Il 28 febbraio la Black Widow Recods ha rilasciato in versione vinile l’album “Effimera”, de il Sigillo di Horus.
Quella che seguirà non può
rappresentare una recensione all’album, ma una sintesi di fatti oggettivi e
sentimenti contrastanti - i miei -, che fanno sì che l’elemento tecnico e
musicale passi in secondo luogo. A seguire un’intervista ad uno dei membri
originali - Diego Bertone -, un po’ di storia e un breve commento audio
di Joe Vescovi, estrapolato da una
nostra telefonata di qualche anno fa.
Occorre fare una piccola
premessa.
Il Sigillo era una band di
miei concittadini che ho avuto l’opportunità di conoscere quando ero
adolescente, nel pieno della mia eccitazione musicale, quando vivevo con la
chitarra in mano e la testa rivolta alle band che all’epoca andavano per la
maggiore e che non avrei mai più abbandonato.
La sala prove del mio
gruppo in erba era nell’oratorio del quartiere, e tra una prova e l’altra si
sostava all’esterno del locale. Ogni giorno ci capitava di vedere passare un
ragazzo con una custodia che palesemente
racchiudeva una chitarra, una fortissima attrazione per tutti noi, perché il
suo piglio denunciava sicurezza ed esperienza. Seguendo il suo “flauto magico”
arrivammo timidamente alla sala prove - una vecchia fabbrica in disuso -, e col
tempo fummo accettati e diventammo il loro pubblico nel corso delle prove pressoché
quotidiane.
Ricordo il giorno in cui
la “nuova” cantante (Ivana Costi) apparve in sala (mi pare con la sorella)…
rimembro la prima cantante - Lina Savonà -, ho memoria del giorno in cui si
sparse la voce che Joe Vescovi
sarebbe arrivato - il suo commento dopo aver ascoltato l’intero repertorio mi
colpì per sempre ed è sottolineato nella testimonianza audio a seguire -, e
ricordo perfettamente quando fui… promosso, e partecipai ad una jam session con
parte del gruppo (e il mitico bassista Mario
Pignata, che mentre io asserivo di non essere all’altezza mi rispondeva
candidamente: “perché, sei troppo basso?”).
Tutto quanto racchiuso in “Effimera” è qualcosa che ho visto
nascere, che ho scoperto nei dettagli, giorno dopo giorno, prova dopo prova, e
alla fine posso dire che in questo disco c’è uno spicchio della mia
adolescenza.
La qualità non è eccelsa, perché
si tratta di un recupero di vecchio materiale registrato in analogico molti
anni fa, ma il documento storico supera di gran lunga ogni bisogno di perfezione
sonora, e riporta a quel lustro magico relativo ai primi seventies, quando le
influenze del prog inglese e italiano spingevano i giovani a dare il meglio di sé,
sfuggendo dalla musica “leggera” tipica del nostro paese.
Il lato A presenta due
brani, “Venti Passi” e la lunghissima
title track (oltre 17 minuti) che permettono di afferrare l’anima prog rock
della band, con melodie che si intrecciano a ritmi complicati, con virtuosismi
e assoli di chitarra tipici delle proposte dell’epoca. Sono queste le tracce in
cui la voce di Ivana Costi appare
grintosa e adatta al genere anche se, probabilmente, la sua vera natura appare
nel lato B, quando un paio di pezzi melodici le si appiccicano addosso come
abito usuale.
Beppe Aleo (batteria) e il bassista Angelo Godone incarnano la sezione
ritmica tipica del periodo mentre l’hammond e il leslie di Diego Bertone producono un profumo indelebile che in quei giorni
creava, per quelli come me, un’atmosfera irrinunciabile.
Discorso a parte per il
chitarrista Maurizio Barbarisi, in
possesso di una splendida Gibson Les Paul Delux (spero di ricordare bene!):
osservavo ogni suo passaggio sul manico e mi sembrava irraggiungibile! Ho
sempre in mente quel giorno in cui mi raccontò che, a seguito del
conseguimento della maturità, gli fu chiesto cosa scegliere come regalo: una
600 o la Gibson? Ovvia la risposta… questa era la passione.
Il lato B rappresenta una
concessione al lato pop e giustifica il pensiero di Joe Vescovi che decretò in
quella famosa visita alla band che il prog stava scemando e non c’era più
interesse per quel genere, meglio tentare con le armonie rassicuranti, come “Tu che sei tra gli angeli” o “Sei davanti a me”, trame melodiche che
li porteranno sino al coinvolgimento in RAI.
Tutto finì presto, come
per molte band coeve, ma resta il lavoro e la storia di questo gruppo, un’esperienza
che Black Widow ha voluto riportare a galla, dedita come è al rispetto del
passato, certa che esista ancora molta gente che vuole riscoprire le radici, il
punto di partenza, magari sepolto da tempo, più o meno inconsciamente.
Riascoltarlo mi ha portato
a riesumare i miei ricordi, a rivivere certi momenti indimenticabili e a riflettere
sullo scorrere del tempo e sulla necessità di mantenere la memoria di quanto
accaduto, anche nella musica.
Non è un disco per tutti e
dubito che un neofito riuscirebbe ad apprezzare e a percepire lo spirito
racchiuso nei 40 minuti che compongono “Effimera”,
ma devo dire che avere in mano il vinile - splendido l’artwork - e leggere i crediti mentre inizia il primo giro di
disco può essere qualcosa di emozionante, anche per un giovane, se
correttamente preparato.
Ecco uno stralcio della
mia chiacchierata con Joe Vescovi, il momento in cui parlando dei musicisti
della nostra città, Savona, mi sono soffermato su il Sigillo di Horus.
Intervista a Diego Bertone
Dopo tanti anni ho ritrovato una musica
antica che avevo visto crescere giorno dopo giorno, ma che non aveva mai visto
la luce in modo completo: mi racconti come è stato possibile riesumare antiche
registrazioni e interessare la Black Widow in un progetto così esclusivo?
Le registrazioni erano state fatte nel
luglio del 1975 alla SAAR di Milano. Essendo un provino inciso in diretta su
sole 4 tracce, non era nato per l’incisione di un disco. Ne erano state fatte
poi, per ricordo, delle copie su cassetta al cromo.
Aleo le aveva perse, vivendo a Tortona,
nell’alluvione del 1994. Godone, dopo varie vicissitudini famigliari e vari
spostamenti, non le aveva più trovate. Io ne avevo una copia che ogni tanto
sentivo e facevo sentire. Pensa che quando nel 1998 ho venduto l’Hammond ad
Elisa, del Tempio delle Clessidre, le ho fatto sentire i brani e ne è rimasta
entusiasmata. Mi aveva infatti domandato del perché non fossero mai stati
pubblicati.
Poi, accorgendomi che col tempo la qualità
audio stava degradando, avevo trasferito il tutto su VHS hi-fi, dal quale il
mio collega di lavoro Antonio, che è citato nelle dediche del disco, ha
preparato i master digitali. Per i 2 brani del 45 invece ci ha pensato Giuseppe
Terribile. Per il brano “Ricordi”
invece è stato Godone che, attivato da me alla ricerca di materiale utile, ha
scovato una cassetta nientemeno che in Calabria, dove vive la figlia. Premetto
che nella stessa cassetta ci sono anche le registrazioni dei brani “20 passi” ed “Effimera” in versione integrale, così come le eseguivamo dal vivo;
purtroppo la qualità audio, essendo state registrate durante le prove in “fabbrica”,
è quel che è. Esiste anche una cassetta della registrazione del concerto tenuto
ai Salesiani, nella primavera del 1975, ma la qualità è pessima.
Il contatto con la Black Widow è avvenuto
per interessamento di Giuseppe Terribile.
Nel 2013 suonavamo insieme nel Cerchio
d’Oro, e trovandoci al FIM di Albenga, dove avevamo presentato il nuovo disco e
la Black Widow aveva lo stand, abbiamo dato il CD in ascolto a Pino Pintabona
che al ritorno ha sentito i brani in auto con Massimo Gasperini, avendone
entrambi una impressione positiva.
Successivamente, dopo vari contatti e
consultazioni con Pino, si è deciso di procedere alla realizzazione del
progetto.
Che ricordi hai di quei giorni, della
presenza di Joe Vescovi (momento in cui ero casualmente presente) e
dell’atmosfera in cui eravamo tutti quanti immersi?
Un ricordo bellissimo prima di tutto perché
eravamo giovani, spensierati ed immersi in un’atmosfera “magica”.
La saltuaria presenza di Joe mi suscitava
comunque una certa agitazione ritenendolo un “Maestro”, sia per la sua bravura
che per la sua popolarità.
Joe era molto critico ma sincero e non
mancava mai di darci dei consigli per migliorarci.
Devo a questo punto farti una confessione:
un giorno, sapendo di una sua visita, ho portato il registratore a cassetta e a
sua insaputa ho registrato per circa un’ora la conversazione tra lui, Aleo ed
il sottoscritto. Seduto al mio Hammond ci aveva anche proposto degli assaggi
dei suoi brani e con l’occasione Aleo lo aveva accompagnato alla batteria,
conoscendo perfettamente i pezzi dei Trip che a volte eseguivamo per
allenamento. Ho colto così l’occasione per vedere in diretta la tecnica e la
padronanza che aveva Joe dello strumento. Quella cassetta la conservo
gelosamente.
Che cosa sono diventati, nel corso degli
anni, i musicisti de Il Sigillo di Horus, ai tempi così intrisi di rock
seventies?
Guarda, purtroppo raramente
la musica, salvo rari casi, ti può dare da vivere. Solo uno del gruppo ha
continuato l’attività in campo musicale. Come ben sai Beppe Aleo fa tuttora il
produttore discografico.
Ivana, dopo un periodo durante il quale ha
cantato ballo liscio con gruppi abbastanza famosi, si è dedicata all’insegnamento
scolastico, che svolge tutt’ora.
Maurizio, dalle ultime notizie che ho, è
magistrato a Firenze. Angelo si è dedicato al mestiere per cui aveva studiato
(architetto) ed io ho fatto l’impiegato tecnico, avendo studiato da perito.
Cosa pensi della qualità che si è riusciti
a tirare fuori dalle vecchie bobine?
Diciamo che la facciata “A” è decorosa
mentre la “B”, di livello inferiore, è comunque accettabile. Non dimentichiamo
che era anche di moda, a quei tempi, incidere vinili con un lato principale sul
cui retro venivano magari inserite registrazioni dal vivo di più scarsa qualità
audio ma musicalmente valide.
L’album è uscito in vinile: è l’unico
formato previsto?
Il progetto di fare anche il CD, che
conterrebbe anche la versione integrale di “Effimera”, tipo bonus track, è nato
fin dall’inizio ma per ora, di comune accordo con la Black Widow, aspettiamo la
risposta del pubblico al vinile.
Mi parli dell’artwork del disco?
Inizialmente avevamo pensato di inserire
sulla copertina la foto dei componenti del gruppo poi, su consiglio di amici
musicisti e della stessa BWR, si è optato per una grafica tipo anni ‘70. La
conoscenza di Pino di una pittrice ha agevolato la sua realizzazione così come
il retro, sullo stesso stile. Le foto originali dell’epoca sono proposte
nell’inserto allegato. Nello stesso inserto è ricordata la storia del gruppo
nonché il contenuto sintetico dei testi dei brani.
Come definiresti, a distanza di così tanto
tempo, la musica del Sigillo?
Diciamo che personalmente non mi sono mai allontanato
da questo tipo di musica. Oltre ad aver seguito e suonato lo stesso genere con
altri gruppi ti confesso che ogni tanto mi alleno eseguendo le mie vecchie
parti all’organo e al piano. In conclusione ritengo i brani ancora attuali,
considerando il ritorno in auge del genere prog anche se, come sappiamo, solo
per una cerchia ristretta di appassionati.
Come è stato vissuto il progetto dai tuoi
“ex colleghi”, almeno quelli con cui sei ancora in contatto?
All’inizio, contattando i mei “ex colleghi”
Beppe e Angelo, devo essere sincero, non ho trovato un entusiasmo pazzesco,
anche se mi è stata data carta bianca sul da farsi. Probabilmente non credevano
nella possibilità della stampa del disco a distanza di così tanti anni. Anche
Ivana, contattata al telefono, è rimasta piacevolmente stupita.
Possibile pensare ad una presentazione
dell’album, almeno nella nostra città?
Sicuramente è un passo da fare, magari non
subito ma nei prossimi mesi, anche attraverso qualche radio locale. L’ideale
sarebbe fare intervenire all’incontro anche Beppe, Ivana e Maurizio, anche se
sono fuori zona. Sicuramente sarebbe presente Angelo, visto che ha seguito
anche lui da vicino il progetto.
A distanza di così tanti lustri, hai
rimpianti per qualcosa che poteva essere e invece non è stato?
Guarda, devo essere sincero, non ho mai
avuto rimpianti in quanto penso che in quel periodo abbiamo sfruttato al
massimo le nostre capacità, anche in termini di tempo disponibile. Ci riunivamo
in “fabbrica” quasi tutti i giorni dopo la scuola ed a volte anche la domenica.
Una volta abbiamo anche finito l’anno suonando i nostri brani per pochi amici.
Dire che avremmo potuto fare di più quindi non me la sento. Anche la vittoria
romana pensiamo di essercela guadagnata. L’unica limitazione è che a quei tempi
non c’erano i media che ci sono attualmente e che sicuramente ci avrebbero
agevolato. Comunque sicuramente un
po’ di nostalgia per un periodo così intenso penso sia più che normale per noi
comuni mortali.
La short version di "Venti passi"...
La short version di "Venti passi"...
TRACK-LIST
Side A
VENTI PASSI (5:46)
EFFIMERA (17:36)
Side B
RICORDI (8:00)
VENTI PASSI (Short Version) (3:06)
TU CHE SEI TRA GLI ANGELI (3:17)
SEI DAVANTI A ME (3:19)
Line-up:
Angelo Godone: Rickenbacker
bass guitar and pedals
Beppe Aleo: Drums Diego Bertone: Hammond B3 organ, moog
and electric strings
Ivana Costi: Vocals
Maurizio Barbarisi: Gibson Les Pauls and acoustic
guitar
Music and arrangements by
Sigillo di Horus - Lyrics by Armando Esposto
All recordings made in 1975,
mastering by Raoul Caprio in 2017
Front cover by “Alebà”
Alessandra Barucchi - www.alebart.it
Storia
del Sigillo di Horus
Bisogna risalire ai primi anni ’70 quando
troviamo Beppe Aleo e Diego Bertone suonare in vari gruppi
locali proponendo musica commerciale. Tra una prova e l’altra, però, il
batterista e il tastierista si esercitavano eseguendo dei medley con brani di
Emerson Lake and Palmer, Jethro Tull, Banco del Mutuo Soccorso, PFM nonché dei
Trip, gruppo di Savona già affermatosi nel campo del “pop”.
Durante questa fase musicale conoscono Angelo Godone, bassista, ed è intorno al
’72 che li troviamo, sempre nelle balere della zona, a proporre, oltre ai brani
di rito, anche pezzi di Joe Cocker, Procol Harum, Deep Purple, ecc..
Nel 73 prende piede l’idea di formare un
gruppo “pop” ed è qui che, abbandonate le balere, si inserisce il chitarrista Maurizio Barbarisi, il quarto “elemento
mancante”. Si riuniscono quasi giornalmente in una ex-fonderia del nonno del
bassista, detta “La fabbrica”, dove passano anche interi pomeriggi a comporre e
studiare le varie parti dei loro brani “EFFIMERA”
e “VENTI PASSI”.
Le idee non mancavano: per le ritmiche e
gli stacchi a Beppe ed Angelo, per le melodie a Maurizio e Diego.
Bisognava però identificare con un nome il
gruppo e si pensò, dopo varie consultazioni, al Sigillo di Horus, dove nella mitologia Horus è figlio Iside e
Osiride, entrambi Dei della fecondità. Con questo nome si auspicava anche, per
il gruppo, in una certa ”fecondità musicale”.
Siamo quindi verso la fine del 1974 e si
sentiva il bisogno di una voce, possibilmente femminile, e sullo stile dei
numerosi gruppi di quel tempo.
E’ così che viene contattata Ivana Costi, già affermata cantante di
Albisola, in provincia di Savona.
Anche se il timbro della voce di Ivana è
molto bello ma più indicato per il melodico, dopo alcune prove Ivana si adatta
perfettamente al nuovo genere sfoggiando una voce grintosa ed integrandosi
completamente nel gruppo.
Nella primavera dell’anno seguente Ivana
propone di partecipare ad un concorso indetto dalla RAI per le voci ed i gruppi
emergenti ed a cui lei aveva già partecipato con successo, l’anno precedente,
come cantante solista.
L’iter prevedeva una selezione a livello
provinciale quindi, in caso positivo, una regionale seguita eventualmente dalla
finale nazionale.
Con un certo pessimismo, dato il genere che
suonavano che non era certamente gradito in certe manifestazioni, il gruppo,
con il brano “Venti passi”, supera la
selezione provinciale e quella regionale a Genova aggiudicandosi la presenza
alla finale nazionale che si terrà a Roma nel maggio 1975.
L’avventura romana del gruppo si conclude
positivamente sbaragliando i gruppi avversari ed ottenendo così il passaporto
per la trasmissione televisiva “Piccola ribalta”.
Nel frattempo incidono il loro primo 45
giri “Tu che sei tra gli angeli” in
ricordo di una cara persona scomparsa. Il retro si intitola “Sei davanti a me”.
Subito dopo la vittoria nazionale, nel
luglio dello stesso anno, viene proposto al gruppo di incidere un provino
presso la SAAR di Milano con i pezzi “pop” “Venti
passi” ed “Effimera” che fanno
parte del presente album.
Si precisa che i 2 brani sono stati incisi
“in diretta” ovvero senza sovra incisioni. Solo la voce è stata registrata
successivamente su traccia separata.
“Piccola ribalta” verrà trasmessa, dopo
svariati provini audio e video, nel 1976 ma non verrà eseguito il brano “Venti passi”, che era tra l’altro stato
appositamente reinciso con durata “light”, ma il brano del 45 giri “Tu che sei
tra gli angeli”, ritenendolo la RAI più consono al contesto musicale del
programma.
Brevi
cenni ai brani:
Venti passi: E’ la storia di una ragazza impazzita. Nella
sua stanza lunga venti passi ritorna con la mente ai momenti più significativi
della sua infanzia, al primo amore ed al dolore della madre.
Effimera: Non è altro che la personificazione di una
qualsiasi creatura in una farfalla, detta appunto effimera, il cui ciclo vitale
è di un solo giorno.
Ricordi: E’ la storia di
una ragazza nata e vissuta in vicoli malfamati dove regna la miseria. Lei si
chiede se mai riuscirà a riscattare la sua vita in un futuro migliore ed a
sfuggire al suo destino che la porta a cadere sempre più in basso.