Da quando ho aperto
questo blog, dichiarando che avrei dedicato lo spazio maggiore alla musica,
ho tralasciato molti mostri sacri a me cari.
La mia idea è quella
di "incontrarli" tutti, prima o poi, intendendo l'incontro su
queste pagine una sorta di omaggio a chi tanto mi ha dato attraverso il mondo
dei suoni.
Però dover raccontare
qualcosa di originale su qualche mito,che magari da 40 anni calca i
palcoscenici, è davvero difficile, e le cose che posso aggiungere restano nel
"recinto che contiene aneddoti o
pensieri personali", e quindi di
relativo interesse.
Questa sorta di
pudore, di rispetto verso gli Dei, mi
spinge spesso alla ricerca di cose ormai perse, forse minori nell'immaginario
collettivo, ma di assoluto valore.
Parlo di band e
musicisti che hanno fatto la storia della musica, e che riscopro sempre con piacere, spesso con entusiasmo... quell'eccitazione che poi mi spinge verso nuove,
incessanti ricerche.
Ma oggi, non so perché, è giorno da miti ed il mio pensiero ricade su Jimi Hendrix.
Il web è zeppo di
discografie, biografie, testi e fotografie, e nulla potrei aggiungere.
A seguire uno
stralcio di quanto già scritto un anno fa nel sito "Itullians".
"La prima opera, trovata sotto l'albero di
Natale, racconta la vita di Jimi Hendrix. Si intitola "La stanza degli specchi" ed e' scritto da Charles Cross.
Sono a ¾ di libro ed
ho raggiunto ormai il 1969 ed io ricordo perfettamente quel giorno di settembre
del '70, quando si diffuse la notizia della morte di Jimi.
Avevo da poco
visto il film " Woodstock" e quindi
sapevo bene chi fosse Hendrix, anche se avevo solo 14 anni.
Nella lettura sono
quindi ad un anno dal decesso e non ho trovato ancora
niente di bello in quella vita.
Le star sono
irraggiungibili e facilmente invidiabili, ma io non penso ci sia qualcosa da
rubare in quell'esistenza.
Qualità tecniche
mostruose, genio musicale, artista, compositore ed interprete rivoluzionario,
uomo capace di segnare una svolta nell'utilizzo della chitarra elettrica.
Leggendo di lui ci si
aspetta un inizio difficile ed una morte precoce. Tra i due opposti si
pensa ad una vita da favola.
Niente di tutto
questo.
Infanzia da fame e
senza regole. Morte in pieno eccesso e trasgressione. Fatica enorme per
arrivare, attorno ai 25 anni, ad essere conosciuto ed apprezzato.
Ecco ciò che mi ha
impressionato, una gavetta lunghissima, tra stenti di ogni genere e
con pochi affetti certi, e nessuna possibilità di godere della proprio immensità.
Altre rock star
contemporanee sono ancora in auge e vivono nel pieno del successo, con qualche
pausa e tanta luce.
Lui no.
Un vita davvero
brutta che non auguro a nessuno."
A me piace pensare
che Hendrix si sentisse a proprio agio anche tra gente comune,in una via di Seattle o Londra, come nella foto del
post, e non esclusivamente on stage.
Ed ora ascoltiamo uno
dei miei pezzi preferiti: "Hey Joe"
ho sempre associato la figura di Hendrix alla solitudine.. le sue "Hey Joe..foxy lady...all along the watchtower" mi mettevano tristezza...forse perchè ero emotivamente coinvolto dalla tragica storia di questo ragazzo rimasto orfano della madre in tenera età, cresciuto tra miseria ed emarginazione.Una persona indifesa,vulnerabile,che affogava le proprie insicurezze nella droga.Quel giorno di settembre ho pianto
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