Phoenix
Again-" Friends of Spirits"
Articolo già proposto su MAT 2020 di giugno
L’album
che propongo, “Friends of Spirit”, rappresenta per il nucleo originale dei Phoenix Again un episodio
apparentemente sganciato dalla loro proposta musicale più conosciuta - quella
legata alla musica progressiva -, ma in realtà è il vero punto di partenza che
nel tempo si è trasformato in collante di ogni tipo di situazione musicale e
affettiva.
La
chiacchierata che propongo a seguire svela nei dettagli questo progetto
acustico che parte da un mondo molto lontano almeno dal punto di vista
temporale, ma l’evoluzione culturale avvenuta e il contesto derivante, potrebbero
davvero ricondurre a musica per pochi eletti… e invece no.
“Friends of Spirit” è un album
strumentale costituito da brani nuovi e altri antichi e riarrangiati, e appare
come fresco e assolutamente sganciato da ogni collocazione specifica, se non
quella del pieno esercizio acustico basato su sapienti trame chitarristiche.
Ed
è un disco che raccoglie una richiesta, quella di un pubblico che, magari
casualmente, assiste ad uno dei rari concerti unplugged dei P.A. e rivendica
brani che ascolta nell’occasione e che non ritrova nella discografia ufficiale.
Impossibile non soddisfare l’audience, soprattutto quando l’insistenza va a
toccare la memoria e il cuore, elementi che unirono i tre fratelli Lorandi nei
seventies, quando ogni occasione era buona per imbracciare lo strumento e
proporre la musica dei miti del momento: tre chitarre acustiche, che incontrano
oggi nuove generazioni - di pubblico e di musicisti - e disegnano un quadretto
sonoro emozionante.
Nei
nove brani che contengono l’album emergono skills di primordine ma,
soprattutto, si delinea un viaggio, quello che coinvolge culture e tradizioni
variegate, suscitando un piacere d’ascolto che raramente ho trovato, e che
giudico sia fruibile da un ampio pubblico.
Nell’intervista
emerge il concetto di “coraggio”, necessario per investire su di un progetto
inusuale, ma non si fa fatica nel capire la genuinità della proposta e,
personalmente, mi risulta facile l’immedesimazione, il “mettermi nei panni
altrui” per comprendere l’essenza di un lavoro davvero pregevole.
Un
album che consiglio senza condizioni, la buona musica non ha confini e
barricate, e con un piccolo sforzo di comprensione - essenzialmente le storie
di vita che hanno portato alla realizzazione di “Friends of Spirit”-, al godimento da ascolto si aggiungerà la
bellezza del fluire delle cose, e questo è, a mio giudizio, un forte valore
aggiunto.
Ecco
un esempio di quanto accade dal vivo…
Tracklist: 1. Friends of Spirit 2. On the Melody 3. Pasión 4.
Habanera 5. Mediterranea 6. Free Ireland 7. Alma Española 8. Eppur Si Muore 9.
Vicino a Te
La chiacchierata…
L’album “Friends of
Spirit” appare come una novità, per chi vi avesse conosciuto ultimamente, ma è
in realtà un ritorno alle origini: come è nata l’idea?
Questo album (il quarto
in studio), distribuito da Ma.Ra.Cash Records, rimarrà un album unico per i
Phoenix Again, poiché il prossimo rimarcherà le nostre sonorità più Prog-rock (
ci stiamo già lavorando). Come dici tu, è un ritorno alle origini. Io e i miei
due fratelli, Sergio e Claudio, negli anni Settanta ci divertivamo a suonare
brani di CSN&Y, Amazing Blondel, Mike Oldfield, Al di Meola, Paco de Lucia,
John McLaughlin, Inti Illimani, con tre chitarre acustiche. “Friends of Spirit” è nato per soddisfare
una richiesta fattaci da un pubblico che, partecipando ai nostri live in
acustico (in tutto una decina negli ultimi anni, durante i quali abbiamo
collaborato prima con lo scrittore Giorgio Mazzolari e poi l’artista giapponese
Mitsuyasu Hatakheda), ci richiedeva il CD contenente i brani eseguiti durante
lo spettacolo; tra il pubblico, erano parecchi i giovani e le persone distanti
musicalmente dal Prog, pertanto da qui è nata l’idea di pubblicare un album
"semi-acustico" (qualche inserto di chitarra elettrica ce lo siamo
pur concessi!).
E’ cosa usuale per le
band creare spazi per il set acustico, affascinante, ma anche pratico e meno impegnativo
dal punto di vista organizzativo; nel vostro caso c’è molto di più, perché le
elaborazioni alla chitarra rappresentano le vostre origini: che cosa significa
per voi l’esibizione unplugged? Si può stabilire una vostra preferenza rispetto
al concerto elettrico?
Non abbiamo preferenze
tra le due opzioni: per noi l’importante è divertirci e divertire suonando.
Durante i due concerti di presentazione dell’album (alla Casa di Alex a Milano
ed al Parkvilla Theatre nei Paesi Bassi) abbiamo diviso lo spettacolo in due
set - prima parte in acustico con presentazione nuovo album e seconda parte in
elettrico -, eseguendo una selezione di brani dei nostri tre album precedenti.
L'idea è stata apprezzata dal pubblico; era come se i Phoenix Again acustici
aprissero il concerto ai Phoenix Again elettrici: faticoso ma divertente.Devo
doverosamente ringraziare mio nipote Alfonso Di Vincenzo, new entry nella band,
che in questi due live ha sostituito alle percussioni mio figlio Giorgio
Lorandi.
I brani che proponente sono nuove creazioni o rivisitazione
di tracce antiche?
Alcuni brani nuovi,
altri di vecchia composizione, tolti dal nostro cassetto storico. Due brani, in
particolare, sono vecchie conoscenze: Eppur
si muore e Free Ireland erano
presenti già sul nostro primo album "Threefour"
e sono stati ri-arrangiati in acustico.
Come vive questo
percorso alternativo la parte “nuova” della band?
I ragazzi si sono
lasciati coinvolgere attivamente da questa avventura, collaborando negli
arrangiamenti e divertendosi a suonare i nuovi pezzi, mettendoci carica e
passione.
Avete vissuto in prima
persona un passaggio musicale epocale: esiste un fil rouge che lega quegli anni
’70 al periodo attuale?
Abbiamo amato tutti la
fase musicale straordinaria degli anni Settanta e un pò tutti si ispirano ai
grandi del passato. Credo però che anche attualmente ci siano ottimi gruppi che
fanno buona musica; il problema deriva anche dagli ascoltatori, spesso troppo
nostalgici o restii ad accettare novità. Uno "sport" che piace a
tutti è quello di paragonare ciò che nasce nell'attualità con quello che è
stato fatto nel passato e, così facendo, si perde sovente il gusto per
l'ascolto, per l'emozione.
Mi ha colpito una frase
della vostra presentazione, “…abbiamo avuto tutti il coraggio di lanciarci
nella produzione di un album che, forse, non tutti capiranno…”: vi siete posti
il problema di non essere compresi, di deludere chi vi segue?
Sapevamo che con questo
album avremmo potuto destare sorpresa nei nostri sostenitori, ma, come sempre,
siamo partiti convinti di presentare qualcosa di diverso. Noi crediamo sempre
nei nostri progetti e per noi è importante avere diffuso, anche se secondo le
nostre limitatissime possibilità commerciali, il Progressive Rock (in forma pur
diversa) rivolgendoci ad ascoltatori che non hanno mai sentito o apprezzato
questo genere musicale. Inoltre, resta da dire che noi, attualmente e probabilmente
anche in futuro, ci troviamo in una posizione privilegiata: registriamo dischi
perché questo ci diverte e non perché è il lavoro da cui cerchiamo di trarre
risorse economiche e di sostentamento. A noi interessa molto creare musica che
appaghi chi ci ascolta, ma ci intessa anche che il prodotto finale soddisfi noi
stessi in primis, e questo “Friends of Spirit” è un disco che
abbiamo tutti voluto fortemente.
Avete pensato a momenti
di incontro (concerti, presentazioni) per pubblicizzare l’album?
Certamente, oltre ai
due sopra citati live, siamo in attesa di confermare alcune date che saranno
pubblicate sul nostro sito e sui vari social network.
Line up PHOENIX AGAIN:
Antonio Lorandi: basso acustico
Sergio Lorandi: chitarra acustica
Marco Lorandi: chitarra acustica
Andrea Piccinelli: tastiere
Silvano Silva: batteria e percussioni
Giorgio Lorandi: percussioni e voce