giovedì 23 maggio 2024

Quando i The Doors incontrarono... la musica italiana!

 

Nonostante il mio lungo viaggio nel mondo della musica sia iniziato nella tenera età, ogni giorno mi accorgo di essermi perso per strada delle chicche.

Facciamo un passo indietro, di almeno undici lustri, quando, probabilmente, portavo ancora i pantaloni corti, ma conosceva già i Beatles.

In quei giorni, era la normalità ascoltare brani magnifici proposti dai gruppi più in voga, come i Camaleonti, i Nomadi, l’Equipe 84, i DiK Dik, i Quelli e molti altri.

Ciò che proponevano erano soprattutto canzoni “rubate” oltreoceano e oltremanica, con un nuovo testo che potesse ricondurre alla lingua italiana e che non necessariamente traeva spunto dalla lirica originale: pare che a quei tempi non esistessero problemi di "proprietà del pezzo".

La lista delle band di riferimento è infinita, dai Procol Harum ai The Hollies passando per i The Animals… scontato pescare nel mondo Beatles e Stones.

Ciò che mi mancava era la coverizzazione dei The Doors che, lasciando perdere la lunghissima e poco adatta alla “riduzione a 3 minuti” - necessaria all’epoca - di “The End”, qualche brano utile alla causa lo avevano pure costruito!

E poi tutto potevo pensare tranne che immaginare un loro brano proposto da un principe italiano della melodia, Nicola di Bari.

Di lui non aggiungerò nulla, tutti sanno chi è, ma presento la sua versione di “Light My Fire”, che fu trasformata all’occorrenza di “DAMMI FUOCO” (1970), che qualcuno ha commentato così: “Molto simile musicalmente alla versione di Jose Feliciano, un buon arrangiamento con i flauti e gli archi… la copertina psichedelica è veramente bella…”.

Concordo sulla copertina!


Possiamo sentire la stessa canzone attraverso la registrazione di un altro gruppo di cui non ricordavo l’esistenza e che si chiamava Gli Innnominati. Il titolo è “Prendi un fiammifero” (1967)



Qualche nota su di loro trovata in rete.

Gli Innominati erano un gruppo di Milano la cui notorietà è legata soprattutto a questa ardita cover del primo grande successo dei Doors, n.1 in USA per tre settimane nel luglio del 1967 e canzone guida del loro primo album pubblicato in USA nel gennaio dello stesso anno. Scritto in larga parte dal chitarrista del gruppo Robby Krieger, era accreditato a tutta la band. La versione italiana è "zavorrata" dal titolo e dal refrain che, con umorismo involontario, introducendo un domestico fiammifero (neanche un cerino, che può evocare forse l'accensione di una sigaretta) fanno pensare, più che al fuoco della passione, alla pentola del minestrone per la cena.

Nel resto del testo, a parte che a forza viene introdotto (come in tutte o quasi le canzoni degli anni '60, un mistero mai chiarito) il tema di un amore in crisi, che nell'originale non sembra esserci proprio, non stravolge il senso, pur se ha molta meno forza. La esecuzione degli Innominati è invece piuttosto valida, sia come interpretazione vocale sia soprattutto nella parte per organo, molto in evidenza in questo pezzo, dove il tastierista, che si chiamava probabilmente Filippo (ma il cognome non è noto) non sfigura troppo nel confronto con Ray Manzarek, che era, come noto, un virtuoso dello strumento, in grado di gestire contemporaneamente anche la parte di basso (che nella formazione dei Doors non c'era).


Non ricordavo neppure Katty Line, che ci regalò la sua versione di “Touch Me”, che in italiano diventò “Tu Vinci Sempre” (1970).


Katty Line, pseudonimo di Catherine Denise Frédérique Boloban, è una cantante francese che ha da poco compiuto 77 anni.

Inizia la sua carriera in Francia a metà degli anni Sessanta, riscuotendo subito un buon successo, esibendosi poi anche in Belgio ed in Svizzera.

In Italia diventa famosa dopo la partecipazione al programma televisivo “Stasera con Adriano Celentano”, dove si mette in luce per la sua bellezza e per le mini-minigonne che indossa: proprio il Molleggiato pubblica i suoi dischi con la sua casa discografica; inoltre, a seguito del successo televisivo, Katty Line viene ingaggiata dalla Dufour per Carosello. Partecipa al Festivalbar (1969), e risale a quell’anno il tributo ai Doors (con il testo scritto da Luciano Beretta e Cristiano Minellono).


E termino con una chicca assoluta, quella di Gene Guglielmi, che con il suo “Il Ditone” (1970), fornisce volto italico al brano “You Make Me Real.

Al di là delle mie mancanze si può evidenziare come Gene Guglielmi sia considerato un pioniere del beat italiano...

Cantautore, architetto, docente e poeta, nato a San Salvatore Monferrato il 17 aprile 1947, figura chiave del panorama musicale italiano, Guglielmi si è distinto come uno dei principali esponenti del beat italiano durante gli anni '60. La sua musica, caratterizzata da sonorità innovative e testi poetici, ha saputo catturare l'animo di un'intera generazione, incarnando i fermenti di cambiamento e la voglia di rottura con gli schemi tradizionali di quel periodo.

La sua carriera musicale ha avuto inizio con la partecipazione al concorso televisivo "Giochi in famiglia", condotto da Mike Bongiorno. Notato dal produttore Carlo Alberto Rossi, Guglielmi venne subito lanciato nel mondo discografico, diventando uno dei volti più rappresentativi del beat italiano.

Oltre alla musica, Guglielmi ha portato avanti una brillante carriera come architetto, docente universitario e poeta.

Ancora oggi, nonostante la sua età, rimane attivo nel panorama musicale italiano. Continua ad esibirsi dal vivo e a dedicarsi alla scrittura di nuove canzoni, portando avanti con passione e dedizione il suo lascito artistico.



Non si finisce mai di imparare!