Nuovo appuntamento musicale dedicato alla musica progressiva quello andato in scena il 16 luglio a Genova, l’ormai tradizionale Porto Antico Prog Fest, organizzato da Black Widow Records in collaborazione con Nadir Music.
Un raggruppamento totalmente italiano che ha visto alla fine una defezione, quella dei genovesi Melting Clock, attesissimi, ma assenti giustificati. Una parte della band era comunque presente per un saluto da quel palco che tanto avrebbero voluto calcare.
Una scaletta in ogni caso molto densa
e variegata, con il top rappresentato da due band storiche che festeggiano
quest’anno il mezzo secolo di attività (ma è un arrotondamento per difetto!).
Un po' di ritardo nel soundcheck ha
provocato i primi problemi “collaterali” che si trascineranno per tutta la
serata, creando un po’ di tensione tra chi deve realizzare le condizioni
tecniche ottimali e chi cerca, giustamente, la performance migliore possibile.
Non mi soffermo oltre su uno degli
argomenti che caratterizzano tutti i festival, ovvero quelle occasioni in cui
il susseguirsi di differenti entità musicali provoca un continuo riallineamento
del settaggio, tra cambi di strumenti e differenti esigenze.
Certo è che qualcosa in più del
solito è sembrato andare storto, almeno da un certo momento in poi.
Ad aprire la manifestazione una
giovane band milanese, i CYRAX, con al loro attivo un sorprendente lavoro pregresso e che hanno da poco pubblicato
l’EP “Methamorphosis”.
Non è prog ortodosso il loro, molto
contaminato, a tratti “duro” e caratterizzato dalla sperimentazione spinta, e
di tutto ciò danno dimostrazione nel corso del loro set, purtroppo breve. Il
fatto che il nuovo album presenti alcuni brani antichi, ma rivisitati in chiave
acustica, la dice lunga sulla loro apertura mentale, sempre piacevole da
riscontrare nei musicisti di nuova generazione.
Nel medley sonoro a seguire presento
un loro frammento di serata, analogamente a quanto fatto per gli altri
protagonisti.
Nel tempo disponibile ho utilizzato
il backstage per approfondire e chiacchierare con i rappresentanti di tutti i
gruppi e quanto prima pubblicherò le videointerviste realizzate.
I CYRAX sono: Marco Cantone
alla voce, Gianluca Fraschini alla chitarra, Jacopo Bonora alle
tastiere e Lorenzo Beltrami alla batteria.
A seguire i G.O.L.E.M., anche
loro freschi di album (di esordio) - omonimo - che ha ricevuto grandi elogi e
commenti positivi dalla critica.
Alle tastiere Paolo “Apollo” Negri, al basso Marco Zammati, Emil Quattrini al piano e mellotron, Francesco Lupi alla batteria e Marco Vincini alla voce.
Nel tempo disponibile danno
dimostrazione di grande forza e presenza scenica, confermando ciò che emerge
dall’ascolto del lavoro in studio, e come si sa, il live rappresenta il vero
test probante.
Un prog sufficientemente ortodosso, ma con sprazzi di assoluta novità, un mix che l’audience ha apprezzato incondizionatamente, una performance notevole mentre il sole era ancora alto.
E arriva il momento dei G.A.S. (Gruppo
Autonomo Suonatori), una band spezzina nata nel 1997, ma che solo un anno
fa, grazie alla BWR, è riuscita ad arrivare al progetto discografico, il
bellissimo “Omnia Sunt Communia”.
I G.A.S. sono: Claudio Barone
(voce, basso, mandolino e bouzouki), Simone Galleni (chitarra, basso e
bouzouki), Andrea Imparato (sax e flauto), Valter Bono
(batteria), Thomas Cozzani (sintetizzatore) e Andrea Foce (piano e
flauto).
Terzo gruppo e nuova
diversificazione, con la proposizione questa volta di un percorso tendente al
folk, con sfumature che solitamente si captano più efficacemente dal disco, ma
che i G.A.S. trovano il modo di rendere pienamente fruibili anche nel contesto
live.
Una bella sorpresa, un episodio che
funge da spartiacque rispetto agli headliner che stanno per arrivare…
I Delirium
giocano ovviamente in casa, ma fanno parte della storia della musica italiana,
e occupano un posto speciale nell’organigramma musicale di BWR.
Da molti anni ormai si presentano con
una line up consolidata, che prevede un unico superstite della formazione
originaria, Ettore Vigo (tastiere), mentre segue a ruota Martin Grice,
il fiatista anglo genovese che prese il posto di Fossati una cinquantina di
anni fa; al basso, da una ventina di anni troviamo Fabio Chighini,
mentre sono più recenti le acquisizioni di Alfredo Vandresi (batteria,
dal 2012), del chitarrista Michele Cusato e del vocalist/chitarrista e
tastierista Alessandro Corvaglia, entrambi dal 2014.
Un tuffo nel passato, ma con la certezza che al girar dell’angolo si potrà trovare un nuovo album, il cui materiale è pronto e in attesa di registrazione, il che sta a significare che entro pochi mesi un nuovo progetto vedrà la luce, per la felicità, anche, dei seguaci giapponesi che, come mi ha segnalato Vigo, non aspettano altro che poterli ascoltare, tra produzione antica e di fresca uscita.
Con i Delirium arrivano anche i
problemi tecnici più seri, che costringono pubblico e band ad un supplemento di
attesa, mentre monta la tensione sul palco.
In realtà il set sarà alla fine molto gradito,
con un repertorio vario che si muove in un lungo spazio temporale, specchio di
una invidiabile carriera musicale.
A fornire un contributo allo
spettacolo sono due amici di lunga data: inizia Sophya Baccini, a cui
viene lasciata la scena nel brano “Tremori antichi”, mentre lo step
successivo richiama sul palco anche Lino Vairetti - che così si scalda -
per il brano che non può mai mancare, a maggior ragione nell’anno del
cinquantennale: mi riferisco ovviamente a “Jesahel”, il top del
coinvolgimento per il pubblico presente.
L’atmosfera a questo punto è calda,
manca solo la ciliegina sulla torta e compaiono gli Osanna,
che percorrono questo 2022 festeggiando in modo tangibile con molteplici
progetti: un nuovo album (“Il Diedro del Mediterraneo”), il CD e DVD
"Osannaples" (di Deborah Farina) e il libro "L'Uomo.
Sulle note di un veliero" (di Franco Vassia).
Ricordo l’attuale formazione che
prevede oltre al fondatore Lino Vairetti alla voce e chitarra acustica
(e armonica), Gennaro Barba alla batteria, Sasà Priore alle
tastiere, Irvin Vairetti al sintetizzatore e voce, Pasquale “Paco” Capobianco
alla chitarra elettrica ed Enzo Cascella al basso.
Anche per loro arrivano seri problemi
tecnici, in questo caso anche di ordine visual, giacché viene a mancare una delle
loro caratteristiche più funzionali al concerto, la proiezione sullo sfondo dei
filmati antichi che ripercorrono la loro storia.
Ma Lino Vairetti e soci guardano oltre e ripropongono il loro repertorio che inizia ovviamente dall’album di esordio - “L’uomo” - e arriva ai giorni nostri, passando per i classici che hanno contraddistinto il loro lunghissimo percorso.
Il sound è potente, collaudato, nulla
può rompere l’armonia sonora che questa band super affiatata riesce a regalare
dal palco, presentando un’energia fuori dal comune ed evidenziando una discreta
dose di autostima legata alla consapevolezza delle proprie skills.
Ritorna Sophya Baccini per un duetto con Vairetti - con un solo microfono - nel brano “A zingara” e nell’arco dell’intero set c’è spazio per il ricordo di un compagno di viaggio da poco mancato, il chitarrista originario Danilo Rustici.
Ma non basta. Gli
Osanna si ricordano di altri “amici”, il BANCO in primis, e partendo da “Non
mi rompete” appoggiano lo sguardo su PFM e AREA, una sorta di omaggio al prog
italiano, quel genere di cui gli OSANNA sono portabandiera da mezzo secolo.
E alla fine dell’estate è prevista
una tappa in Giappone - per la quarta volta -, e la band raccoglie ora tutte le
soddisfazioni estere mancate negli anni ’70.
Un’immagine positiva e solare la
loro, e il pubblico gradisce e gioisce.
Come già segnalato, a breve proporrò le
video-interviste realizzate con alcuni protagonisti di ogni band, ma anche il
cambio di set on stage è stato utilizzato per chiacchierare con i vari musicisti, che si sono
soffermati soprattutto sui progetti futuri: oltre ai rappresentanti dei singoli
gruppi abbiamo chiacchierato con i Melting Clock, Pino Sinnone e Il
Cerchio D’oro.
A questo proposito rivolgo un sentito
grazie a Carlo Barbero, con cui ho condiviso il compito di riempire i
momenti vuoti tra i differenti scampoli di live.
Un altro festival PROG nel segno di
BWR e NADIR MUSIC, un appuntamento ormai consolidato in una splendida cornice.
Per una sera si è provato a dimenticare
la negatività che obiettivamente ci circonda e la musica di qualità ha avuto il
sopravvento… almeno per un attimo!
Un ringraziamento ad AGO SAURO per le splendide fotografie realizzate e messe a disposizione della comunità!
A seguire un medley, realizzato con
scarsi mezzi tecnici, con il solo scopo di lasciare il ricordo della serata.