Il mio
amico Valerio mi scrive raramente, ma le sue riflessioni offrono sempre
interessanti spunti di discussione…
Mettendo a posto un cassetto di casa, mi è saltato fuori
il librettone della tournèe di Rock Island, del 1989, dei Jethro Tull . Al suo interno ho scoperto d'aver conservato il ritaglio
di un articolo di Repubblica,
recensione del concerto al Palatrussardi e della vita dei JT in genere.
Ricordo che allora archiviai la faccenda con un… "questo qui non capisce un cacchio", e non ci pensai più. Chissà
poi perché ritagliai l'articolo e
lo conservai. Forse perché dei JT non parlava mai nessuno, e il fatto che ne scrivesse
un quotidiano nazionale, bene o male che fosse,
era meglio che niente.
Oggi ho riletto questo capolavoro di critica
musicale.
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Non voglio parlare da fan JT, anzi mettiamola così: facciamo
che io non sappia chi siano i JT. Leggendo
le righe del pezzo si direbbe che il 43enne (allora) flautista sia un vecchio decrepito che fa pena
a se stesso. Oggi li ho io 43 anni e francamente non mi sento affatto
vecchio e comunque non sono per nulla decrepito, e se tanto mi dà tanto (e il mio ricordo lo
conferma) credo che non lo fosse nemmeno il
I.A. d'allora. Ma andiamo oltre. La
penna del giornalista si sofferma sostanzialmente sul
fatto che queste "vecchie" band stavano cercando di tornare alla ribalta,
cavalcando l'onda del revival del '68, che quello che avevano da dire ormai lo avevano
detto e adesso era tempo di andare oltre... Oltre a che... oltre a che cosa.
Eravamo nell'ottantanove. Eravamo al termine del
decennio del techno pop. Oggi (su sky canale
713 video capital: solo classici) a rivedere i video delle mirabolanti band di quegli anni c'è di
che vergognarsi, ma non per i vestiti fru fru (ma va là) ma per
la pochezza dell'idea musicale. Gli urletti del tanto venerato e osannato (un
genio nell'89) Prince oggi sono veramente imbarazzanti, al cantante dei
Fine Young Cannibals mancava EVIDENTEMENTE un pezzo di palato molle, Brian Ferry (che comunque ha la
mia stima) sveniva alla fine di ogni strofa!
Si poteva giusto rincoglionire il gusto di un ragazzetto di 16 anni con certe affermazioni spigliate.
Supper is ready,
I've seen good people, A great gig in the sky, Child in time, Sweet
Judy's blu eyes, Immigrant song sono invecchiate? Mi sembra proprio di no e poco centra il
gusto musicale. E' musica intelligente, complessa genuina, splendida! ( e va che non
dico nulla dei JT... che ci sarebbe da fare una bella lista).
Ma torno al tema. Cosa avrei dovuto ascoltare
nell'89 di tanto illuminante secondo questo prono
giornalista (prono ai discografici già allora alla vigilia della CRISI)? Che cosa?
Susan Vega o le "pistole e rose", no forse Jovanotti con "sei
come la mia moto"? Il Grunge era di lì a venire, ma era un fenomeno di margine e quando
esplose, esplose anche la testa di Cobain. Quello era un bel fenomeno (sia il Grunge che Cobain)
durato troppo poco, e mai di main stream. E poi cavolo quei ragazzi
grunge altro non fecero che mettersi a suonare gli stessi strumenti di quegli altri ragazzi di 20 anni prima: basso - batteria - chitarra - tastiera e voce,
senza batteria elettronica e voci affettate, senza parrucconi e finte borchie
su altrettanto finta pelle nera.
Quindi che diavolo di musica celestiale avrebbe dovuto ascoltare un ragazzo di allora, tanto magnifica, si intende, da oscurare e rendere ridicolo il precedente decennio prog? Oggi sono ancora qui a chiedermelo.
Ma la vera domanda che mi sono posto (che è poi la sostanziale ragione di questo sproloquio) è la seguente… alla luce dei venti e oltre anni trascorsi da quel concerto, quel giornalista avrebbe veramente lo stimolo a riscrivere una critica così liquidatoria? Per quel che conosco dei giornalisti, è inutile chiederlo. Se l'elemento è ancora al mondo, e me lo auguro, come tutti i giornalisti non ritratta un bel nulla. E' più facile fare ammettere un errore ad un politico piuttosto che vedere un giornalista rimangiarsi un pezzo. Comunque avrebbe un bel da fare a giustificarsi dato l'attuale desolante panorama musicale fatto di nenie di 3 accordi (se non 2 note) ossessivamente ripetute (Lifegate ammazza + automobilisti che la tangenziale di Milano).
Quindi che diavolo di musica celestiale avrebbe dovuto ascoltare un ragazzo di allora, tanto magnifica, si intende, da oscurare e rendere ridicolo il precedente decennio prog? Oggi sono ancora qui a chiedermelo.
Ma la vera domanda che mi sono posto (che è poi la sostanziale ragione di questo sproloquio) è la seguente… alla luce dei venti e oltre anni trascorsi da quel concerto, quel giornalista avrebbe veramente lo stimolo a riscrivere una critica così liquidatoria? Per quel che conosco dei giornalisti, è inutile chiederlo. Se l'elemento è ancora al mondo, e me lo auguro, come tutti i giornalisti non ritratta un bel nulla. E' più facile fare ammettere un errore ad un politico piuttosto che vedere un giornalista rimangiarsi un pezzo. Comunque avrebbe un bel da fare a giustificarsi dato l'attuale desolante panorama musicale fatto di nenie di 3 accordi (se non 2 note) ossessivamente ripetute (Lifegate ammazza + automobilisti che la tangenziale di Milano).
Valerio Brustia