Nadir Music.

Un raggruppamento totalmente italiano che ha visto alla fine una defezione, quella dei genovesi Melting Clock, attesissimi, ma assenti giustificati. Una parte della band era comunque presente per un saluto da quel palco che tanto avrebbero voluto calcare.

Una scaletta in ogni caso molto densa e variegata, con il top rappresentato da due band storiche che festeggiano quest’anno il mezzo secolo di attività (ma è un arrotondamento per difetto!).

Un po' di ritardo nel soundcheck ha provocato i primi problemi “collaterali” che si trascineranno per tutta la serata, creando un po’ di tensione tra chi deve realizzare le condizioni tecniche ottimali e chi cerca, giustamente, la performance migliore possibile.

Non mi soffermo oltre su uno degli argomenti che caratterizzano tutti i festival, ovvero quelle occasioni in cui il susseguirsi di differenti entità musicali provoca un continuo riallineamento del settaggio, tra cambi di strumenti e differenti esigenze.

Certo è che qualcosa in più del solito è sembrato andare storto, almeno da un certo momento in poi.


Ad aprire la manifestazione una giovane band milanese, i CYRAX, con al loro attivo un sorprendente lavoro pregresso e che hanno da poco pubblicato l’EP “Methamorphosis”.

Non è prog ortodosso il loro, molto contaminato, a tratti “duro” e caratterizzato dalla sperimentazione spinta, e di tutto ciò danno dimostrazione nel corso del loro set, purtroppo breve. Il fatto che il nuovo album presenti alcuni brani antichi, ma rivisitati in chiave acustica, la dice lunga sulla loro apertura mentale, sempre piacevole da riscontrare nei musicisti di nuova generazione.

Nel medley sonoro a seguire presento un loro frammento di serata, analogamente a quanto fatto per gli altri protagonisti.

Nel tempo disponibile ho utilizzato il backstage per approfondire e chiacchierare con i rappresentanti di tutti i gruppi e quanto prima pubblicherò le videointerviste realizzate.

I CYRAX sono: Marco Cantone alla voce, Gianluca Fraschini alla chitarra, Jacopo Bonora alle tastiere e Lorenzo Beltrami alla batteria.

 


A seguire i G.O.L.E.M., anche loro freschi di album (di esordio) - omonimo - che ha ricevuto grandi elogi e commenti positivi dalla critica.

Alle tastiere Paolo “Apollo” Negri, al basso Marco Zammati, Emil Quattrini al piano e mellotron, Francesco Lupi alla batteria e Marco Vincini alla voce.

Nel tempo disponibile danno dimostrazione di grande forza e presenza scenica, confermando ciò che emerge dall’ascolto del lavoro in studio, e come si sa, il live rappresenta il vero test probante.

Un prog sufficientemente ortodosso, ma con sprazzi di assoluta novità, un mix che l’audience ha apprezzato incondizionatamente, una performance notevole mentre il sole era ancora alto.

E arriva il momento dei G.A.S. (Gruppo Autonomo Suonatori), una band spezzina nata nel 1997, ma che solo un anno fa, grazie alla BWR, è riuscita ad arrivare al progetto discografico, il bellissimo “Omnia Sunt Communia”.

I G.A.S. sono: Claudio Barone (voce, basso, mandolino e bouzouki), Simone Galleni (chitarra, basso e bouzouki), Andrea Imparato (sax e flauto), Valter Bono (batteria), Thomas Cozzani (sintetizzatore) e Andrea Foce (piano e flauto).

Terzo gruppo e nuova diversificazione, con la proposizione questa volta di un percorso tendente al folk, con sfumature che solitamente si captano più efficacemente dal disco, ma che i G.A.S. trovano il modo di rendere pienamente fruibili anche nel contesto live.

Una bella sorpresa, un episodio che funge da spartiacque rispetto agli headliner che stanno per arrivare…

I Delirium giocano ovviamente in casa, ma fanno parte della storia della musica italiana, e occupano un posto speciale nell’organigramma musicale di BWR.

Da molti anni ormai si presentano con una line up consolidata, che prevede un unico superstite della formazione originaria, Ettore Vigo (tastiere), mentre segue a ruota Martin Grice, il fiatista anglo genovese che prese il posto di Fossati una cinquantina di anni fa; al basso, da una ventina di anni troviamo Fabio Chighini, mentre sono più recenti le acquisizioni di Alfredo Vandresi (batteria, dal 2012), del chitarrista Michele Cusato e del vocalist/chitarrista e tastierista Alessandro Corvaglia, entrambi dal 2014.

Un tuffo nel passato, ma con la certezza che al girar dell’angolo si potrà trovare un nuovo album, il cui materiale è pronto e in attesa di registrazione, il che sta a significare che entro pochi mesi un nuovo progetto vedrà la luce, per la felicità, anche, dei seguaci giapponesi che, come mi ha segnalato Vigo, non aspettano altro che poterli ascoltare, tra produzione antica e di fresca uscita.

Con i Delirium arrivano anche i problemi tecnici più seri, che costringono pubblico e band ad un supplemento di attesa, mentre monta la tensione sul palco.

In realtà il set sarà alla fine molto gradito, con un repertorio vario che si muove in un lungo spazio temporale, specchio di una invidiabile carriera musicale.

A fornire un contributo allo spettacolo sono due amici di lunga data: inizia Sophya Baccini, a cui viene lasciata la scena nel brano “Tremori antichi”, mentre lo step successivo richiama sul palco anche Lino Vairetti - che così si scalda - per il brano che non può mai mancare, a maggior ragione nell’anno del cinquantennale: mi riferisco ovviamente a “Jesahel”, il top del coinvolgimento per il pubblico presente.

L’atmosfera a questo punto è calda, manca solo la ciliegina sulla torta e compaiono gli Osanna, che percorrono questo 2022 festeggiando in modo tangibile con molteplici progetti: un nuovo album (“Il Diedro del Mediterraneo”), il CD e DVD "Osannaples" (di Deborah Farina) e il libro "L'Uomo. Sulle note di un veliero" (di Franco Vassia).

Ricordo l’attuale formazione che prevede oltre al fondatore Lino Vairetti alla voce e chitarra acustica (e armonica), Gennaro Barba alla batteria, Sasà Priore alle tastiere, Irvin Vairetti al sintetizzatore e voce, Pasquale “Paco” Capobianco alla chitarra elettrica ed Enzo Cascella al basso.

Anche per loro arrivano seri problemi tecnici, in questo caso anche di ordine visual, giacché viene a mancare una delle loro caratteristiche più funzionali al concerto, la proiezione sullo sfondo dei filmati antichi che ripercorrono la loro storia.

Ma Lino Vairetti e soci guardano oltre e ripropongono il loro repertorio che inizia ovviamente dall’album di esordio - “L’uomo” - e arriva ai giorni nostri, passando per i classici che hanno contraddistinto il loro lunghissimo percorso.

Il sound è potente, collaudato, nulla può rompere l’armonia sonora che questa band super affiatata riesce a regalare dal palco, presentando un’energia fuori dal comune ed evidenziando una discreta dose di autostima legata alla consapevolezza delle proprie skills.

Ritorna Sophya Baccini per un duetto con Vairetti - con un solo microfono - nel brano “A zingara” e nell’arco dell’intero set c’è spazio per il ricordo di un compagno di viaggio da poco mancato, il chitarrista originario Danilo Rustici

Ma non basta. Gli Osanna si ricordano di altri “amici”, il BANCO in primis, e partendo da “Non mi rompete” appoggiano lo sguardo su PFM e AREA, una sorta di omaggio al prog italiano, quel genere di cui gli OSANNA sono portabandiera da mezzo secolo.

E alla fine dell’estate è prevista una tappa in Giappone - per la quarta volta -, e la band raccoglie ora tutte le soddisfazioni estere mancate negli anni ’70.

Un’immagine positiva e solare la loro, e il pubblico gradisce e gioisce.

 

Come già segnalato, a breve proporrò le video-interviste realizzate con alcuni protagonisti di ogni band, ma anche il cambio di set on stage è stato utilizzato per chiacchierare con i vari musicisti, che si sono soffermati soprattutto sui progetti futuri: oltre ai rappresentanti dei singoli gruppi abbiamo chiacchierato con i Melting Clock, Pino Sinnone e Il Cerchio D’oro.

A questo proposito rivolgo un sentito grazie a Carlo Barbero, con cui ho condiviso il compito di riempire i momenti vuoti tra i differenti scampoli di live.

 


Un altro festival PROG nel segno di BWR e NADIR MUSIC, un appuntamento ormai consolidato in una splendida cornice.

Per una sera si è provato a dimenticare la negatività che obiettivamente ci circonda e la musica di qualità ha avuto il sopravvento… almeno per un attimo!

Un ringraziamento ad AGO SAURO per le splendide fotografie realizzate e messe a disposizione della comunità!

A seguire un medley, realizzato con scarsi mezzi tecnici, con il solo scopo di lasciare il ricordo della serata.