martedì 28 febbraio 2012

Gigi Venegoni



Il 21 gennaio scorso, il ProgLiguria di La Spezia mi ha dato la possibilità di ascoltare alcuni musicisti che non avevo mai  avuto occasione di vedere dal vivo. Tra questi il mitico Gigi Venegoni degli Arti & Mestieri. Alla mia successiva richiesta, avente come obiettivo uno scambio di battute, Gigi ha risposto immediatamente, e l’intervista a seguire mi sembra un documento interessante da cui trarre spunto, perché supera l’ovvia “intrusione” nel personale per cercare risposte di carattere generale sulla musica e sul suo stato attuale. Impossibile non utilizzare l’esperienza di Venegoni!                      
Per saperne di più visitare il sito ufficiale:


L’INTERVISTA

Parto obbligatoriamente dal giorno in cui ti ho conosciuto da vicino, quel 21 gennaio in cui a La Spezia abbiamo vissuto, con ruoli diversi, il ProgLiguria, un contenitore che passerà alla storia, ma che ha visto una scarsa presenza di pubblico, non adeguata ad evento e protagonisti. Che giudizio ti senti di dare di quella giornata?

Sarò sincero: sono rimasto un po’ deluso dalla scarsità di pubblico. Non voglio entrare nel merito, visto che la musica di nicchia è molto sacrificata nel nostro paese, però mi sarei aspettato che un evento del genere riuscisse a radunare almeno un migliaio di persone. Nel complesso è stato un bel concerto ma con qualche problema organizzativo e, temo, uno scarsissimo impatto sul ritorno economico per gli alluvionati.

Ho letto con attenzione ciò che nel tuo sito compare sotto la voce “Filosofia”, una nota che evidenzia - anche- il contrasto tra la buona musica e la difficoltà di farla arrivare alla gente. Come è cambiato questo mondo dai tuoi inizi ad oggi? E’ davvero positiva quella che generalmente viene chiamata “evoluzione”?

Non nascondiamoci dietro un dito: la crisi economica ha impattato sul mondo reale in una misura del 5-10% dei redditi globali. Sul settore musica ha prodotto un calo dei consumi che va dal 15/20% negli Usa, al 75/80% da noi. Io avevo una solida attività di compositore e arrangiatore che è calata del 75% in dieci anni. Questo fatto che la musica è diventata “gratis” non tiene conto del problema della sopravvivenza dei musicisti di nicchia. Quando io ho cominciato nel ’74 esistevano etichette, radio e managers che credevano e investivano nella musica alternativa, e la facevano vivere e diffondere. Non dimentichiamoci che siamo stati noi italiani a mandare i Genesis o i Van Der Graaf in testa alle classifiche. Gli A&M suonavano spesso di fronte a 2000/3000 spettatori in teatri e festival all’aperto, oggi quella realtà è impensabile: chi fa musica prog deve rassegnarsi, almeno in Italia, ad un nobile precariato. Concludo: per quello che mi riguarda non percepisco una significativa “evoluzione” delle nostre esistenze.

Sempre restando sul discorso “sito”, ho visto una buona cura ed una valida organizzazione, fatto positivo perché trattasi di spazio che spesso è un biglietto da visita. Cadendo però sulle “news” ho notato lacune di aggiornamento sulle date dei concerti.  Deluso dai risultati ottenuti dalla visibilità in rete? E ancora… che rapporto hai con le nuove tecnologie in genere?

Cerco di chiarire: Venegoni & Co. è un workshop più che un gruppo stabile. Ci sono state almeno quattro o cinque reunions in 30 anni, con formazioni diverse e diversi scopi. Questa flessibilità comporta un genere di attività artistica molto discontinua: ne deriva che il sito è fermo all’ultima avventura del gruppo con la pubblicazione del cd “Planetarium” e una ventina di date tra 2007 e 2008. Poi ci siamo fermati e stiamo riprendendo proprio in questi giorni. Io ho suonato molto con il gruppo Nuvoleincanto per gli spettacoli su “De Andrè” e su la “500 Gialla” (due CD pubblicati per Felmay), con gli A&M (Traffic-Torino / Tokyo Festival Prog e Roma-ProgExhibition) e con varie altre formazioni. Credo che la rete costituisca il futuro promozionale delle musiche di nicchia ma, come al solito, in Italia non c’è un gran budget per noi musicisti e questo comporta il fatto che ti devi fare tutto da solo. Provare, suonare, arrangiare e incidere dischi porta via molto tempo e io, francamente, non posso dedicare tre o quattro ore al giorno al web, quindi aggiorno il sito solo quando il gruppo si muove.

Siamo sempre molto critici quando abbiniamo la parola “cultura” allo stato in cui viviamo, l’Italia, ma spesso mi viene da pensare che noi cittadini comuni non siamo esenti da colpe. Non è cosa complicata, costosa o pericolosa, ad esempio, la realizzazione di un concerto in una scuola superiore o una università      (come accade all’estero), dando  così la possibilità di fornire visibilità tanti bravi giovani musicisti e al contempo proporre alternative a chi spesso non ne ha o non ne cerca. Sono lontano dalla verità?

Sfondi una porta aperta: in Italia vige un regime di profonda “pigrizia culturale”. Nel mondo della cultura (Lirica, Teatro, Cinema) gli operatori vivono nella convinzione che tutto debba essere garantito dallo stato con finanziamenti che coprano tutte le spese. Poi se si guadagna tanto meglio, ma l’imperativo è “non rischiare nulla”. Nella musica rock e pop i finanziamenti sono ben pochi e, di conseguenza, c’è poca iniziativa imprenditoriale tranne, ovviamente, per i business legati ad Amici ed XFactor o al Festival di Sanremo, che sono i responsabili della sordità musicale degli italiani! Se penso che la persona più importante della discografia italiana è , allo stato attuale, la signora De Filippi mi viene un malore!

Arti e Mestieri… Crovella… Chirico…Venegoni… Electromantic…  quanto conta l’amicizia nel mondo della musica? Si  può essere solo “professionali e professionisti” per raggiungere obiettivi di qualità?

Non scherziamo: conta l’amicizia, la stima, il carattere e la compatibilità. Di fatto A&M esistono da 38 anni con cambi di formazione, evoluzione nello stile e nelle strategie, ma con una costante formula creativa che ne contraddistingue il sound. Il professionismo va bene per i turnisti e per le sessions di un giorno, per stare in un gruppo ci vogliono delle affinità, degli intenti comuni e il rispetto reciproco. Io, Crovella e Chirico siamo riusciti a mantenere un “filo rosso” che ci ha portati dal ’74 ad oggi.

Se ti guardi indietro e ripensi alle tue scelte e alla tua vita musicale, hai qualche rammarico per un treno che hai lasciato passare per eccesso di cautela?

Nessun rammarico: ho fatto il musicista per 40 anni con buone soddisfazioni artistiche e professionali. Forse avrei potuto privilegiare un po’ più il “live” rispetto allo “studio”, ma il fatto che io mi senta più compositore e arrangiatore che performer ha condizionato le mie scelte. Ho lavorato per la pubblicità (500 jingles nazionali), per i grandi eventi (Olimpiadi, Conventions , Eventi sportivi), per colonne sonore per la tv, per 30 Musei e per un sacco di dischi, quindi le soddisfazioni non sono mancate. Oggi sono tornato al “live” e questo mi da molte soddisfazioni.

Mi indichi un paio di aneddoti della tua vita “lavorativa”, uno positivo ed uno negativo, che ricordi  con particolare forza?

L’evento che cito sempre è “Il concerto per Demetrio” all’arena di Milano nel Giugno ’79: trenta artisti che celebravano il più incredibile cantante italiano davanti a 65.000 persone! E’ stato un evento drammatico, per la morte di Demetrio, ma di grandissima intensità. Tutti amavamo questo genio della musica italiana ed eravamo emozionati e devastati da quanto era successo e dalla incredibile risposta del pubblico! Uno negativo: nel ’79 ero riuscito a proporre e produrre il gruppo rock “Mixo” per l’etichetta “Ascolto” di Caterina Caselli. L’atteggiamento dei musicisti e una serie di sfortunati eventi ha fatto andare tutto in malora e io mi sono giocato il futuro da produttore nella discografia italiana!

Esiste una band o un musicista che è rimasto negli anni una sorta di tua guida, fisica o spirituale, a cui fare riferimento?

Io ho vissuto di musica per quasi tutta la mia vita. Sono transitato nel periodo più strabiliante della storia della musica e ho assorbito l’influenza di tantissimi artisti. In realtà qualcuno mi identifica con un chitarrista “prog”, ma io credo di avere allargato molto i miei orizzonti. Partito dall’innamoramento totale per i Beatles ho accumulato molte “pietre miliari”: Stravinsky, Miles Davis, Robert Fripp, John McLaughlin, Weather Report, Joni MItchell, Pat Metheny e tante altre influenze.  Se dovessi proprio fare un nome direi che Miles Davis è il personaggio che mi ha più impressionato per la sua capacità di catalizzare e indirizzare grandi talenti.

Accantonata  da tempo l’illusione che la musica possa cambiare il mondo, qual è secondo te il suo vero ruolo, in un momento così drammatico della nostra vita quotidiana?

L’arte in generale, se compresa e assaporata nelle sua reale essenza, ha un grande valore di nutrimento dell’esistenza. Il tentativo di cambiare il mondo era più nei concetti legati alla musica che alla musica stessa. Ideali e principi valgono per il periodo in cui vengono elaborati, ma poi rischiano di scomparire od evolversi. La musica rimane e chi sa apprezzarla ne trae grande soddisfazione. Prova ne è il fatto che apprezziamo ancora tantissimo la musica degli anni ’60 e ’70, che non è invecchiata come le ideologie del momento. Io dico sempre una frase : “Per giudicare ed apprezzare un musicista mi faccio sempre guidare dall’emozione e mai dal giudizio tecnico”, e infatti, in qualche concerto dei grandi, mi è capitato di piangere per la commozione!

E ora un sogno… cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, da qui al 2015?

Spesso, scherzando, dico che aspetto il mio “Buena Vista Social Club”, cioè il grande successo a sessantanni! In realtà il sogno sarebbe quello di raccogliere tutti i fan della mia musica per celebrare un grande evento di condivisione di quello che ci piace. A Tokyo, lo scorso novembre, è successa una cosa simile: ottocento fan adoranti che hanno pagato un biglietto carissimo per sentire gli A&M, hanno comprato 250 cd e 100 magliette, hanno applaudito per cinque minuti e ci hanno aspettato fuori dal teatro per gli autografi! Io mi pizzicavo spesso per essere sicuro che non fosse un sogno!!!




LA STORIA DELLA BAND


Il gruppo Venegoni & Co. nasce nel 1977, un anno dopo che il chitarrista Gigi Venegoni abbandona gli Arti & Mestieri. La caratteristica essenziale della formazione è quella di possedere una struttura aperta ed una gerarchia molto democratica. I musicisti si avvicendano nelle successive formazioni, liberi di esprimere a pieno la loro musicalità ed d’inventare nuove forme di interpretazione del sound del gruppo. Venegoni & Co si esibisce in un centinaio di concerti tra il ’77 ed il 1980, alcuni dei quali vengono registrati e solo di recente pubblicati su cd. Nel medesimo periodo registra “Rumore Rosso ” e “ Sarabanda” per l’etichetta milanese Cramps Records. L’ attività live del gruppo avrà il suo apice davanti a settantamila spettatori nel commovente “Concerto per Demetrio Stratos ”, di cui rimangono testimonianze nel doppio cd della Cramps e nelle riprese televisive effettuate dalla Rai. Alla fine del 1980 il gruppo si scioglie, principalmente per due ragioni: la difficoltà di tenere insieme sei musicisti dei quali tre torinesi e tre milanesi e la sempre crescente scarsità di occasioni per suonare  live. Negli anni ottanta Gigi Venegoni realizzerà due registrazioni (Mosaico e Nocturne) senza riuscire a riformare il gruppo. Per continuare a suonare live Venegoni forma il Dynamic Duo con Silvano Borgatta, tastierista proveniente  dall’ultima formazione di Venegoni & Co. Il duo si esibisce in molti concerti con l’aiuto di una complessa strumentazione elettronica (computer+drum machines) sperimentando le nuove possibilità offerte dall’avvento del sistema midi. Dal ’79 al ’90 Gigi Venegoni si specializza nell’utilizzo della midi guitar, diventando anche dimostratore ufficiale per varie aziende e riversando queste esperienze nel cd “Nocturne” dove suonerà esclusivamente  questa versione elettronica della chitarra. Dopo un lungo silenzio, nel 2001 viene ristampato dalla Edel “Sarabanda ”  il Cd più importante del gruppo. Di seguito vengono rimasterizzate alcune registrazioni live che vengono pubblicate nei cd “Rumore Rosso Vivo ” e “Somewhere in The Seventies” e, di conseguenza, viene anche ristampato in cd il primo lavoro “ Rumore Rosso” . Nel 2006, su invito di Beppe Crovella, proprietario dell’etichetta Electromantic Music, e su richiesta di un discografico Giapponese, Gigi Venegoni decide di comporre, produrre e registrare “ Planetarium”, il nuovo Cd della formazione, avvalendosi della collaborazione di alcuni dei migliori musicisti torinesi, tra i quali spicca Piero Mortara, esperto tastierista e fisarmonicista, che lo affiancherà nei 12 mesi di lavoro necessari a realizzare gli otto nuovi brani.