Laura Travaini-“Quella volta che arrivò il circo a Orta”
(Daniele Piazza Editore, 2016)
In questo spazio, solitamente dedicato
ad avvenimenti musicali - e quindi anche al commento di libri specifici - raramente
mi capita di uscire dai confini che la mia passione mi ha portato a delimitare,
nondimeno mi fa piacere rilasciare qualche pensiero su ciò che mi colpisce, che
mi tocca e in cui mi ritrovo. È un’azione spontanea, guidata dall’istinto, e
non sarà certo la pubblicizzazione del mio pensiero che determinerà un incremento
di visibilità dell’autore e del suo lavoro, ma la voglia di mettere sul tavolo
qualche sensazione è più forte di ogni aspetto razionale. Mi capita sempre
così!
Il book di cui parlerò a seguire si
intitola “Quella volta che il circo arrivò a Orta”,
e l’autore è in realtà un’autrice, Laura Travaini,
di cui ho parlato poco tempo fa a proposito del suo “Curve di cioccolato”.
Che poi, a ben vedere, il
collegamento tra romanzo storico e musica è palese - almeno nel mio mondo - con
uno stretto legame tra ricordi e trame sonore - semplici o complesse - che ad
ogni ascolto antico riportano alla mente momenti del passato, profumi e atmosfere,
che proprio attraverso la musica diventeranno rivisitabili a piacimento,
suscitando spesso più dolore che soddisfazione.
La Musica che ho abbinato al racconto
di Laura mi intristisce, mi restituisce immagini in bianco e nero che hanno
segnato la mia vita, alcune legate ad una terra, il Piemonte, ai miei occhi fatta di estremo riserbo,
quasi di chiusura e diffidenza, a volte piena di grigiore, con le balere cariche di valzer e di mazurche, con approcci antichi che ai miei occhi di
bambino erano poco rassicuranti e non certo gioiosi. E poi le luci del circo, quello che ogni
tanto arrivava, che faceva felice i bambini e che poi, in un lampo, spariva e
lasciava una scia di tristezza. Ma io sono stato bambino una ventina d'anni dopo le vicende raccontate.
Cosa c’entra tutto questo con il
libro in oggetto? Beh, il rapporto osmotico che a volte si realizza nel corso
della lettura, rivolto alla storia e a chi l’ha scritta, porta a divagare e ad
appropriarsi di ciò che si legge, miscelandolo con il vissuto personale. A me
capita così.
Laura Travaini è una scrittrice dei
giorni nostri, presidente dell’Associazione Scrittori e Sapori, autrice di
libri. La conosco personalmente da poco tempo, ed è bastato un breve incontro -
avvenuto prima di qualsiasi sua lettura - per comprendere da dove arriva il suo
stimolo alla scrittura, o meglio, quale sia l’ambientazione da cui lei trova
ispirazione.
Il Piemonte dicevo, ma una zona in
particolare, Orta, luogo di vita sino all’altro ieri, paese affacciato sul
lago, una quiete ed un paesaggio che producono riflessione e calma interiore, e
come dimenticare Gianni Rodari, grande autore di letteratura italiana per
ragazzi, originario di Omegna.
L’acqua come elemento basico quindi,
e non sarà un caso se Laura ha scelto, almeno momentaneamente, di vivere di
fronte al mare, a Savona.
Il romanzo di Laura Travaini propone una traccia storica e racconta un periodo terribile a metà del secolo scorso, quello che ho sempre sentito dai racconti dei miei nonni e dai genitori, sfollati nel corso della guerra proprio in Piemonte, nelle Langhe.
Amelia, giornalista romana avversa al regime, arriva a Orta San Giulio dopo un lungo confino nelle Marche. Siamo nell’ottobre del 1943.
Le rigide regole alle quali deve
sottostare, con orari e comportamenti oggetto di controllo, non le impediscono
di allacciare una rete di conoscenze che, attraverso la sua empatia naturale, la
portano a socializzare e ad entrare in confidenza con le anime del posto. Ad un
paio di anni di distanza, un nuovo arrivo, nomade per sua costituzione, colorerà
vite e pensieri: il Circo Gallareto, guidato dal suo direttore Anacleto, che
diventerà presto parte integrante della città, sino a quando sarà costretto ad
andarsene.
A questo punto il filo narrativo
cambia, gli elementi storici si miscelano alle vite degli abitanti e del gruppo
circense e sullo sfondo nasce una storia d’amore, quella tra Amelia e Anacleto.
Un continuo cambio di trame permette
di conoscere le vicende di figure pittoresche, la cui vita è un intreccio tra
avventura, cultura e… casualità.
Frammenti storici, quadretti bucolici
e, ad un certo punto, anche la svolta noire e il ritrovamento di un cadavere.
Ma non è solo il lago lo sfondo
geografico proposto dall’autrice, giacché dall’isola di San Giulio si arriva a
Parigi, alla Grecia e … a Roma, con il ricordo della famosa nevicata del ’56,
quella girata sul versante musicale da Mia Martini (e alla fine la musica c’entra
sempre!).
Non c’è un attimo di tregua, sono
frequenti i salti temporali e umorali, le descrizioni esaltate dalla capacità
di Travaini di entrare nell’anima dei personaggi, destando stupore da un
passaggio a quello successivo.
Una scrittura scorrevole ma
ricercata, pregna di citazioni e caratterizzata dalla capacità di
perlustrazione e di indagine, tra elementi esogeni - di facile descrizione - e studio
approfondito delle singole anime.
Book uscito nel 2016: ma è possibile
affibbiare l’età ad un romanzo?
Consigliato, senza alcun dubbio, con una fine tutta da scoprire.