Punto di riferimento nel panorama prog italiano e molto seguiti all’estero,
possono contare su di una vera linea di confine, l’album “Skyline” uscito nel 2015, che ha determinato un cambio di passo
legato alla maturità acquisita e ad una svolta manageriale rilevante. Il
risultato è evidenziato da un’intensa attività discografica, fatta del live “VIVO”, del 2016, e di questo nuovissimo
atto, rilasciato da pochi giorni.
E’ per me complicato mantenere il distacco richiesto ad un commento
musicale, perché la musica dei BP mi
provoca uno strano effetto, già provato in passato per altri artisti, quel
fenomeno irrazionale per cui potrei comprare ogni loro lavoro a scatola chiusa,
certo che la stragrande maggioranza delle tracce mi darebbe piena
soddisfazione. Così è accaduto anche con Detachment,
un concentrato della mia musica da sogno, sintesi di miei amori antichi e
tocchi personali, quelli che sono racchiusi nelle creazioni di Luca Zabbini, il leader della band, ora
anche voce solista oltre che tastierista. A lui ho chiesto qualche dettaglio
sul disco, e a seguire si può leggere il suo pensiero.
E’ lo stesso Zabbini che specifica il significato del “distacco”,
facendo riferimento a situazioni caratteristiche di ogni anima che si muove su
questa terra, ma ho percepito come questa sorta di
ricalcolo dei valori abbia a che fare con una nuova presa di coscienza, che
inevitabilmente si riversa sulla musica: “… distacco
non significa che non si dovrebbe possedere nulla, ma che nulla dovrebbe
possedere te…”.
Detachment appare come un cambio di direzione,
la necessità di comporre e proporre senza sentire il peso dell’obbligo di
appartenenza ad una categoria, pensando più a sé stessi, certi che la gratificazione
personale rappresenti un metodo infallibile per soddisfare il pubblico e chi in
generale segue la qualità ritmica e sonora. E il risultato mi pare grandioso.
Anche in questo troviamo un ospite che partecipa fattivamente, e la sua presenza non
appare come semplice cameo, dal momento che Peter Jones, cantante e polistrumentista inglese, scrive le liriche
di tre tracce - Happy to see you, Broken e Alone - due delle quali da lui magistralmente interpretate.
Qualcuno direbbe tanta roba, che in questo caso significa
anche quantità, dal momento che i tredici brani si dipanano su circa
settantacinque minuti di musica sopraffina.
Luca Zabbini è geniale, e possiede incredibili
skills personali che si intersecano con un background culturale che arriva
direttamente dai seventies, un sound forte anche di una potente sezione ritmica
- Eric
Ombelli alla batteria e Francesco Caliendo al basso - e di una
egregia chitarra - Marco Mazzuoccolo; il risultato è che appare possibile
percorrere il sentiero di Detachment inebriati dal profumo di Tull, YES e ELP, perché ogni
tanto se ne rilascia inconsciamente un velo, essendo DNA puro.
Ne scaturiscono
momenti incredibili, tra il classico rock sinfonico e l’intimismo acustico
cesellato da voci caratterizzanti.
Il brano che
propongo a seguire è Happy to see you,
e mi pare possa essere rappresentativo di
un album godibile da ogni punto di vista, probabilmente più trasversale
rispetto a quelli realizzati nel passato, certamente una chicca per gli amanti
del genere.
Dovrei
usare termini superlativi per un disco il cui ascolto mi porta al coinvolgimento
fisico, scatenando emozioni fortissime e viaggi temporali senza precise
coordinate.
Aspetto di assistere ad un live dei BP - prima o poi capiterà! - e poi mi lascerò andare completamente…
Aspetto di assistere ad un live dei BP - prima o poi capiterà! - e poi mi lascerò andare completamente…
Un
lavoro discografico che consiglio caldamente!
L’INTERVISTA
La vostra storia musicale sta diventando ricca e anche voi…
maturate! E’ però indubbio che il nuovo corso vi abbia dato entusiasmo e
prolificità, in questo caso intesa come produzione discografica: come si spiega
questa intensificazione, che tanto fa gioire i vostri fan, da “Skyline” a “Detachment”,
passando per il doppio live “Vivo”?
E' la semplice voglia di fare musica, dettata anche dal corso degli eventi di ognuno di noi e dai gusti musicali che cambiano nel tempo.
Che tipo di soddisfazioni vi ha fornito “Skyline”? Possiamo fare
un bilancio a due anni dalla sua uscita?
Credo che “Skyline” sia stato un buon disco, sotto più punti di vista.
Per scrivere i brani ci lavorai circa tre anni, anche se ne scartai comunque molti chiudendoli in un cassetto. Indubbiamente ci ha dato soddisfazioni, ma avremmo preferito proporlo live un pò di più.
E siamo arrivati al rilascio di pochi giorni fa, “Detachment”: puoi dare significato al titolo?
“Detachment” tratta sostanzialmente le fasi più importanti del distacco, quello emotivo ma anche quello fisico. Quel distacco che può essere dovuto all'abbandono di un luogo o da un oggetto a noi caro e che inizialmente ci fa tanto soffrire, per poi farci riflettere, imparando ad affrontarlo.
Che tipo di contenuto proponete, musicale e lirico?
Dal
punto di vista musicale è sicuramente un disco più diretto ed essenziale
rispetto ai precedenti, una scelta personale che ho attuato per una ragione
comunicativa che forse è più rivolta a me stesso. Per i testi mi sono avvalso della collaborazione di
Antonio De Sarno (come in “Skyline”), Giorgio Franceschetti e Peter Jones, il tutto con
l'aiuto e la supervisione di Octavia Brown.
Nel precedente episodio emergeva la collaborazione di due
personaggi di spicco, per aspetti diversi ma naturalmente convergenti, Vittorio
De Scalzi e Paul Whitehead: chi vi ha accompagnato in questo nuovo capitolo?
Peter Jones, cantante e polistrumentista inglese che ha lavorato anche con i Camel.
Come nasce la vostra collaborazione
con lui?
Il lavoro con Peter è stato semplice ed immediato. Gli abbiamo proposto di scriverci tre testi, due dei quali abbiamo pensato di farglieli cantare. Gli ho affidato quelli che per me ritenevo più emozionali e Peter ha colto e interpretato perfettamente il messaggio originale della mia musica.
Nell’intervista di un paio di anni fa escludesti la
possibilità di un cambio alla line up, ma mi pare che qualcosa sia avvenuto: me ne parli?
Purtroppo a volte ci si ritrova a dover affrontare degli impegni e dei doveri nella vita, dunque a fare delle scelte perchè, come tutti ben sappiamo, la musica non ti dà delle garanzie. Figuriamoci quella Prog! Pancaldi ha fatto la scelta di virare completamente verso un altro lavoro, mentre Ombelli e Mazzuoccolo sono stati convocati a suonare in nave da crociera per un lungo periodo. Dunque hanno fatto questa scelta e io avevo il dovere di rispettarla. Non potevo però annullare le date dei concerti che avevo confermato da tempo, dunque ho dovuto tenere ancora una volta delle audizioni per trovare altri musicisti che mi aiutassero a completare il mio compito.
Come pubblicizzerete l’album?
Quando ho scritto questo disco
avevo in mente di rivolgermi ad una fetta di pubblico più vasta rispetto a
quello medio del progressive. La mia intenzione è
sicuramente quella di pubblicizzare alcuni brani in versione radio-edit
attraverso le radio rock e i canali del web, anche con un paio di videoclip.
Barock
Project:
Luca Zabbini – piano,
tastiere, chitarra acustica e voce solista
Eric Ombelli – batteria
Marco Mazzuoccolo –
chitarra elettrica
Francesco Caliendo - basso
Peter Jones - Voce solista
su "Broken" ed "Alone"
DETACHMENT tracklist:
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1. Driving Rain 1:03
·
2. Promises 5:05
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3. Happy to see you 7:37
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4. One day 7:23
·
5. Secret therapy 5:37
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6. Broken (ft. Peter
Jones) 9:10
·
7. Old Ghosts 4:07
·
8. Alone (ft. Peter
Jones) 3:14
·
9. Rescue Me 4:55
·
10. Twenty years 6:06
·
11. Waiting 5:43
·
12. A New tomorrow 7:39
·
13. Spies 7:23
Info:
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