“Fragile” è
il quarto disco degli Yes, pubblicato il 12
novembre del 1971 dalla Atlantic Records. È un album che ha
consolidato la reputazione degli Yes come pionieri del rock progressivo,
caratterizzato da una combinazione unica di virtuosismo strumentale,
composizioni complesse e un'ampia gamma di influenze musicali.
L'album si apre con il celebre brano "Roundabout", un'iconica traccia che rappresenta appieno l'estetica musicale degli Yes. La canzone è un vero e proprio viaggio sonoro, con cambi di tempo intricati, soli di chitarra mozzafiato di Steve Howe, un basso pulsante di Chris Squire e la maestria tastieristica di Rick Wakeman. La voce di Jon Anderson, con il suo timbro unico, si inserisce perfettamente nel contesto, aggiungendo un tocco di magia all'ensemble sonoro complesso e articolato.
"Fragile" contiene anche altre gemme, come "Long Distance Runaround" e "Heart of the Sunrise". La prima è una canzone orecchiabile con un ritmo vivace e melodie accattivanti, mentre la seconda è un'epica traccia di oltre dieci minuti che sfoggia la profondità e la grandezza del sound degli Yes. La sezione strumentale centrale di "Heart of the Sunrise" è notevole, e mette in evidenza le abilità tecniche dei membri della band in un crescendo di energia.
Oltre alle tracce principali, "Fragile" contiene anche delle composizioni strumentali brevi ma significative come "We Have Heaven" e "Mood for a Day", che sottolineano la versatilità degli Yes e la loro capacità di creare brani che vanno oltre le convenzioni del rock tradizionale.
In generale, "Fragile" è un album che ha influenzato numerosi musicisti e ha contribuito a definire il suono del rock progressivo. È un lavoro ricco di dettagli musicali, con ogni membro della band che brilla nel proprio ruolo, creando un insieme coeso e complesso. Le composizioni sono sofisticate e tecnicamente impressionanti, con un uso magistrale dei cambi di tempo e delle dinamiche.
"Fragile" è un album essenziale per gli appassionati di rock progressivo e rappresenta un punto di riferimento nel panorama musicale degli anni '70. La sua influenza e il suo impatto durano ancora oggi, rendendolo un'opera imprescindibile per chiunque voglia esplorare il genere.
Tracce (cliccare sul titolo per ascoltare)
Roundabout
(Jon Anderson/Steve Howe) - 8:33
Cans And Brahms (Rick Wakeman)- 1:38
We Have Heaven (Jon Anderson) - 1:40
South Side Of The Sky (Jon Anderson/Chris Squire) - 7:58
Five Per Cent For Nothing (Bill Bruford) - 0:35
Long Distance Runaround (Jon Anderson) - 3:30
The Fish (Schindleria Praematurus) (Chris Squire) - 2:39
Mood
For A Day (Steve Howe) - 3:00
Heart Of The Sunrise (Jon Anderson/Chris Squire/Bill Bruford) - 11:27
Il brano Heart Of The Sunrise dura 10:37. Al minuto 10:42, dopo 5 secondi di silenzio, come traccia fantasma si può ascoltare un reprise del brano We Have Heaven.
Formazione
Jon Anderson: voce
Chris Squire: basso, seconde voci,
chitarra elettrica
Steve Howe: chitarra elettrica,
chitarra acustica, seconde voci
Rick Wakeman: organo Hammond,
pianoforte, Fender Rhodes, clavicembalo, mellotron, sintetizzatore
Bill Bruford: batteria, percussioni
Argomento importante la copertina: per illustrarla utilizzo il commento di Alessandro Pinton che così descrive la descrive (https://legendarycover.it/fragile-yes/)...
Sì,
sì, è il nostro mondo a essere Fragile.
La
quarta copertina degli Yes è merito di Roger Dean che immagina un
bambino mentre sogna il suo pianeta che si rompe come un pezzo di porcellana.
É la
prima visione di Dean per la band inglese. Dall’attività onirica del bimbo esce
una sfera sospesa in un cielo vaporoso, in movimento, sul punto di esplodere.
E non
ci sono dubbi che sia la “nostra” sfera, anche se la forma delle terre non
sembra la stessa, perché quale altro pianeta è così Fragile da sgretolarsi come
un biscotto?
La
linea bianca è una crepa che spacca la Terra in due, una crepa perché Dean
percepisce qualcosa di fragile anche nei cinque ragazzi che, insieme, sono la
band progressive rock Yes nella sua formazione storica, cinque ragazzi che nel
1971 si conoscono da poche settimane.
Una
gigantesca barca alata è sul punto di salpare con molte persone o molti
oggetti, come un grosso insetto per un attimo posato a terra prima di spiccare
il volo. Chiunque desideri scappare da lì è pregato di salire a bordo. Ultima
chiamata.
Nel sogno, il bambino sta usando l’arca per andarsene via prima che tutto sparisca, come avviene nella back cover.
Il
bambino non è reale, ma la Terra lo è fin troppo, ed è Fragile, concreta,
delicata.
Nel
primo disegno di Roger Dean per gli Yes la Terra è paradossale e
sproporzionata, con alberi troppo enormi per essere veri e rocce che spuntano
dall’oceano come piloni di un pontile sommerso dall’alta marea.
Nella
back cover il mondo diventa una palla mangiucchiata dalle termiti, i pezzi si
staccano e si disperdono nello spazio.
La
nave con i sopravvissuti guarda la scena dall’alto e vediamo che è a forma di
pesce, con un lungo tappeto d’accesso e una sorta di paracadute che le permette
di restare sospesa nel vuoto.
La
fantasia di Roger Dean è meravigliosa e la Terra è Fragile, e del resto sono
gli anni ’70, e negli anni ’70 le città stanno esplodendo e i gruppi rock
sensibilizzano il loro pubblico, consapevoli del loro potere nei confronti dei
fan.
Allora
con Fragile gli Yes lanciano il loro grido d’allarme il 12 novembre 1971, per
il loro quarto album, come i Led Zeppelin avevano lanciato il loro messaggio
l’8 novembre 1971, appena quattro giorni prima, sempre per la copertina del
loro quarto lavoro ma in modo molto, molto più subliminale.
Curioso.
Curioso
come il rock stia urlando che qualcosa non va nella Terra quando il decennio è
appena iniziato ma già sta correndo incontro al consumismo, inglobandolo.
Ma
sì, tanto nel nostro pianeta le risorse sono inesauribili. Tanto c’è tempo per
rimediare. Certo.
Non
deve pensarla così il bambino che fa il sogno da cui nasce questa copertina ma
ovviamente nel passato la copertina era un mondo a sé stante, usciva dalla
musica e si tuffava nell’album, non lo conteneva soltanto ma sembrava sintesi
perfetta di un messaggio, soprattutto nei quartieri rock e dintorni.
Negli
anni ’70 questo gioco raggiunge livelli pazzeschi e una copertina non solo è
inutile a contenere un disco ma non è mai legata solo a un messaggio fine a sé
stesso.
La
copertina si spinge sempre oltre l’immagine stessa. Sempre.
Il
messaggio ambientale della cover di Fragile riflette il gruppo. Perché Fragile
può anche essere una band, il suo equilibrio e la sua psiche.
Dean
lo intuisce e così disegna un pianeta dove tutto è grande, troppo grande
rispetto al pianeta stesso, perché un gruppo è un mondo isolato e fragile, un
pianeta in mezzo ad altri pianeti, in particolare quando il gruppo in questione
ha appena cambiato alcune componenti del suo meccanismo.
Il
gruppo arriva dal loro primo, grande successo con The Yes Album (febbraio dello
stesso anno, gli Yes cavalcano l’onda componendo Fragile in tempo record) e
all’indomani del cambio tra Tony Kaye e Rick Wakeman. Due piccole scosse. Una
bella, visto il successo, l’altra un po’ destabilizzante visto l’uscita di
Kaye.
Una
cosa che fa riflettere.
Siamo
noi a essere fragili, sembrano dire gli Yes, anche noi lo siamo. Non solo il
mondo, ma tutti noi. Basta un niente.
Per
questo la copertina di Fragile doveva essere un pezzo rotto di porcellana, uno
dei materiali più fragili che esistano.
Era
l’idea del gruppo, completamente diversa dal concept di Roger Dean che comunque
aggiunge la crepa perché quella copertina aveva sì la sua firma, ma parlano gli
Yes.
Un gruppo promettente ma ancora troppo giovane per non sentirsi almeno un po’ Fragile.