Con lui, “The Substitute”, tutto iniziò.
Arrivò attraverso un vecchio registratore a bobine, “Geloso”, nuovo ritrovato tecnologico di cui un uomo
antico andava fiero. C’era una bella compagnia su quel nastro, materiale umano
d’avanguardia, “nobiltà” e novità.
Quel suono entrò talmente in profondità che il solo pensiero,
ancor oggi, riporta alla “foschia” di quei giorni tutt’altro che sereni… ma non
è chiaro il motivo di tanto grigiore
d’animo… non è facile trovare una giustificazione.
Tutto era bianco e nero… la televisione rifletteva ciò che
girava attorno, e il commissario Maigret, mentre risolveva i suoi casi, regalava
quintali di tristezza... sempre i soliti colori.
“Il sostituto” si arrotolava sulla bobina, non sempre alla
giusta velocità… un po’ in avanti, un po’ all’indietro, e ad ogni passaggio si
materializzavano gli stivaletti neri, elasticizzati sui lati… le camice
disegnate, col colletto coreano… i pantaloni scampanati, le giacche british…
Ora… ora… ora… rivivono i pantaloni corti, la maglietta
maniche lunghe a scacchi bianchi e blù, mentre si balla rossi in volto, pieni
di timidezza, mentre qualcuno osserva con orgoglio il futuro in movimento.
“Il sostituto” continua a vivere, accompagna tutti e ovunque
per lustri, insegna e suscita ammirazione.
Lo si vorrebbe avere
come un amico con cui parlare, o da mostrare come prezioso ricordo di un viaggio.
Sarebbe stato bello vederlo da vicino… in quei tempi lontani.
La vita continua, il tempo massacra i corpi, i sentimenti, le
anime, ma il “sostituto” ha sempre un gran potere e alla fine si fa vivo, per tutti
quelli che lo hanno apprezzato.
Un vecchio e un bambino in un’arena si aspettano qualcosa, ma
non sanno ancora cosa.
Il vecchio tiene per mano il cucciolo, cerca di proteggerlo,
di stimolarlo, di fargli capire che
quello che sta per vivere gli rimarrà dentro per sempre, come quel “sostituto”
che girava in una bobina, tanti anni fa.
E’ un passaggio di consegne forse… un’eredità prematura…
chissà cosa accadrà!?
Si inizia, ma dura poco.
Qualcuno sputa acqua sul popolo, soprattutto su di loro, il giovane
e il meno giovane, che cercano un
rifugio, al riparo dalla natura scatenata.
Ma la natura si può anche dominare, o forse è lei che
dimostra indulgenza, volendo assistere al cambio di consegne.
Ora l’arena è di nuovo piena, ma qualcosa non funziona. Non
escono note appropriate dall’ugola ferita e la magia sta per finire,
prematuramente, lasciando incompiuto il miracolo che qualcuno ha pianificato…
come se i miracoli seguissero un programma prestabilito!
Siamo a un passo dalla meta e qualcuno ci viene a raccontare
che per oggi “i miracoli sono finiti”, che… “siamo davvero dispiaciuti”, ma… ripassate un’altra volta..”
Non è possibile!
Ma nessuno ha fatto il conto con “il sostituto”… il suo nome
non è casuale.
Lui si ricorda di un bambino che ballava con i calzoni corti
e la maglietta a scacchi bianca e blu, pieno di tristezza incalzante ad ogni
nota.
“Il sostituto” prende la bacchetta in mano e decide di
dirigere il coro, guardando in faccia il vecchio e il bambino, mentre tutti
piangono, ridono e il motivo è sempre lo stesso: la felicità.
Ma sono illusi… il sostituto” non è lì per loro… la sua
missione è quella di realizzare l’alchimia, di essere il testimone della
continuità tra un vecchio e un bambino… e la nave giunge in porto.
Nessuno potrebbe dire se il miracolo è avvenuto, troppo
presto, troppo giovane il bimbo.
Ma il “sostituto”, ancora una volta, si è dimostrato
all’altezza.
Elaborazione grafica di Cristina Mantisi
Spiegazione
Il registratore “Geloso”,
che ancora possiedo, funzionante, con bobine
che presentano l’incisione della mia voce da bambino, è quello che utilizzavo all’età di otto anni per
ascoltare i primi brani beat/rock di cui
ho coscienza. Era l’orgoglio tecnologico del mio buon padre.
L’unica (ma nitida) immagine che rimane nella memoria, è
quella in cui io, vestito con una maglia a quadri bianchi e blu, con pantaloni
corti, ballo, nonostante la mia timidezza, in casa di amici dei miei genitori,
orgogliosi del proprio figlio dinamico. Il brano era “Substitute” degli Who,
che per me sono diventati, col passare del tempo, Pete Townshend.
Gli Who non mi hanno
mai abbandonato, anche se non avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo. Sino
all’anno di grazia 2007, momento in cui
gli “ Who dimezzati” arrivano all’Arena di Verona.
Per una serie di
circostanze il secondo dei due costosi biglietti comprati sei mesi prima passa
da moglie a figlio e così provo a spiegare a Niccolò l’importanza dell’evento a
cui prenderà parte, cercando di convincerlo che rivaluterà la cosa col passare
degli anni.
Il concerto inizia,
con mia grande emozione.
Il brano “Substitute” è ovviamente sempre presente, ma
il diluvio interrompe per un’ora il concerto, impedendo di fatto il passaggio
di consegne tra padre e figlio.
Ma un po’ di quiete
arriva e si ricomincia. Purtroppo la voce di Roger Daltrey, il cantante, unico vero Who assieme a Townshend,
sparisce, complice il tempo infame.
Il concerto sta per
concludersi tra i fischi dei delusi, ma… arriva lui, “il sostituto”, Pete
Townshend, che prenderà in mano le redini del gioco, canterà e suonerà, e
permetterà che una magia si compia.
Anche un essere umano
lontano da noi anni luce, può accompagnarci nel nostro percorso, diventando di
volta in volta “il sostituto”, il
tappabuchi, l’amico e il compagno di gioco.
Poco importa se lui
non lo saprà mai!
Il
dramma durante "Behind Blue Eyes"