Studio Maia e Black Widow Records organizzano una
kermesse di tutto rispetto, dal nome che svela immediatamente il genere
proposto: Porto Antico Prog Fest.
Non
posso raccontare quanto accaduto al pomeriggio sul palco Millo, dove erano di scena due gruppi genovesi di importanza
rilevante, La Coscienza di Zeno e i Fungus, non potendo essere presente, ma
sono stato testimone di quanto avvenuto tra le 20.20 - orario spaccato! - e la
mezzanotte passata, sul palco PIAZZA DELLE FESTE.
Pubblico
folto e appassionato, con la presenza di alcuni valenti musicisti.
Apre il
concerto Il Tempio delle Clessidre, che presenta una grande novità, la presenza alla batteria
dell’ex Anglagard Mattias Olsson.
Come
appare ovvio, avere un musicista che abita in un altro stato non agevola l’immediato
accordo, ma ciò che emerge è un buon spirito di gruppo e un certo stato di
serenità, presupposti per arrivare ai migliori risultati possibili.
E’
stata l’occasione giusta per presentare alcuni brani del nuovo album, la cui
uscita è prevista entro la fine del 2016.
Set
diviso quindi tra nuovo e pregresso, con un’annotazione da parte di Elisa Montaldo che evidenzia le
differenze dei nuovi brani, definiti meno oscuri rispetto a quelli dei due
dischi precedenti.
L’audience
apprezza e sottolinea con calore il passaggio tra i vari episodi.
L’ultima
volta che vidi il Tempio era in occasione di un set acustico, che apprezzai
molto, ma questo nuovo volto legato ad un cambio importante di line up e ad un’evoluzione
naturale, credo sia il più coinvolgente, e il più… prog, ammesso che le
etichette abbiano un senso.
Il Tempio delle Clessidre sono: Elisa Montaldo (tastiere e voce), Fabio Gremo (basso), Giulio Canepa (chitarra), Franceso Ciapica (voce) e Mattias Olsson alla batteria.
Aspettiamo
il nuovo disco con curiosità.
Dopo un’ora
precisa termina la prima parte ed Elisa si ferma a chiacchierare sul palco,
seguita a ruota da una grande musicista napoletana, di casa a Genova, Sophya Baccini.
E’
questa l’occasione per recepire le news relative ai vari percorsi di Sophya,
che ben presto proporrà nuovi progetti musicali.
E
arriva il momento di un altro gruppo casalingo, i Garybaldi, privi da ormai di un paio di anni del leader Bambi Fossati, ma ben decisi nel dare
una svolta precisa alla loro storia.
E’ di
questi giorni l’uscita dell’album “Storie
di un’altra città”, una parte del quale proposto nell’occasione.
Ho
appena avuto modo di ascoltare il lavoro in studio, ma anche il versante live
appare decisamente di qualità, e la strada intrapresa lascia intravedere un
percorso innovativo e piacevole.
Grande
successo personale per l’ospite, David
Jackson, che nel disco appare in un solo brano, ma che on stage si è…
allargato, riuscendo a buttare tra le righe profumo di “Theme One”, e semi di “Man
Erg”.
Un
capolavoro di arrangiamento la conclusiva ”Killer”,
che non ascoltavo dal vivo da diversi anni.
Insomma
molto Van der Graaf... misto a Garybaldi!
Chiacchierando
con David nel backstage, ho scoperto come la partecipazione al progetto dei
Garybaldi sia qualcosa di molto sentito, e non un mero gettone di presenza, e
vedere il suo entusiasmo fanciullesco è fatto contagioso.
Grande
David Jackson!
I Garybaldi sono: Maurizio Cassinelli (batteria,
percussioni, voce), Jon Morra ( tastiere, voce), Alessandro Paolini (basso, contrabbasso),
Davide Faccioli (chitarra), Marco Biggi alla batteria.
Altra
sosta e sale sul palco Pino Sinnone,
anche lui pronto a raccontare le sue news sul nuovo modello “TRIP”, seguito da
Maurizio Cassinelli, il più antico degli attuali Garybaldi, pronto a soddisfare
qualche curiosità dell’intervistatore.
Conclusione
di stampo “Jethro Tull”, con la Beggar’s
Farm che trova un accompagnatore nobile, Clive Bunker.
E’ un
repertorio vasto e conosciuto quello che propongono, sempre entusiasmante, e
per poter capire il grado di coinvolgimento - arrivato a dire il vero step by
step - sarebbe stato utile posizionarsi alle spalle del pubblico, davvero
partecipativo.
Si
pesca nel repertorio più antico, che è poi quello a cui occorre fare
riferimento quando si pensa alla discografia legata a Bunker, ma non manca
qualche passaggio “estraneo” a Clive.
Musica
pazzesca, con i migliori interpreti possibili, guidati dal leader Franco
Taulino.
Chiusura
in bellezza, con l’assolo immancabile di Bunker, sulla conclusiva “Locomotive Breath”.
La Beggar’s Farm è composta da: Franco Taulino (voce e flauto), Kenny Valle (tastiere), Sergio Ponti (batteria, in questo caso
solo nel primo brano), Daniele Piglione
(basso), Andrea Vercesi (chitarra
acustica, in sostituzione di Mauro Mugiati), Brian Belloni alla chitarra elettrica.
Ecco un
medley di serata... una grande serata!