MMXX: una conversazione con Dario Lastella
Nuovo album degli Ifsounds, nuovo tassello di una storia ormai lunga. Quali differenze ha MMXX rispetto ai precedenti dischi?
MMXX è un disco molto ambizioso, sicuramente un passo in avanti nella nostra storia artistica. L'idea era quella di fare convivere la nostra musica con la musica corale, una musica antica ma emozionante e modernissima nello spirito. La composizione della suite, in particolare, ha richiesto un notevole studio e successivamente un particolare sforzo per incastrare gli arrangiamenti propri del rock con le armonie di un coro polifonico.
La pandemia ha messo gli esseri umani – in particolare gli animi più sensibili come quelli degli artisti – di fronte al pericolo, alla transitorietà, alla perdita di certezze. Ifsounds è da sempre attento alla contemporaneità: qual è stato il vostro atteggiamento a riguardo?
La pandemia ha sconvolto le nostre vite, mettendo in discussione tutti gli aspetti delle nostre esistenze, anche i più banali. Oggi sembra tutto passato e in parte sto notando una certa tendenza a rimuovere dalla mente le sensazioni vissute durante quei due anni da incubo, ma credo che quello sia stato il periodo globalmente più assurdo, alienante e distopico attraversato dalla nostra generazione. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere in musica e parole le sensazioni e le paure di quei giorni, che hanno condizionato in maniera così drammatica le nostre azioni quotidiane e che hanno cambiato irreversibilmente il nostro mondo e noi stessi. E lo abbiamo fatto attraverso la musica corale, il genere che, per definizione, richiede il contatto più stretto tra le persone che avevamo ormai perso.
Ancora una volta rock progressivo: che tipo di interpretazione danno gli Ifsounds al genere?
Progressiva per noi è l'attitudine alla musica e alla ricerca, che si declina nella fusione di vari generi per colorare le sensazioni che vogliamo trasmettere: rock progressivo non è un genere, ma un modo di suonare, spaziando tra rock, jazz, classica, elettronica, con un occhio alla grande musica del passato da preservare ed evolvere in nuovi linguaggi.
Rispetto a tanti gruppi che prediligono una dimensione strumentale o che si intrattengono con fantasy e mitologia, Ifsounds ha sempre ragionato sull'attualità: è una scelta che premia?
È semplicemente il nostro modo di suonare. Volevamo raccontare gli anni dal 2020 al 2022 e lo abbiamo fatto attraverso i suoni che pensavamo che meglio esprimessero le nostre sensibilità e le nostre emozioni vissute in questa narrazione. Mi auguro che tutto ciò arrivi agli ascoltatori.
È recente la notizia del mancato accordo Siae-Meta, con il quale si darà l'addio alla musica sui social: che posizione ha in merito una band indipendente come la vostra?
Fortunatamente non ho rapporti con SIAE,
essendo legato a una società estera. Credo che il modo di gestire il diritto
d'autore di SIAE sia quantomeno discutibile e sicuramente datato: il mondo è
andato in altre direzioni e, fatta salva la necessità di tutelare il diritto,
la serie infinita di regole e imposte bizantine legate alla musica in Italia
non hanno più senso.
Non ho sicuramente grande simpatia per Meta, altra azienda per molti aspetti discutibile, e credo che questo scontro finirà col penalizzare soprattutto gli artisti indipendenti, che perderanno ulteriori spazi promozionali e possibilità di fare conoscere la propria musica.
Ifsounds è un fiore all'occhiello della scuderia MRR, casa discografica americana. Secondo voi qual è il motivo del credito che il prog italiano riceve all'estero?
Banalmente perché gli italiani suonano bene e
lo sanno in tutto il mondo tranne che in Italia! Purtroppo, spesso nel nostro
Paese gli addetti ai lavori sono tanto arroganti quanto incompetenti, e ciò si
traduce con una certa aria di sufficienza verso i nostri prodotti, che così
vengono snobbati anche dai media generalisti. Per fortuna oggi gli spazi si
creano anche in altro modo e soprattutto in altri luoghi.