Sezione Frenante è il nome di una band nata negli
anni ’70, il periodo di maggior visibilità per la musica progressiva, quel
genere musicale in cui si possono inserire a pieno titolo questi musicisti
veneti.
Sono loro stessi a raccontarsi
nell’intervista a seguire, ma anticipo che la loro storia è molto simile a quella di tanti gruppi coevi: un arresto dell’attività precoce e una ripresa in anni più
maturi, quando la voglia di riappropriarsi delle proprie radici viene
alimentata da passioni mai sopite e da un amore per la musica che, se sincero,
non troverà mai una fine.
Nel 2006 Sezione Frenante ritrova il percorso di un tempo e crea il bridge con il
passato: è l’occasione per aprire il cassetto e rinfrescare materiale che non
aveva trovato fortuna al tempo della sua creazione, e nasce così “Metafora di un viaggio”, un concept album
ispirato al viaggio poetico di Dante Alighieri, utilizzato come metafora per
dare un giudizio obiettivo sulla figura umana e sulle sue possibilità, una
sorta di parallelismo che risulta molto attuale. Il disco viene pubblicato nel
2014 dalla Ma.Ra.Cash Records.
Gli elementi storici e mitologici,
studiati a fondo prima della trasposizione in musica, trovano un perfetto
abbinamento con gli aspetti musicali proposti, il tutto a vantaggio di
atmosfere rarefatte, tipiche delle sonorità prog realizzate dai gruppi italiani
dei seventies.
Il successo della prima stampa ha portato
ad una nuova edizione nel 2017, “Metafora di un
viaggio Revisited-Arditi Voli Di Cervelli Attenti” che,
oltre a presentare un restyling tecnologico, ha visto un ampliamento della
proposta, con tre inediti come bonus track: “Fonte”, favola rock che racconta di un
sentimento perduto in un mondo immaginario;
“Dieci Giovani, Dieci Giorni, Cento Storie, una suite ispirata al “Decamerone” del Boccaccio; “Carro di Fuoco”, un omaggio a Le Orme -
loro concittadini -, un pezzo
scaturito dalla rielaborazione di “Truck
of Fire”.
Diventano quindi tredici le tracce
del “nuovo” disco, ma non esiste una evidente separazione tra produzioni
antiche e moderne, perché le peculiarità di S.F. sono evidenti e patrimonio da conservare e da condividere.
La lingua scelta, da sempre, è
quella italiana, una sorta di difesa della cultura di appartenenza ma anche la
necessità di nitidezza per quanto riguarda il passaggio dei contenuti, che
dovrebbero favorire la riflessione e necessitano quindi di estrema chiarezza.
Gli aspetti musicali sono una
manna per chi ama il prog vintage, quello più radicato e legato al mood in voga
in quegli anni, ma l’ascolto dell’attuale S.F. non porta ad un cambio di
direzione, e quel ponte temporale a cui accennavo ha lasciato indenni gli
elementi storici che diventano la base per proporre il volto nuovo del gruppo.
La fascinazione - dichiarata - per
le Orme è palese, anche se la presenza della chitarra elettrica diventa
elemento distintivo, e la voce di Luciano Degli
Alimari appare come elemento caratterizzante della band.
E’ un rock il loro, a
volte sinfonico, a tratti più “duro”, sintesi di elevate skills messe a
disposizione del progetto, e quindi non fini a se stesse.
Ascoltarli è stata per
me l’occasione per viaggiare a ritroso, ritornando sino all’adolescenza, momento
in cui il pop nostrano incontrava l’Inghilterra musicale, luogo e situazione
fortemente contaminanti.
Mi ero perso Sezione
Frenante, non ne conoscevo la storia - e me ne dolgo -, ma mi pare di capire
che ci siano buone speranze che il progetto possa evolvere e sfociare verso un prossimo
album previsto per il 2018.
Aspettiamo con grande
interesse un nuovo e forse decisivo capitolo della loro storia.
L’INTERVISTA
Vorrei che provaste a sintetizzare la vostra storia, quella che
parte da inizio anni ‘70 e, dopo la tradizionale sosta, riprende nel nuovo
millennio…
Il gruppo nasceva nella prima metà degli anni ‘70, nello stesso
decennio cambiava formazione e nome, assumendo quello attuale di “Sezione Frenante”.
Dopo aver aperto concerti di musicisti e gruppi illustri, quali Le Orme,
Biglietto per l’Inferno, Ibis, Perigeo e Tito Schipa Junior, i componenti della
band decisero di dividersi, intraprendendo strade diverse. Nel 2006 è iniziato
il nuovo sodalizio, sono trascorsi quasi trent’anni, ma la formazione è cambiata
di poco: ai quattro fondatori, Alessandro Casagrande (batteria), Mirco De
Marchi (tastiere), Doriano Mestriner (chitarra), Federico Berto (testi e
registrazioni), si sono aggiunti il bassista Sandro Bellemo e il cantante
Francesco Nardo.
Che cosa vi ha spinto a riprendere il cammino interrotto tempo fa,
dando per scontato che la passione vera non cala… quali sono i nuovi obiettivi,
sicuramente diversi da quelli giovanili?
Lentamente prese vita l’idea di completare e mettere per inciso il
materiale composto molti anni prima, è nato così “Metafora di un viaggio”, concept album ispirato al poetico viaggio
di Dante Alighieri, pubblicato nel 2014 dalla Ma.Ra.Cash Records. Musicalmente
parlando abbiamo fatto in modo di miscelare i suoni classici che avevano
caratterizzato gli anni d’oro del prog con elementi più recenti. Il prossimo
obiettivo è un disco nuovo, totalmente diverso dal precedente, che, pur
mantenendo le caratteristiche che ci contraddistinguono, avrà risvolti più
moderni e inaspettati.
Quali cambiamenti ci sono stati alla line up nel corso degli anni?
Nel 2013 Antonio Zullo si unisce al gruppo in veste di chitarrista
acustico. Francesco poco dopo la pubblicazione del disco è costretto a lasciare
a causa di numerosi impegni artistici, viene così sostituito da Luciano Degli
Alimari, cantante storico del gruppo.
Agli inizi del 2015 anche il chitarrista Doriano lascia la
formazione alla ricerca di nuovi percorsi creativi. Il ruolo di chitarrista
viene ricoperto definitivamente da Antonio.
Come giudichereste la vostra musica? Avete sicuramente elaborato
modelli personali ma… esiste un riferimento preciso a cui vi siete rifatti?
Agli inizi eravamo solo “ragazzi” con molta voglia di suonare,
affascinati soprattutto dal gruppo Le Orme, nostri concittadini, ma guardavamo
anche mostri sacri come PFM, Yes, Banco del Mutuo Soccorso e Genesis. Avevamo tanta voglia di fare qualcosa di
nostro, comporre testi e musica anche se, agli inizi, le capacità non erano
tante, ma suonando in locali e balere tali capacità si affinarono. Poi arrivò
l’occasione di aprire un concerto importante a Padova, dove suonavano i
Perigeo, Antonello Venditti, Tito Schipa e i Biglietto per l’Inferno: quella
giornata ci convinse a continuare. Alcuni descrivono la nostra musica come rock
progressivo dai risvolti sinfonici: una miscela di composizioni crea un flusso
di ispirazione classica dai motivi melodici che ricorda band come Le Orme,
Locanda delle Fate, Biglietto per l’Inferno e PFM.
L’album ”Metafora di un Viaggio”, rilasciato nel 2014 e contenente
materiale composto nel passato, viene ora riproposto con un nuovo abito e tre
inediti: me ne parlate?
Dopo il riscontro positivo della prima pubblicazione, in accordo
con la casa discografica, abbiamo deciso di presentare una ristampa; così è
nato “Metafora di un Viaggio Revisited”,
completamente rinnovato e rimasterizzato per meglio apprezzare le magiche
atmosfere del lungo viaggio immaginifico che attraversa l’essenza dell’uomo. Oltre
ad offrire i contenuti della precedente edizione, presenta la nuova formazione
con l’aggiunta della chitarra acustica di Antonio e della voce di Luciano. Il
progetto iniziale si è ispirato al poema dantesco traendo suggestioni dalle
opere di alcuni pittori e artisti del passato: Tintoretto, Hieronymus Bosch,
Paul Gustave Doré, i quali hanno bene rappresentato le gioie e i tormenti
dell’animo umano.
Per ringraziare i fans, la band ha deciso di arricchire l’album
con tre brani inediti: il primo è una favola rock che racconta di un sentimento
perduto in un mondo immaginario; il secondo è una suite ispirata al “Decamerone” del Boccaccio; in chiusura
un omaggio a Le Orme con “Truck of Fire”,
brano rielaborato e tradotto in “Carro di
Fuoco”.
Mi date un giudizio dello stato attuale della musica progressiva,
di nuovo sugli scudi, ma relegata comunque ad un pubblico di nicchia?
La musica prog sta attraversando, senza dubbio, un periodo di
riscoperta, soprattutto da parte della generazione nata negli anni successivi
alla grande produzione dei ‘70. A differenza di allora, non è più una musica
nuova, la grande rivoluzione è fatta, ma, a nostro avviso, èancora una musica creativa,
libera da qualsiasi schema, che ha ancora tanto da dire. La Sezione Frenante a
riguardo ha un motto che esprime chiaramente la voglia di libertà espressiva: “femo quel casso che voemo”. Che tradotto
dal veneto e depurato dalle musicalità significa: “facciamo quello che ci piace”.
Il vostro “cantato” è in lingua italiana: gusto personale o
necessità di far comprendere con facilità le liriche, dal momento che il vostro
album prende spunto dal viaggio di Dante Alighieri?
Entrambe le cose. Siamo fermamente convinti che come gruppo
italiano sia nostro dovere raccontare la cultura italiana in lingua madre;
l’inglese è certamente la lingua più utilizzata nel mondo della musica, ma vogliamo
mantenere le nostre radici, quelle che ci caratterizzano. Tanto è vero che fra
gli inediti della ristampa abbiamo presentato “Carro di Fuoco”, testo originariamente in inglese e volutamente
tradotto in italiano.
Come sono i live di Sezione Frenante?
Solitamente strutturiamo i concerti partendo dal presupposto che
l’obiettivo principale è far conoscere la nostra musica: in particolari
occasioni, durante le quali il pubblico è molto attento, proponiamo il concept “Metafora di un Viaggio” per intero. Il
secondo obiettivo, come sottolineato nella nostra locandina, è raccontare il prog
italiano attraverso la musica dei grandi gruppi che hanno fatto storia: Le
Orme, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Area, Goblin… persino Perigeo,
che solo i veri appassionati del genere conoscono! Un altro obiettivo che ci
proponiamo è quello di sensibilizzare i giovani all’ascolto del rock
progressivo, anche attraverso lezioni concerto nelle scuole.
Avete pianificato momenti di pubblicizzazione del disco?
Abbiamo avuto diverse occasioni utili per pubblicizzare il disco,
fra le quali la presentazione ufficiale della ristampa al Club il Giardino di
Lugagnano durante il Verona Prog Fest 2017 e il Festival Rock Progressive
tenutosi al Teatro Metropolitano Astra di San Donà di Piave lo scorso 2
dicembre. Occasioni di questo tipo dovrebbero essere all’ordine del giorno, ma sappiamo
bene che trovare i fondi per coprire le numerose spese non è cosa facile. A
questo proposito stiamo valutando l’idea di mettere in piedi una manifestazione
di musica progressiva nella provincia di Treviso.
Come potrebbe evolversi, nei vostri intenti, il progetto “Sezione
Frenante”?
Stiamo lavorando al prossimo album, che uscirà, molto
probabilmente, nella primavera del 2018. Vorremmo fare molto di più per
pubblicizzare il prossimo disco, allargare gli orizzonti, entrare nel circuito
nazionale, perché siamo convinti che il dialogo, lo scambio di opinioni, le
occasioni d’incontro con altri musicisti e band, sia l’unico sistema per dare
spazio a questo genere musicale, là dove non ce n’è. È necessario ricostruire
una rete di relazioni fisiche, non solo virtuali, perché oltre ad essere
autori, cerchiamo di essere considerati promotori di un genere musicale
tutt’altro che morto.
SEZIONE FRENANTE
Sandro Bellemo: basso
Alessandro Casagrande: batteria
Mirco De Marchi: tastiere
Luciano Degli Alimari: voce
Antonio Zullo: chitarre
Federico Berto: testi
Alessandro Casagrande: batteria
Mirco De Marchi: tastiere
Luciano Degli Alimari: voce
Antonio Zullo: chitarre
Federico Berto: testi
Musiche, testi e arrangiamenti > Sandro Bellemo e Sezione
Frenante
Registrato presso “Il Passo Studio” da Federico Berto
Missaggio e mastering di Pierluigi “Gigi” Campalto
Copertina e progetto grafico di Adriano Bertarello
Prodotto dalla Ma.Ra.Cash Records