Noisy Diners-The
Princess of the allen keys
Videoradio
La versione delle origini di Mantova, fondata
per opera di Ocno figlio di Manto trova sostegno in Virgilio, il sommo poeta
mantovano di origine che nell’Eneide, canto X, recita:
“Anche lui, Ocno, chiama una truppa dalle
patrie terre, figlio della fatidica Manto e del fiume Tosco, che diede a te, Mantova,
le mura ed il nome della madre Virgilio Eneide"
Rubo questa citazione per evidenziare che “The Princess of the allen keys”
è un racconto, tra storico e mitologico, alla ricerca delle radici, un omaggio
alla città di adozione di Fabrizio Dossena, musicista di lungo corso,
amante del prog, genere a cui ha guardato per molto tempo con devozione e
rispetto, sino a quando, trovata la giusta motivazione/maturazione e i corretti
compagni di viaggio, si è messo in proprio e oggi ci regala questo splendido paradigma
del prog.
In realtà il progetto ha avuto lenta
maturazione e mi pare siano passati un paio di anni da quando ascoltai la prima
versione.
Le difficoltà che Dossena ha trovato sulla sua
strada sono tante e legate al momento difficile che relega certa musica allo
status di “prodotto poco vendibile”, perché la maggior parte dei giovani
sceglie percorsi più “dentro al nostro tempo” e diventa quasi impossibile
trovare chi decide di avventurarsi in produzioni così articolate.
Ma proprio nel momento più complicato, quello
in cui la musica di cui maggiormente usufruisce la massa si concentra su di un
solo singolo alla volta, ecco che Fabrizio vede premiata la sua tenacia e la
“fede” nel proprio progetto.
L’incontro risolutivo è quello con Beppe
Aleo, patron di Videoradio, etichetta non certo focalizzata sul
prog, anche se il vecchio amore di Beppe - storico batterista degli anni ’70
- potrebbe essere stato decisivo per raggiungere un rapido accordo. Oppure
potrebbe trattarsi solo di solidarietà tra ex savonesi!
Ma ciò che più importa è il risultato, una sorta di “Rock Opera” che non può lasciare indifferenti.
La lunga intervista a seguire realizzata con
Dossena permette di fornire spiegazioni e dettagli utili alla comprensione di
un album concettuale che propone la storia di Mantova e il mito della sua
fondazione, collegato alle vicende della profetessa Manto che la tradizione
greca vuole figlia dell'indovino tebano Tiresia.
La musica diventa quindi il mezzo per
tracciare la leggenda, uno scenario in cui entrano in gioco i vari personaggi:
Tiresia, Manto, Virgilio, Charon, La principessa delle chiavi a brugola.
Lunga la lista dei musicisti, così come quella degli ospiti, anche se si sottolinea la nobile presenza del genesisiano Nad Sylvan ma, soprattutto, quella di Cristiano Roversi, a cui Dossena attribuisce i massimi meriti per la riuscita del progetto.
“The Princess of the allen keys” - che uscirà in formato CD il 21 maggio e successivamente in vinile - va ascoltato senza soluzione di continuità, anche se è proposto come una suddivisione in sette tracce, per un totale di cinquantacinque minuti.
Ovunque profumo di Genesis, ma è questo un DNA
dichiarato da Dossena e a me appare un gran pregio.
Per chi è sempre alla ricerca della novità
all’interno di un “mondo prog” in cui difficilmente si potrà ancora
“inventare”, catturare un disco che presenta tutti gli stilemi del genere
significa rinforzare dei paletti che ogni tanto vacillano, e ricordare quale
sia stato il punto di partenza appare al contempo saggio e difficile.
C’è una storia che lega i vari brani, tra immagini oniriche e concrete; esiste la lunga suite, quella che si dovrebbe ascoltare tra amici conniventi in un modus agiografico, seduti con complicità su di un comodo divano; ci sono poi tutti gli strumenti “magici”, quelli che la tecnologia ha semplificato ma che danno lo stesso risultato sonoro di un tempo glorioso, contribuendo a realizzare arrangiamenti maestosi e trame ad ampio respiro, e l’atmosfera che viene a crearsi inventa una certa sacralità musicale che soddisfa a pieno pancia e mente, almeno per i nostalgici - come me - che hanno potuto vivere il bello e il meglio della rivoluzione musicale di fine anni ’70.
La conseguenza è che credo sia impossibile rimanere insensibili al cospetto di questo lavoro, giovani e meno giovani, purché open mind e pronti nel lasciarsi contaminare.
Musicisti fantastici dicevo, ma vorrei sottolineare il risalto vocale prodotto da Donata Luani (Manto), spesso in duetto con Silvan (Virgilio).
L’effetto che mi ha provocato l’album dei Noisy
Diners va oltre il piacere d’ascolto - peraltro elevatissimo -, la bellezza
estetica, l’apprezzamento per le idee e per i musicisti, e mi ha permesso di
verificare ancora una volta il ruolo fondamentale della musica, una sorta di
unità di misura del tempo in movimento, concetto antico, ma che fa piacere rimarcare quando
si riesce a verificare sulla propria pelle la veridicità delle citazioni dei
saggi del passato: “The Princess of the allen keys” è rappresentativa del mio concetto
di musica di qualità e il suo ascolto mi ha condotto verso un felice viaggio nel
tempo, trip che nulla ha a che fare con l’elemento nostalgico, ma reca in sé un
rammarico, quello che oltrepassare certi confini e arrivare al neofita sarà
impresa titanica.
Eppure… che tipo di variazione didattica sarebbe la proposizione di "The
Princess of the allen keys” per qualche docente
“aperto”?!
I tempi sono difficili, l’incertezza non vede una fine, ma conoscendo un po’ la determinazione di movimento di Fabrizio Dossena, immagino che non sarà impossibile delineare un prossimo futuro fatto di live, magari in uno o più teatri!
A fine articolo propongo un esempio musicale, anticipato dalle quattro chiacchiere fatte con Fabrizio…
Partiamo dalla tua storia e risaliamo ai giorni nostri: come si è sviluppata la vita musicale di Fabrizio Dossena, in buona sintesi?
La mia vita musicale ha avuto tre inizi:
-in quel di Finale Ligure nel 1973 quando mi è
stata regalata la mia prima chitarra.
-quando qualche anno dopo ho scoperto i
Beatles.
-quando dopo essermi trasferito a Spotorno ho
iniziato a conoscere persone che la musica l'avevano dentro davvero e che non
ringrazierò mai abbastanza: in ordine di apparizione Daniele De Bernardi, Ezio
Secomandi con i Total Crash e poi Insieme a Riccardo Giudice con i Black Out,
Fabrizio Cruciani e Joe Vescovi periodo Knife Edge. Grazie a loro decisi di
studiare musica arrivando a preparare e non dare l'esame per il 5° anno di
chitarra classica.
Dopo un lunghissimo periodo di pausa, ed essendo
passato alla scrittura teatrale decidendo di mettere in scena Storia di un
Impiegato di Fabrizio De André, ho ripreso a suonare (grazie al Maestro
Guido Rizzo di Alassio) e così sono nati i Clan Destino fondati insieme a Guido
Dellapietra e che quest'ultimo sta egregiamente portando a risultati e
traguardi davvero eccellenti.
Trasferitomi a Roma nel 2008 ho proseguito la
mia "educazione artistica" collaborando in svariate situazioni per
rientrare in Liguria dopo tre anni.
Nel 2012 la chiave di volta, il mio
trasferimento a Mantova.
Dopo aver annusato un po’ l'aria, nel 2017 l'incontro con Cristiano Roversi, il resto è il presente e soprattutto il futuro.
Mi pare di capire che la musica progressiva, quella su cui è basato il tuo nuovo lavoro, sia per te una novità: come sei arrivato a costituire i Noisy Diners e conseguentemente l’opera rock “THE PRINCESS OF THE ALLEN KEYS”?
La musica progressive è sempre stata una mia
grande passione, che però mi ha sempre intimorito dal punto di vista tecnico e
per una forma di rispetto ho cercato di non offenderla sino a che non mi sono
sentito in grado di approcciarmi a questo mondo nella maniera che merita.
Per quanto riguarda i Noisy Diners, dopo aver fatto leggere a Cristiano Roversi il testo della "Principessa delle chiavi a brugola" è stato tutto succedersi di idee che in un tempo ragionevole ci hanno portato sino qui.
L’album è di tipo concettuale, come è tipico
del prog, e certamente l’idea di “opera” racchiude in sé il concetto di
“storia”, con un inizio e una fine: come mai hai pensato alla leggenda di Manto
e alla nascita della città di Mantova, quella in cui tu vivi? Gesto di
riconoscimento o qualcosa di più articolato?
È iniziato dalla fine, The Princess esiste (è la mia compagna) e leggendo di Manto e nata tutta la storia: "The Princess of the Allen keys" è la prima uscita di una trilogia, inizia con la fuga di Tiresia (padre di Manto) da Tebe e termina con la comparsa della Principessa, che poi è una giovane Gattara diretta discendente di Manto. Sicuramente anche una forma di riconoscimento alla città che mi ha accolto.
So che per realizzarlo hai pensato a collaboratori del luogo, quasi a rafforzare l’idea di gruppo locale al lavoro: chi sono i tuoi compagni di viaggio?
Lo zoccolo duro dei Noisy Diners, oltre a me,
sono Cristiano Roversi, Ezio Secomandi, Donata Luani e Davide Jori, ma credo
che la magia ed il grande merito di questo progetto vada a Cristiano,
bravissimo come era nella mia immaginazione a coniugare tre modi di sentire la
propria musica completamente diversi, un batterista hard rock, un chitarrista
(Davide Jori) con chiare influenze acide alla Sid Barret, un progger puro come
Cristiano Roversi ed un fanatico della chitarra folk 12 corde come il
sottoscritto. A questo si sono aggiunti musicisti straordinari come Mirko
Tagliasacchi (basso), Erik Montanari (chitarra) e le voci di Stefano
Boccafoglia (Tiresias), Beatrice Cotifava (The Princess), Aran
Bertetto (Caronte), Antonio De Sarno (voce narrante, traduzioni, e linee
melodiche) e soprattutto Nad Sylvan nei panni di Virgilio.
In due brani tanto per non farci mancare nulla abbiamo anche Mauro Negri al Sax.
Tra tanta italianità - musicisti e storia - spicca il contrasto delle liriche in lingua inglese: da dove arriva la scelta?
La scelta della lingua inglese deriva dal semplice fatto che la nostra intenzione è quella di rivolgerci da subito anche al mercato estero.
Quali sono le peculiarità delle trame musicali?
Che profumano di Genesis!
Quali sono le difficoltà tecniche che vi hanno maggiormente impegnato?
Legare gli stili diversi dei vari musicisti e l'attenzione maniacale alla pronuncia inglese.
Mi racconti qualcosa a proposito dell’artwork?
La copertina è un'opera di un artista argentino, Daniel E. Dank; l'idea era un'altra, ma dopo aver visto il dipinto raffigurato sulla copertina ho deciso immediatamente di contattare Daniel. La cosa divertente è che il dipinto originale è in casa di un collezionista di Las Vegas; per la cronaca Daniel nel novembre del 2019 ha esposto in piccolo museo di Parigi che viene chiamato… Louvre.
Vorrei saperne di più degli aspetti realizzativi e distributivi: a quale etichetta vi siete affidati e chi curerà la diffusione dell’album?
Diciamo che siamo stati fortunati, grazie a
Ezio (il batterista) sono entrato in contatto con Giuseppe Aleo di Videoradio
Channel e Videoradio Edizioni Musicali; prima solo tante parole, con lui ci
siamo sentiti il lunedì pomeriggio e il giorno dopo eravamo già al contratto.
Cose d'altri tempi.
Per quanto riguarda la distribuzione siamo presenti già da qualche settimana su tutte le piattaforme digitali, mentre tramite Self Distribuzione il CD uscirà il 21 maggio e sarà possibile acquistarlo in tutto il mondo anche tramite IBS e Amazon, ma saremo presenti anche nei cataloghi di Feltrinelli ed altri.
In quali formati è prevista l’uscita del disco?
Uscirà prima in cd, ma è chiaramente previsto anche il vinile. Visti i tempi abbiamo dovuto temporeggiare e credo che verso il prossimo autunno potrebbe esserci il vinile.
Sono programmati momenti di promulgazione (concerti o incontri)?
Sì, ma di sicuro non nel 2021, perché non è
facile proporre dal vivo una vera e propria Rock Opera, tanto per usare le
parole di Nad Sylvan!