martedì 29 aprile 2025

Dietro le quinte del glamour: il genio musicale di Mick Ronson, mancato il 29 aprile del 1993

 

Il 29 aprile segna un giorno di malinconico ricordo per gli amanti del rock'n'roll: l'anniversario della scomparsa di Michael "Mick" Ronson. Chitarrista dalla presenza scenica magnetica e dal tocco inconfondibile, Ronson non fu semplicemente un sideman, ma l'architetto sonoro che diede forma all'era glam di David Bowie e un musicista di talento cristallino, capace di illuminare ogni progetto in cui si immerse.

Nato nello Yorkshire nel 1946, la passione di Ronson per la musica sbocciò presto. Dopo aver militato in diverse band locali, il suo destino si incrociò con quello di David Bowie nei primi anni '70. Questo incontro fu una scintilla creativa che avrebbe infiammato la scena musicale per anni.

L'apporto di Mick Ronson al suono di Bowie fu semplicemente trasformativo. Dalle riff taglienti e iconici di "Ziggy Stardust" e "Suffragette City" alle tessiture orchestrali di "Life on Mars?" e "Lady Stardust", la sua chitarra non era solo uno strumento, ma una voce narrante che dialogava con quella camaleontica di Bowie. La sua presenza sul palco, con quella chioma bionda platino e l'atteggiamento da eroe glam-rock, incarnava perfettamente l'immaginario androgino e alieno che Bowie stava plasmando.

La formazione dei The Spiders from Mars, con Ronson alla chitarra, Trevor Bolder al basso e Woody Woodmansey alla batteria, divenne una delle band di supporto più iconiche della storia del rock. Insieme, crearono album seminali come The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, Hunky Dory e Aladdin Sane, dischi che non solo definirono un'epoca ma continuano a influenzare generazioni di musicisti.

Ma il talento di Ronson andava ben oltre il ruolo di chitarrista di Bowie. La sua abilità come arrangiatore fu cruciale nel dare profondità e ricchezza alle composizioni. Le sue orchestrazioni, spesso caratterizzate da archi lussureggianti e arrangiamenti sofisticati, elevarono brani rock a vere e proprie sinfonie pop.

Dopo la fine della sua collaborazione con Bowie nella metà degli anni '70, Ronson intraprese una carriera solista, pubblicando album come Slaughteron 10th Avenue e Play Don't Worry. Sebbene questi lavori non raggiunsero lo stesso successo commerciale dei suoi anni con Bowie, rivelarono un artista con una sua visione musicale distintiva, capace di fondere il rock grintoso con elementi melodici raffinati.

La sua versatilità lo portò a collaborare con una miriade di altri artisti di spicco, tra cui Lou Reed (nell'influente album Transformer), Mott the Hoople, Ian Hunter e Bob Dylan (nella leggendaria “Rolling Thunder Revue”). In ogni progetto, il tocco di Ronson era inconfondibile: un suono di chitarra potente ma melodico, un senso innato per l'arrangiamento e una dedizione totale alla musica.

Negli anni '90, nonostante la malattia lo stesse minando, Ronson continuò a suonare e produrre, dimostrando una tenacia e una passione incrollabili. La sua prematura scomparsa nel 1993 lasciò un vuoto incolmabile nel mondo della musica.

Oggi, nel giorno in cui lo ricordiamo, celebriamo Mick Ronson non solo per i suoi riff iconici e la sua presenza scenica indimenticabile, ma anche per la sua profonda musicalità, la sua capacità di elevare ogni canzone che toccava e la sua influenza duratura su generazioni di chitarristi. Un vero eroe della chitarra che ci manca profondamente.