Paideia: Psiche & Ombra
Di Auro Capone e Giuseppe Dario Isopo
Non sarei mai arrivato a questo contenitore letterario se non
me lo avesse donato uno degli autori, che nel pormi il volume mi lanciava una
sfida basata su un comune amore, la musica, aspetto su cui Giuseppe Isopo si
esprime alla fine del libro.
Necessaria mi pare una breve biografia dei due scrittori, estrapolata direttamente dal book.
Auro Capone è nato e vive a Genova, dove ha compiuto i suoi studi fino
al conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia. Specializzato in
Criminologia Clinica e, successivamente, in Psichiatria, svolge la professione
di Psicoterapeuta. Appassionato di Storia e di Esoterismo, ha scritto diversi
libri.
Giuseppe Dario Isopo è nato e vive a Savona, da sempre appassionato di Storia e do storie, di musica e di fumetti, ha organizzato congressi di storia medioevale, ha pubblicato numerosi articoli di contenuto storico e ha curato e scritto il volume “Il Codice di Pietra”. Molto interessato all’esoterismo e a tutto ciò che vi ruota attorno, non ha mai smesso di indagarne le influenze nella società umana.
Il titolo di copertina appare in lingua originale e con la traduzione dal greco all’italiano che diventa Paideia: Psiche & Ombra.
Proviamo a decodificare i termini in funzione di un possibile
approccio alla lettura…
Innanzitutto, cosa significa “Paideia”?
Una buona sintesi riporta al concetto di
"educazione", anche se in origine il termine “paideia” assumeva un
significato molto più ampio rispetto all'insegnamento scolastico in senso
moderno, rappresentando un processo di formazione olistica che mirava allo
sviluppo completo dell'individuo, non solo a livello intellettuale, ma anche
etico, fisico e spirituale.
Riporto quanto espresso sulle note di copertina, una sorta di manifesto che si trasforma in didascalia dell’immagine:
“Tutto è Paideia, apprendimento ed esperienza, il viaggio dell’anima lungo la via della conoscenza, un volo inafferrabile sul paradiso e l’inferno per trovare nel mondo dell’uomo il Tutto e il Nulla dentro ogni cosa”.
Perché “Psiche” e perché “Ombra”?
Trattasi dei due ruoli che gli autori utilizzano per creare
il filo narrativo, e rappresentano i diversi occhi che affrontano lo stesso
“problema”, tra oggettività, storia e pensiero personale, incarnando le diverse
posizioni/contraddizioni che fanno parte dell’uomo e della sua quotidianità.
Approcci volutamente differenti ma compatibili e complementari, necessari,
utili alla ricerca di una verità che, qual ora si pensasse di possedere,
dovrebbe sempre essere messa alla prova, alimentata dal dubbio che ciò che si
conosce realmente rappresenta solo una particella infinitesimale della sapienza
universale, probabilmente anche di quella basica.
Per facilitare l’iter narrativo e limitare le necessità didattiche, “Psiche & Ombra inventano una storia, improbabile, dal sapore distopico, basata sul “gioco” continuo tra domanda e risposta alimentata da un gruppo di anime che cercano chiarezza prima dell’estinzione definitiva della specie, e utilizzano la notte passata in un eremo per metter sotto pressione chi dovrebbe/potrebbe colmare i loro gap conoscitivi.
Mi sono preso tutto il tempo possibile per centellinare il
gusto della singola pagina, e mentre la lettura proseguiva la frustrazione
aumentava, giacché non ero contento della mia inadeguatezza crescente rispetto
agli argomenti trattati, alla storia, alle riflessioni che nascono spontanee.
Il tema del viaggio, in questo caso, è soprattutto un fatto
temporale, un lasso di tempo enorme che affronta millenni di storia dell’uomo,
e conseguentemente propone macro-argomenti che spaziano in ogni campo
immaginabile, spingendosi sino ai limiti del passaggio attraverso l’ultima
porta, il più temuto perché completamente oscuro.
Non vorrei entrare nei dettagli, preferendo solleticare la
curiosità del lettore attraverso sentimenti personali legati alla lettura, ma
ragionando in ampi termini, provo a sintetizzare la soddisfazione legata ad un
paio di linee guida:
la prima osservazione riguarda la mia percezione del fatto
creativo e di ciò che rappresentano per me in due autori, che mi hanno dato la
possibilità di trovare ciò che cerco in un giornalista/scrittore/saggista,
ovvero la capacità di abbinare il fatto oggettivo/storico al pensiero
personale, che potrebbe essere opinabile, certamente, ma essendo aspetto
dichiarato diventa accettabile.
Il secondo binario solido è rappresentato dall’idea di
ammorbidire l’aspetto didattico con una narrazione semplice, che addolcisce
concetti pesanti come macigni, difficili da assimilare anche quando si possono
considerare assolutamente obiettivi.
I fatti negativi di cui siamo testimoni giorno dopo giorno non possono che incrementare dubbi e incertezze, e miti/fedi/religioni non appaiono mai la giustificazione ad alcun atto inconsulto, sebbene siano forte aiuto, vero o presunto, per un percorso di convivenza tra sofferenza e ricerca della serenità minima, facendo di taluni un caleidoscopio di disagio e resilienza.
Affermazione:
“Ormai non mi stupisce più nulla riguardo alle religioni…”
Commento:
“Se proseguirai su questo cammino,
se continuerai a coltivare la curiosità, potrai scoprire le innumerevoli
baggianate presenti nelle religioni, molto spesso più anacronistiche delle
improbabili narrazioni presenti nei miti.”
Citavo precedentemente un paio di linee guida che mi hanno particolarmente soddisfatto ma ne aggiungere una terza, il coraggio di proporre una scrittura scevra dalla ricerca del buonismo, moralismo e ortodossia a tutti i costi, lasciando “svolazzare” il pensiero in modo organico e senza la paura di infierire.
Molto piacevole la lettura del capitolo “musicale”, quello
che mi ha portato sulla strada di queste pagine ma, contrariamente a quanto
faccio quasi di mestiere, mi soffermerò poco sull’argomento, se non per
evidenziare che si parla di trame sonore e liriche per me nobili, tra King
Crimson e Lennon, con una introduzione che mi ha portato alla mia, la nostra,
adolescenza, quando Dario Isopo trovava il contatto con il pensiero di Claudio
Rocchi e con il suo “Volo Magico n° 1”, che conteneva un messaggio inusuale che
sino a quel momento non aveva mai trovato posto nei testi cantautorali e
dintorni.
Il titolo è “La realtà non esiste”, un messaggio in grado di cambiare la vita di chi riusciva ad assimilarlo,
stimolando la voglia di capire l’essenza delle cose.
Ombra/Isopo ne ha fatto una ragione di vita ed è con questo testo che spero di alimentare nuove riflessioni dei lettori.
Ma… se la realtà non esiste, perché dannarsi tanto per il
denaro, per il potere, per la follia del volere diventare schiavi del nulla,
dell’effimero?
Quando stai mangiando una mela
Tu e la mela siete parti di Dio
Quando pensi a Dio sei una parte
Di ogni parte e niente è fuori da
tutto
Quando vivi tu sei un centro di ruota
E i tuoi raggi sono raggi di vita
Puoi girare solo intorno al tuo perno
O puoi scegliere di correre e andare
Quando dormi tu sei come una stella
E il respiro è come fuori dal tempo
Quando ridi è come il sole sull'acqua
Sai che farne della vita che hai
Quando ami tu ridoni al tuo corpo
Quel che manca per riempire un
abbraccio
Quando corri sai esser lepre e lumaca
Se hai deciso di arrivare o restare
Quando pensi stai creando qualcosa
L'illusione è di chiamarla illusione
Quando chiedi tu hai bisogno di dare
Quando hai dato hai realizzato
l'amore
Quando gridi la realtà non esiste
Hai deciso di esser Dio e di creare
Quando chiami tutto questo reale
Hai trovato tutto dentro ogni cosa
Una bella scoperta, una bella accoppiata di autori, tanti bei
temi che ci rendono consapevoli, ahimè, di quanto la nostra strada avrebbe
potuto avere un percorso più limpido. Ma si è sempre in tempo per incidere sul
percorso!