PETER IROCK-“SEVEN”
A distanza di quasi tre anni ritrovo
la musica di Peter
Irock, che propone un nuovo lavoro discografico intitolato “Seven”.
Per chi non conoscesse Peter è
bene dire come la sua musica sia basata sull’utilizzo di una molteplicità di
tastiere e sintetizzatori, e sulla sperimentazione elettronica, arrivando ad un
risultato che potrebbe essere etichettato come progetto “ambient”, un viaggio -
un sogno -totalmente sonoro, che riesce a trasformare la musica in immagini.
L’evoluzione artistica di P.I. lo
ha portato da tempo alla ricerca di elementi acustici e divagazioni strumentali
affidate a collaboratori solidi, che propongono parti di chitarra -elettrica e
acustica - e una sezione fiati che spazia dal flauto ai sax alto e soprano.
In questo caso il tutto viene
messo al servizio di un percorso biblico che prova a descrivere la creazione
dell’universo… oltre 40 minuti di trame sonore che rappresentano le tappe che,
secondo le sacre scritture, hanno favorito la nascita dell’uomo e di ciò che lo
circonda.
I sei pezzi che compongono l’album
(… e il 7° giorno Dio si riposò…) necessitano di una fruizione adeguata, nei
tempi, nei modi e forse anche nei luoghi, giacchè l’ascolto “protetto” e
adeguato diventa portatore di benessere e di sintonia, tanto da trasformare l’ascoltatore
in parte integrante della musica che si diffonde nell’aria, una sorta di
processo osmotico che è solitamente più facile trovare nelle situazioni live.
Gli “inserimenti” di Frank Mueller alle chitarre e di Hellmut Wolf ai fiati contribuiscono al
disegno generale con pennellate artistiche assolutamente complementari alle
idee di P.I., e il sunto derivante ha qualcosa di magico, di aulico, che
colpisce all’impatto.
Un passo avanti per il tastierista
svizzero, un nuovo step di un percorso in continua evoluzione.
Ma ascoltiamo il suo pensiero…
Sono passati quasi tre anni dall’uscita di “Horizon”: che cosa hai
realizzato in questo periodo, musicalmente parlando?
Dopo Horizon, ho prodotto un album particolare, dal titolo “IVO”, dedicato alle sculture del famoso
artista Svizzero, del Canton Ticino, Ivo Soldini. Un lavoro musicalmente non
facile se penso al fatto che dovevo dare suono e "anima" alle sue
sculture, ognuna con un suo nome e forma, che potessero evocare con le mie
musiche, la loro "personalità inanimata". Alla fine la sua soddisfazione
nell'ascoltare le musiche dell'album mi ha confermato che avevo centrato l'obiettivo:
dare vita alle sue sculture attraverso la mia musica.
Il tuo nuovo lavoro si intitola “Seven”: a cosa è riferito il
numero 7 ?
Potrà sembrare strano, ma aldilà del credo religioso o
interpretazione mi sono ispirato alla creazione dell'universo da parte di Dio,
7 i giorni per i quali tutto l'universo - e chi ci vive - è stato creato (ok,
il settimo giorno Dio si riposò!). Mi ha affascinato la genesi, e la prima song
dell'album, "The nature song",
ne è la giusta interpretazione sonora.
Gli altri brani sono da ascoltare per poterne capire la il
significato "biblico", anche se tracce come “SEVEN” o “T.E.”
potrebbero allontanare dal concetto creando un po’ di smarrimento, ma ripeto
ogni brano ha un suo significato che riporta al titolo dell' album.
La tua musica è basata sull’elettronica e sullatecnologia, ma nel
lavoro precedenti avevi inserito novità acustiche ed elettriche, ciò che tu
all’epoca definivi “… un po’ di elementi umani in più…”: hai mantenuto queste
prerogative?
Sì, certamente, sono ancora presenti i due musicisti di “Horizon”, fedeli colonne
elettro-acustiche che danno un contributo non indifferente alle parti musicali
basate solo con l'elettronica. Parlo di Hellmut Wolf - al sax soprano, alto e flauto traverso - e
Frank Steffen Mueller alle chitarre elettriche e acustiche.
Quale potrebbe essere l’elemento nuovo che testimonia l’evoluzione del tuo progetto musicale?
Ho usato nuove sonorità elettroniche sviluppate con un bravo
soundesigner russo, Vladimir Andreev, di Mosca, per la quale azienda sono ora
un loro testimonial. Per evoluzione, potrei dire che in brani come “T.E.” le ritmiche Trap si sono sposate
con le sequenze stile Berlin School, oppure ho rinunciato per motivi di
disponibilità alla cantante soprano, ma ho replicato con software dedicati e
dal risultato sorprendente (song Galaxy). Ogni mio lavoro porta sempre delle
nuove evoluzioni creative, sonore, emotive.
Mi parli degli ospiti e del loro ruolo specifico?
Come riportato precedentemente, Hellmut e Frank hanno accettato volentieri
e il loro entusiasmo (e bravura) mi sorprendono sempre.
Hellmut vive a Tolsa e Frank vicino a Stoccarda. Ci vediamo una
volta all'anno ma tutte le parti audio ce le scambiamo online, in base alle mie
indicazioni e demo test che invio a loro. Sorprendente è che posso dire sempre
"buona la prima"… non
sbagliano mai nell'interpretare qualunque parte - spesso scritta da me - che debbano eseguire. Suono, feeling... per
quanto mi consideri un one man band, sono sicuro che anche nel mio prossimo
lavoro, avranno un loro ruolo.
Tre anni fa ti posi una questione relativa al possibile
inserimento delle liriche: a che punto siamo?
Direi in pò in alto mare… per quanto ho spesso l'intenzione di
scrivere qualcosa di operistico, cantato con testo. Mi affascina il latino e
greco vocale, ma la difficoltà, sembra strano, è reperire cantanti lirici che
vogliano variare il loro bagaglio musicale classico, con l'abbinamento
elettronico. Ma ne riparleremo nel mio prossimo lavoro, e forse, lì ti darò la
risposta.
Proporrai “Seven” dal vivo?
Senza dubbio, insieme ad “Horizon”,
“Boreal”, e gli altri miei lavori. Il
programma è pronto, sono in trattative con interessanti location e contatti,
per quanto un mio show, sulla carta, ha dei costi non indifferenti. Sono, anzi,
siamo pronti perchè sul palco ci saranno anche Hellmut e Frank, insieme per
portare il nostro entusiasmo musicale nei vostri cuori.