STEFANO "LUPO" GALIFI - “Dei Ricordi, un Museo”
Edizione in CD papersleeve-AMS
Distribuzione esclusiva BTF
Dopo aver
dato lustro al prog italiano negli anni ’70… dopo le tante collaborazioni recenti…
dopo accadimenti funesti, arriva il momento per Stefano
Galifi - in arte “Lupo” - di tirare le somme e proseguire
innanzi.
Capita
a tanti, anche a chi non bazzica forzatamente il mondo dell’arte, di sentire una
sorta di necessità di tracciare il bilancio di una vita e valutare il da farsi,
magari crogiolandosi su quanto si è stati capaci di realizzare, ricercando i
punti oscuri, quelli felici e iniziando una nuova programmazione.
Temo
che questo mio commento verrà letto esclusivamente da chi ama un particolare genere
musicale che, nel tempo, è stato ribattezzato “Musica Progressiva”, ma ho
sempre la speranza che qualche anima curiosa possa andare alla scoperta di
qualcosa di cui, magari, ha solo sentito il profumo, sparso nell’aria di casa da
un genitore antico.
Lupo
è stato il protagonista dell’era felice del prog, quando fece parte come
vocalist del Museo Rosenbach, che nel 1973 rilasciò una pietra miliare del
genere, “Zarathustra”.
Una
vita di gruppo che si racchiude in un lustro, e che riprenderà in anni recenti,
con nuove soddisfazioni discografiche, interrotte nel 2015 dalla prematura
scomparsa di Giancarlo Golzi.
Ma in
anticipo sulla reunion del 2010, Galifi si propone in pianta stabile con Il
Tempio delle Clessidre, prima proponendo la musica del Museo e poi con inediti.
Attualmente
il suo nome è legato a doppia mandata ai The Samurai of Prog e ad ogni uscita
discografica - e sono tanti gli album sfornati dalla multinazionale finlandese
del prog - lui è tra i protagonisti.
Queste
note, per molti superflue, mi sembrano necessarie per presentare un evento
importante, il primo album solista di un artista di lungo corso.
Il titolo scelto è “Dei Ricordi, un Museo”.
Rimaniamo
in ambito progressivo, con una serie di collaborazioni nobili conosciute ai
più.
Importante
segnalare da subito l’azione autorale che ha visto Luca Scherani (La
Coscienza di Zeno, Höstsonaten) creatore di tutte le musiche - in un caso
aiutato da Marcella Arganese - con le liriche affidate a Gabriele
Guidi Colombi (La Coscienza di Zeno, Not a Good Sign).
A chiudere il cerchio dal punto di vista strumentale troviamo il batterista Folco Fedele (Panther & C.). Insomma, una buona rappresentanza genovese!
Siamo
al cospetto di un grande lavoro di squadra atto a trasporre in musica memorie e
sogni di Galifi, e facendo riferimento ad altre esperienze che ho vissuto, immagino
che il lavoro di raccolta dei pensieri e la riproposizione sotto nuova forma,
possa essere stata azione sentimentalmente dolorosa, sicuramente impegnativa.
Ho fatto mio da tempo un pensiero illuminato che si può sintetizzare con la descrizione della musica (anche) come “unità di misura del tempo che passa” e in questo senso il viaggio musicale di Lupo lo avrà certamente portato a riflessioni multiple che potranno avere spiegazione seguendo il sentiero concettuale presentato nelle prossime righe.
È un disco
di vero prog, e non poteva essere diversamente visti i protagonisti - quelli già
citati, tutti partecipanti come strumentisti - con la conferma di una grande
voce che sembra non perdere nulle delle peculiarità del passato, guadagnando
invece nella modulazione e nelle colorazioni, una condizione che ha a che fare
con l’esperienza, la cura del proprio “strumento” e un lavoro quotidiano di
ricerca e mantenimento.
Proverò a fornire una descrizione minimale basata sulle mie emozioni d’ascolto, ma cliccando sul titolo sarà possibile per il lettore arrivare direttamente al brano, formulando quindi un proprio giudizio.
Si apre con “Cuore (“dei ricordi, un museo” parte 1)”, nove minuti di rock con aperture sinfoniche, con alternanza di momenti e ritmo, una piccola suite che ha il compito di estrapolare ricordi personali, intimi, un iter di vita che, accompagnato da un grande arrangiamento, disegna una diffusa malinconia, con la chitarra solista dell’Arganese che dà il cambio alla conduzione vocale di Lupo. Magie multiple di Scherani, il genio delle tastiere…
“Le tue parole sono luci di un passato mai veduto e di un presente sempre attuale, il tuo voler mostrare il mio essere, la mia reverenza nel crederti, nel profondo, riconoscermi in te. Io questa notte a cosa penso? Qual era la mia domanda? Cos’è la mia famiglia? Nel muovermi, tuo figlio.”
A
seguire “La morale cede”, il brano più corto (quattro minuti),
adatto ad una rotazione radiofonica seria, sia per misura che per tipologia
musicale, una proposta più lineare, con una melodia ben definita e un mood ombrato:
si abbassano i ritmi e i cambi di umore creando la cornice per il testo criptico
e importante di Guidi…
“L’uomo corre distante su di una spiaggia d’oro, fluente, corrente il ventre, duro delineato e puro. La donna verseggia lenta, piedi pesanti su anima persa, corretta eterna sorretta da luci indotte e scorrette. Arrogante la metà di entrambe le parti, metà coerente al desiderio, distanti per la nascita chimica. La morale cede, termina il sentiero, un filo cremisi si profila sul mio tempo appeso.”
Il
terzo episodio, “La stanza e l'angolo”, è tutta atmosfera: prevale
il duetto tra il pianoforte di Scherani e la voce di Lupo, con spunti di elettrica
in sottofondo.
Magia pura, il paradigma della contaminazione classica sul versante contemporaneo…
“Bussano. Tu sordo non rispondi, immobile ti accartocci e onomatopeuta imiti la foglia d’autunno. Bussano in continuazione, scappi fermo e tremante sperando che tutto si calmi. Ma la tua valutazione è errata, non è un attimo quel bussare. Bussano. Rassegnato ti leghi il volto con le braccia, niente immagini e niente, niente rumore. La stanza e l’angolo ti accompagneranno ancora, lungo sarà il nostro vivo cammino, in attesa, in attesa che il rumore inatteso si spenga. Bussano.”
La
traccia più lunga - oltre dieci minuti - è “Dei ricordi, un museo (parte2)”.
Un
iniziale minuto e mezzo molto tirato, ritmicamente parlando, e poi arriva la
vasta gamma di creazioni sonore, molteplici e vincenti, un profluvio di emozioni
derivanti da sonorità che avvolgono la voce di Galifi. Musicalmente parlando
potrebbe considerarsi la sintesi del nuovo “Lupo”.
Marcella Arganese (Ubi Maior, Mr. Punch) mette del suo, anche, nella composizione musicale.
“La sensazione della sabbia tra le mani evoca remoti giochi d’infanzia, mangio la secca poltiglia, la sensazione della sabbia tra i denti evoca remoti giochi di infanzia, bevo la secca essenza, mangio la secca poltiglia. L’immutato volo immobile apre la strada alla memoria e inesorabile l’onda dei ricordi diviene museo.”
“Le due linee gemelle” ci porta in zona “ambient”, suoni mediterranei e gioco
di chitarre in primo piano con lungo assolo finale. Anche le percussioni
riportano ad elementi della tradizione popolare e conducono un percorso permeato
di spleen e malinconia diffusa.
“Sei un’idea di coraggio, sei l’incoscienza della maturità, sei un passato irrisolto, sei un futuro ignoto, sei un’idea di incoscienza, sei coraggio irreale per me, sei futuro e passato, di un limite impalpabile… sei un’idea di coraggio.”
L’arpeggio all’acustica, accompagnato dalla delicatezza del flauto, introduce “Sterile”, caratterizzato da una melodia al sintetizzatore che porta ad un continuo crescendo inframezzato da stacchi importanti. Il calando finale rappresenta il crepuscolo delle tensioni che si avvertono per tutto il brano, e il cerchio si chiude mentre la chiarezza vocale di Lupo viaggia e cesella il tutto.
“E mi perdo in questo bosco mattutino, latrato insulso e lordato dal vissuto inetto, reazionario reagisco immobile come un cervo, cacciato ed inconsapevolmente inerme, soffio via il suo sangue rispecchiandomi. Ripetitiva la cenere sterile si accumula, nel mio fluttuare sul bosco mattutino. Ripetitiva la cenere s’infrange il sorriso la cruenta e inevitabile attesa, che mi corrode creando altra cenere nera.”
L’epilogo dell’album è rappresentato da “L'amante (“dei ricordi, un museo” parte 1)”. Andamento lento e perfetto approdo, con soluzioni dal sapore epico che appaiono come la perfetta colonna sonora del racconto di una delle tante vite possibili, quelle che ogni persona sensibile prenderà in considerazione, comparando il racconto di Stefano Lupo Galifi con il proprio o con le tante storie vissute di rimando.
“Il ciclico pensiero mi sfiora leggero e la sottile conseguenza mi sfiora da sempre. Mi coinvolge nella sua spira e io perdo il senso, il senno e non individuo più il mio volere afflitto dalla tua nera voluttà. Ogni notte ti bramo perché sei tu la soluzione, ogni notte ti attendo sperando che tu sia leggera, ogni notte ti sfuggo e mi allontano da te e da ogni tua alterazione.”
Che
dire, un album inaspettato, curato nei particolari, a mio giudizio sudato, nel
senso della vera fatica, quella di riannodare il filo dei ricordi, quella di
creare l’abito su misura per un contenuto ambizioso, mantenendo la barra dritta
verso il credo musicale di una vita.
Complicatissima a mio giudizio la stesura di liriche in lingua italiana adeguate alla proposta - complimentissimi all’autore -, e la mia presentazione di stralci di testo appositamente estrapolati va nel senso del “lasciare al giudizio del lettore/ascoltatore”, giacché le personali interpretazioni rendono il progetto interattivo e coinvolgente.
Non ho potuto “toccare con mano” l’aspetto artwork, ma da quanto ho potuto afferrare dal formato digitale, le immagini inserite nel booklet sono parte integrante del lavoro, brano dopo brano, e credo sia questo un valore aggiunto.
Davvero
piacevole!
Tracklist:
1.Cuore
(“dei ricordi, un museo” parte 1) - 9:07
2.La
morale cede - 4:14
3.La
stanza e l'angolo - 4:35
4.Dei
ricordi, un museo (parte 2) - 10:32
5.Le
due linee gemelle - 5:13
6.Sterile
- 7:54
7.L'amante
(“dei ricordi, un museo” parte 1) - 7:50
Line-up:
Stefano
Lupo Galifi: voce
Luca
Scherani: Grand Piano, Yamaha CP80, Hammond, Korg Sigma, Flauto, Roli
Block, VST e Programmazioni
Marcella
Arganese: chitarre
Gabriele
Guidi Colombi: basso
Folco
Fedele: batteria
Cori
di Alessio Calandriello e Irene Spina
Tecnici
del suono Nicola Sannino e Filippo Cuomo Ulloa
https://www.facebook.com/stefano.galifi