Venerdì 6 maggio il Teatro Albatros di Genova
ha ospitato il ritorno degli Alphataurus,
gruppo storico del prog di casa nostra che ha riproposto l'album omonimo e
qualcosa di più.
Ma è stata anche
l’occasione per rivedere dal vivo la G. C. Neri Band,
gruppo che giocava in casa e che avevamo già apprezzato a Savona, come “spalla”
degli Osanna.
Discreta affluenza di
pubblico, anche se certi eventi dovrebbero garantire il tutto esaurito. Anche
in questo caso chi non era presente ha perso un'occasione per una buona serata
di musica, tra passato e presente e qualche novità.
Si spengono le luci e
un nutrito numero di musicisti sale sul palco. Sono in dieci ma chi ruba da subito
la scena è la “sezione etnica”, un gruppo di suonatori africani che fanno da
preludio alla prima parte di concerto. Ecco quello che non ti aspetti!
Strumenti inusuali
(non conosco il nome di quello che potremmo definire “basso acustico africano”,
ma è stato di grande effetto ed efficacia) e voci tipiche di un mondo che non è
culturalmente il nostro, ma che ben conosciamo e apprezziamo dal punto di vista
dei suoni.
Non so come sia nata
l’idea, ma avendo visto la discreta quantità di “chicche strumentali” nel
laboratorio di Neri (si va dal dulcimer all’autoharp, passando attraverso vari
tipi di percussioni), sala prove situata (almeno lo era) in un luogo dove la
vita extracomunitaria è accesa, non faccio fatica a sommare i vari elementi che
hanno portato a una sorta di miscela tra prog, psichedelica ed etnia.
Un’altra sorpresa è
l’attacco successivo, quello in cui il rock della band e il folk mediterraneo
si sintetizzano in un brano culto degli Area, “Luglio, agosto settembre (nero)”.
Il risultato è davvero
gradevole, come testimoniato nel filmato a seguire.
Al termine del brano
rimangono on stage i soli “genovesi” che ripropongono l’album “Logos”,
sul mercato da un paio di anni.
Nonostante qualche
problema tecnico che ha un po’ penalizzato i musicisti, con difficoltà nel
“sentirsi”, ho registrato una maturazione nella proposta live, ovvia
considerazione legata al fatto che più si suona assieme e più aumenta la
coesione e l’intesa.
Rock duro alternato a
momenti di melodia, tecnologia mista a effetti speciali, psichedelia unita a
sperimentazione, sono gli ingredienti base di questa band, e attendiamo che
Neri ci regali una il seguito di “Logos”. Promossi a pieni voti.
I loro nomi: Alessio
Panni alla batteria, Bruno Bregliano al basso, Enrico Cotella
alle tastiere, Matteo Farina alla chitarra, Giuseppe Alvaro alla
voce e Giorgio Cesare Neri alla chitarra.
E veniamo agli Alphataurus, musicisti che realizzarono
il loro primo album omonimo nel 1973, costituito da cinque brani, con una
storica copertina apribile in tre parti, immagine iconica del prog italiano.
Formazione con tre
membri originali (Pietro Pellegrini alle tastiere, Guido Wassermann
alla chitarra/ tastiere/ voce e Giorgio Santandrea alla batteria) con
tre nuovi acquisti (Claudio Falcone voce solista, Fabio Rigamonti
al basso/ voce e Andrea Guizzetti alle tastiere/ voce).
È stato eseguito tutto
l’album omonimo con l’aggiunta di alcuni brani che erano in embrione prima che
il progetto si interrompesse.
Grande sorpresa e
unanime consenso degli addetti ai lavori (perché occorre dire che questi
concerti sono dedicati a veri esperti del genere, da non scambiare per
nostalgici), che nei commenti post performance hanno sottolineato come si fosse
assistito ad un… “vero concerto prog come se ne facevano a quei tempi…”.
Come spiegare… lunghi
brani che rifuggono dalla forma canzone, virtuosismo esecutivo, cambi di tempo
e riff che nascono e muoiono all’interno di un contenitore imprevedibile, con
una parte vocale sempre all’altezza. Il tutto condito da una certa melodia,
elemento da cui non può prescindere quando si parla di “progressivo
tradizionale”.
Una bella sorpresa per
chi non li conosceva e una conferma per chi aveva già avuto modo di apprezzarli
nel passato.
Sottolineo anche che
chi ha acquistato il vinile (o chi già lo possedeva) ha la possibilità di
inserire nella propria raccolta una delle più belle cover che io abbia mai
visto.
Alla fine del concerto
il consueto incontro col pubblico desideroso di fotografie ed autografi, con
piena soddisfazione dei musicisti.
Un ringraziamento alla
Black Widow Records che ha organizzato l’evento.