Con il singolo “School’s Out” in procinto di sbancare le classifiche britanniche, lo spaventoso spettacolo horror, con tanto di boa constrictor vivo, ghigliottina portatile e bambole decapitate, andò in scena a Londra guadagnandosi i titoli a tutta pagina dei quotidiani. Fra i presenti in sala quella sera c’era anche la giovane e accesissima fan Simone Stenfors.
lunedì 30 giugno 2025
The Alice Cooper Show: era il 30 giugno del 1972
Con il singolo “School’s Out” in procinto di sbancare le classifiche britanniche, lo spaventoso spettacolo horror, con tanto di boa constrictor vivo, ghigliottina portatile e bambole decapitate, andò in scena a Londra guadagnandosi i titoli a tutta pagina dei quotidiani. Fra i presenti in sala quella sera c’era anche la giovane e accesissima fan Simone Stenfors.
domenica 29 giugno 2025
Tim Buckley: un giorno tragico, un'eredità immortale (29 giugno 1975)
Tim Buckley: il giorno in cui la musica
perse un visionario – 29 giugno 1975
Il 29 giugno 1975, il mondo della musica perse una
delle sue voci più originali e innovative: Tim
Buckley. La sua prematura scomparsa, all'età di soli 28 anni, a
causa di un'overdose di eroina e alcool, pose fine bruscamente a una carriera
in continua evoluzione, lasciando dietro di sé un'eredità complessa e
affascinante che continua a risuonare tra gli appassionati di musica a distanza
di decenni.
Nato a Washington D.C. e cresciuto in California, Buckley
emerse dalla scena folk rock della metà degli anni '60, ma la sua musica presto
trascese le etichette convenzionali. Con una gamma vocale straordinaria che
spaziava dal baritono al falsetto, e una propensione per composizioni che
sfidavano le strutture tradizionali delle canzoni, Buckley era un artista che
non temeva di esplorare i confini della forma e dell'espressione.
I suoi primi album, come l'omonimo Tim Buckley
(1966) e Goodbye and Hello (1967), lo consolidarono come un
cantautore di talento, con testi spesso poetici e introspettivi. Tuttavia, fu
con opere successive come Starsailor (1970) che Buckley si spinse
in territori più sperimentali, incorporando elementi di jazz d'avanguardia,
folk progressivo e improvvisazione vocale. Questo album, in particolare, divise
critica e pubblico al momento della sua uscita, ma è stato rivalutato nel corso
degli anni come un capolavoro audace e visionario, un testamento alla sua
volontà di non conformarsi.
La carriera di Buckley fu costellata di sperimentazioni e
cambiamenti stilistici, riflettendo la sua inesauribile ricerca artistica. Dal
folk intimista si mosse verso sonorità più rock e soul nei suoi ultimi lavori,
come Greetings from L.A. (1972) e Sefronia (1973),
dimostrando una versatilità e una curiosità musicale rare. Sebbene non abbia
mai raggiunto un vasto successo commerciale durante la sua vita, Buckley era
venerato dai suoi pari e dai critici per la sua integrità artistica e la sua
innegabile abilità vocale.
Il 29 giugno 1975, la notizia della sua morte scosse il mondo
musicale. Le circostanze della sua scomparsa, un triste epilogo per un artista
così giovane e dotato, misero in evidenza i pericoli e le pressioni spesso
associate all'industria musicale.
È passato mezzo secolo, ma l'impatto di Tim Buckley sulla
musica rimane significativo. La sua influenza può essere rintracciata in
generazioni di artisti che hanno osato spingersi oltre i confini del genere,
dall'art rock al progressive folk, fino al pop sperimentale. Suo figlio, Jeff
Buckley, avrebbe seguito le sue orme, ereditando parte del suo talento vocale e
creando una propria, seppur breve, eredità musicale, rendendo il nome Buckley
sinonimo di profondità emotiva e innovazione.
Il 29 giugno 1975 fu un giorno di lutto per la musica. Tuttavia, la ricchezza e la complessità del catalogo di Tim Buckley assicurano che la sua voce, la sua visione e il suo spirito sperimentale continuino a vivere, ispirando nuove generazioni di ascoltatori e musicisti a esplorare le infinite possibilità dell'espressione sonora. La sua musica è una testimonianza eterna di un talento indomito e di una ricerca artistica senza compromessi.
sabato 28 giugno 2025
Pink Floyd: il 28 giugno 1968 usciva "A Saucerful of Secrets", l'ultimo album con Syd Barrett-Riascoltiamolo nell'articolo
La copertina è formata da un collage di 13 immagini tra cui figurano alcuni frammenti del fumetto basato sul Dottor Strange, l’immagine di un alchimista, immagini di ampolle e bottiglie, una ruota con i segni zodiacali, il sole, alcuni pianeti e una piccola foto del gruppo sulle rive di un fiume fuori Londra. Sulla copertina si può leggere anche la scritta “y d pinkfloyd p“. Prima della pubblicazione viene rimosso l’articolo “The” dal nome Pink Floyd.
"A Saucerful of Secrets" è il secondo album dei Pink Floyd, pubblicato nel 1968, lavoro che segna una svolta significativa nella loro carriera, introducendo elementi psichedelici e sperimentali che li avrebbero resi celebri in seguito. È un'opera che perlustra territori sonori inesplorati e si distingue per la sua natura innovativa.
Emerge la title track, "A Saucerful of Secrets", un pezzo epico che dura oltre undici minuti, dove i Pink Floyd sfoggiano il loro talento nel creare atmosfere psichedeliche, con un'ampia gamma di suoni ed effetti sonori. La canzone è un susseguirsi di sezioni che si intrecciano, passando da momenti più riflessivi ad altri più corposi, richiedendo una buona attenzione da parte dell'ascoltatore, ma riesce a catturare l'immaginazione, con la sua complessità e la sua struttura avvolgente.
Altro punto forte dell'album è "Set the Controls for the Heart of the Sun", una traccia che esplora le atmosfere cosmiche e spaziali. La voce eterea di Roger Waters si sposa perfettamente con il mood onirico creato dalla strumentazione, conducendo verso una sorta di "trance", portando l'ascoltatore in un viaggio attraverso dimensioni sonore inimmaginabili.
"A Saucerful of Secrets" presenta anche pezzi più brevi e immediati, come "Remember a Day" e "See-Saw", che mostrano la vena melodica della band e, sebbene meno sperimentali, non perdono la loro essenza psichedelica, grazie all'uso di strumenti come l'organo e le tastiere che conferiscono loro un suono unico.
Nonostante la grande qualità delle trame sonore, "A Saucerful of Secrets" soffre di alcune incongruenze e disomogeneità nella produzione. Questo può essere attribuito alla sua natura sperimentale, che potrebbe non appagare completamente i gusti di tutti gli ascoltatori. Tuttavia, è proprio questa ricerca del nuovo a renderlo un disco così affascinante e avvincente per gli appassionati di musica progressiva e psichedelica.
Artista:
Pink Floyd
Album
(in studio): A Saucerful of Secrets
Pubblicazione: 29 giugno 1968 nel
Regno Unito-27 luglio 1968 negli Stati Uniti
Durata: 38:48
Tracce: 7
Genere: Rock psichedelico
Etichetta: Columbia Graphophone
Company/EMI nel Regno Unito Tower Records/Capitol negli Stati Uniti
Produttore: Norman Smith
Registrazione: agosto–ottobre 1967
gennaio–aprile
1968
Abbey
Road Studios e Sound Techniques Studios, Londra
Ma si possono fare altre
considerazioni legate ad una figura in particolare, perché la nascita
dell'album coincise con il declino dello stato mentale di Syd Barrett, frontman
e chitarra solista del gruppo fino all'ingresso di David Gilmour. Questo è l'ultimo lavoro dei Pink Floyd a cui Barrett prese parte prima
di essere allontanato definitivamente dal gruppo. È proprio in questo periodo
che Barrett cominciò ad accusare problemi di carattere psichiatrico e
psicologico. In sua presenza le registrazioni risultarono lunghe e difficoltose
e divenne impossibile per il gruppo continuare con lui. Le uniche apparizioni
di Barrett in quest'album furono la chitarra su “Remember a Day”,
“Set the Controls for the Heart of the Sun”, “Corporal
Clegg” e “Jugband Blues”, quest'ultimo unico brano
dell'album da lui scritto e cantato.
La versione del brano “Set the
Controls for the Heart of the Sun”, contenuta in quest'album, in
particolare, è l'unica nella loro discografia suonata da tutti e cinque i
membri della band.
"A Saucerful of Secrets" è da considerarsi un'opera imprescindibile nella discografia dei Pink Floyd e un importante tassello nella storia della musica rock.
Tracce
Lato
A
Let There Be More Light – 5:39 (Roger Waters)
Remember a Day – 4:33 (Rick Wright)
Set the Controls for the Heart of the Sun – 5:28 (Roger Waters)
Corporal Clegg – 4:13 (Roger Waters)
Lato
B
A Saucerful of Secrets – 11:57 (Roger Waters, Rick Wright, Nick Mason, David
Gilmour)
See-Saw
– 4:36 (Richard Wright)
Jugband Blues – 2:56 (Syd Barrett)
Formazione
David Gilmour – chitarra (tracce 1,
3-5), kazoo (traccia 4), voce (tracce 1, 4 e 5)
Roger Waters – basso, percussioni,
voce
Rick Wright – pianoforte, organo,
mellotron, vibrafono, xilofono, voce, tin whistle (traccia 7)
Nick Mason – batteria, percussioni,
voce (traccia 4), kazoo (traccia 7)
Syd Barrett – chitarra acustica e slide guitar (traccia 2), chitarra (tracce 3, 4 e 6), cori (traccia 6), voce solista (traccia 7)
Altri musicisti
Norman Smith – batteria, percussioni
(traccia 2), voce parlata (traccia 4)
The
Salvation Army (The International Staff Band) (traccia 7):
Ray
Bowes – cornetta
Terry
Camsey – cornetta
Mac Carter – trombone
Les Condon – tuba in Mi♭
Maurice Cooper – eufonio
Ian
Hankey – trombone
George
Whittingham – tuba in Si bemolle
venerdì 27 giugno 2025
Nel ricordo di John Entwistle
Dire Straits live a Sanremo il 27 giugno del 1981
mercoledì 25 giugno 2025
Buffalo Springfield: un lampo di genio che ha illuminato il Rock.
Nel crogiolo creativo e spesso turbolento della Los Angeles degli anni '60, prese forma un gruppo destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del rock, pur brillando per un periodo relativamente breve: i Buffalo Springfield. La loro storia è un racconto di talenti individuali incandescenti, chimica musicale effimera e un'eredità di canzoni che avrebbero gettato le basi per il folk-rock e il country-rock a venire.
Le radici dei Buffalo Springfield affondano in un incontro
casuale sulla Sunset Strip nel 1966. Stephen Stills, talentuoso
chitarrista e cantante texano, riconobbe Neil Young, cantautore canadese
dallo stile unico e intenso, alla guida di un carro funebre. Entrambi avevano
militato in band precedenti e condividevano il desiderio di esplorare nuove
sonorità musicali.
A loro si unirono Richie Furay, un cantante e
chitarrista con una voce melodica e un'anima country, Bruce Palmer al
basso e Dewey Martin alla batteria. Il nome "Buffalo
Springfield" fu preso da un rullo compressore a vapore che videro per
strada, un nome che evocava un senso di potenza industriale e paesaggi
americani.
La band firmò rapidamente un contratto con la Atlantic Records e nel 1966 pubblicò il suo album di debutto omonimo. Il disco conteneva la canzone che avrebbe dato loro il primo assaggio di successo, "For What It's Worth". Scritta da Stephen Stills in risposta ai disordini giovanili sulla Sunset Strip, la canzone divenne un inno pacifista con la sua melodia inquietante e il suo testo riflessivo, raggiungendo le vette delle classifiche.
Il suono dei Buffalo Springfield era una miscela affascinante
delle diverse influenze dei suoi membri. C'era l'energia rock e blues di
Stills, le melodie folk e il lirismo intenso di Young, il tocco country e la
voce armoniosa di Furay. Questa combinazione creò un folk-rock ricco di
sfumature, con armonie vocali intricate e un interplay chitarristico dinamico
tra Stills e Young.
Il loro secondo album, Buffalo Springfield Again
(1967), mostrò una crescita artistica e una maggiore sperimentazione. Canzoni
come "Mr. Soul" di Young, con il suo riff distorto e il testo
introspettivo, "Rock 'n' Roll Woman" di Stills, con il suo
ritmo incalzante e le armonie vocali, e "Bluebird" di Furay,
con le sue influenze country, evidenziarono la diversità del loro talento
compositivo.
Tuttavia, la chimica creativa all'interno della band era
spesso fragile. Le personalità forti e le visioni musicali distinte di Stills e
Young portarono a frequenti tensioni e conflitti. La band subì diversi cambi di
formazione, con bassisti e batteristi che andarono e vennero, minando la
stabilità del gruppo.
Nonostante le turbolenze interne, i Buffalo Springfield
continuarono a produrre musica di alta qualità. Il loro terzo e ultimo album, Last Time Around (1968), fu un lavoro frammentato, con i membri che
registrarono spesso le proprie canzoni separatamente a causa delle crescenti
tensioni. Nonostante ciò, l'album conteneva gemme come "On the Way Home"
di Young, "I Am a Child" di Young e "Kind Woman"
di Furay, che preannunciavano le direzioni musicali che i membri avrebbero
intrapreso nelle loro carriere soliste.
Nel maggio del 1968, dopo soli due anni di attività intensa ma travagliata, i Buffalo Springfield si sciolsero. Le divergenze creative e le difficoltà interpersonali si rivelarono insormontabili.
Tuttavia, hanno lasciato un’eredità significativa e, nonostante
la loro breve esistenza, hanno contribuito in modo fondamentale allo sviluppo
del folk-rock e del country-rock. Le loro canzoni hanno influenzato
innumerevoli artisti e hanno contribuito a definire il suono della musica
californiana della fine degli anni '60.
Dopo lo scioglimento, i membri dei Buffalo Springfield
continuarono a lasciare un segno indelebile nella storia della musica. Stephen
Stills formò i Crosby, Stills & Nash (e occasionalmente Young), diventando
una figura centrale della scena folk-rock degli anni '70. Neil Young intraprese
una carriera solista prolifica e influente, esplorando una vasta gamma di stili
musicali. Richie Furay fu un membro fondatore dei Poco, una band pionieristica
del country-rock.
I Buffalo Springfield furono una supernova musicale, un gruppo di talenti eccezionali che si unirono per un breve periodo, creando una musica brillante e influente prima di disperdersi in direzioni diverse. La loro storia è un promemoria di come la magia musicale possa nascere anche da dinamiche complesse e di come un breve lampo di creatività possa illuminare il panorama musicale per sempre.
martedì 24 giugno 2025
Nasceva il 24 giu Jeff Beck, l'innovatore incessante della chitarra
Dagli Yardbirds alla fusion
sperimentale: un viaggio nel suono unico e rivoluzionario di Jeff Beck
Jeff Beck. Il nome evoca un suono inconfondibile, un timbro che ha attraversato generazioni e generi, plasmando il panorama della musica moderna. Più che un semplice chitarrista, Beck è stato un innovatore instancabile, un esploratore sonoro che ha costantemente sfidato i confini dello strumento, lasciando un'impronta indelebile nella storia della musica.
Nato a Wallington, Surrey, il 24 giugno 1944, la passione di Beck per la chitarra si manifestò precocemente. Le sue prime influenze, che spaziavano dal rock and roll di Gene Vincent al blues di B.B. King, gettarono le basi per uno stile eclettico e in continua evoluzione. L'esperienza formativa negli Yardbirds, seppur breve ma intensa, lo proiettò sulla scena mondiale, rivelando un talento grezzo e una visione musicale già distintiva. Il suo approccio dinamico e imprevedibile alla chitarra solista, caratterizzato da un uso audace del feedback e della leva del vibrato, contribuì a definire il suono psichedelico emergente degli anni '60.
L'abbandono degli Yardbirds segnò l'inizio di una prolifica carriera solista, costellata di album seminali che dimostrarono la sua straordinaria versatilità. Il Jeff Beck Group, con Rod Stewart alla voce e Ron Wood al basso, sfornò pietre miliari come Truth (1968) e Beck-Ola (1969), fusioni potenti di blues, hard rock e proto-heavy metal. Questi lavori non solo misero in luce la sua tecnica chitarristica innovativa, ma rivelarono anche la sua capacità di circondarsi di musicisti di talento e di creare un suono di band coeso e dinamico.
Negli anni '70, Beck intraprese un percorso ancora più sperimentale, abbracciando la fusion e il jazz rock con album come Blow by Blow (1975) e Wired (1976), entrambi prodotti dal leggendario George Martin. Questi dischi strumentali, caratterizzati da intricate melodie, ritmi complessi e un virtuosismo chitarristico sbalorditivo, consolidarono la sua reputazione come uno dei chitarristi più influenti e rispettati al mondo. La sua capacità di esprimere un'ampia gamma di emozioni attraverso la sola chitarra, senza il supporto della voce, era semplicemente rivoluzionaria.
La sua carriera successiva fu un susseguirsi di esplorazioni sonore, collaborazioni eclettiche e un'incessante ricerca di nuove sonorità. Album come Flash (1985), con la hit Rough and Ready cantata da Rod Stewart, dimostrarono la sua apertura a sonorità più pop-oriented, pur mantenendo intatta la sua identità chitarristica unica. Negli anni successivi, Beck continuò a sorprendere e a ispirare con progetti che spaziavano dal blues rock più viscerale alla techno-fusion sperimentale, dimostrando una curiosità musicale insaziabile e una maestria tecnica ineguagliabile.
L'approccio di Jeff Beck alla chitarra andava oltre la semplice esecuzione di scale e arpeggi. Era un maestro del suono, capace di manipolare le dinamiche, il sustain e il timbro con una sensibilità e un controllo sorprendenti. Il suo uso distintivo della leva del vibrato, spesso senza plettro, creava effetti sonori unici e inimitabili, conferendo alle sue linee melodiche un carattere fluido e quasi vocale. La sua capacità di improvvisare con libertà e inventiva, pur mantenendo una coerenza musicale, lo distingueva dai suoi contemporanei.
L'eredità di Jeff Beck è vasta e profonda. Ha influenzato generazioni di chitarristi, dai virtuosi del rock ai pionieri della fusion. Il suo spirito innovativo, la sua dedizione alla sperimentazione sonora e la sua instancabile ricerca della perfezione musicale lo hanno consacrato come una leggenda vivente.
Anche dopo la sua scomparsa nel 2023, la sua musica continua a ispirare e a meravigliare, testimoniando la genialità di un artista che ha ridefinito il ruolo della chitarra nella musica contemporanea. Jeff Beck non era solo un chitarrista; era un architetto del suono, un visionario che ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della musica, ma il cui contributo continuerà a risuonare per sempre.
Addio a Mick Ralphs: un pilastro del rock ci lascia a 81 anni
Addio a Mick Ralphs: scompare a 81 anni il co-fondatore di Mott the Hoople e Bad Company, lasciando un'impronta indelebile nel rock
Ci ha lasciati Mick Ralphs,
chitarrista e co-fondatore di due band iconiche degli anni '70: i raffinati
rocker Mott the Hoople e il celebre supergruppo Bad Company.
Aveva 81 anni.
La scomparsa di Ralphs è stata annunciata dal suo portavoce,
sebbene non siano state divulgate la data precisa o le cause del decesso.
"Il nostro Mick se n'è andato, il mio cuore è a pezzi", ha dichiarato Paul Rodgers, frontman dei Bad Company, in un commosso comunicato. "Ci lascia un'eredità di canzoni e ricordi straordinari. Era il mio amico, il mio compagno di scrittura, un chitarrista eccezionale e incredibilmente versatile, con un grandissimo senso dell'umorismo. La nostra ultima conversazione, pochi giorni fa, ci ha riempito di risate, e non sarà l'ultima. Ci sono innumerevoli ricordi di Mick che continueranno a far sorridere. Le mie più sentite condoglianze a tutti coloro che lo amavano, in particolare al suo unico vero amore, Susie. Ci rivedremo in paradiso."
Nato nel 1944 nell'Herefordshire, in Inghilterra, Ralphs fu
tra i fondatori del Doc Thomas Group a metà degli anni '60. Dopo alcune
modifiche alla formazione e un contratto con la Island Records, la band si
trasformò nei Mott the Hoople. Il contributo di Ralphs come compositore
e chitarrista fu fondamentale nel traghettare il rock 'n' roll dalla
psichedelia degli anni '60 verso l'eleganza e la teatralità del glam rock
anni '70. Le loro energiche performance dal vivo gli valsero un seguito
fedele, che includeva futuri collaboratori come David Bowie e Mick Jones dei
Clash, nonostante il successo in classifica tardasse ad arrivare.
Su suggerimento di David Bowie, la band cambiò management e la loro carriera prese il volo quando Bowie offrì loro la sua canzone "All The Young Dudes", che trasformò l'omonimo LP del 1972 in un successo mondiale. Anche il successivo album, "Mott", riscosse grande successo, con i singoli "All the Way From Memphis" e "Honaloochie Boogie".
Tuttavia, Ralphs nutriva ambizioni che andavano oltre i Mott
the Hoople e nel 1973 decise di intraprendere una nuova strada, unendosi agli
ex membri dei Free, Rodgers e Simon Kirke, e all'ex bassista dei King Crimson,
Boz Burrell, per formare un nuovo supergruppo.
I Bad Company furono tra le prime band a firmare con
l'etichetta Swan Song dei Led Zeppelin, ottenendo un successo globale
immediato. Il loro album di debutto del 1974, anch'esso intitolato "Bad
Company", raggiunse il quintuplo disco di platino, grazie a brani di
successo come "Can't Get Enough" e una nuova versione di "Ready
for Love" di Ralphs, originariamente registrata con i Mott the Hoople.
L'album successivo, "Straight Shooter", conteneva il classico rock "Feel
Like Makin' Love", e i Bad Company rimasero una presenza costante nelle
classifiche fino al loro scioglimento nel 1982.
Ralphs si è riunito ai Mott the Hoople per un tour di reunion
nel 2009 e ha partecipato a diverse formazioni riunite dei Bad Company e della
sua Mick Ralphs Blues Band, fino a quando un ictus nel 2016 lo costrinse al
riposo negli ultimi anni della sua vita. La sua ultima apparizione con i Bad
Company risale al 2016, presso la O2 Arena di Londra. La band sarà introdotta
nella Rock and Roll Hall of Fame entro la fine dell'anno.
"Era un caro amico, un meraviglioso cantautore e un
chitarrista eccezionale", ha affermato Simon Kirke, batterista
dei Bad Company, in una dichiarazione. "Ci mancherà moltissimo."
Ralphs lascia la sua compagna Susie Chavasse, i suoi due figli e i tre figliastri.
venerdì 20 giugno 2025
Il 21 giugno del 1948 nasceva il primo 33 giri della storia della musica
Il 21 giugno del 1948 nasceva il primo 33
giri della storia della musica. L'introduzione del nuovo supporto si deve al
lavoro della Columbia Records che manda di fatto in pensione il vecchio 78
giri, dando il via ad un nuovo capitolo del mercato discografico, che durerà
fino alla fine degli anni Ottanta.
Il 33 giri, rispetto al suo predecessore, ha una migliore qualità del vinile e durata. Sono questi i motivi che fanno sì che il nuovo supporto soppianti progressivamente il 78 giri.
Il nome del 33 giri, conosciuto anche
come Long playing (Lp), deriva dal fatto che la sua velocità di rotazione è di
circa 33 giri al minuto. Per la precisione 33 giri e un terzo, l'equivalente di
100 giri completi ogni tre minuti.
Ogni vinile 33 giri ha due facciate,
ognuna delle quali può riprodurre fino a 30 minuti di contenuto musicale. La
durata può aumentare anche fino a 40 minuti per lato, ma ciò implica una
qualità sonora leggermente inferiore
Gli ingegneri della Columbia Records
cominciano a lavorare al nuovo supporto a partire dal 1939, proprio con
l'obiettivo di estendere la durata del vecchio 78 giri, che ha un tempo di
riproduzione di massimo 20 minuti.
Lo scoppio del secondo conflitto mondiale rallenta per ovvie ragioni lo sviluppo del nuovo supporto musicale, ma la fine della guerra permette al team della Columbia Records guidato dall'ingegner Peter Carl Goldmark di risolvere le ultime criticità tecniche.
Il 33 giri viene, quindi, finalmente
lanciato sul mercato segnando una svolta epocale per il mondo della musica e
mandando in soffitta il 78 giri inventato nel lontano 1894. Con il nuovo
supporto viene anche introdotto l'acronimo Lp (Long playing), che verrà
utilizzato in futuro anche per i Cd.
La presentazione ufficiale del 33
giri va in scena il 21 giugno del 1948 presso il Waldorf Astoria Hotel di New
York City. Sarà un successo che resisterà anche all'uscita del 45 giri di un
anno più tardi.
La diffusione del 33 giri non verrà scalfita nemmeno dall'arrivo delle musicassette nel corso della metà degli anni Sessanta.
Nel 1978 vengono venduti in tutto il mondo circa un miliardo di dischi 33 giri. Si tratta dell'anno che segna il massimo successo di questo supporto.
L'incisione sul disco del 33 giri avviene attraverso la tecnica del microsolco che consente al supporto di contenere più informazione e, di conseguenza, prolungarne la durata.
La riproduzione degli Lp 33 giri avviene tramite una puntina - che può essere in diamante o zaffiro - dei giradischi, che trasmette ad un complesso elettromagnetico le irregolarità del solco sul disco.
Sui 33 giri sono stati incisi alcuni dei più famosi brani nella storia della musica e successi commerciali che hanno segnato intere generazioni, come "Hot Stuff" di Donna Summer del 1979 (nella foto la copertina originale).
La diffusione su larga scala del 33 giri viene progressivamente ridimensionata dall'avvento del compact disc verso la fine degli anni Ottanta.
Gli Lp, pur non essendo più un supporto di massa, sono comunque sopravvissuti come prodotto di nicchia e da collezione per gli appassionati.
giovedì 19 giugno 2025
In ricordo di Nick Drake, un genio malinconico nato il 19 giugno 1948
Il 19 giugno 1948 segna la nascita di Nicholas Rodney Drake, un artista il cui
impatto sulla musica folk e rock è, a decenni di distanza dalla sua prematura
scomparsa, ancora profondo e risonante.
Nick Drake è stato un cantautore britannico la cui breve ma
intensissima carriera ha lasciato in eredità tre album che, pur non avendo
riscosso successo commerciale ai tempi, sono oggi considerati capolavori
imprescindibili.
Drake era un musicista di rara sensibilità, capace di tessere
melodie intricate e testi poetici che esploravano temi di malinconia,
solitudine e bellezza. La sua musica, spesso caratterizzata da accordature
aperte e un fingerpicking virtuosistico alla chitarra acustica, creava
atmosfere intime e contemplative, quasi eteree. Brani come "Pink Moon" "Northern Sky" e "River Man"
sono esempi emblematici della sua arte, capaci di evocare immagini vivide e
stati d'animo complessi con una delicatezza sorprendente.
Nonostante il riconoscimento sia arrivato postumo,
l'influenza di Nick Drake è innegabile. Artisti di generi diversi, dal folk al
rock alternativo, hanno citato la sua opera come fonte d'ispirazione, ammirando
la sua originalità e la sua integrità artistica. La sua musica è stata
riscoperta e valorizzata da nuove generazioni di ascoltatori, grazie anche
all'inclusione in colonne sonore di film e spot pubblicitari che ne hanno
ampliato la notorietà.
La vita di Drake fu segnata da una profonda introversione e
da una battaglia con la depressione, che lo portò a isolarsi progressivamente.
La sua morte, avvenuta nel 1974 a soli 26 anni, ha avvolto la sua figura in un
alone di tragica leggenda, alimentando il mito del "poeta maledetto"
della musica.
A dispetto della sua breve esistenza, Nick Drake ha creato un'opera senza tempo, un tesoro nascosto che continua a svelare nuove sfumature ad ogni ascolto.
mercoledì 18 giugno 2025
Paul McCartney: un'icona musicale inossidabile nata il 18 giugno
Dalle leggendarie melodie dei Beatles a un'incessante carriera solista: un viaggio nel cuore pulsante della musica con Paul McCartney
Compie 83 anni oggi Sir James Paul McCartney, un nome che risuona con riverenza nel panorama musicale globale, incarna più di mezzo secolo di innovazione, melodia indimenticabile e un impatto culturale duraturo. Dalle umili origini a Liverpool fino al suo status di leggenda vivente, la sua traiettoria artistica è una narrazione avvincente di talento grezzo, incessante creatività e una capacità unica di connettersi con il cuore e l'anima di milioni di persone.
La sua ascesa alla fama come membro fondatore dei Beatles ha segnato una svolta nella storia della musica popolare. Insieme a John Lennon, George Harrison e Ringo Starr, McCartney ha ridefinito i confini della composizione, dell'arrangiamento e della performance musicale. Il suo innato talento melodico, la sua versatilità strumentale e la sua abilità lirica hanno contribuito in modo significativo al catalogo rivoluzionario della band, che continua a influenzare generazioni di musicisti e appassionati. Canzoni come "Yesterday", "Let It Be" e "Hey Jude" non sono solo successi commerciali, ma anche pietre miliari culturali che testimoniano la sua genialità compositiva.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, un evento che scosse il mondo della musica, McCartney non si adagiò sugli allori. La sua carriera post-Beatles è stata un'esplorazione audace e prolifica di diversi generi musicali e collaborazioni artistiche. La formazione dei Wings, insieme alla sua compianta moglie Linda McCartney, ha dimostrato la sua capacità di reinventarsi e di raggiungere nuove vette di successo. Album come Band on the Run e Venus and Mars hanno consolidato il suo status di forza creativa indipendente, sfornando ulteriori successi che sono entrati nell'immaginario collettivo.
Oltre al rock e al pop, McCartney ha dimostrato una notevole apertura mentale e curiosità artistica, avventurandosi nel mondo della musica classica, della musica elettronica e delle colonne sonore cinematografiche. Le sue collaborazioni con rinomati direttori d'orchestra e altri artisti testimoniano la sua versatilità e il suo desiderio costante di superare i confini creativi.
L'impatto di Paul McCartney trascende la sua produzione musicale. Il suo impegno per i diritti degli animali, la conservazione ambientale e l'educazione musicale lo hanno reso una figura influente anche al di fuori del palcoscenico. La sua longevità nella musica, mantenendo una rilevanza artistica e un'energia performativa sorprendenti, è una fonte di ispirazione per artisti di tutte le età.
In definitiva, Paul McCartney non è solo un musicista; è un'istituzione culturale. La sua musica ha fornito la colonna sonora a innumerevoli vite, le sue melodie sono diventate parte del tessuto della nostra esistenza e la sua eredità continua a evolversi con ogni nuova generazione di ascoltatori. Esplorare la sua carriera attraverso un libro significa intraprendere un viaggio affascinante attraverso la storia della musica moderna, testimoniando la genialità di un artista che ha plasmato il suono del nostro tempo e che continua a incantarci con la sua inesauribile creatività.







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