Se ogni musicista aprisse la scatola dei ricordi, per lasciar fluire i pensieri e condividere momenti toccanti della sua storia, potremmo, anche se in ritardo, capire di più di un mondo del quale per molto tempo abbiamo visto solo un versante, quello che la distanza abissale tra fan e artista poteva concedere.
Oggi Marcello Todaro, indimenticato primo
chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso,
ci regala un suo momento “intimo”, qualcosa che a distanza di 35 anni è ancora
fresco ed emozionante, come se fosse appena accaduto …
Ottobre 1979
Lo Stone Castle Studios in quel di Carimate era avvolto nella nebbia in quell’autunno che stava per diventare un più freddo inverno.
Ponte levatoio, piazza d’arme e armature,
lasciavano il posto a strutture più moderne, un pò fuori posto,
anche improbabili, appena si entrava negli studi in quel’Ottobre del 1979.
Lo studio Green era pronto per la sessione di tarda sera… che si sarebbe trasformata in notte… luci soffuse facevano da cornice e da ambiente a qualcosa di unico irrepetibile che sarebbe nato da li a poco.
Lo studio Green era pronto per la sessione di tarda sera… che si sarebbe trasformata in notte… luci soffuse facevano da cornice e da ambiente a qualcosa di unico irrepetibile che sarebbe nato da li a poco.
Dall’altra parte del
vetro tre giullari… tre musici… tre artisti… erano pronti con I loro stumenti: Pino Daniele - chitarra acustica e
voce - Gigi De Rienzo
- chitarra basso acustica, Ernesto Vitolo - pianoforte… tre senza rete… in
diretta… non ci sono trucchi… ”il feeling è sicuro”…
In cabina regia, nella “contro room”, pronto ad immortalare l’avvenimento, a cogliere l’attimo, il Sound Engineer Allan Goldberg… il dito spinge il Talk Back, l’interfono che comunica con i tre musicisti dall’altra parte del vetro: ”Partito… il nastro gira…”, dagli altoparlanti arrivano le prime note… poi la voce, e la canzone prende forma.
Una svista, una distrazione a metà brano… la tecnologia aiuta in questo caso… un “punch-in” in sincrono e si arriva alla fine; rewind… il nastro torna indietro… ascoltiamo tutti in religioso silenzio il definitivo; il sync non e’ stato perfetto, ma musicalmente funziona… si lascia così… s’e’ fatto tardi… andiamo a dormire… in quei letti antichi a baldacchino, con ancora in testa e nelle orecchie quello che si è avverato pochi minuti prima.
Questi sono I miei ricordi, le miei emozioni ancora oggi vivide di quella nottata, dopo aver ascoltato “Alleria”, dal CD rimasterizzato “Nero a metà”.
Di tutto l’album, questo avvenimento lo ricordo come fosse successo ieri, non so come mai… forse, come ho già’ scritto prima, c’era una certa atmosfera nell’aria… forse magica… o forse perchè doveva essere così. Rimane e continua ad essere uno dei momenti più emozionanti al quale sono particolarmente legato.
In cabina regia, nella “contro room”, pronto ad immortalare l’avvenimento, a cogliere l’attimo, il Sound Engineer Allan Goldberg… il dito spinge il Talk Back, l’interfono che comunica con i tre musicisti dall’altra parte del vetro: ”Partito… il nastro gira…”, dagli altoparlanti arrivano le prime note… poi la voce, e la canzone prende forma.
Una svista, una distrazione a metà brano… la tecnologia aiuta in questo caso… un “punch-in” in sincrono e si arriva alla fine; rewind… il nastro torna indietro… ascoltiamo tutti in religioso silenzio il definitivo; il sync non e’ stato perfetto, ma musicalmente funziona… si lascia così… s’e’ fatto tardi… andiamo a dormire… in quei letti antichi a baldacchino, con ancora in testa e nelle orecchie quello che si è avverato pochi minuti prima.
Questi sono I miei ricordi, le miei emozioni ancora oggi vivide di quella nottata, dopo aver ascoltato “Alleria”, dal CD rimasterizzato “Nero a metà”.
Di tutto l’album, questo avvenimento lo ricordo come fosse successo ieri, non so come mai… forse, come ho già’ scritto prima, c’era una certa atmosfera nell’aria… forse magica… o forse perchè doveva essere così. Rimane e continua ad essere uno dei momenti più emozionanti al quale sono particolarmente legato.
©Marcello Todaro