E’ appena uscito il nuovo album
dei Nathan, “Era” e, in attesa di
fornire un commento preciso, pubblico lo scambio di battute con parte
della band, utile a scoprire dettagli significativi, alla comprensione dei contenuti e all'iter realizzativo.
Intervista a Piergiorgio Abba e Bruno Lugaro
Dopo
la lunga incubazione dell’esordio discografico del 2016, “Nebulosa”, ritornate
con grande rapidità ad un secondo capitolo che vedrà a breve la luce: viene
naturale chiedervi che cosa è cambiato rispetto al passato, tenendo conto che
la vostra storia è quella di una band di lungo corso, che ha dedicato gran
parte della vita alla proposizione di tributi, e che ora sguazza a piacimento
nel mondo della creazione personale…
BL:
Guarda,
i pezzi sono nati con una facilità estrema, come fossero lì ad aspettarci. Ne
abbiamo dovuti scartare una mezza dozzina. Credo che questa facilità nella
composizione sia dovuta ad una ormai consolidata sintonia tra Pier e me.
Tendenzialmente lui crea il manichino, il modello, e io lo vesto, gli cucio
addosso l’abito
PA: Praticamente è
dal 2007 che scriviamo, molto spesso separatamente, e poi curiamo le idee che
ci sembrano più promettenti; i Nathan si dedicano a musica propria appunto dal
2007, e per questo ho messo a disposizione la mia esperienza prima con gli
Armalite (prog classico anni ‘80, un CD autoprodotto) e poi con i Projecto
(power-metal sinfonico, con caratteristiche progressive, 2 CD prodotti dalla
Underground Symphony).
Spunti, riff, appunti sonori memorizzati
nel cassetto sono lì, pronti per uscire.
Ora
avete un’identità precisa che sarà bene sviscerare, ma chiedo a voi di
dipingere l’autoritratto del momento.
BL:
Siamo
meno “spaziali” (riferimento a “Nebulosa”)
e più “terreni”. Se il primo era un album di aria, questo è più cattivo,
nervoso: un album di terra e polvere.
PA: Per quanto
riguarda “l’autoritratto”, personalmente non lo riferirei al momento; credo che
sia una fusione di tutte le esperienza musicali personali, sia da autore, sia
da ascoltatore (a cominciare dagli anni ‘70!); inoltre sarà interessante vedere
come il nostro nuovo chitarrista contribuirà al sound del gruppo.
”Nebulosa”
è un gran disco e, al di là del mio giudizio, devo sottolineare come chiunque
lo abbia ascoltato sia rimasto piacevolmente sorpreso: potete tirare un pò di
somme a distanza di due anni dall’uscita?
BL:
“Nebulosa” è il primogenito, un’esperienza
unica e faticosa da realizzare. Con “Nebulosa”
ci siamo detti: “Sì, siamo capaci di
scrivere cose nostre…”, e abbiamo avuto riscontri eccezionali di critica,
ben oltre i confini nazionali. Resta un album speciale.
PA: I brani di “Nebulosa” mi suonano sempre convincenti
e, quando li proponiamo dal vivo, certe sezioni sono riarrangiate rispetto alla
versione su Cd, per cercare, per quanto mi riguarda, di adattare opportunamente
le parti tastieristiche alla resa live (che non è necessariamente la stessa che
su Cd).
Il
disco nuovo si chiamerà “Era”: trattasi ancora di un concept o avete scelto
un’altra strada?
BL:
No,
non è un album concept, ogni traccia vive di luce propria, non c’è un filo
conduttore ma piuttosto un’atmosfera unica, come ti dicevo prima.
Quali
sono i temi trattati e quali le eventuali novità meramente musicali?
BL:
Il
tradimento, il coraggio, il fratricidio, la mania che abbiamo di mascherare i
nostri sentimenti, persino il dolore di un cane abbandonato. Sotto il profilo
musicale, una chitarra più nervosa, un violino elettrico (in una sola canzone)
fuori di testa, molto crimsoniano, parti vocali più presenti e curate rispetto
a “Nebulosa”, e un grande lavoro di
tastiere.
Dal
punto di vista della costruzione dei brani - dall’idea sino alla soluzione
finale -, avete cambiato qualcosa?
BL:
Come
ti dicevo, scriviamo in due. Pier mette in piedi il brano, la struttura, l’idea
base, e io la melodia del cantato e il testo. Chiaramente con interazioni
continue.
Che
cosa unisce “Era” a “Nebulosa”?
BL/PA: Beh, crediamo
che il sound cominci ad avere una
propria identità: il gusto per le melodie “aperte”, le tastiere stile prog anni
Ottanta, gli ampi spazi per sezioni strumentali, il sette quarti!
E’ appena uscito il nuovo album dei Nathan, “Era” e,
in attesa di fornire un commento preciso, pubblico lo scambio di battute con
parte della band, utile a scoprire dettagli significativi e alla comprensione dei contenuti.
BL/PA: Quella
da Daniele è stata una separazione dolorosa, decisa da lui per dedicare più
tempo ai suoi progetti. Ci ha lasciato, però, delle vere “perle” su “Era”. Il nuovo chitarrista, il genovese
Andrea Laurino, ha lo stile simile, ottima tecnica ed è subito entrato in
sintonia con il gruppo, grazie alla sua simpatia e disponibilità. La prima
volta che ci siamo visti ha portato tre pezzi di “Nebulosa” eseguiti esattamente come Daniele. Siamo stati fortunati.
E’ stato lui a contattarci leggendo il nostro annuncio su un sito per
musicisti.
Riassumiamo
quindi la line up?
BL/PA: Piergiorgio Abba,
tastiere; Bruno Lugaro, voce; Mauro Brunzu, basso; Fabio Sanfilippo, batteria;
Andrea Laurino, chitarre; e, dal vivo, Monica Giovannini, cori.
Cosa
mi dite dell’ospite?
BL/PA: Manuel Rosso, 28 anni, è un violinista che Robert Fripp
avrebbe reclutato immediatamente. Fa urlare lo strumento, lo distorce, ne
dilata il suono. Ci ha fornito il suo supporto in un solo brano - “Invisibile” -, per soli 30 secondi, ma
sono attimi originali e perfettamente inseriti nel brano, e in ogni caso… da brivido.
Il dibattito è avvenuto sul
suono… più pulito o carico di effetti? Alla fine abbiamo messo entrambe le tracce, con un opportuno bilanciamento.
Proseguiamo con le curiosità: l’etichetta… ancora AMS, come
all’esordio…
BL/PA: Con Ams è stato naturale proseguire il rapporto dopo la felice
esperienza di “Nebulosa”. E’ una
label estremamente seria e professionale e abbiamo trovato l’accordo in pochi
minuti. Mathias Sheller ha grande sensibilità per il prog e questo è
naturalmente un vantaggio.
Un commento sull’artwork?
BL/PA: La copertina deriva da un quadro di Federica Pigmei, un’artista
romagnola scoperta girovagando sul web. Avevamo una vaga idea di cosa fosse la
cosa migliore per l’album e cercavamo un’immagine suggestiva di un falco in
volo, e alla fine abbiamo trovato il dipinto di Federica - entusiasta della
possibilità - che a nostro avviso ha grande forza: unisce l’energia di un falco
a quella delle onde del mare.
Soffermiamoci un attimo sulla costruzione “fisica” del disco…
B.L./PA: Il grosso del
lavoro - le parti strumentali - lo abbiamo fatto nei nostri home studio (Abba, Lugaro
e Ferro). Siamo partiti dalla base ritmica, scritta
da Pier ed eseguita da Fabio Sanfilippo alla batteria e da Mauro Brunzu al
basso. Con Monica abbiamo registrato le voci dal bravissimo Giulio Farinellli -
lo stesso che aveva curato le voci di “Nebulosa” - mentre mixaggio e
masterizzazione - punto più delicato di tutta la catena di produzione - sono stati realizzati da un vero maestro, Giovanni
“Ragnar” Nebbia, all’Ithil World Studio di Imperia. Anche Giovanni, così
come Giulio, si è rivelato una persona affidabile ed ha lavorato con molta cura
e professionalità.
Recentemente
vi ho ascoltato dal vivo, al Teatro Don Bosco di Savona (con Il Cerchio D’Oro) e in quell’occasione
avete proposto un paio di tracce di “Era”: qual è stato il vostro feeling in
occasione della performance nella vostra città, e in particolare come giudicate
la resa live dei nuovi pezzi.
BL:
E’
stata una bella serata, ricca fra l’altro di richiami al passato, perché su
quel palco vidi suonare alcune band prog. E nel 1977 io feci ai Salesiani forse
il mio primo concerto, cantando e suonando al basso “The Knife” e “The Musical Box”.
C’era un buon feeling in sala e siamo complessivamente soddisfatti della nostra
esibizione. Andrea ci ha sturato le orecchie!
PA: Ottima serata:
anch’io l’ho trovato un flashback davvero emozionante, per il luogo (nel ‘75
era in programmazione il film “Yessongs”),
ma soprattutto per il pubblico, a mio avviso presente per assaporare ancora il
gusto del progressive. I nuovi brani vanno ancora rodati per la resa live,
comunque direi più che soddisfacente.
In
realtà i concerti sono stati due, ravvicinati, perché avete proposto la stessa
scaletta (sempre in compagnia de Il
Cerchio) in uno studio di registrazione, senza pubblico, come atto di amicizia
verso Yoshiko, presente in Italia in quei giorni: come descrivereste
l’esperienza?
PA:
Anche il “concerto ad invito” ha rappresentato un’esperienza interessante
(vissuta dall’altra parte quando vidi i Marillion dopo l’uscita di Brave: li ho
ascoltati in una sala-discoteca di Milano praticamente con il mento sulla
tastiere di Mark Kelly!)
In
realtà il pubblico c’era, ed era molto... selezionato!
Oltretutto,
dalle registrazioni effettuate, i brani mi sono sembrati più equilibrati
rispetto al Teatro Don Bosco!
So
che avete già materiale per il futuro, ma il futuro ora è rappresentato da
“Era”, e il secondo album rappresenta solitamente una conferma degli intenti o
il cambio di rotta: che cosa vi siete prefissati nel medio termine?
BL:
Ora
godiamoci “Era”. Ne siamo davvero
orgogliosi, personalmente credo sia un balzo in avanti rispetto a “Nebulosa”. Da settembre penseremo al
nuovo materiale. C’è roba notevole.
PA: beh, settembre è
un riferimento “provvisorio”, nel senso che il lavoro sui brani del prossimo album
è già in corso (direi perennemente in corso), intervallato dalle prove per
eventi live a cui dovremmo partecipare.
Un’ultima
cosa, rispetto a due anni fa avete inserito una novità per quanto riguarda il
lancio promozionale, curando gli aspetti visual che appaiono ormai
indispensabili come biglietto da visita: mi spiegate la scelta del brano -
“Esistono ore perfette” - e qualche
curiosità sul video?
BL:
E’
forse il brano dal testo più “scenografico”, ispirato alla storia di Caino e
Abele. Andrea Vescovi e Stefano Baldini hanno realizzato un video intenso e
artistico. Giorgio Zinola un ottimo interprete.
PA: Per il video
promo (che uscirà in anteprima), creato dopo varie insistenze di Bruno, ci
siamo messi a tagliare e ricucire i brani (già nella versione definitiva), una
specie di trailer cinematografico, dove compariamo nella veste di musicisti,
video sempre realizzato da Andrea e Stefano.