Il loro stile musicale combina elementi tratti dal pop, dal rock psichedelico e dal jazz.
L'avvio prende spunto dallo scioglimento dei Wilde Flowers, un gruppo storico nel quale suonarono, negli anni '60, numerosi musicisti destinati a formare in seguito gruppi estremamente influenti della scena di Canterbury (oltre ai Soft Machine, in particolare, i Caravan). La prima formazione dei Soft Machine comprendeva Kevin Ayers (basso), Robert Wyatt (batteria e voce), Daevid Allen (chitarra) e Mike Ratledge (tastiere).
Allen lasciò la band prima dell'uscita del primo disco (avrebbe in seguito fondato un altro importante gruppo di derivazione Canterbury, i Gong).
Ayers fu sostituito da Hugh Hopper all'epoca del secondo disco.
I Soft Machine cominciarono a suonare nel 1966, ma il loro primo album fu inciso soltanto nel 1968.
I primi due album si inseriscono nel solco della tarda psichedelia inglese, con un particolare senso dello humour, la ricerca vocale di Robert Wyatt, e sonorità che si avvicinano al jazz.
In particolare, nel secondo album," Volume Two", ogni facciata è composta da una lunga suite di brani, uniti tra loro senza soluzione di continuità.
L'apice della notorietà e della fortuna critica giunse con l'acclamato "Third", un album doppio con soli quattro brani, ciascuno della lunghezza di un'intera facciata.
L'ingresso di un sassofonista, Elton Dean, e la collaborazione di altri fiati, avvicinano l'opera al Miles Davis di quel periodo, seppure con numerosi elementi inediti.
Robert Wyatt lasciò il gruppo nel 1971, dopo l'album strumentale Fourth, deluso dalla nuova impostazione più rigidamente jazz che lasciava poco spazio alle sue sperimentazioni vocali.
Fondò i Matching Mole, che avrebbero dovuto essere una ideale prosecuzione dell'opera dei primi Soft Machine, ma che si sciolsero dopo circa un anno in seguito al grave incidente che costò a Wyatt la paralisi.
A partire dall'album successivo all'uscita di Wyatt entrarono nella formazione dei Soft Machine alcuni elementi già membri dei Nucleus, una band di jazz rock: il contrabbassista Roy Babbington (uscito subito dopo), il batterista John Marshall e soprattutto il tastierista Karl Jenkins, che assunse presto il ruolo guida del gruppo.
La musica assunse i toni della fusion.
Mike Ratledge fu l'ultimo membro della formazione originale a lasciare la band (nel 1976).
Nello stesso periodo entrò Allan Holdsworth, che riempiva il ruolo di chitarrista, rimasto vacante fin dall'abbandono di Daevid Allen.
I Soft Machine continuarono a suonare fino al 1984, diradando i loro sforzi in studio già dal 1976.
Le ultime parole famose:
"640 KB di memoria RAM sono più che sufficienti"( Bill Gates nel 1981)
Premetto che io ascolto tutto,ma proprio tutto,tranne che Jazz e free jazz e la musica dei Soft Machine esibitisi al Politeama di Trieste più di trent'anni fa era una sorta di electro-jazz molto lontano dalla musica che abitualemnte amo ascoltare.Inizialmente la mia era curiosità..magari speranza di sentire qualcosa di nuovo..qualche squarcio di psichedelia,invece niente.Confesso che qualche mese prima ho assistito al concerto dei Perigeo,i parenti poveri del genere musicale (probabimente unico torto di non essere anglosassoni)...e la loro Valle dei Templi a confronto con Moon in June mi era sembrata stupenda,questo comunque non esclude l'indiscutibile valore dei musicisti "Soft Machine"...
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