Oggi
ho voglia di presentare qualcosa che riguarda il gruppo musicale a cui sono
più legato.
Sto parlando dei Jethro Tull.
Le passioni sfuggono alla razionalità e nelle righe seguenti
ripropongo uno scritto dello scorso anno, dove cercavo almeno di capire da dove
mi fossero arrivati certi stimoli.
La loro produzione e’ sterminata e anche all’interno dei
lavori degli ultimi anni, magari “meno capolavori" di Benefit, Stand Up, Aqualung e Thick as a Brick,
si riescono a trovare perle da incorniciare.
Ricordo di aver visto all’interno del Forum presente nel sito “Itullians”,
quello del fanclub, un sondaggio atto a scegliere la canzone più bella, o forse
più rappresentativa del gruppo.
Penso che ragionare in termini assoluti sia molto difficile ,
sicuro che ogni singolo amante del genere possa “accendersi” in modo differente
al cospetto di pezzi universalmente riconosciuti come importanti.
Io ad esempio evito accuratamente di ascoltare”Locomotive Breath”, riproposta
frequentemente da Anderson e company nei vari bis.
Quindi, dire la mia su quale sia il brano più rappresentativo
del mondo Tull, diventa un’opinione di scarso interesse, se intesa come preferenza
personale.
Altra cose e’ cercare di trovare elementi oggettivi ,
soprattutto riferiti al periodo storico/musicale, ed al contesto.
Nel filmato che propongo a seguire, si può vedere stralcio
della performance all’Isola di Wight.
“My God” e’ un
pezzo che mi e’ sempre piaciuto molto.
Se non sbaglio e’ anche il brano che i membri del fanclub
hanno scelto come emblema ,ed in questo caso la ricerca dell’oggettivita’ si
sposa col mio feeling musicale.
Quando uscì “Aqualung”
conoscevo già i dischi precedenti ed il nuovo lavoro mi apparve subito con un
punto di arrivo, dopo il timido inizio ed un percorso evolutivo.
Un disco ai miei occhi perfetto, pieno di idee innovative, di
soluzioni geniali, di melodie, di rock.
Senza necessariamente dare un etichetta ed una collocazione
al genere, direi fosse la sintesi di quanto, ancor oggi, apprezzo nel panorama
musicale.
In quella “scatola delle meraviglie” che per me e’
“Aqualung”, “My God” era ed e’ il diamante più prezioso.
Riguardando il filmato occorre riflettere sull’anno, il 1970.
Era un periodo di forte cambiamento musicale, ma
caratterizzato ancora da 45 giri, dai brani di 3 minuti dei Beatles, dalle lunghe jam dei virtuosi
d’oltreoceano e, per quanto riguarda l’Italia, dai gruppi cover, come Dik Dik, Equipe 84,
Camaleonti.
Il popolo dell’Isola di Wight arrivava concettualmente da Woodstoock, svoltosi un anno prima , e in
quell’occasione aveva visto il lungo assolo di Alvin Lee, il
grande gioco di percussioni di Michael Shrieve,il braccio
roteante di Pete Towsend, le acrobazie di Hendrix.
Tutti personaggi riconducibili ad un rock abbastanza
classico, con una sezione ritmica molto marcata.
Chi partecipava a questi grandi eventi, come spettatore,
aveva come scopo principale l’aggregazione ed il “far parte del movimento"
(l’ho vissuto personalmente anche se in tono minore), e la musica diventava un
elemento , importante ma non unico.
Non credo che la massa fosse presente per ascoltare un
particolare gruppo o genere, ma “il presenziare” superava ogni cosa.
Detto questo, mi immagino cosa abbiano potuto provare i
presenti, davanti a “My God”.
Una parte acustica, una voce fuori dal comune, un’esplosione
violenta di note, un flauto traverso usato per parlare, suonare , toccare…
Probabilmente qualche flautista appena uscito dal
conservatorio storcera’ il naso davanti all’inusuale ed immaturo (allora)
utilizzo dello strumento, ma in quell’occasione Ian si sistemò su un binario
parallelo a quello di Hendrix con la sua Fender, o a
quello di Emerson col suo Hammond.
La necessità di fare spettacolo mise in mostra le enormi
qualità istrioniche di Anderson, che unite alle capacità dei giovani Tull,
fornirono una miscela esplosiva e davvero gratificante .
Il leader era lì sul palco , ed era ben chiaro a tutti,
Ecco, rivedendo il filmato di “My God” ho riflettuto sulla
genialità , su cosa possa scattare nella testa e nel cuore di uno o più uomini
che inventano ,letteralmente, qualcosa di diverso, una musica mai ascoltata
prima.
A questo punto chiedo un aiuto ad eventuali lettori di questo
post.
Guardando il filmato si nota, alle spalle del gruppo, un
ragazzo seduto tranquillamente vicino ai musicisti, senza peraltro tradire
particolari emozioni.
Non pare un tecnico ed il fatto che sia in posizione
privilegiata fa presupporre una certa importanza.
Chi potrebbe essere?
Il mio inizio
Non
ricordo esattamente come andò… rilevo che nei primi anni '70 mi avvicinai
ai Tull. Ero un adolescente, ma la mia passione per
la musica nasceva ancora prima, attorno agli 8 anni, con i primi pezzi dei
Beatles, e qualche trasgressione italiana. La musica non è descrivibile
razionalmente, deve dare emozioni, deve far vibrare, deve alimentare i nostri
ricordi, e adesso che sono alla soglia dei 50 anni posso dire con certezza che
tra i tanti gruppi che ho amato, nessuno si è mai avvicinato ai Tull. Ho
alcune immagini dei miei 16-17 anni, legate al mio innamoramento musicale. A
quei tempi passavo il pomeriggio in oratorio a tirare calci a un pallone (l’altra mia grande passione, ancora intatta) e quando tornavo a casa accendevo
la TV. Verso le 17 c’era un programma che mi pare si intitolasse: ”Racconta
la tua storia”. La sigla era, udite udite…”Living
in the past”. Mi colpì immediatamente, come
accade quando incontri una donna e ti specchi nei sui occhi… e incominci a
sognare. Altro flash di quei giorni. Mia madre arriva a casa con una t-shirt (a
quei tempi non le chiamavamo certo cosi) con la copertina di Aqualung impressa
sul davanti. Lei non aveva idea di cosa mi avesse comprato, era per lei solo
una maglietta presa sul mercato a 4 soldi. Ma io possedevo già il disco, quel
vinile che, seppur massacrato, mantengo ancor oggi come una reliquia. Da li
un’ascesa continua con acquisti sulla fiducia. Compravo senza neanche ascoltare
le novità perché ero certo che alla fine avrei trovato sempre ciò che nel loro
sound cercavo. Ricordo di aver detto ad alcuni amici :”Voglio vedere se riesco a trovare della musica che
mi soddisfa di più...” E scoprii i Focus che mi
diedero l’illusione. In realtà era il flauto, in comune tra i due gruppi, che
mi colpiva, ma in fondo era solo la ricerca di qualche clone dei Jethro. In
tutto quel periodo, per me prolifico di concerti, non avevo mai avuto
l’occasione di vedere dal vivo i miei “adorati” Tull. E alla fine degli anni
80, per mille motivi, la musica passa in secondo piano. Ma quando sento
qualcosa… ci sono loro al primo posto. La discografia comunque e’ aggiornata ed
ogni volta che acquisto qualche novità, scopro sempre che… valeva la pena
spendere qualche soldo. Per una vita non vado ai concerti sino a che nella mia
città, Savona, arrivano gli Yes, altro gruppo a me caro, e… li vado a vedere.
Era il 12 luglio del 2003. Ho dedicato molte righe a quel giorno, per tutto
quello che mi ha provocato… interiormente. Da quel momento mi ‘e’ tornata la
voglia di concerti e 2/3 all’anno li vedo. Un anno fa scopro per caso dei Jethro
in Italia e riesco a prendere i biglietti per Mantova. Mi trascino dietro mio fratello, più giovane di 8 anni, e un
cugino, anch’esso amante di Anderson e c. Cornice incredibile, posto
incredibile, musica incredibile. Il mio commento non potrebbe mai essere
tecnico perché l’emozione supera i cali di voce di Ian e qualsiasi altra cosa.
Ho la pelle d’oca al pensiero!!! Torno a casa e decido, a 49 anni, di comprarmi
un flauto traverso. Non ho mai avuto problemi a suonare strumenti vari, anche
se in modo un po’ superficiale. Lo trovo in rete e.. inizio a divertirmi, dopo
un corso accelerato in internet. Non so se Ian piangerebbe vedendomi… di sicuro
lo fanno i miei figlioletti quando al sabato mattina entro nelle loro camere e
li sveglio trillando
su di una gamba sola ed emulando il mio mito. Forse resterà
per loro un ricordo piacevole se e’ vero che mia figlia di 12 anni, ha
registrato sul suo telefonino “Bourée’”. E poi che dire di un padre che li costringe a vedere i video
dei Tull? Ma vedo che loro apprezzano e ciò mi spinge a continuare. Due giorni
fa ho assistito al concerto di Milano. Per una serie di motivi non avevo potuto acquistare il biglietto
online e sono partito da Savona sapendo che c’erano ancora 7 biglietti. Ho
tentato, ma … biglietti finiti. Tragedia. Ho fatto ciò che non avrei fatto
neanche a 16 anni e ho aspettato sino alle 20 ( dalle 17) nella speranza che
qualcosa accadesse. E puntualmente e’ accaduto e sono riuscito a sedermi a 10
metri dal palco. Riecco la pelle d’oca. Vorrei raccontare il concerto, vorrei
parlare per ore di cosa provo io, sentendo, vedendo, assaporando i Jethro
Tull… di come mi
facciano tornare adolescente, di come io riesca a rivedere momenti andati
del mio miglior passato , di come io riesca a riprovare sensazioni che, in
altri casi durano un attimo. Questo mi spinge a condividere i miei pensieri più
intimi con chi, ad esempio, era con me davanti al teatro Ventaglio, nella speranza di vivere qualcosa che non
e’ per tutti. Domenica scorsa mia figlia ha fatto la comunione e io, per dare
il senso della partecipazione, ho suonato alcune canzoni con la chitarra, nel
corso della funzione. Assieme a me anche 2 suore, molto giovani, alle quali ho “spiegato” i miei gusti musicali e
citando i Tull ho scoperto come non avessero idea di chi fossero. Mi sembra
naturale. Le ho trovate però interessate a tutta la musica e mi sono riproposto
di preparare un CD… soft, con pezzi acustici. Detto fatto… l’ho riascoltato in auto
tornando dal concerto e domenica lo... consegnerò. Ecco quale potrebbe essere
la mia missione… portare
i JETHRO TULL laddove non sono mai arrivati!
Rivivo nella tua storia e Ti confesso che le emozioni che mi hanno dato la voce e il flauto di Ian come pure la chitarra di Martin,mi hanno fatto venerare il gruppo fino ad oggi che ho ben 53 anni.Ian agli inizi degli anni settanta era cosi'giovane e nei concerti voleva apparire un folletto cattivo,ma la sua musica mi ha trasportato in un mondo magico in cui vivo ancora.
RispondiEliminaGrazie a tutti,Tull e fans . Nicola
Andammo a vederli al bocciodromo di Treviso mi sembra nel 1972 o 73 non ricordo bene l'anno ma sento ancora dentro di me tutta l'emozione che ci diedero, era un altra musica rispetto alle band che giravano a quel tempo. Cera dentro di tutto, dal jazz, al classico, al rock, alla musica popolare anglosassone. Passavano da momenti di delicatezza con la chitarra acustica di Jan, a stacchi improvvisi, di una carica unica, che ti entravano nel corpo mettendoci dei brividi. Jan poi era un animale unico, interpretava i suoi pezzi con una classe e forza atletica mai vista più da nessuno; ed io le ho viste quasi tutte le band di quel periodo: Ten years after, Rolling Stones, Deep Purple, Soft Machine, Beggars Opera,Led Zeppelin ecc...Ma dal vivo, i Jethro Tull erano ineguagliabili e musicalmente avanti. Grazie Jethro Tull
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