mercoledì 3 giugno 2020

Gianni Dall'Aglio- “Batti un colpo”


Gianni Dall'Aglio- “Batti un colpo”
In collaborazione con Pablo Coniglio
Prefazione di Michele Bovi

Ci sarà ancora un altro viaggio e altra musica…
per noi che viviamo la vita come fosse un miracolo.

Nel 2014 è uscito un libro di cui non conoscevo l’esistenza, forse perché scarsamente pubblicizzato.
L’ho scoperto da poco, l’ho letto e lo voglio commentare, perché trattasi di un’autobiografia che delinea un lungo percorso di una vita straordinaria, e può essere considerato in ogni caso un documento attualissimo.

Lui è Gianni Dall’Aglio e il suo scritto - in collaborazione con Pablo Coniglio - ha un titolo significativo: “Batti un colpo”.

Parlare di Dall’Aglio mi riporta alla mia giovinezza musicale, quando osservare l’imberbe batterista de “I Ribelli” autorizzava ogni bambino/adolescente - ed erano tanti gli amanti della musica che stava arrivando da ogni dove - a sognare ad occhi aperti, come se la sua presenza in quel contesto così lontano dalla normalità, tra televisione e dischi, potesse far pensare che certi traguardi fossero alla portata di tutti, anche dei giovanissimi.
Non era proprio così, ma ciò che l’autore descrive parlando di sé è qualcosa che va oltre la storia della singola anima, e aiuta, a mio parere, a tracciare qualche macro-concetto, frutto di un minimo di riflessione stimolata dalla lettura.

Sono certo che ogni vita, passata e presente, se analizzata con rigore e approfondimento, sia portatrice di elementi interessanti, insegnamenti più o meno importanti, ma in ognuna di esse si ritroverà una regia impalpabile e impossibile da decodificare, uno status in cui appare chiaro che non si è completamente artefici di quanto si è riusciti - o non riusciti - a costruire. C’è spazio per ogni tipo di convincimento, tra religione e laicità, ma è indubbio che non si ottiene tutto ciò che si vorrebbe, nonostante il forte impegno e, al contrario, capita che arrivi  ciò che nemmeno si poteva immaginare.

Tutto questo preambolo per partire da un giorno preciso, il 5 settembre del 1959: Gianni avrebbe compiuto 14 anni il mese successivo.

Il luogo: Salsomaggiore, Dancing Ristorante La Guantara.
La denominazione: Serata Danzante con l’Original Quartet di Mantova, CON LA PARTECIPAZIONE DEL RE DEL ROCK & ROLL ITALIANO, ADRIANO CELENTANO.

Quindi, il gruppo in cui Gianni ha appena iniziato la gavetta incontra casualmente quel cantante che diventerà un mito della musica italiana e, tra abbandoni e ricongiungimenti, non si lasceranno mai più.
È cosa nota, Dall’Aglio diventerà uno dei più bravi drummer di casa nostra, ma a quell’età non si può essere fenomeni, e probabilmente, a 13 anni, è anche impossibile capire quali potranno essere gli sviluppi futuri, un’evoluzione che non può basarsi solo sul miglioramento tecnico, ma deve tener conto della “tenuta” personale, non facile quando si diventa star in un’età in cui si dovrebbe ancora andare a scuola. Ma il caso li fece incontrare.
Il legame, l’affetto, l’amore per l’Adriano nazionale è uno dei fili conduttori della storia che Dall’Aglio ci racconta, e nel suo disegno il molleggiato viene dipinto come persona pregevole, comprensiva, bizzarra ma carica di umanità, tutte caratteristiche che non sempre si abbinano alle persone di successo.

Il sentiero artistico personale che Gianni delinea è spaventoso, un po' come aver vissuto 100 vite in una, viaggi impossibili, esperienze toccanti, conoscenze fuori da ogni possibile logica.
La televisione, il cinema, i festival, la presenza in dischi storici… Mina, Little Tony… l’esperienza con Demetrio Stratos… tutti dettagli e aneddoti di cui è ricco il libro.
Insomma, lui era il batterista preferito di “Lucio”, che lo portò con sé nel famoso duetto in diretta tv con Mina a Teatro 10, nel 1972.


Gianni e gli amici, quelli di sempre, quelli nuovi, come Gino Santercole, una sorta di fratello maggiore…
Gianni e gli affetti più cari, dai genitori all’amore della sua vita, Orietta…
Gianni e la sua passione per la cinepresa, “strumento” con cui aveva ripreso, ad esempio, la tournèe italiana dei Beatles…
Gianni e le sue avventure galanti, privilegiato dal ruolo…
Gianni con le sue fobie giovanili…
Gianni e le sue delusioni/frustrazioni… e chi non ne ha!
Gianni che deve alzare i toni per farsi attribuire il merito di un brano simbolo come “Pugni chiusi” …

Per tutti era il giovane batterista col caschetto, quello di Celentano, dei Ribelli, ma il suo essere musicista è qualcosa che supera il ruolo per cui è maggiormente conosciuto
In “Batti un colpo” troviamo la sua vita, dall’inizio sino all’uscita del volume in oggetto, e gli aneddoti e gli avvicendamenti fanno sì che il libro… si divori!

Ho lasciato per ultimo l’inizio del libro, quello con cui si racconta il vero significato delle nostre esistenze, cose che spesso rimangono nella sfera intima, quando si è molto giovani, ma arrivati alla maturità la voglia di urlare e raccontarsi diventa un’esigenza, ed è questo un tratto comune e indipendente dalla professione.
Il momento più importante viene descritto con dovizia di particolari, soprattutto gli stati d’animo, perché privarsi di una parte del proprio corpo per donarla a terzi bisognosi non è cosa da fare a cuor leggero, anche se i “terzi” in questione non sono esseri qualsiasi, ma affetti di una vita.

Gianni dona una parte di sé a Orietta e poco prima dell’atto sono questi i suoi pensieri: “Per la prima volta ho un ripensamento… perché dovrei fare una cosa del genere? Io sto proprio bene, perché dovrei mettere a rischio la mia vita? La verità è che amo mia moglie e così avrei potuto migliorare la sua vita, avrei volto vederla ancora e per sempre stare bene, avrei voluto che la sua esistenza fosse stata autonoma, l’avrei voluta vedere lavorare e sognare…”.

Un manifesto d’amore, il vero significato della nostra presenza su questa terra, donare amore rinunciando ad una parte di noi.
La prima parte del racconto - e chissà che non arrivi un secondo atto… - termina nel 2009, in un momento preciso, drammatico, vissuto casualmente… anche in questo caso Gianni si trova nel posto in cui avrebbe voluto essere.

Gianni e Orietta, di passaggio da Viareggio, contattano Alessandro Celentano, il fratello manager di Adriano, ala protettrice ai tempi dei lunghi viaggi in giro per l’Italia, quando il “ribelle” era ancora minorenne. Basta un colpo di telefono per scoprire che quello è un giorno funesto: Alessandro è mancato e i Dall’Aglio presenzieranno all’ultimo atto, quello solenne che sancisce ufficialmente il passaggio allo stato metafisico.

Nelle stanze di una casa in lutto immagini sparse ovunque raccoglievano il suo vissuto e mi riportavano a quei nostri lunghi viaggi sulla Giulietta Spider color cioccolato, l’arrivo a Milano dopo aver suonato fino a mezzanotte nei dancing dell’Emilia, quando mi svegliava chiamandomi “Gomitolo”: un po’ della mia vita era nelle sue mani, ma era ben riposta…”.
“In chiesa arrivano Adriano, Claudia, Gino Santercole, una cerimonia raccolta, sino a che il prete chiede ai presenti di testimoniare il loro affetto per Alessandro. Adriano è visibilmente commosso e pronuncia poche parole di fede rivolte al fratello, poi tocca a Gino, che inizia ad esternare sentimenti ed emozioni del suo vissuto, una vera e propria liberazione dell’anima, una confessione davanti alla famiglia, donando tutta la sua umanità alla cerimonia”.
“E poi tutti a casa di Giovanna, nipote di Alessandro, ed è l’occasione per ricordare, tutti insieme, le nostre vite. Stavamo bene insieme, l’incontro sembrava sempre più una festa, e forse era quello il modo migliore per accompagnare Alessandro, col ricordare l’antico che si fa nuovo”.
“Ancora una volta vicini, Adriano Gino ed io, come il primo giorno di prove in viale Lombardia, cinquant’anni fa. L’ultimo saluto ad Alessandro non era stato doloroso, ma un meraviglioso messaggio che stava offrendoci la Vita, poiché è esattamente alla fine che si ricomincia”.

Un mio ricordo personale che prolunga il viaggio…

Nel settembre 2013 mi trovo, non casualmente, a Santa Margherita Ligure il giorno antecedente ad un evento denominato “Jam Burrasca”, che presenta molti protagonisti della musica italiana.
Io presenzio alle prove e sono ospite a cena in un luogo incantevole, direttamente sul mare.

La compagnia è costituita perlopiù da musicisti di alto lignaggio, e Gianni e Gino sono tra questi. Nel dopo cena spuntano immancabili le chitarre e anche Gino Santercole fornisce il suo contributo, mentre mi pare di ricordare un Dall’Aglio più compassato (https://athosenrile.blogspot.com/2013/09/jam-burrasca-santa-margherita-ligure.html).
Tutto questo per arrivare ad un altro evento che credo troverà spazio nell’ipotetico seguito di “Batti un colpo”, la dipartita di Gino Santercole nel giugno del 2018.

Gianni Dall'Aglio ci racconta un tempo che non esiste più, forse incomprensibile per la nuova generazione, ma anche all’occasionale giovane lettore non dovrebbe sfuggire il senso profondo che supera la mera cronologia degli eventi.


Uno uomo si racconta, tra forza e fragilità, e i sui enormi successi diventano un mero contorno al mondo delle sane relazioni che vengono messe in primo piano, superando l’evidenziazione dei talenti, delle fortune e degli accadimenti negativi.
Sono tante le persone che hanno avuto la possibilità di trovarsi al posto giusto al momento giusto, ma solo chi ha fatto suoi sani principi iniziali è poi riuscito a trovare l’equilibrio necessario a condurre una vita significativa. E se poi questa esistenza è anche di successo… beh, tanto meglio!

In tre minuti la vita di Gianni Dall’Aglio…


Qualche fotografia estrapolata dal libro…