Queen
Rock in Rio,
Rio De Janeiro, 12-19 gennaio 1985
“Il sole fa davvero la differenza.
Qui anche la gente fiorisce. E’ un pubblico meraviglioso. Adoro il modo in cui
esprime le sue emozioni.” (Freddie Mercury)
Sui biglietti figurava la presuntuosa dicitura “il miglior festival di tutti i tempi”.
Ma se non fu il migliore, fu certamente il più grande.
Con novanta ore di musica nell’arco di dieci giorni e un totale di
tre milioni di spettatori, il primo e più memorabile “Rock In Rio” superò ogni più rosea
aspettativa dell’organizzatore, l’uomo d’affari brasiliano Roberto Medina. Gran
parte del merito va ascritto ai Queen, le cui esibizioni, in particolare quella
molto intensa dell’ultima giornata del
festival, restano un momento chiave nella lunga e lenta invasione rock dell’America
Latina.
Il cantante Freddie Mercury rappresentava al meglio la tipica
ossessione degli anni ’80 per la spettacolarità, e il suo inimitabile gusto
kitsh veniva esaltato dagli spazi di grandi dimensioni. Ma anche lui dovette
sentirsi minuscolo al momento di salire su un palco di 7000 metri quadrati, in grado
di ospitare contemporaneamente tutti i gruppi in cartellone. Di fronte c’erano
300.000 persone abbronzate e cariche di voglia di divertirsi che salutarono il
gruppo con un’ovazione assordante.
Mai i Queen avevano potuto contare su una platea tanto allegra e
vitale. Alle spalle dell’arena allestita per l’occasione era cresciuta una
specie di città virtuale con decine di negozi e il più grande McDonald al
mondo. In lontananza si stagliavano le montagne che circondavano Barra da
Tijuca. Era un’ambientazione straordinaria e, come al solito, Mercury si
dimostrò all’altezza della situazione.
Il concerto spaziò lungo tutta la carriera del gruppo, dai primi
timidi successi di inizio anni’70, come Keep
Yoursekf Alive, alle più recenti e celeberrime Hammer to fall e Radio Gaga,
quest’ultima accompagnata dalla folla con un potentissimo battimano ritmico.
Un accenno di contestazione arrivò quando Mercury sfoggiò un abbigliamento
non propriamente maschile per I Want To
Break Free, turbando la componente machista, peraltro in minoranza, del
pubblico. Ciò non impedì al cantante di innamorarsi del Brasile e dell’intero
Sudamerica: “Mi piacerebbe comprarmi
tutto il continente e farmi eleggere presidente.”
(Mark Paytress)