Per scacciare gli aspetti negativi correlati
al “venerdì 17” - in fondo ci credono un po' tutti dalle nostre parti - il gesto
apotropaico di maggior effetto riconduce alla musica, all’evento live, alla
condivisione di momenti piacevoli.
Non era programmato, ma tra i regali
natalizi ho trovato una novità, per me - e mia moglie - che vivo eventi musicali
da cinquant’anni.
La denominazione è la seguente: “Candlelight: tributo ai Queen”.
Di celebrazioni dei Queen e dintorni
del rock il mondo è pieno, ma questo evento, almeno nelle premesse, appariva
unico, e vediamone il motivo.
Intanto la location, il Palazzo Ducale
di Genova, dal sapore aulico, dal profumo di storia vissuta, una bellezza
indiscutibile che all’esterno si affaccia sull’illuminata e magnifica Piazza De
Ferrari e all’interno propone sale ed elementi che “toccano” anche chi non è
particolarmente avvezzo alla contemplazione artistica.
Proprio qui mi era capitato di assistere
a quella che credo sia stata l’ultima performance italiana di Greg Lake, mica
bruscolini!
Ad aumentare la sacralità dell’evento
una proposizione completamente acustica presentata da un quartetto d’archi, in
una sala illuminata totalmente da candele.
L’organizzazione è affidata a Fever,
produttrice di eventi in giro per il mondo e portatrice del progetto a Genova.
Mi affido all’ufficialità per descrivere gli intenti focalizzati
su Palazzo Ducale:
“Candlelight è un’esperienza
immersiva che avviene nella cornice di meravigliose location, patrimonio
culturale di ogni città: a Palazzo Ducale una serie di intimi concerti a lume
di candela per scoprire i grandi compositori come Chopin e Vivaldi, ma anche le
più belle colonne sonore dei film e…”
IL ROCK
La commistione tra rock ed elementi
classici risale agli anni ’70, quando un po' tutte le rock band si cimentarono
con grandi orchestre, realizzando album ed eventi storici, soprattutto in
ambito progressive, un genere musicale che ben si presta agli aspetti sinfonici
e classici in generale, essendo la contaminazione elemento fondante di quella
tipologia propositiva.
Ma immaginare i Queen “da camera”
appariva ai miei occhi una bella sfida.
E invece ho apprezzato, e tanto, e
mentre il repertorio più conosciuto andava in scena, la mente conduceva ai
tanti stereotipi legati al concetto di musica, una sorta di ideologia che prevede etichette e barriere, a volte
comode per la semplificazione e comprensione, ma spesso inadatte allo spirito
creativo e, soprattutto, lontane dalla realtà. E anche io ricado spesso nella
banalizzazione.
La musica di qualità - e proseguo sul
pensiero che ho sviluppato durante il concerto - può essere proposta sotto ogni
veste ed entusiasmare, a patto che gli interpreti siano all’altezza. Mi
allargo, anche un brano spazzatura, uno dei tanti ascoltati nella recente kermesse
sanremese, nelle mani di professionisti della musica può cambiare volto,
diventando un “prodotto nuovo”, scevro da tossici aspetti visual.
Chiariamo, anche qui la “scena” fa la
sua, grande, grandissima parte.
Un salone austero, il buio totale con
un punto centrale di illuminazione - le candele appunto -, 150 persone ansiose
di vivere un’esperienza unica e quattro musicisti notevoli, professionisti,
sicuramente open mind, vogliosi di condividere la loro arte con il pubblico.
E allora presento il quartetto,
partendo da due elementi che avevo già visto in concerto con il GnuQuartet, Roberto
Izzo al violino e Raffaele Rebaudengo alla viola. A completamento Federica
Tranzillo al violino e Arianna Di Martino al
violoncello, quest'ultima con compiti supplementari di guida vocale.
Una rapida ricerca online sarà
icastica nel dare luce alle skills dei succitati musicisti.
Ritorno ai Queen e ad un repertorio
fatto, sì, di tanta melodia e di aspetti scenici che solo un frontman come
Freddie Mercury poteva esaltare con l’aiuto dei fraseggi chitarristici di Brian
May, ma legata anche alle sorti della sezione ritmica, quella formata dal
batterista Roger Taylor e dal bassista John Deacon: come riprodurre la storia
del rock al Palazzo Ducale di Genova in modo totalmente acustico?
Atmosfera magica, pubblico ben
disposto all’ascolto e al coinvolgimento, e la consapevolezza di essere parte
di un momento unico.
A ben vedere la seriosità richiesta
dal momento si frantuma, volontariamente, in diversi momenti, quando dal palco
viene richiesto all’audience di partecipare creando ritmo con mani e piedi,
magari cantando - ahimè, “Bohemian Rhapsody”, non è certo brano comune,
men che meno dal punto di vista vocale! -, e alla fine si ha l’impressione di
aver agito da iconoclasti, anche se non mi è chiaro se la “distruzione” dell’ortodossia
sia rivolta al repertorio dei Queen o al
classicismo proposto da quartetto e ambiente circostante.
Questa la scaletta proposta:
Another
one bites the dust
Killer
queen
Somebody
to love
Don't
stop me now
Love
of my life
Crazy
little thing called love
Radio
Gaga
The
Show must go on
Bohemian
Rhapsody
We
will rock you
We are the champions
Un repertorio molto vario,
temporalmente parlando, presentato dalle didascalie vocali di Arianna Di
Martino, completato dal canonico bis, che esce dal “mondo Queen”, ma resta in
ambito rock, preannunciando un prossimo progetto legato proprio alle perle di
quel genere. In questo caso tocca ai Deep Purple e alla loro simbolica “Smoke on
the water”.
L’ultimo brano della scaletta, “We
are the champions”, dava la possibilità di accedere all’uso del telefonino
per le testimonianze di rito, quelle che per alcuni sono mero ricordo, ma che
per me significano materiale da divulgare. Purtroppo la mancanza di luce e la
scarsa qualità del mio device non mi consentono di fornire materiale di
qualità, ma propongo comunque il ricordo.
Un bel progetto, che potrebbe rappresentare una giusta didattica, cercando di avvicinare i giovani alla buona musica, quella che i media tradizionali non pensano quasi mai a proporre.