Fotografia Lorenzo Avico
“Libellula” è il secondo album di Liliana Fantini, rilasciato a due anni e mezzo di distanza da “Correvoce”…
Sedici brani, quasi un’ora
di musica, con una squadra al lavoro che, come evidenziato nell’intervista a
seguire, si è mantenuta nel tempo.
Tanto per riassumere,
Liliana fa parte di quella schiera di esseri sensibili che, ad un certo punto
della vita scoprono la vera esigenza personale e la strada immediatamente si
illumina, il tempo perso viene recuperato e ciò che è rimasto intrappolato per
anni improvvisamente fuoriesce dalla pentola in ebollizione; e a quel punto che
sia musica, poesia o pittura poco importa.
Liliana, seguendo la
propria indole intraprende una strada complicata e … scopre il jazz.
Ma questo è fatto
ormai consolidato.
Nel nuovo disco appare
evidente l’evoluzione dell’artista, che rompe gli argini e si esprime con
totale libertà espressiva, senza il copione a cui si è mantenuta aggrappata in
occasione dell’esordio, e ora limitare il tutto al contesto jazz appare
riduttivo.
Sedici episodi che
parlano di amore, di emozioni, di sentimenti, di sfumature grigie che si aprono
verso colori più decisi. La vena poetica, coltivata negli ultimi periodi, porta
alla realizzazione di testi toccanti che si sosterrebbero anche senza sottofondo
musicale, ma il legame e l’interazione tra i due poli - strumentale e lirico - permettono di realizzare attimi di cui si ha spesso bisogno, ma forse non si ha il
coraggio di cercare a fondo.
Provo a chiarire il concetto.
Sono molti i modi che
consentono di ascoltare nuove musiche, e quando si ha la possibilità di non
spezzettare la fruizione, alla fine, che piaccia o no, rimane il mood generale
che oltrepassa la singola canzone a vantaggio dell’atmosfera che si è venuta a
creare.
Non esiste musica
vecchia o nuova, e “Libellula” mi ha fatto fare un passo avanti e tre indietro:
il jazz, il tango, i risvolti intimistici, l’angoscia e qualche sorriso sono
alcuni degli aspetti che hanno formato il mio “tappeto di sottofondo”, capace
di accompagnarmi per il primo e i successivi giri di giostra, lasciando un
segno e smuovendo miriadi di ricordi. Ed è qui che ci vuole coraggio!
A quel punto, credo,
la tecnica, la bravura, l’impegno di Liliana e dei suoi compagni di viaggio, si
trasformano in risultato, in prodotto che lascia il segno, non solo per una fantastica
voce, per gli ottimi arrangiamenti o per una poesia che tocca il cuore, ma per
ciò che la musica riesce a scavare nell’intimità, provocando confronti, lacrime
e ripensamenti.
Se questo fosse un
mondo in cui i meriti vengono riconosciuti e premiati, Liliana Fantini
troverebbe le strade aperte, senza fatica alcuna.
Ascoltiamola e
leggiamo il suo pensiero.
L’INTERVISTA
E’ da poco uscito il
tuo album “Libellula”, a due anni di distanza da “Correvoce”: che cosa ti è
successo, musicalmente parlando, in questo periodo?
Ho presentato i brani
di “Correvoce”, con varie formazioni, in qualche concerto live e in spettacoli
che vedevano fondersi svariate espressioni artistiche: musica, poesia e
fotografia. Ma sentivo che avevo ancora molto da esprimere, musicalmente. La
mia vena creativa, terminata la registrazione del primo album, non si era
esaurita, anzi. Ancora nuove canzoni
spingevano, in qualche modo, per uscire
allo scoperto. Ritengo “Correvoce” un ottimo album, ci sono canzoni che amo
molto, come quella che dà il titolo al cd e altre ancora, ma era come se le mie
energie fossero calamitate da nuovi progetti, come se l’urgenza fosse quella di
dare vita a nuove melodie e parole. In questi due anni ho composto tanto, sì.
Il frutto di questo lavoro è confluito in “Libellula”, questo nuovo album
fortemente desiderato che costituisce un ulteriore passo in avanti dal punto di
vista compositivo.
Che cosa hai messo
dentro a questo nuovo contenitore, sia dal punto di vista musicale che da
quello dell’impegno lirico?
Come in “Correvoce”, così anche in “Libellula”
utilizzo vari linguaggi musicali per esprimere le mie emozioni: le storie che
racconto si adagiano su armonie di ballad jazz, blues, salsa, tango e melodie cantautorali.
Tuttavia rispetto a mio precedente
lavoro i brani di “Libellula”, se pur arrangiati con atmosfere e gusto jazzy,
hanno una maggiore libertà nella linea melodica. Alcuni testi poi hanno echi
poetici nella forma e nel contenuto, forse in qualche modo influenzati da una
mia nuova attitudine a creare poesia. Da un paio di anni, infatti, all’attività di cantautrice si è affiancata
quella di poetessa: ho pubblicato recentemente una mia raccolta poetica dal
titolo “Chi ha notizie del mio vero presente”, Marco Del Bucchia Editore. I contenuti
delle canzoni, così come quelli delle poesie, sono espressione della danza tra luci
e ombre, sofferenza ed estasi. La vita nella sua interezza, insomma: troviamo
momenti di nostalgia e disillusione, ma anche speranza, gioia, consapevolezza,
amore. Ampio spazio è dato a una nuova concezione della vita che accoglie una
visione spirituale del tutto, in cui la crescita di consapevolezza permette di
arricchire il nostro spazio interiore e di sentirci in comunione con l’altro,
la natura, l’intero universo. Le canzoni che più rappresentano questo percorso
sono “Libellula”, ”Primavera”, “La voce del cuore”, “Nel silenzio”, “Notte in i”.
Esiste un legame tra i
due dischi?
Nel momento in cui ho
iniziato, pochi anni fa quasi inaspettatamente, a comporre brani musicali, ho
liberato il magma che per molto tempo era rimasto sotto pressione, ignaro della
sua potenza e ricchezza. A un certo punto è saltato il tappo e sono fluiti
musica e parole: “Libellula” è la
naturale prosecuzione del mio precedente lavoro “Correvoce”, espressione, a mio avviso, di una ulteriore maturità e
completezza.
Hai utilizzato gli
stessi compagni di viaggio che ti hanno aiutato nella prima esperienza?
Sì, in “Libellula” ho confermato la medesima
“squadra” di musicisti di “Correvoce”:
il pianista Fabio Gorlier, di cui ho grande stima, che ha nuovamente curato con
sensibilità e professionalità l’arrangiamento dei brani, Michele Anelli, che in
questo album ha dato il meglio di sé, regalandomi degli assoli e dei passaggi
di contrabbasso emozionanti, e alla batteria Emilio Berné che si è divertito a
interpretare con libertà i miei pezzi. Non mancano le novità, due voci maschili
mi accompagnano in questo album: Giorgio Pagliero, musicista e cantante, oltre
che caro amico, ha acconsentito a duettare con me nel brano “Ehi amore” che ho composto proprio in
funzione della sua voce ruvida ed efficace. Interviene in questo pezzo, con
basso e batteria elettrici, anche Mauro Fede, presso il cui studio, Digital
Sound Recording, ho registrato il cd. L’altra voce è quella di Mr. Mistero.
Già, non sono in grado di dire il nome di chi mi affianca nel ritornello del
brano più romantico e di stile cantautorale dell’album: “Il canto degli amanti”. Una felice intuizione del produttore
Massimo Visentin di Studiottanta-Fortuna Records, che ha curato anche il mixing
dell’album, gli ha suggerito di inserire questa voce ad accompagnarmi nella
canzone. L’effetto finale è da pelle d’oca, a mio avviso, e ho accettato con
entusiasmo il suggerimento, anche se Visentin non ha voluto svelare l’identità
del cantante nemmeno a me. Un pizzico di mistero nel cd che lo rende ancora più
interessante.
Che cosa chiedi a
“Libellula”, rispetto al lavoro precedente?
Dopo questi due anni
della mia vita, in cui ho dato briglia sciolta alla mia creatività, sento di
aver maturato sempre più il desiderio di portare la mia musica al pubblico, il
più vasto possibile. Credo che il mio lavoro, che non si piega a rigide passerelle
discografiche, ma sgorga dal cuore e si fa suono e racconto, possa essere
apprezzato e condiviso da molti. I riscontri che sto ricevendo da coloro che stanno
ascoltando il mio album sono tutti positivi, alcuni decisamente entusiastici, e
naturalmente è un ulteriore sprone a continuare in questa direzione. Sì, mi
auguro che Libellula voli e si posi sul cuore della gente, che io possa portare
in live il frutto di questo lavoro a cui tengo moltissimo, senza dimenticare
alcune perle del mio precedente album
che possono affiancare armonicamente i miei nuovi brani nelle
performance. Sono determinata a realizzare questo progetto.
E’ sempre il jazz il
tuo vero amore?
Il mio vero amore è la
musica, quella che mi fa vibrare di emozione. Il jazz, con la sua atmosfera di
mistero e libertà dagli schemi, si sposa perfettamente con il mio pensiero,
anche di vita. Ma amo sperimentare sonorità variegate quando compongo e faccio
affiorare alla luce tutto il mio bagaglio musicale che non fa distinzioni di
bellezza tra un tango, un ritmo sudamericano, una ballad lenta o una romantica
composizione leggera. Importante, per me, è creare una magia: quella di
racchiudere in pochi minuti una storia che possa dare emozione, far pensare,
giungere al cuore in parole e suoni, sangue e voce.
Per ogni dettaglio visitare il sito di riferimento: