mercoledì 23 novembre 2016

I BEATLES NELLO SPIRITO DEL TEMPO: intervista a Glauco Cartocci


Glauco Cartocci è uomo impossibile da inquadrare con un solo termine: musicofilo, scrittore, progettista grafico, architetto, esperto dell’universo Beatles da lui delineato da sempre utilizzando ogni mezzo a disposizione, avendo come obiettivo la sottolineatura del suo “amore” più importante, e dopo aver cercato di sviscerare il mistero della PID (Paul Is Dead) facendo opera di oggettività, prova oggi a delineare il “Mito della Beatlemania” utilizzando parte dell’enorme mole di documenti che lo alimentarono, attingendo a tutte le fonti possibili, da quelle tradizionali - letteratura, cinema e serie televisive, fumetti e teatro - alle più recenti legate al mondo di internet.
Il suo nuovo lavoro ha un titolo - ma ancora più un sottotitolo - significativo: I BEATLES NELLO SPIRITO DEL TEMPO-Come 4 persone divennero 4 Personaggi.
Ho chiacchierato con Glauco, che come sempre ha fornito preziosi indicazioni e diverse chiavi di lettura.



L’INTERVISTA

I tuoi interessi musicali sono vasti, ma senza dubbio il tempo che hai dedicato all’argomento Beatles fornisce indicazioni precise su quale sia il tuo amore più importante: che cosa sono stati  per te i FabFour, sia dal punto di vista musicale che da quello affettivo?

Beh, i Beatles hanno sconvolto la mia gioventù, sia dal punto di vista musicale che sociale; essermi innamorato di loro mi ha impedito di diventare un imbranatone, dedito solo allo studio e al dovere. La loro Seconda Rivoluzione (da Revolver in poi) ha aperto la strada a tanti altri gruppi che successivamente ho amato, alcuni certamente superiori a loro (almeno tecnicamente). Il regalo che mi hanno fatto è enorme. Ci sono stati diversi altri amori dopo di loro (Jethro Tull, King Crimson, Genesis etc…) ma il primo amore non si scorda mai. Inoltre, mi riesce più facile scrivere di loro, perché - forse presuntuosamente - credo di aver colto qualche aspetto dei Beatles inedito, o quanto meno poco considerato, pur nella vastissima mole di scritti che li riguardano.

Tra le tue tante pubblicazioni risalta lo spazio che, nel tempo, hai dedicato alla PID (Paul Is Dead), fatto che ha suscitato prese di posizioni differenti, essendo il tuo contributo oggettivo e stimolatore di reazioni: riesci a tirare un po’ di somme e a stabilire che cosa pensa la gente di quanto hai studiato e raccontato?

Il Mistero PID ha necessitato di continui aggiornamenti, sia per la continua uscita di nuovi "Indizi" o piste di indagine, che per il grande contributo di appassionati con i quali negli anni (dal 2005) sono venuto in contatto. Posso dire che una cosa che all'inizio sembrava strana, ma che poi è stata molto apprezzata, è che il mio libro non è un trattato "a tesi", nel senso che io non pretendo di dimostrare né che Paul è sempre lui, né che è stato rimpiazzato da un sosia. Io non dò risposte definitive, ma fornisco una vastissima documentazione di fatti; ragiono senza pregiudizi su ogni filone di analisi, e lascio infine al lettore la possibilità di formarsi una propria opinione. C'è chi esce dalla lettura convintissimo che ci sono stati due "Paul McCartney", così come altri mi dicono "interessantissimo, ma per me è sempre lui". Per me è OK, perché li ho fatti ragionare, su delle basi e non sul "sentito dire". Certo, c'è sempre il saccentone che, a priori, senza sapere nulla o quasi di tutta la storia, pontifica e ti giudica un "complottista", ma ormai ci ho fatto il callo.

E’ appena uscito un nuovo volume dedicato ai Beatles: mi parli del contenuto?

Sostanzialmente delineo le tappe cronologiche attraverso le quali i Beatles sono passati "dalla vicenda alla Leggenda". Da "cantanti famosi", nei decenni, hanno acquisito un'aura mitologica, come fossero Superman, o Robin Hood, o al limite Topolino. Questo tema principale è svolto, oltre che nell'esame di passaggi della loro storia, anche attraverso un'elencazione di citazioni su di loro in ogni campo dello scibile umano. I Beatles sono citati nella letteratura, nel cinema, nelle fiction TV, nei fumetti, nel teatro e musical, nell'arte figurativa, nel web. Mostre, musei, documentari. E non basta: vengono utilizzati come esempi (vedremo come) in campo economico, politico, sociale, in alcuni casi persino religioso, per giungere ai paradossi di ricette di cucina a loro ispirate, o di asteroidi o fossili che portano il loro nome. Anche i fan più esperti penso troveranno citazioni sui Quattro che magari non conoscevano, o che avevano dimenticato, nel tale film o romanzo.

I Beatles nello spirito del tempo” ha un sottotitolo, “Come 4 persone divennero 4 Personaggi”; non basta a mio giudizio la sola musica e l’innovazione per giustificare tale passaggio: come si è arrivati trascendere la materia per arrivare alle icone impalpabili e indistruttibili rappresentate da John, Paul, George e Ringo?

Bella domanda. La prima risposta (certo parziale) che mi viene in mente è che già come caratteri erano predisposti a infiammare l'Immaginario della gente. All'inizio erano "il mostro a quattro teste", come argutamente li definì Mick Jagger. Le persone che sembrano somigliarsi e agiscono insieme sconcertano sempre il pubblico; ancor più, credo, sconcertò la successiva "esplosione" delle quattro personalità, che si vanno differenziando enormemente dal 1967 in poi (significativa la copertina di "Sgt.Pepper's" in cui si passa dai "vecchi" ai nuovi Beatles, non più omologati). Quindi i Fab entrano nella nostra immaginazione come John, il geniale guru della pace; Paul, l'eterno ragazzo, dotatissimo come musicista; George, il taciturno, il maestro mistico; e Ringo, l'estroverso amicone di tutti, talora il clown. Questo - come giustamente dici tu - è OLTRE la musica, anche se ovviamente la musica è il detonatore. A ciò vanno aggiunti fatti tragici come le morti di Lennon e Harrison, e si sa che quando l'Eroe muore il suo Mito si accresce.

Un capitolo del book è dedicato al rapporto tra John e Yoko, anch’essi miti all’interno della mitologia beatlesiana: la domanda è banale e sfruttata ma mi interessa l’opinione di chi ha studiato la materia e raccolto documenti, oltre ad aver vissuto l’epoca: Yoko Ono è da considerarsi elemento… utile, all’interno del contesto di cui parli da sempre?

Su Yoko si può pensare bene, male, o anche un misto di entrambe le cose. E' innegabile però che quel periodo (che personalmente ho amato poco) in cui Lennon si accompagnava sempre alla figura della piccola, misteriosa giapponese abbia creato una sorta di "sottomito" che resiste nel tempo, anche a prescindere da quello dei Beatles. John ci contava (ricordiamo "The Ballad of John and Yoko") e - ahimé - in una certa fase decise di sostituire il suo gruppo con Yoko. Per noi fan fu anche un colpo, ribadito dal "don't believe in Beatles" (dal brano God), ma sicuramente è un esempio fulgido di amore di coppia, fra i più eclatanti del secolo ventesimo. E John-and-Yoko sono divenuti anche loro icone, sia come "alfieri della pace" che come esempio di coppia "in cui decide tutto lei", talora con caratteri grotteschi e non voluti da loro stessi. Ma si sa che per diventare "eterni" c'è anche uno scotto da pagare.

Esiste una liason concettuale tra i libri sulla PID e quello appena uscito?

Non volutamente, anche se parecchie delle citazioni di cui parlavo prima riguardano anche la vicenda Paul Is Dead. Specialmente in ambito cinematografico, fumettistico e nei Serial TV la vicenda "Paul è Morto" è foriera di spunti. Ma è anche logico: un mistero molto "noir" è manna per creare situazioni immaginarie, e gli sceneggiatori ci pescano a man bassa. La copertina di Abbey Road è ormai un'icona mondiale, e la "sottolettura" inquietante della "processione funebre" contribuisce a renderla famosa. Ebbene, anche la PID ha foraggiato il mito, vera o falsa che sia.

Sei un esperto, anche, di grafica e di aspetti visual; mi sono fatto l’idea che la sovraesposizione, la presenza continua alla fine provochi repulsione per ciò che magari un tempo era oggetto di gradimento: perché questo rifiuto non riguarda mai i Beatles, che come tu evidenzi nel libro sono stati utilizzati e sfruttati in tutte le salse?

La tua idea è assolutamente valida; ci sono canzoni bellissime che non si riescono più ad ascoltare perché se ne è abusato, o film che dopo un po' "stufano" perché alcune sequenze sono viste e riviste. In parte, non neghiamolo, può/potrà essere così pure con i Beatles, considerando anche che ci sono dei monomaniaci in Rete per i quali esistono soltanto Loro. Io preferisco ritenermi un Beatlesiano dotato di senso critico, anche nei confronti dei miei beniamini, e alcune posizioni "eccessive" di molta gente le descrivo e le stigmatizzo anche nel libro. Quello che comunque osserviamo è che al momento la loro popolarità non è assolutamente in calo (anche se ovviamente va diversamente intesa da quando erano in attività).

Glauco, perché non ami la musica italiana, o almeno la ritieni meno importante di quella di importazione?

E' un mio limite oggettivo dovuto alla lingua: nell'ascoltare canzoni, mi piace solo l'inglese e al massimo il gaelico, non amo il suono e le cadenze di spagnolo, italiano, francese, tedesco, che non trovo adatti alla musica Rock o Prog. Ma questo non significa che non ci siano bravissimi compositori e esecutori, in Italia. A parte antichi amori per Equipe 84 e qualche altro gruppo beat, trovo straordinaria la prima parte della carriera di Elisa (ebbene sì, cantava in inglese… ma mi piace anche "Luce" in italiano); per non parlare di uno dei più grandi musicisti contemporanei, Ennio Morricone. (Ah, giusto… sono brani strumentali ahhha!).

Certo che Troisi che canta “Yesterday” era davvero godibile!

Quando abbino alle mie "conferenze" filmati, quello è un punto che il pubblico ama assolutamente! Vedi, già da lì si configurava il Mito...

E ora, quale sarà il tuo prossimo capitolo?

Mi piacerebbe avere un minimo di riscontro (non dico "successo" che è una parola grossa) con un romanzo che sto completando, e dovrebbe uscire in primavera per l'editore Erga di Genova. Parla di un personaggio effettivamente vissuto a inizio secolo XX, straordinariamente affascinante. Ho fatto delle ricerche, poi ho voltato tutto in maniera romanzesca. No, niente Rock stavolta… anche se resto affezionato al personaggio di Floyd Hendrix, eroe di un mio thriller che ebbe pochissima diffusione. Forse tu sei fra i pochi che lo ricordano!

E come si potrebbe dimenticare “Com’era nero il vinile”!