Il 21 gennaio scorso, il ProgLiguria
di La Spezia mi ha dato la
possibilità di ascoltare alcuni musicisti che non avevo mai avuto occasione di vedere dal vivo. Tra
questi il mitico Gigi Venegoni degli Arti & Mestieri. Alla mia successiva richiesta,
avente come obiettivo uno scambio di battute, Gigi ha risposto immediatamente,
e l’intervista a seguire mi sembra un documento interessante da cui trarre
spunto, perché supera l’ovvia “intrusione” nel personale per cercare risposte
di carattere generale sulla musica e sul suo stato attuale. Impossibile non
utilizzare l’esperienza di Venegoni!
Per saperne di più visitare il sito ufficiale:
L’INTERVISTA
Parto obbligatoriamente
dal giorno in cui ti ho conosciuto da vicino, quel 21 gennaio in cui a La
Spezia abbiamo vissuto, con ruoli diversi, il ProgLiguria, un contenitore che
passerà alla storia, ma che ha visto una scarsa presenza di pubblico, non
adeguata ad evento e protagonisti. Che giudizio ti senti di dare di quella
giornata?
Sarò
sincero: sono rimasto un po’ deluso dalla scarsità di pubblico. Non voglio
entrare nel merito, visto che la musica di nicchia è molto sacrificata nel
nostro paese, però mi sarei aspettato che un evento del genere riuscisse a
radunare almeno un migliaio di persone. Nel complesso è stato un bel concerto
ma con qualche problema organizzativo e, temo, uno scarsissimo impatto sul
ritorno economico per gli alluvionati.
Ho letto con attenzione
ciò che nel tuo sito compare sotto la voce “Filosofia”, una nota che evidenzia
- anche- il contrasto tra la buona musica e la difficoltà di farla arrivare
alla gente. Come è cambiato questo mondo dai tuoi inizi ad oggi? E’ davvero
positiva quella che generalmente viene chiamata “evoluzione”?
Non
nascondiamoci dietro un dito: la crisi economica ha impattato sul mondo reale
in una misura del 5-10% dei redditi globali. Sul settore musica ha prodotto un
calo dei consumi che va dal 15/20% negli Usa, al 75/80% da noi. Io avevo una
solida attività di compositore e arrangiatore che è calata del 75% in dieci
anni. Questo fatto che la musica è diventata “gratis” non tiene conto del
problema della sopravvivenza dei musicisti di nicchia. Quando io ho cominciato
nel ’74 esistevano etichette, radio e managers che credevano e investivano
nella musica alternativa, e la facevano vivere e diffondere. Non
dimentichiamoci che siamo stati noi italiani a mandare i Genesis o i Van Der
Graaf in testa alle classifiche. Gli A&M suonavano spesso di fronte a
2000/3000 spettatori in teatri e festival all’aperto, oggi quella realtà è
impensabile: chi fa musica prog deve rassegnarsi, almeno in Italia, ad un
nobile precariato. Concludo: per quello che mi riguarda non percepisco una
significativa “evoluzione” delle nostre esistenze.
Sempre restando sul
discorso “sito”, ho visto una buona cura ed una valida organizzazione, fatto
positivo perché trattasi di spazio che spesso è un biglietto da visita. Cadendo
però sulle “news” ho notato lacune di aggiornamento sulle date dei
concerti. Deluso dai risultati ottenuti
dalla visibilità in rete? E ancora… che rapporto hai con le nuove tecnologie in
genere?
Cerco di
chiarire: Venegoni & Co. è un workshop più che un gruppo stabile. Ci sono
state almeno quattro o cinque reunions in 30 anni, con formazioni diverse e
diversi scopi. Questa flessibilità comporta un genere di attività artistica
molto discontinua: ne deriva che il sito è fermo all’ultima avventura del
gruppo con la pubblicazione del cd “Planetarium” e una ventina di date tra 2007
e 2008. Poi ci siamo fermati e stiamo riprendendo proprio in questi giorni. Io
ho suonato molto con il gruppo Nuvoleincanto per gli spettacoli su “De Andrè” e
su la “500 Gialla” (due CD pubblicati per Felmay), con gli A&M (Traffic-Torino
/ Tokyo Festival Prog e Roma-ProgExhibition) e con varie altre formazioni. Credo
che la rete costituisca il futuro promozionale delle musiche di nicchia ma,
come al solito, in Italia non c’è un gran budget per noi musicisti e questo
comporta il fatto che ti devi fare tutto da solo. Provare, suonare, arrangiare
e incidere dischi porta via molto tempo e io, francamente, non posso dedicare
tre o quattro ore al giorno al web, quindi aggiorno il sito solo quando il
gruppo si muove.
Siamo sempre molto
critici quando abbiniamo la parola “cultura” allo stato in cui viviamo,
l’Italia, ma spesso mi viene da pensare che noi cittadini comuni non siamo
esenti da colpe. Non è cosa complicata, costosa o pericolosa, ad esempio, la
realizzazione di un concerto in una scuola superiore o una università (come accade all’estero), dando così la possibilità di fornire visibilità
tanti bravi giovani musicisti e al contempo proporre alternative a chi spesso
non ne ha o non ne cerca. Sono lontano dalla verità?
Sfondi
una porta aperta: in Italia vige un regime di profonda “pigrizia culturale”.
Nel mondo della cultura (Lirica, Teatro, Cinema) gli operatori vivono nella
convinzione che tutto debba essere garantito dallo stato con finanziamenti che
coprano tutte le spese. Poi se si guadagna tanto meglio, ma l’imperativo è “non
rischiare nulla”. Nella musica rock e pop i finanziamenti sono ben pochi e, di
conseguenza, c’è poca iniziativa imprenditoriale tranne, ovviamente, per i
business legati ad Amici ed XFactor o al Festival di Sanremo, che sono i
responsabili della sordità musicale degli italiani! Se penso che la persona più
importante della discografia italiana è , allo stato attuale, la signora De Filippi
mi viene un malore!
Arti e Mestieri…
Crovella… Chirico…Venegoni… Electromantic…
quanto conta l’amicizia nel mondo della musica? Si può essere solo “professionali e
professionisti” per raggiungere obiettivi di qualità?
Non
scherziamo: conta l’amicizia, la stima, il carattere e la compatibilità. Di
fatto A&M esistono da 38 anni con cambi di formazione, evoluzione nello
stile e nelle strategie, ma con una costante formula creativa che ne contraddistingue
il sound. Il professionismo va bene per i turnisti e per le sessions di un
giorno, per stare in un gruppo ci vogliono delle affinità, degli intenti comuni
e il rispetto reciproco. Io, Crovella e Chirico siamo riusciti a mantenere un
“filo rosso” che ci ha portati dal ’74 ad oggi.
Se ti guardi indietro e
ripensi alle tue scelte e alla tua vita musicale, hai qualche rammarico per un
treno che hai lasciato passare per eccesso di cautela?
Nessun
rammarico: ho fatto il musicista per 40 anni con buone soddisfazioni artistiche
e professionali. Forse avrei potuto privilegiare un po’ più il “live” rispetto
allo “studio”, ma il fatto che io mi senta più compositore e arrangiatore che
performer ha condizionato le mie scelte. Ho lavorato per la pubblicità (500
jingles nazionali), per i grandi eventi (Olimpiadi, Conventions , Eventi
sportivi), per colonne sonore per la tv, per 30 Musei e per un sacco di dischi,
quindi le soddisfazioni non sono mancate. Oggi sono tornato al “live” e questo
mi da molte soddisfazioni.
Mi indichi un paio di
aneddoti della tua vita “lavorativa”, uno positivo ed uno negativo, che
ricordi con particolare forza?
L’evento che cito sempre è “Il concerto per Demetrio”
all’arena di Milano nel Giugno ’79: trenta artisti che celebravano il più
incredibile cantante italiano davanti a 65.000 persone! E’ stato un evento
drammatico, per la morte di Demetrio, ma di grandissima intensità. Tutti
amavamo questo genio della musica italiana ed eravamo emozionati e devastati da
quanto era successo e dalla incredibile risposta del pubblico! Uno negativo:
nel ’79 ero riuscito a proporre e produrre il gruppo rock “Mixo” per l’etichetta
“Ascolto” di Caterina Caselli. L’atteggiamento dei musicisti e una serie di
sfortunati eventi ha fatto andare tutto in malora e io mi sono giocato il
futuro da produttore nella discografia italiana!
Esiste una band o un
musicista che è rimasto negli anni una sorta di tua guida, fisica o spirituale,
a cui fare riferimento?
Io ho
vissuto di musica per quasi tutta la mia vita. Sono transitato nel periodo più
strabiliante della storia della musica e ho assorbito l’influenza di tantissimi
artisti. In realtà qualcuno mi identifica con un chitarrista “prog”, ma io
credo di avere allargato molto i miei orizzonti. Partito dall’innamoramento
totale per i Beatles ho accumulato molte “pietre miliari”: Stravinsky, Miles
Davis, Robert Fripp, John McLaughlin, Weather Report, Joni MItchell, Pat
Metheny e tante altre influenze. Se
dovessi proprio fare un nome direi che Miles Davis è il personaggio che mi ha
più impressionato per la sua capacità di catalizzare e indirizzare grandi
talenti.
Accantonata da tempo l’illusione che la musica possa
cambiare il mondo, qual è secondo te il suo vero ruolo, in un momento così
drammatico della nostra vita quotidiana?
L’arte in
generale, se compresa e assaporata nelle sua reale essenza, ha un grande valore
di nutrimento dell’esistenza. Il tentativo di cambiare il mondo era più nei
concetti legati alla musica che alla musica stessa. Ideali e principi valgono
per il periodo in cui vengono elaborati, ma poi rischiano di scomparire od
evolversi. La musica rimane e chi sa apprezzarla ne trae grande soddisfazione.
Prova ne è il fatto che apprezziamo ancora tantissimo la musica degli anni ’60
e ’70, che non è invecchiata come le ideologie del momento. Io dico sempre una
frase : “Per giudicare ed apprezzare un
musicista mi faccio sempre guidare dall’emozione e mai dal giudizio tecnico”,
e infatti, in qualche concerto dei grandi, mi è capitato di piangere per la
commozione!
E ora un sogno… cosa
vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, da qui al 2015?
Spesso,
scherzando, dico che aspetto il mio “Buena Vista Social Club”, cioè il grande
successo a sessantanni! In realtà il sogno sarebbe quello di raccogliere tutti
i fan della mia musica per celebrare un grande evento di condivisione di quello
che ci piace. A Tokyo, lo scorso novembre, è successa una cosa simile:
ottocento fan adoranti che hanno pagato un biglietto carissimo per sentire gli
A&M, hanno comprato 250 cd e 100 magliette, hanno applaudito per cinque
minuti e ci hanno aspettato fuori dal teatro per gli autografi! Io mi pizzicavo
spesso per essere sicuro che non fosse un sogno!!!
LA STORIA DELLA BAND
Il gruppo Venegoni &
Co. nasce nel 1977, un anno dopo che il chitarrista Gigi Venegoni abbandona gli
Arti & Mestieri. La caratteristica essenziale della formazione è quella di
possedere una struttura aperta ed una gerarchia molto democratica. I musicisti
si avvicendano nelle successive formazioni, liberi di esprimere a pieno la loro
musicalità ed d’inventare nuove forme di interpretazione del sound del gruppo.
Venegoni & Co si esibisce in un centinaio di concerti tra il ’77 ed il
1980, alcuni dei quali vengono registrati e solo di recente pubblicati su cd.
Nel medesimo periodo registra “Rumore
Rosso ” e “ Sarabanda” per l’etichetta milanese Cramps
Records. L’ attività live del gruppo avrà il suo apice davanti a settantamila
spettatori nel commovente “Concerto
per Demetrio Stratos ”, di cui rimangono testimonianze nel doppio cd
della Cramps e nelle riprese televisive effettuate dalla Rai. Alla fine del
1980 il gruppo si scioglie, principalmente per due ragioni: la difficoltà di
tenere insieme sei musicisti dei quali tre torinesi e tre milanesi e la sempre
crescente scarsità di occasioni per suonare live. Negli anni ottanta Gigi Venegoni realizzerà
due registrazioni (Mosaico e Nocturne)
senza riuscire a riformare il gruppo. Per continuare a suonare live Venegoni
forma il Dynamic Duo con Silvano Borgatta, tastierista proveniente dall’ultima formazione di Venegoni & Co.
Il duo si esibisce in molti concerti con l’aiuto di una complessa
strumentazione elettronica (computer+drum machines) sperimentando le nuove
possibilità offerte dall’avvento del sistema midi. Dal ’79 al ’90 Gigi Venegoni
si specializza nell’utilizzo della midi guitar, diventando anche dimostratore
ufficiale per varie aziende e riversando queste esperienze nel cd “Nocturne”
dove suonerà esclusivamente questa versione elettronica della chitarra.
Dopo un lungo silenzio, nel 2001 viene ristampato dalla Edel “Sarabanda
” il Cd più importante del gruppo. Di seguito vengono rimasterizzate
alcune registrazioni live che vengono pubblicate nei cd “Rumore Rosso Vivo ” e “Somewhere
in The Seventies” e, di conseguenza, viene anche ristampato in cd il
primo lavoro “ Rumore Rosso” . Nel 2006, su invito di
Beppe Crovella, proprietario dell’etichetta Electromantic Music, e su richiesta
di un discografico Giapponese, Gigi
Venegoni decide di comporre, produrre e registrare “ Planetarium”,
il nuovo Cd della formazione, avvalendosi della collaborazione di alcuni dei
migliori musicisti torinesi, tra i quali spicca Piero
Mortara, esperto tastierista e fisarmonicista, che lo affiancherà
nei 12 mesi di lavoro necessari a realizzare gli otto nuovi brani.