martedì 9 aprile 2019

DIASPRO, il nuovo progetto prog di Marcello Chiaraluce



E all’improvviso ricompare Marcello Chiaraluce, di mestiere chitarrista, attivo nella zona di Alessandria, ma conosciuto al grande pubblico del prog per le sue frequentazioni da palco nobili e stratosferiche.
Quando penso a Marcello mi viene in mente sempre lo stesso aneddoto, quello che mi ha permesso di conoscerlo, attimo indimenticabile, per lui, certamente, ma per qualunque appassionato di musica si trovasse a passare per caso a Novi Ligure un sabato di settembre del 2006, una delle tante Convention dedicate ai Jethro Tull (quanto ci mancano!): lui, giovanetto poco più che ventenne, catapultato sul palco a duettare con Ian Anderson sulle trame di “Aqualung”, come se nulla fosse. Pazzesco!
Il tempo è passato, e Marcello si è messo a disposizione dell’artistocrazia del prog italico e internazionale… infinita la lista!
Ma i suoi progetti personali non sono mai mancati, magari più basati sul pop e sul rock tradizionale, o più banalmente su ciò  che in quel momento era il vestito più confortevole.
Gli antichi amori musicali, però, non passano mai, soprattutto se sono legati all’estrema qualità; e cosa c'è di meglio della musica progressiva per sottolineare l’idea di eccellenza musicale?
Beh, resta sempre produzione di nicchia, qualcuno dice da dinosauri, come se, ad esempio, si potesse declassare la musica classica solo perché nata secoli fa!
Marcello Chiaraluce - e la sua band - riappare, come dicevo prima, e mi propone un ascolto, un paio di video sorprendenti  e mi chiede cosa ne penso. La mia risposta:

Ho ascoltato con attenzioni i due brani e devo dirti che il progetto mi sembra davvero da portare avanti, e spero che oltre alle situazioni live che andate cercando ci sia tempo e spazio per un album. Mi piace molto il mix che proponente, con l’inusuale chitarra acustica usata non come accompagnamento, come quasi sempre accade, e un cantato italiano che permette di uscire dai canoni tradizionali del prog.  E’ anche musica molto piacevole e di impatto immediato, nonostante la complicazioni dei tempi composti e le trame tutt’altro che semplici. Sono ragazzi che non conosco, a parte Grosso, e che suppongo facciano parte del tuo entourage didattico… davvero bravi! Di te non dico niente… non hai bisogno di elogi tecnici, che in questo caso sono più diretti all’idea che proponi.”

Seguendo l’istinto vorrei subito condividere i brani, una boccata di aria fresca in un mondo spesso ingessato da stereotipi, ma pare non sia ancora il momento e Marcello aggiunge:

Questo è il mio nuovo progetto, si chiama Diaspro. I brani che hai visto/sentito sono una specie di Live in The Studios suonato in diretta, senza ritocchi. È un progetto che per ora non ha finalità discografiche... il nostro scopo è raccontare una storia e farlo possibilmente dal vivo. Ci piacerebbe tornare a suonare per il piacere di farlo, coinvolgendo più generazioni che magari possono raccogliere un testimone, in un contesto immortale come quello del Prog Italiano.”


Quindi, per adesso, musica ancora top secret, ma Chiaraluce, rispondendo a qualche mia domanda, ha svelato le linee guida del progetto, lasciandosi andare nel commento del suo recente passato…


Da un pò di tempo non avevo tue notizie musicali, progetti live o discografici: sono io che sono stato poco attento o ti sei… nascosto?

Caro Athos, sai bene che purtroppo con le mie fattezze per me è davvero difficile nascondersi! Però è vero che dal 2016 ho preso una pausa di riflessione. Salivo sul palco e non mi divertivo più. Ho capito che se fossi andato avanti per quella strada, la mia musica sarebbe diventata pian piano un terreno arido da cui non sarebbe nato più nulla. Anche se mi è pesato parecchio, oggi so di aver fatto la scelta giusta.

So che sei molto impegnato nell’insegnamento del tuo strumento, la chitarra: che cosa rappresenta questa attività, oltre ad essere un lavoro?

Premetto che ho iniziato a insegnare più per far quadrare i conti che per vocazione. Forse questa è stata la mia fortuna: la noia causata dalla classica lezioncina di un’ora mi ha portato a sviluppare sempre di più tecniche di insegnamento diverse, cercare nuove sfide e superare i limiti imposti dal classico “Si è sempre fatto così”.
Oggi ho una mia scuola che si chiama “Belli da Morire”, ad Acqui Terme, e oltre a insegnare chitarra scrivo musical, spettacoli teatrali e, soprattutto, produco giovani artisti, partendo dalla didattica fino alla realizzazione del prodotto finale.

In realtà le mie prime domande sono il preludio allo stupore e alla curiosità conseguente all’ascolto - e visione - di due nuovi brani che ti vedono protagonista assieme a un gruppo di amici, musicisti per me inusuali: di cosa si tratta? Solo una reunion casuale o nuovo progetto in divenire?

In realtà è un progetto che finalmente è salpato dalla costa, dopo anni di gestazione. La band si chiama DIASPRO, e a noi piace definirci in modo ironico “OldFashioneditalian Prog Band”, ovvero una band di prog italiano alla “vecchia maniera”.
Dopo anni di frequentazione, come tu sai, con il mondo del prog, non ero mai riuscito a catalizzare tutto quello che avevo visto con i miei occhi, e soprattutto con le mie mani, in un progetto vero e proprio. Affascinato da quello che per me è il disco prog perfetto, “Per un amico” della P.F.M., ho iniziato nel 2016 circa, in solitaria, a scrivere del materiale cercando di ispirarmi a quel tipo di fare musica, dove la melodia era coniugata al rock, dove si sentivano ancora i muscoli del musicista, oltre che la sua anima. Pensa ad “Appena un po’”, dove dopo un intro neo classico, esplode un riff quasi metal, oppure all’incipit nervoso e incisivo di Franz di Cioccio su “Generale”. Ero così invidioso, in senso buono e rispettoso, che sentivo sgorgare in me la voglia di tentare un approccio di quel tipo.
In contemporanea a questo desiderio musicale, ho vissuto una situazione personale non grave ma abbastanza deludente, tanto da farmi incontrare una leggera depressione. Quando me ne sono accorto, il mio inconscio mi ha auto-psicanalizzato attraverso l’attività onirica. Ho fatto una serie di sogni molto lucidi che mi hanno raccontato una storia vivida, reale, allegorica, ma allo stesso tempo precisa.
Unendo le due cose è nato il progetto “Diaspro”, che racconta appunto, sia musicalmente che attraverso le liriche, questo viaggio introspettivo.
Nulla di noioso però o di troppo intimo, ho promesso i muscoli e muscoli saranno!

Mi parli dei tuoi compagni di viaggio, che non conosco - eccetto Luca Grosso, batterista di lungo corso in ambito, anche, prog -, mi sembrano molto giovani e, ipotizzo, del giro dei tuoi allievi… o sbaglio?

I miei compagni di viaggio uniscono, come appunto hai notato, diverse generazioni. Da didatta e da uomo direi formato (spero), lo vedo come un valore aggiunto.
Luca Grosso suona al mio fianco da anni, e ormai è difficile che io faccia qualcosa senza interpellarlo, e viceversa. Ormai siamo una macchina ben rodata. Stesso dicasi per Riccardo Campagno, tastierista eccezionale, che ha fatto parte dell’ultima formazione della Marcello Chiaraluce Band e con cui ho suonato spesso insieme a Giorgio “Fico” Piazza.
Giovanni Giordano, chitarra acustica e Giuseppe Nisticò, basso, invece sono esattamente due miei allievi: li ho conosciuti che avevano 12-13 anni e oggi sono freschi di patente.
Nonostante la giovane età, hanno fatto diverse esperienze musicali insieme alle loro rispettive band, e hanno dimostrato nel tempo quella maturità che spesso manca anche a tanti colleghi adulti: impararsi i brani. Credimi il prog è una brutta bestia e molti pensano di poter salire su un palco dopo aver jammato due volte. Purtroppo non funziona così e per bravo che uno possa essere, se manca la testa, manca il prog. Così ho preferito coinvolgere persone mentalmente e tecnicamente pronte ad affrontare un percorso di quel tipo.
La voce invece è di Tiziano Spigno, vocalist degli Extrema, band metal italiana storica che non ha bisogno di presentazioni. Spigno ed io ci conosciamo da tanti anni ma non avevamo mai lavorato insieme. Quando mi ha confessato il desiderio di avere anche un progetto in italiano, ho colto la palla al balzo e gli ho fatto sentire i brani, che lo hanno subito convinto.
E dunque oggi siamo i Diaspro – oldfashioneditalian prog band.

La musica che avete preparato è solo quella che ho sentito o avete altro già pronto nel cassetto?

Quello che hai sentito, sono due estratti da un concept che ha un taglio quasi cinematografico. Mi piacciono i dischi prog che hanno un filo conduttore, come “A Passion Play” o “Thick as A Brick”, con temi ripresi e sviluppati, quasi fosse una piccola opera.

Come definiresti la musica che avete assemblato, tanto per dare un’idea a parole?

Riassumerei dicendo che qualche volta abbiamo qualcosa da dire, altre volte abbiamo un brivido da suonare. Mi piace avere dei momenti durante il concerto dove si crea l’atmosfera, si gioca con la parola, ma allo stesso tempo adoro anche quel passaggio che fa stare tutti dritti con la schiena. Molti vedono il virtuosismo come mera esibizione. Personalmente trovo che una strada tutta in piano, prima o poi faccia addormentare. Oppure se voglio godermi il panorama, suono un bel blues, non credi?

Ci sarà un album? Ci saranno dei live?

Caro Athos, ammetto di essere molto riluttante a fare album nel 2019. Perché la domanda che mi sono fatto negli ultimi anni è: perché qualcuno dovrebbe acquistare/ascoltare il mio album? Oggi la tecnologia ha permesso a tutti di registrare e pubblicare con poche centinaia di euro e così riversiamo pacchi su pacchi di album sul mercato che poi nessuno compra. La gente non ha nemmeno tempo o modo di sapere che esiste quel prodotto. Col crollo delle etichette discografiche, che oggi mettono una sorta di bollino, ma ti paghi tutto tu, esistono i social media manager. E allora per vendere un CD (forse), devi fare 30-40 storie sui social al giorno in cui racconti cosa hai mangiato o se sei andato in palestra. Ma chi se ne frega?
Anche perché magari hai la botta di un anno/due di migliaia di K, come si dice oggi, ma poi? Il risultato è che appena vedono la tua faccia scrollano veloce perché non ti sopporta più nessuno. Se mi permetti un paragone, oggi costa tutto poco: aereo, albergo, all you can eat… vedi gente al Louvre che si fa i selfie con la Monnalisa sullo sfondo. Cosa serve un nostro album ora? A niente.
Così vorrei, e sottolineo vorrei, e non voglio, tenere lontano i Diaspro dai social.
Avranno un loro spazio dedicato per chi vorrà davvero ascoltare la loro musica e conoscere la loro storia. Uno spazio dove le canzoni potranno essere non solo ascoltate, ma vissute a 360°.
Mentre per quanto riguarda il live il discorso cambia, credo che la forma migliore di promozione della propria musica sia un bel concerto dal vivo. Per tanto cercheremo di suonare nei principali avvenimenti prog per farci conoscere, sperando che quello che abbiamo da proporre possa piacere, interessare, incuriosire e appassionare.

A proposito, da dove nasce il vostro nome?

DIASPRO: un giorno, entrando in un negozio di pietre magiche, acquistai un piccolo orsetto fatto di diaspro rosso, un quarzo molto bello.

Aspettiamo fiduciosi!