Sono passati pochi giorni dal mio
commento al progetto “Occhio di bue”, di Claudio Sottocornola, e trovo immediato
aggancio con ciò che a ruota segue, una diversa versione dell’autore,
quella che esprime stati d’animo precisi attraverso le immagini.
Il titolo è “Mythos”, un contenitore dalle dimensioni
ridotte ma carico di significati personali che possono trovare facile
comparazione con la storia di ogni essere pensante, non necessariamente âgée.
Il tema affrontato riguarda la notte,
fotografata senza pretesa alcuna se si fa riferimento alla tecnica, a volte
sfuocata, non sempre comprensibile, una visione imperfetta, come ci accade di
percepire quando il calar delle tenebre nasconde momentaneamente lo zucchero - e il veleno - di una
giornata in chiaro, appena lasciata alle spalle.
Sottocornola agisce su tre piani
differenti, o meglio, su diversificate coordinate spaziali e temporali e la sua
opera dicotomica individua percorsi alternativi - o paralleli.
Il primo sentiero conduce a “Colognola”,
un quartiere alla periferia di Bergamo dove C.S. vive da sempre, ed é quindi
testimone della sua dinamicità demografico-qualitativa.
La mitica periferia dove si cresce,
dove punti salienti trovano ora motivo per riunirsi.
Tanti ricordi ed una desertificazione
che, sottolinea l’autore, ricorda la categoria della “restanza”, evidenziata
dal sociologo Vito Teti a proposito dei paesini calabri ormai abbandonati e
popolati da nuovi migranti, pronti a promuovere una nuova partenza; ma a differenza
del Sud - orgoglioso delle proprie radici - occorre qui fare i conti con una
diffusa indifferenza.
Un secondo sentiero indirizza
al luogo di vacanza della vita, la Calabria jonica, in particolare il lungomare
di “Locri”. Anche in questo caso il declino appare inesorabile, un
dissesto fisico a volte, ma molto di più se si pensa allo scemare della
socializzazione, legata anche alle varie attività, un tempo molto più che entità
commerciali.
I ricordi sono possenti, ma scemano al cospetto di una comparazione dell’oggi con il passato, una sperequazione a vantaggio di ciò che fu che diventa fonte di enorme delusione.
L’ultima sezione si intitola “Dalla
finestra”, e propone alcuni scatti fatti dalla finestra usando il cellulare
subito dopo una vittoria della nazionale di calcio, quando su di una strada statale,
parallela a quella dell’autore, scorre il fiume di auto in festa, tra luci
gioiose e clacson assordanti, situazione opposta, per spirito e atmosfera, rispetto
alle due precedenti ma, a ben riflettere, una rappresentazione che durerà lo
spazio di un battito d’ali, per poi lasciare il tutto inalterato. E il giorno
dopo la routine avrà il sopravvento.
Tutto questo viene “raccontato” attraverso
la fotografia, volutamente rock e un po’ allucinata, giocando tra realtà
e immaginazione, scrutando e soffrendo, vivendo la calura estiva o l’umidità che
tappa il naso, unendo le memorie al mood del momento, guardando, forse, a ciò
che si vorrebbe realizzare e che appare ormai solo un sogno lontano.
La notte è bella. La notte è maledetta.
Il silenzio e la solitudine
amplificano il disagio… per alcuni, ed ogni minuto carico di pensieri sembra
duri una vita.
Il silenzio e la solitudine possono
anche essere un conforto, un momento in cui la riflessione appare facile e le
idee prendono corpo nitidamente… nonostante il buio.
Claudio Sottocornola, dalla sua posizione
privilegiata, osserva, immortala, rimembra, e ciò che crea, con apparente
facilità, diventa ciò che avremmo voluto dire o fare… ma non ci abbiamo mai
pensato, forse, nonostante la nostra piccola videocamera sia perennemente in
azione in ogni frangente della nostra esistenza.
Alle iniziali note dell’autore si
aggiungono i testi critici di Mario Bonanno, Dario Franchi e Alberto Marengoni.
Essendo un fautore dell’interazione
tra differenti arti - in particolare tra suoni, parole e immagini - ho apprezzato
incondizionatamente “Mythos” e ringrazio l’autore per aver messo a disposizione
parti di vita così personali che, mi auguro, stimoleranno nel lettore qualche
nuova riflessione.