I libri che rivelano i
segreti - o presunti tali - delle rock star sono presenti in libreria - ma ora
anche in formato digitale - in forma massiccia, e l’interesse è spesso spinto
dalla morbosità che accompagna l’appassionato medio, che anela ad entrare negli
anfratti dei suoi miti appropriandosi di un pezzo di storia per pochi, perché possedere
certi dettagli appare come elemento che realizza una certa appartenenza all’elite,
e lega per sempre, in modo sottile, artista a lettore.
Esiste però un formato
più oggettivo, fatto di documentazione che resterà per sempre, ammesso che a
qualcuno venga in mente di impegnarsi in un'opera di ricerca e trasferire successivamente il tutto su un formato indistruttibile, cioè un “qualcosa per sempre”.
I The Who forniscono elementi infiniti
nei vari supporti, e di loro conosciamo tantissimo, a partire dagli atti
iniziali sino ad arrivare ai giorni nostri.
Possibile scrivere
qualcosa di nuovo su quel mondo dopo il rilascio di un tomo da quasi 500 pagine
che descrive la vita di Pete Townshend?
Antonio Pellegrini ci ha provato - e ci è riuscito - focalizzandosi
su di un aspetto preciso, i live italiani della band, peraltro scarsi, se si
pensa che dal passaggio romano del ’72 (le date precedenti risalgono ad un tour
in erba del 1967) ci sono voluti ben 35 anni per ritrovarli in Italia (all’Arena
di Verona). Sono recenti le apparizioni di Bologna e Milano (nel 2016),
inframmezzate dal tour di Tommy del 2012, un progetto del solo Roger Daltrey, peraltro molto
apprezzato.
Sembrerà strano ma è
la prima volta che qualcuno pensa a questa semplice sintesi basata appunto su
fatti oggettivi, ma la raccolta delle idee e delle informazioni passa
obbligatoriamente attraverso il coinvolgimento di persone presenti ai live (non
è facile trovare reduci di anni antichi, forniti di memoria adeguata e
supportata da documenti), spettacoli di cui esistono poche testimonianze
tangibili: altri tempi e altri sistemi di comunicazione.
Ma ancora più strano è
che il protagonista di tutto ciò sia un giovane, nato 5 anni dopo l’uscita di Who’s Next, e quindi fulminato in chissà
quale momento della vita dalla musica di un gruppo che “prende” anche le nuove
generazioni, che permea le nostre culture, che esprime disagi generazionali attualissimi.
Antonio Pellegrini ha trovato un buon metodo per ringraziare gli Who del grande
regalo ricevuto - quella musica che è fonte di continue emozioni - e ha così
dedicato larga parte del suo tempo alla non facile ricerca del materiale costituente
la sua creatura, “The Who e Roger Daltrey in Italia”, e nel corso di un anno di
lavoro i frutti sono arrivati.
“Scalette”, interviste,
contributi esterni di fan e il pensiero pregiato di Simon Townshend,
fratello di Pete, da molto tempo membro della band in fase live.
Ampia anche la sezione
fotografica.
Ho avuto il privilegio di
realizzare l’introduzione al book e di partecipare ad una presentazione
successiva, ma non è per questo che ne consiglio vivamente la lettura: solo ciò
che rimane sulla carta resisterà per sempre, ne sa qualcosa Antonio che ha dovuto
faticare per risalire alle fonti e costruire il suo gioiello… ma ne valeva la
pena, il suo libro rimarrà, ne sono certo, l’unico che racconterà cosa accadde
in Italia quando gli Who passarono da queste parti.
Si spera sempre che altre occasioni
arriveranno, ma trattandosi di Pete Townshend e soci, non certo prolifici nella
nostra terra, qualche dubbio può arrivare, e nell’incertezza… ci ha pensato
Antonio a realizzare il suo “Io c’ero”,
mettendolo a disposizione delle generazioni future, che anche tra molti anni,
probabilmente, ascolteranno “Baba O’Riley”.
The Who - Live In Hyde Park 26th June 2015, as part of
their 50th anniversary tour
Antonio Pellegrini, genovese, lavora per l'ufficio Comunicazione di
Marketing del Comune di Genova. Musicista e autore, suona nella band genovese
Biosound, con la quale ha pubblicato due album: "Di Versi" e "Stagioni".
Appassionato di concerti, ne ha visti parecchi e li racconta sul suo blog www.tonyinviaggio.com e sulla webzine Mat2020 (www.mat2020.com)