‘Road To Damascus’ è il secondo CD di Alessandro
Farinella, artista milanese di lungo corso, propositore di una
musica progressiva di qualità.
Quarantasei minuti di suoni coinvolgenti che mi hanno riportato ai
miei amori musicali più importanti, evidentemente gli stessi di Farinella.
E’ un lavoro arduo quello che tocca ad Alessandro e a tutti quelli
che, come lui, hanno subito influenze che lasciano un segno incancellabile, perché
ci sarà sempre qualche ‘esperto’ che si divertirà a sottolineare dei dejà vu
sonori, giudizi che implicitamente sanno di lieve e innocua condanna.
‘Road To…’ è un
riassunto di ottime eredità passate… fortunatamente. Ritengo che proporsi con
la musica che sia ama - e non con quella che si calcola possa essere più vendibile - sia un atto di estrema onestà,
e anche di coraggio.
Ma al di là di ciò che ogni attento ascoltatore prog può
riconoscere come DNA personale, questo album è davvero gradevole, e non
richiede il minimo sforzo - spesso accade di dover riascoltare più volte - di
assimilazione.
Atmosfere romantiche, epicità, disegni medievali ed applicazione
di un disciplina concettuale, probabile espressione degli approfonditi studi
filosofici di Farinella.
E attraverso il ricorso alla mitologia e alla storia si creano
allegorie musicali che tracciano percorsi di vita riconducibili ai giorni
nostri, tra la denuncia e la constatazione che i leitmotiv della vita cambiano
solo aspetto, ma resta la sostanza, spesso poco piacevole.
Anche io faccio il mio esercizio di ‘rappelle’ e sottolineo facili,
positive, analogie con mondo targato ‘YES
e Genesis’, e quando ci si trova dinanzi ad una fusione di stili di tale
portata, se gli attori sono di qualità, occorre rallegrarsene.
Nelle righe precedenti ho sottolineato come questa musica sia
rivolta ad un pubblico di nicchia, al popolo prog, ma è un concetto scritto … a
fatica, perché suona come riduttivo nei confronti di musicisti come Alessandro
Farinella - e ce ne sono molti - , capaci
di fornire grandi emozioni attraverso la loro arte. La mia solita speranza è
che i ‘nostri giovani’ entrino in contatto, magari casualmente, con album come ‘Road To Damascus’, per avere una
possibilità di comparazione con quanto viene normalmente fornito dai canali
ufficiali.
Nelle righe a seguire Alessandro Farinella si racconta attraverso
la sua biografia, dopo aver risposto ad alcune domande.
Il brano ‘Natural’ risulterà esemplificativo del pensiero da me
espresso.
Una bella scoperta.
L’INTERVISTA
Risalendo
alle tue note biografiche emerge il tuo amore per la musica progressiva, anche
se eri troppo giovane per poter godere appieno la genesi. Quale è stata la
scintilla che ti ha illuminato?
In
questo caso sono stato fortunato. Mio fratello ha qualche anno più di me e fin
da piccolo sono cresciuto ascoltando Van der Graaf Generator, ELP e Genesis. Ma
i primi dischi che mi hanno veramente influenzato sono stati ‘Pictures at an
Exhibition’ degli ELP e ‘Uomo di pezza’ de Le Orme. Nello stesso tempo prendevo
le prime lezioni di pianoforte e va da se che il fascino delle melodie di
Mussorgsky o la cantabilità di alcuni brani dei Genesis mi abbiano influenzato
più di ogni altra cosa sentita in seguito. Mio fratello mi faceva ascoltare
anche i King Crimson, Roxy Music, le sperimentazioni di Brian Eno e mi ha fatto
scoprire uno degli artisti che mi ha più condizionato nel corso degli anni:
Anthony Phillips, la cui diretta semplicità e il talento cristallino sono stati
per me un faro a cui attingere ispirazione a piene mani nel corso degli anni.
Mi
potresti evidenziare le tue linee guida musicali, sia dal punto di vista degli
artisti che da quello degli album storici?
Di
certo lavori come ‘The lamb lies down on Broadway’ dei Genesis o ‘The geese and
the ghost’ di Anthony Phillips sono stati una fonte di ispirazione costante nel
mio lavoro e nella mia educazione musicale. Pur avendo iniziato a studiare il
pianoforte fin da piccolo, la suggestione di un mondo epico e, nella fantasia
di un adolescente, magico, espresso dalla musica di Anthony Phillips o di Steve
Hackett, sono stati per me lo stimolo per imparare a suonare la chitarra. Nello
stesso periodo, avrò avuto 12-13 anni, ho scoperto gli Yes e a costo di
consumare l’album ho imparato a suonare ‘Turn of the Century’, un pezzo
contenuto in ‘Going for the one’, del 1977. Nello stesso periodo, per motivi
totalmente estranei alla musica, ho scoperto un altro personaggio che avrà ad
influenzarmi profondamente e a lungo: John Denver. La sua facilità alla melodia
e la potenza e chiarezza della sua voce hanno sicuramente esercitato sulla mia
fantasia di adolescente una potente suggestione.
Sempre
nelle tue note bio emergono situazioni di “delusione” musicale. Come giudichi
l'attuale business che regola la musica e i suoi protagonisti?
Sono
una persona che mal si presta ai meccanismi del mercato discografico. Ho sempre
preferito fare un passo indietro di fronte a situazioni poco chiare o che
pensavo avrebbero potuto arrecarmi danno nel lungo periodo. Negli anni
1993-1995 il mio ex gruppo, i Theatre, mi ha derubato di un album che avevo
quasi esclusivamente scritto io nel corso della mia militanza con loro dal 1987
al 1993, per non parlare di RTI music che non mi ha mai riconosciuto la
realizzazione di diverse musiche per documentari realizzate per Tele+ e che
sono andate in onda per anni. Non potendo sostenere cause contro personaggi
molto più potenti di me, la delusione che ne è derivata mi ha spinto a lasciare
il mondo della musica per molti anni ed è stata solo l’amicizia di un promettente
session man a convincermi che il mio talento non doveva essere gettato al vento
ma coltivato e che avrebbe potuto concretizzarsi ancora in qualcosa di valore.
Ad ogni modo non so quanto un musicista come me possa interessare ad una major, ma credo molto poco. Preferisco pensare a me stesso come a un artigiano della musica ed è solo la passione per il progressive di Massimo Orlandini che mi ha consentito di pubblicare adesso le mie canzoni. Io scrivo musica prima di tutto per me, per dimostrare che ne sono in grado. Per me è una sfida confrontarmi con i grandi del progressive degli anni ’70 e vedere se ho imparato la loro lezione. E’ vero che di delusioni ne ho avute dal mondo della musica ma ho avuto anche delle grandi soddisfazioni: essere stato in grado di presentare al pubblico una riduzione acustica di ‘The lamb lies down on Broadway’ è stata una cosa speciale e che, ne sono più che convinto, potevamo fare solo io e Silvio Masanotti, mio partner in quell’avventura.
Ad ogni modo non so quanto un musicista come me possa interessare ad una major, ma credo molto poco. Preferisco pensare a me stesso come a un artigiano della musica ed è solo la passione per il progressive di Massimo Orlandini che mi ha consentito di pubblicare adesso le mie canzoni. Io scrivo musica prima di tutto per me, per dimostrare che ne sono in grado. Per me è una sfida confrontarmi con i grandi del progressive degli anni ’70 e vedere se ho imparato la loro lezione. E’ vero che di delusioni ne ho avute dal mondo della musica ma ho avuto anche delle grandi soddisfazioni: essere stato in grado di presentare al pubblico una riduzione acustica di ‘The lamb lies down on Broadway’ è stata una cosa speciale e che, ne sono più che convinto, potevamo fare solo io e Silvio Masanotti, mio partner in quell’avventura.
Che
cosa è per te una performance live, quanto ami il contatto col pubblico?
Quando
suonavo esclusivamente le tastiere con i Theatre ero letteralmente terrorizzato
dal contatto con il pubblico e cercavo solo la perfezione della mia performance
a scapito di qualsivoglia empatia con la gente che invece mi sosteneva.
Apparivo freddo e scostante, in qualche modo volevo essere antipatico, ma era
solo una forma di difesa per potere controllare l’emozione dei primi successi
di pubblico raggiunti con la mia band.
Nel corso degli anni ho cambiato radicalmente il mio atteggiamento con il pubblico e mi sono scoperto intrattenitore e amante del contatto più diretto con la gente. Ho infatti imparato a suonare anche la chitarra ed a cantare, sono andato per molti anni a lezione di canto da quello che ora è il mio amico e collaboratore Guido Block, solo per potere raccontare alla gente guardandola negli occhi le storie delle mie canzoni. Ora quando scrivo una canzone lo faccio con l’obbiettivo di cantarla, o al piano o alla chitarra, io stesso avendo sempre presente che il pubblico è li per sognare ad occhi aperti ed io devo essere in grado di regalare loro questo sogno.
Nel corso degli anni ho cambiato radicalmente il mio atteggiamento con il pubblico e mi sono scoperto intrattenitore e amante del contatto più diretto con la gente. Ho infatti imparato a suonare anche la chitarra ed a cantare, sono andato per molti anni a lezione di canto da quello che ora è il mio amico e collaboratore Guido Block, solo per potere raccontare alla gente guardandola negli occhi le storie delle mie canzoni. Ora quando scrivo una canzone lo faccio con l’obbiettivo di cantarla, o al piano o alla chitarra, io stesso avendo sempre presente che il pubblico è li per sognare ad occhi aperti ed io devo essere in grado di regalare loro questo sogno.
Che
cosa ottieni dal jazz che l'altra musica non ti da?
Il jazz
mi ha insegnato ad ascoltare e scrivere la musica in modo molto più completo.
Grazie al jazz ho imparato a scrivere le parti per tutti gli altri strumenti.
Soprattutto l’insegnamento di Duke Ellington mi è stato utile per capire che
una melodia è solo un biglietto da visita per la musica, poi la persona deve
essere elegante se no anche la più bella melodia perde di attrattiva se il
vestito è incompleto o sciatto. Per questo motivo il jazz mi ha aiutato a
rendere elegante la mia musica dal punto di vista della scrittura e allo stesso
tempo l’improvvisazione mi spinge a sperimentare sempre nuove possibilità
armoniche che cerco, per quanto mi è possibile, di cristallizzare nei miei
pezzi.
Quanto
hanno influito i tuoi studi di filosofia sulla musica che proponi?
Grazie
alla filosofia di Platone ho imparato che nell’universo esiste una armonia che
rispecchia l’armonia presente nella mente del creatore. La musica, che è
matematica, attraverso il tempo e le frequenze dei suoni fa risuonare
nell’anima dell’uomo, anch’essa composta da una relazione matematica, le
corrispondenti emozioni. La parola inoltre, per mezzo del testo, consente
all’immaginazione di rivivere in modo potentissimo la visione del compositore.
Orfeo, l’inventore della musica accompagnata dal testo fu uno dei primi e venerati filosofi dell’antichità. Esisteva addirittura un canto, detto “orfico” che fu alla base degli studi di molti compositori e filosofi del ‘500. Sia nel primo CD, ‘Momo’, che in ‘Road to Damascus’, ho voluto rendere omaggio alla figura di Orfeo in canzoni che ne ripercorrono le gesta. Ma il mio tributo alla filosofia non si esaurirà certo qui. La filosofia ha una lunga storia e mi piacerebbe scrivere ancora su qualche tema legato alla storia della filosofia.
Mi parli della tecnologia applicata alla tua musica?
Orfeo, l’inventore della musica accompagnata dal testo fu uno dei primi e venerati filosofi dell’antichità. Esisteva addirittura un canto, detto “orfico” che fu alla base degli studi di molti compositori e filosofi del ‘500. Sia nel primo CD, ‘Momo’, che in ‘Road to Damascus’, ho voluto rendere omaggio alla figura di Orfeo in canzoni che ne ripercorrono le gesta. Ma il mio tributo alla filosofia non si esaurirà certo qui. La filosofia ha una lunga storia e mi piacerebbe scrivere ancora su qualche tema legato alla storia della filosofia.
Mi parli della tecnologia applicata alla tua musica?
Cerco,
per quanto nelle mie possibilità, di avere sempre la tecnologia migliore al
servizio della mia musica anche se la qualità degli strumenti di registrazione
e di riproduzione ha un costo talmente elevato che mi costringe a realizzare in
molta parte la musica negli studi di registrazione. Ma se dipendesse da me
realizzerei uno studio privato con gli strumenti più costosi. Purtroppo la
tecnologia più pregiata è un privilegio che non mi posso ancora permettere.
Può esistere l'amicizia vera nel mondo della musica?
Può esistere l'amicizia vera nel mondo della musica?
Perché
no! L’importante è che ci sia il rispetto reciproco tra le persone, poi
l’amicizia in senso stretto è una cosa talmente difficile anche nella vita che
è naturale che sia rara anche nella musica.
Hai
qualche rammarico per un'azione che non hai avuto il coraggio di intraprendere?
Ce ne
sono tante di cose che avrei voluto fare e poi non ne ho avuto il coraggio. Ma
non ho rimpianti per questo. A volte è meglio non agire ed aspettare che le
cose si evolvano da sole per vedere se effettivamente era necessario fare
quell’azione. Il più delle volte il tempo mi ha dato ragione.
Che cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?
Trovare finalmente dei musicisti che abbiano interesse
nella mia musica, così da mettere in piedi una band e presentare il mio lavoro
dal vivo. Vorrei dei professionisti che si rendessero conto della passione che
metto nel mio lavoro e che non mi chiedessero soldi solo per la loro
attenzione.Che cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?
E magari, ma questo è un sogno, trovare una casa discografica che credesse in me e nel mio lavoro per produrlo in modo molto più professionale di quanto riesco a fare da solo con un budget limitato.
Line up:
Alessandro Farinella:
Tastiere, voce
Roberto Gualdi: Batteria
Guido Block: Chitarra
Pietro Foi: Basso
Roberto Gualdi: Batteria
Guido Block: Chitarra
Pietro Foi: Basso
Anno: 2012
Label: Ma.Ra.Cash Records
Genere: Progressive Rock
Tracklist:
01. The Battle
02. The Brave
03. Road to Damascus
04. Natural
05. Valley of Tears
06. Euridice
Label: Ma.Ra.Cash Records
Genere: Progressive Rock
Tracklist:
01. The Battle
02. The Brave
03. Road to Damascus
04. Natural
05. Valley of Tears
06. Euridice
Biografia
di Alessandro Farinella
Sono nato a Milano il 26.08.1967. Ho iniziato a suonare il pianoforte a 5
anni assieme a mio fratello maggiore, e la chitarra classica a 11. Le mie prime
influenze sono state per il pianoforte Keith Emerson e Tony Banks e per la
chitarra Steve Hackett e Anthony Phillips.
Nel 1987 ho dato vita ai Brainstorm con
il cantante Jean Marie Guieu e al chitarrista Pietro Foi. I Brainstorm facevano
prevalentemente cover dei Marillion e dei Genesis. Con il completamento della
band con Piero Ottanà al basso e Alessio Cobau alla batteria abbiamo iniziato a
presentare dal vivo il concept dei Marillion Misplaced Childhood.
Nel 1989, dato che avevamo sempre più
materiale nostro, abbiamo cambiato il nome in Theatre e abbiamo realizzato
anche un paio di Demo tape che hanno riscosso molti consensi in molte fanzine
europee specializzate nel progressive. Anche la nostra attività live si è
intensificata al punto che eravamo uno dei gruppi fissi nel calendario di un
famoso locale milanese dell’epoca, il Magia Music Meeting.
L’ultima mia data con i Theatre è stata
nel 1993 al Bar-Itono, sempre di Milano.
A causa di dissensi con il nuovo cantante, e anche per il mio desiderio di studiare jazz, ho lasciato la band e mi sono messo a studiare piano jazz, prima con Marco Bianchi al NAM, e poi con il maestro Ettore Righello al Piccolo Conservatorio.
Vista la mia dipartita dai Theatre il nuovo cantante del gruppo Riccardo Tonco pensò bene di rubarmi la musica e di farla pubblicare a mia insaputa da un editore di San Remo, la Mellow Records. Io ho tentato per circa una decina di anni di portare in tribunale il titolare della casa editrice Mauro Moroni ma senza alcun risultato se non un generico atto di sequestro del supporto da parte del tribunale di Milano.
A causa di dissensi con il nuovo cantante, e anche per il mio desiderio di studiare jazz, ho lasciato la band e mi sono messo a studiare piano jazz, prima con Marco Bianchi al NAM, e poi con il maestro Ettore Righello al Piccolo Conservatorio.
Vista la mia dipartita dai Theatre il nuovo cantante del gruppo Riccardo Tonco pensò bene di rubarmi la musica e di farla pubblicare a mia insaputa da un editore di San Remo, la Mellow Records. Io ho tentato per circa una decina di anni di portare in tribunale il titolare della casa editrice Mauro Moroni ma senza alcun risultato se non un generico atto di sequestro del supporto da parte del tribunale di Milano.
Nello stesso periodo ho realizzato per
Tele+ diverse musiche per documentari. Purtroppo queste musiche non mi sono mai
state ne riconosciute ne pagate da RTI Music.
Dopo queste grandi delusioni ho
abbandonato completamente la musica per laurearmi in filosofia all’Università statale
di Milano nel 1998.
L’amicizia e la frequentazione con il chitarrista Silvio Masanotti mi hanno convinto a tornare a fare musica nel 2003. Nel 2004, in versione acustica, io e Silvio abbiamo presentato dal vivo una riduzione dell’opera dei Genesis ‘The lamb lies down on Broadway’, performance nella quale io mi alternavo alla chitarra acustica e al piano per accompagnarmi al canto.
L’amicizia e la frequentazione con il chitarrista Silvio Masanotti mi hanno convinto a tornare a fare musica nel 2003. Nel 2004, in versione acustica, io e Silvio abbiamo presentato dal vivo una riduzione dell’opera dei Genesis ‘The lamb lies down on Broadway’, performance nella quale io mi alternavo alla chitarra acustica e al piano per accompagnarmi al canto.
Sempre con Silvio Masanotti ho iniziato
a lavorare ad un primo progetto solista che ha visto la luce nel 2008 dal
titolo Momo ed edito dalla BTF.
Finita la collaborazione con Masanotti ho deciso di cambiare produzione per il secondo CD e mi sono affidato interamente alla professionalità di Guido Block e con lui ho portato alla luce il mio ultimo lavoro dal titolo ‘Road to Damascus’.
Finita la collaborazione con Masanotti ho deciso di cambiare produzione per il secondo CD e mi sono affidato interamente alla professionalità di Guido Block e con lui ho portato alla luce il mio ultimo lavoro dal titolo ‘Road to Damascus’.