La terza giornata del Festival Prog di Veruno ha visto
il ritorno in grande stile dell’Acqua Fragile, band nata nei primi seventies e
nuovamente in attività.
Il resoconto
generale della serata è fruibile al seguente link:
Non era questo il primo concerto del nuovo corso, ma
sicuramente lo si può considerare il più significativo, per prestigio della
manifestazione e per una sorta di verifica rispetto ad un’audience preparata, composta
da anime fresche e antiche, unite dalla passione per il genere progressivo.
È stato emozionante per chi scrive constatare che molte copie
dei primi due vinili - “Acqua Fragile” (1973) e “Mass Media Stars”
(1974) - erano nelle mani di progster in erba - se si fa riferimento all’elemento
anagrafico -, in coda per una firma ed una dedica.
Credo che la nuova Acqua Fragile esca da questa situazione
con un forte incremento dell’autostima, perché per quanto bravi si possa essere
la cifra della qualità del lavoro svolto la si comprende nel confronto con il
pubblico, e in questo caso l’entusiasmo era palpabile.
Mi sembra superfluo evidenziare il ruolo di Bernardo
Lanzetti, un musicista che ha continuato a calcare i palchi importanti,
magari come ospite, o all’interno di mirati progetti personali, così come
appare scontato sottolineare che ci troviamo al cospetto di uno dei più grandi vocalist
rock esistenti, probabilmente un “caso” da studiare, vista la sua tenuta totale
rispetto allo scorrere del tempo, quasi sempre impietoso con i comuni mortali.
E poi la presenza scenica del vero frontman, capace di
stabilire rapporto empatico immediato con chi è in religioso ascolto, davanti a
lui.
Acqua Fragile è un vero team al lavoro, una squadra variegata
che ha cambiato impostazione rispetto alla line up originale.
Franz Dondi (basso) e Pieremilio Canavera (batteria) sono gli
altri due membri originali, e già questo appare fatto solido che aiuta ad
asserire che c’è molto del seme gettato quasi cinquant’anni fa.
Franz e Piero, che hanno vissuto momenti di gratificazione
assoluta calcando palchi importantissimi, condividendoli con i mostri sacri del
prog, hanno perseguito la loro passione in zone di maggior ombra rispetto al
passato, ma al momento giusto si sono fatti trovare sul pezzo, e ora il loro
contributo appare fondamentale per certificare gli intenti della band.
Per chiudere il cerchio era necessario trovare alternative a
chi non è più in attività, e allora entra nella band il chitarrista Michelangelo
Ferilli, il tastierista Stefano Pantaleoni e la vocalist aggiunta Rosella
Volta.
È proprio quest’ultima la novità concettuale, l’elemento che
permette di tornare ad una caratteristica fondamentale degli A.F., la spinta
verso la variazione e armonizzazione delle vocalizzazioni.
Tutto questo è andato in onda a Veruno, e penso che il
risultato esaltante, palese per chiunque fosse presente, possa produrre una
grande motivazione verso nuovi orizzonti, pensiero che, in termini semplici, potrebbe
significare che, a distanza di due anni dall’album “A New Chant”, un
nuovo progetto potrebbe essere dietro l’angolo.
La performance di Veruno - un misto di storia passata e
recente - ha messo in rilievo una grande forma, e ha dato il giusto risalto ad
un gruppo - un tempo era un termine molto usato - agli albori spesso ostacolato
dal mainstream per l’utilizzo della lingua inglese, poco masticata in genere
nel nostro paese, e ritenuta inadatta per una prog band locale.
A seguire propongo una mezz’ora di concerto, in modo che le
mie parole possano essere supportate da fatti concreti.
Ma non è tutto… a fine concerto ho catturato le impressioni a
caldo dei protagonisti, una bella testimonianza che dimostra, anche, il grado
di soddisfazione del momento.
Parto dalla scaletta…
Uno stralcio del concerto…
A fine concerto ho incontrato Bernardo Lanzetti…
Franz Dondi e Pieremilio Canavera…
Stefano Pantaleoni e Rossella Volta (mentre Michelangelo
Ferilli era già sulla via del ritorno…)
E di questa serata rimarranno molti ricordi!